LASCIATE CHE PREVALGA LA CIVILTA'

APPELLO ACCORATO DI ALCUNI CITTADINI SERBI






Noi, da lungo tempo sostenitori e propositori di una  Serbia democratica
ed anti-nazionalista, avendo scelto di restare in Yugoslavia in questo
periodo di crisi ed auspicando la reintegrazione del nostro paese in seno alla
comunità internazionale, dichiariamo quanto segue: 

1. Condanniamo aspramente i bombardamenti NATO, che hanno esacerbato la
violenza in Kosovo, nonché causato l' allontanamento forzato di un popolo
fuori e dentro la Yugoslavia. Condanniamo altresì la pulizia etnica
perpetrata ai danni della popolazione albanese da parte delle milizie yugoslave.
Condanniamo aspramente la violenza usata dall' Esercito di Liberazione del
Kosovo (Uçk) nei confronti dei serbi, degli albanesi moderati e di altri
gruppi etnici del Kosovo. La catastrofe umanitaria esistente in Kosovo -
con conseguenti massacri, perdita dei propri cari ed estrema sofferenza per
centinaia di migliaia di albanesi, serbi ed altri gruppi etnici- deve essere
portata subito a termine. Tutti i profughi della Yugoslavia devono poter
tornare alle loro case, immediatamente e senza condizioni, con garanzia di
tutela della loro sicurezza e di rispetto dei diritti umani, nonché poter
usufruire di aiuti per la ricostruzione. Chi si è macchiato di crimini
contro l' umanità, chiunque sia, deve essere perseguito dalla giustizia. 

2. Gli scontri tra forze serbe ed Uçk devono essere immediatamente
interrotti per poter avviare un nuovo tavolo di negoziati. Tutte le parti devono
accantonare le rispettive pretese massimaliste. Non esistono (come si è
visto in numerosi conflitti simili, segnatamente in Irlanda del Nord)
soluzioni semplici e rapide. Tutti dobbiamo essere pronti ad aprire un lungo ed
estenuante processo di negoziazione e normalizzazione. 

3. Il bombardamento della Yugoslavia  da parte della NATO sta causando
gravi distruzioni, nonché un incremento nel numero di vittime civili (almeno
diverse centinaia, forse, mentre scriviamo, già un migliaio). Il
risultato finale sarà la distruzione delle fondamenta economiche e culturali
alla base della società yugoslava. Pertanto, devono essere interrotti
immediatamente. 

4. La Carta delle Nazioni Unite, gli Atto Finale di Helsinki, lo Statuto
della NATO, nonché le carte costituzionali di paesi quali la Germania, l'
Italia ed il Portogallo, sono stati violati da questa aggressione. Noi,
come soggetti che hanno dedicato le proprie vite alla difesa dei valori
democratici fondamentali, che credono nelle norme del diritto universale,
esprimiamo la nostra profonda preoccupazione che la violazione dei principi del
diritto universale perpetrata dalla NATO possa disarmare tutti quanti lottano
in nome della legge e dei diritti umani, in questo paese ed in altre parti
del mondo. 

5. I bombardamenti NATO hanno destabilizzato ulteriormente il sud dei
Balcani. Qualora si prolunghi, questo conflitto potrebbe estendersi ben 
al di là dei Balcani e, qualora sia accompagnato da operazioni militari di
terra, potrebbe causare la morte di migliaia di soldati della NATO come della
Yugoslavia, nonché di civili sia albanesi sia serbi in una sterile guerra,
come già si verificò in Vietnam.  Pertanto, i negoziati diplomatici in
vista di una risoluzione pacifica debbono essere immediatamente riaperti. 

6. L' odierno regime è stato solamente corroborato dagli attacchi della
NATO in Yugoslavia, per la naturale tendenza dei popoli a stringersi
intorno al proprio paese in tempo di aggressione straniera. Portiamo avanti la
nostra opposizione all' attuale regime anti-democratico ed autoritario, ma ci
opponiamo altresì, per empatia, all' aggressione della NATO.  Le forze
democratiche in Serbia sono state indebolite; il Governo del Montenegro,
democratico e riformista, è stato minacciato dagli attacchi della NATO,
nonché dalla conseguente proclamazione dello stato di guerra da parte del
regime, e si trova ora tra l' incudine del regime e il martello della NATO. 

