Perché parto per Belgrado



Gentili Redattori del sito peacelink.it, 

vi inviamo la lettera con la quale il prof. Armando Gnisci docente di
Letterature comparate all'Università di Roma "La Sapienza" motiva la sua
partenza del 7 maggio 1999 per Belgrado.

Gli studenti del corso di letterature comparate
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7 maggio 1999
	
	Perche’ ho chiesto ai miei amici e colleghi jugoslavi di accogliermi
presso l’ Universita’ di Belgrado ora? Ora che la NATO devasta sempre di
piu’ cio’ che resta dell’economia e dell’anima della Serbia-europa. Ora che
gli intellettuali universitari serbi cercano di opporsi come possono alla
barbarie degli USA-Eurolandia e alla pestilenza del Nazionalismo.
	C’è un Nuovo Ordine del Mondo che si e’ affermato e imposto negli anni
novanta. E non e’ il sogno vago, presto svanito dopo la caduta del muro di
Berlino, di una Nuova Assemblea dei Popoli, con una grande opera comune di
riforma dell’ONU. Il nuovo ordine e’ la rete di dominio formata dalla Banca
Mondiale, dall’OMC/WTO, dal FMI, dal G7 e dalla NATO. Questa rete del
dominio e’ governata dagli interessi del nuovo capitalismo finanziario
multinazionale, fluttuante, ma concentrato soprattutto nelle sedi dei
poteri/mercati/borse nordamericani. L’apparato politico-militare degli USA
decide, su comando di questi interessi, le "guerre di punizione" mondiali:
dal Golfo Persico a quello Adriatico, ma non nell’Egeo turco o sotto le
catene himalayane del Tibet. Colpisce dove vuole.
	Credo che sia questa la quarta guerra mondiale. Dopo le due combattute e
dopo quella "fredda", la quarta consiste nella punizione terroristica e
profittevole che USA/NATO somministrano  "umanitariamente" ai mondi che
danno fastidio all’inumano: il comando planetario del profitto di chi e’
gia’ ricco.
	Per opporsi a questo doppio regime infernale di guerra alla specie
(neo-liberismo sfrenato, che  ha gia’ devastato – irrevocabilmente? – la
"Natura") e di guerra ai mondi (punizioni distruttive regionali), non serve
a nulla fare i pacifisti. La nuova epoca che si e’ aperta chiede ben altro
a chi non voglia sottostare, in America, in Africa o in Europa, al dominio
dell’inumano. Bisogna ribellarsi. E chi si ribella deve cercare nuove forme
di opposizione, oltre le macerie delle vecchie ideologie. Come ha fatto
Marcos, ponendosi agli ordini, e non al comando, degli indios maya del
Chiapas, o come padre Alex Zanotelli, comboniano, che fa il Vangelo a
Korogocho – lo slum di centomila persone che vivono nella discarica di
Nairobi. O come Noam Chomsky, da decenni reattivo dentro al corpo
istituzionale della societa’ nordamericana. Ribellarsi vuol dire fare
guerra alla guerra: re-bellum.
	Un intellettuale europeo occidentale che si ribelli al duplice sterminio
dell’umano deve rivoltarsi innanzitutto contro la "sua" Europa, cinica,
succube, grassa e monetaria.
	Per questo il mio posto e’ a Belgrado, non a Roma, ora. All’Universita’ di
Belgrado, dove i colleghi – professori e studenti – serbi si oppongono alla
devastazione umanitaria della NATO e alla peste nazionalistica.
	Per fare questo con loro bisogna stargli a fianco, non solo in internet:
bisogna colloquiare, lavorare e resistere, conoscerci, criticarci e andare
insieme incontro al futuro. Sotto e contro le bombe.
	Per questo ho chiesto di andare a Belgrado, ora


Armando Gnisci
Prof. di Letterature comparate
Universita’ "La Sapienza" Roma