Mettereste la vostra firma sotto quell'"accordo"?

Luciana Castellina su "Il Manifesto"



Sospetto che coloro che con tanta convinzione si indignano con i serbi
perche' hanno rifiutato tutto, "persino" l'accordo di Rambouillet, non
abbiano mai letto il testo del medesimo.
Non se ne puo' dar loro colpa visto che a quel negoziato chi avrebbe dovuto
non ha mai dato adeguata pubblicita', tanto da dare alla fine ad un testo
mai fatto conoscere per intero, e firmato solo dall'Uck, la definizione di
"accordo".

Dopo settimane che vedo dire da tutti, anche i meglio intenzionati, che
certo, per Belgrado non era facilissimo aderire alla proposta perche' vi si
chiedeva la presenza delle forze Nato nel Kosovo, mi e' venuto in mente che
forse non la malafede, ma una vera e propria censura operata in Italia
abbia impedito di informare che la presenza militare dell'Alleanza
atlantica non era prevista solo nella disgraziata regione teatro del
conflitto ma nientemeno che in tutto il territorio della Repubblica
jugoslava.

E infatti nelle 82 paginette uscite da Rambouillet, ed esattamente al suo
capitolo VII, dove si parla del "corpo militare di pace nel Kosovo", e'
allegata un'appendice B che, al suo articolo 8, recita: "il personale della
Nato dovra' godere, con i suoi veicoli, vascelli, aerei e equipaggiamento
libero e incondizionato transito attraverso l'intero territorio della
Federazione delle Repubbliche Jugoslave, ivi compreso l'accesso al suo
spazio aereo e alle sue acque territoriali.
Questo dovra' includere, ma non essere a questo limitato, il diritto di
bivacco, di manovra e di utilizzo di ogni area o servizio necessario al
sostegno, all'addestramento e alle operazioni".

Precedentemente, all'articolo 7, ci si e' preoccupati di estendere alle
truppe Nato operanti nella FRJ lo status di cui godono quelle che operano,
per esempio, in Italia.
Il famoso privilegio Cermis.
Vi si dice: "Il personale Nato sara' immune da ogni forma di arresto,
inquisizione e detenzione da parte delle autorita' della FRJ.
Personale della Nato erroneamente arrestato o detenuto dovra' essere
immediatamente riconsegnato alle autorita' Nato".

Agli articoli 9 e 10 ci si preoccupa invece di precisare che la Nato non
sara' nemmeno tenuta a pagare tasse cosi' come ogni altro onere, fiscale o
tariffario, o subire qualsivoglia controllo doganale.

Per non lasciare dubbi l'articolo 15 chiarisce che quando si parla di
servizi si intende includere il pieno e libero uso delle reti di
comunicazione, inclusa la tv e il diritto di usare l'intero campo
elettromagnetico; e tutto cio' "free of costs", gratis.

A Rambouillet ci si e' occupati comunque anche di "rapporti di lavoro", per
precisare, sempre nella stessa appendice (paragrafo b) dell'articolo 20 che
il personale locale eventualmente impiegato dalla Nato sara' soggetto
esclusivamente alle "condizioni e ai termini stabiliti dalla Nato stessa".

Ma non e' finita: l'articolo 21 afferma che la Nato e' autorizzata a
"detenere persone e a consegnarle al piu' presto alle autorita'
appropriate".

Certo, se Belgrado avesse firmato questo cosi imparziale accordo non ci
sarebbe stato bisogno di fare la guerra; e si potrebbe dire che cosi' si
sarebbero evitati tanti morti e tante distruzioni.
Nemmeno la guerra, infatti, riuscira' - anche se pienamente vittoriosa per
la Nato - ad ottenere quanto stipulato a Rambouillet: la completa
occupazione militare della Serbia e del Montenegro.

E non per qualche settimana, ma a tempo indeterminato, giacche'
nell'"accordo" si dice che fra tre anni si fara' una conferenza
internazionale per studiare un meccanismo teso a definire l'assetto del
Kosovo in base alla volonta' del suo popolo.
Insomma: una prospettiva di cui e' difficile vedere la conclusione.
In queste condizioni non c'e' da farsi molta meraviglia se Milosevic non ha
firmato.
E si capisce anche perche' ci si sia tanto poco preoccupati dello sbocco
politico del conflitto, dell'alternativa all'attuale regime di Belgrado.
Evidentemente non c'e' bisogno, in questo quadro, di prevederne una, la
prospettiva essendo quella della riduzione del paese ad uno stato coloniale
degno del XIX secolo.

E' legittimo chiedersi, di fronte a questo tipo di "compromesso", chi
davvero abbia voluto a tutti i costi la guerra.
Quasi piu' preoccupante del conflitto e' pero' il livello di manipolazione
che l'accompagna.
Da tutte le parti, come sempre capita in questi casi.
Ma non e' una gran consolazione per la nostra democrazia.