7. Quanto alla risoluzione dei conflitti nell' ex-Yugoslavia, i leader
della comunità internazionale hanno commesso, in passato, numerosi, tragici
errori.  Altri errori stanno conducendo ad un aggravarsi del conflitto, e
ci stanno allontanando dalla ricerca di una soluzione pacifica. 

Ci appelliamo a Voi: al Presidente Milosevic, ai rappresentanti degli
albanesi del Kosovo, alla NATO, ai leader dell' Unione Europea e degli Stati
Uniti affinché arrestino immediatamente tutta la violenza e le attività
militari e si impegnino nella ricerca di una soluzione politica. 

Belgrado, 16 Aprile 1999
Seguono firme: 

a. Stojan Cerovic, editorialista e giornalista di "Vreme"

b. Jovan Cirilov, selezionatore del Festival Internazional del Teatro di
Belgrado (BITEF) ed ex direttore del Teatro di Posa Yugoslavo, Direttore del
Centro per la Storia del Teatro. 

c. Sima Cirkovic, membro dell' Accademica Serba delle Scienze e delle
Arti, docente presso il Dipartimento di Storia dell' Università di Belgrado. 

d. Mijat Damnjanovic, ex docente presso la Facoltà di Scienze Politiche
dell' Università di Belgrado, Direttore del Centro per la Pubblica
Amministazione e gli Enti Locali (PALGO).

e. Vojin Dimitrijevic, ex capo del Dipartimento di Diritto Internazionale
della Scuola di Giurisprudenza di Belgrado; Direttore del Centro per i
Diritti Umani di Belgrado, Ex vice presidente della Commissione per i Diritti
Umani delle Nazioni Unite. 

f. Dasa Duhacek, Direttore del Centro Studi Femminili, Membro dell'
amministrazione della Rete per l' Istruzione Universitaria Alternativa (AAEN)

g. Milutin Garasanin, membro dell' Accademica Serba delle Scienze e delle
Arti, vicepresidente dell' Associazione per la Ricerca sull' Europa
Sud-Orientale (UNESCO) 

h. Zagorka Golubovic, docente presso il Dipartimento di Sociologia dell'
Università di Belgrado; capo del Dipartimento di Scienze Sociali dell' AAEN

i. Dejn Janca, docente alla Scuola di Giurisprudenza dell' Università di
Novi Sad

j. Ivan Jankovic, avvocato a Belgrado, attivista per i diritti umani,
Presidente del Centro per l' Azione contro la Guerra

k. Predgrad Koraksic, fumettista di Belgrado

l. Mladen Lazic, docente presso il Dipartimento di Sociologia dell'
Università di Belgrado, membro dell' amministrazione dell' AAEN

m. Sonja Licht, dirigente del Fondo per una Società Aperta

n. Ljubomir Madzar, docente presso la Facoltà di Economia dell'
Università di Belgrado, Membro del Gruppo 17

o. Veran Matic, Redattore capo di Radio B92 di Belgrado, Presidente della
Rete Alternativa per i Media Elettronici (ANEM)

p. Jelica Minic, segretaria generale del Movimento Europeo in Serbia

q. Andrej Mitrovic, docente presso il Dipartimento di Storia dell'
Università di Belgrado.

r. Radmila Nakarada, professore ordinario presso l' Istituto Studi Europei
di Belgrado

s. Milan Nikolic, direttore del Centro Studi Politici

t. Vida Ognjenovic, direttrice di teatro e commediografa

u. Borka Pavicevic, direttore del centro per la Decontaminazione Culturale

v. Jelena Santic, Gruppo 487 Contro la Guerra, attivista per i diritti
umani

w. Nikola Tasic, membro associato dell' Accademia Serba delle Scienze e
delle Arti, membro dell' Accademica Europea

x. Ljubinka Trgovcevic, professore ordinario presso l' Istituto Storico di
Belgrado

y. Srbijanka Turajlic, docente presso la facoltà di Ingegneria dell'
Università di Belgrado, presidente dell' amministrazione dell' AAEN

z. Ivan Vejvoda, dirigente del Fondo per una Società Aperta. 

aa. Branko Vucicevic, traduttore.



(Traduzione  dall' inglese di Sabrina Fusari)