LETTERA APERTA DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA SULLA CRISI DEL KOSOVO



Gli Obiettori di coscienza in servizio presso l'Università di Padova,
coerentemente con la loro scelta di non violenza, riuniti in data
06/05/1999, con il presente documento prendono posizione nei confronti
dell'attuale situazione internazionale denunciando:

-l'azione di pulizia etnica condotta dall'esercito e dalle milizie
paramilitari serbe in Kosovo che costituisce una violazione grave ed
inaccettabile dei diritti umani che deve essere interrotta ad ogni
costo;

-l'illegittimità sul piano del diritto internazionale dell'intervento
militare della NATO, guidato arbitrariamente dagli U.S.A.,
l'illegittimità costituzionale della partecipazione italiana
all'azione di guerra condotta in contrasto all'articolo 11 della
costituzione, ai sensi del quale: "L'Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali" e dello Statuto delle
Nazioni Unite (art.2 par.3 e 4; art.53)¹.
La NATO è un'organizzazione militare difensiva istituita ai sensi
dell'articolo 51² dello statuto delle Nazioni Unite e non può, quindi,
condurre azioni militari se non per l'autodifesa o su espressa
autorizzazione e direzione politica del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite.
Nessuno dei predetti requisiti è stato rispettato nella presente
crisi, pertanto l'azione militare della NATO deve ritenersi un
intervento unilaterale e illegale.


-l'inaccettabile continuazione delle violenze perpetrate nei confronti
di civili inermi quali donne, bambini ed anziani costretti a diventare
profughi e vittime di questa guerra che colpisce chi non ha
responsabilità militari.

-la presenza di forti motivazioni economiche e geopolitiche nel
portare avanti il conflitto, lasciate in ombra dalla stampa dietro la
continuazione degli attacchi aerei. 
L'intervento della Nato, inoltre, fallisce anche dal punto di vista
dei diritti umani:
l'azione di pulizia etnica e i massacri della popolazione kosovara di
etnia albanese, già intollerabili, si sono moltiplicati, creando un
senso di impotenza nell'opinione pubblica mondiale, con costi
difficilmente calcolabili.Grazie ai bombardamenti le strutture e le
infrastrutture di un intero paese sono state massicciamente distrutte
e con esse le possibilità di ripresa e di sviluppo per l'intero popolo
serbo sia per i responsabili del conflitto che per quanti non ne siano
coinvolti.
"Errori inevitabili" continuano a verificarsi durante i bombardamenti
dell'Alleanza Atlantica provocando il decesso di civili inermi, spesso
degli stessi sfollati.

-l'ambiguità della posizione politica italiana che manda bombe e allo
stesso modo aiuti umanitari, quando sarebbe possibile uno schieramento
diverso al pari di nazioni come la Svezia che si è dissociata e
considera illegittimi gli attacchi, l'Austria che ha deciso di negare
il proprio spazio aereo ai cacciabombardieri Nato, l'Irlanda e la
Finlandia dichiaratesi neutrali.

-la pericolosità dell'intervento militare sia nell'attuale
configurazione che nella prospettiva di un suo allargamento. Dal punto
di vista ambientale risulta inestimabile l'aumento dell'inquinamento e
del relativo rischio di cancro maligno e malformazioni genetiche a
causa della dispersione nell'ambiente di uranio impoverito presente
nei proiettili utilizzati nel conflitto.

Gli O.d.C. riconoscono nelle NAZIONI UNITE l'unico organismo
internazionale legittimato a intervenire nelle situazioni di minacce e
violazioni della pace, atti di aggressioni o gravi e massicce
violazioni dei diritti umani che mettono in pericolo la pace e la
sicurezza internazionale, peraltro tale intervento può essere condotto
anche con l'uso della forza, ma non con aperte azioni di guerra, ai
sensi del capitolo VII della carta delle Nazioni Unite. Qualora questo
intervento sia delegato ad un'organizzazione regionale da parte del
Consiglio di Sicurezza (attraverso una pertinente risoluzione) il
controllo politico e militare deve essere mantenuto dalle Nazioni
Unite.

Facciamo quindi appello ai rappresentanti dei cittadini italiani in
parlamento affinché si attivino per la risoluzione del conflitto e la
cessazione della violenza che parta dalla Nato, dalla Federazione
Jugoslava o dall'Esercito di Liberazione del Kosovo.

Quindi proponiamo che:
§ sia subito dichiarato il cessate il fuoco e la situazione venga
riportata sotto il controllo delle Nazioni Unite mediante
l'attivazione del Consiglio di sicurezza o, nel caso in cui questo si
trovi nell'impossibilità di procedere, mediante la convocazione di una
sessione speciale d'emergenza dell'Assemblea generale;
§ si intraprenda da subito la ricostruzione fisica delle case e delle
infrastrutture necessarie allo svolgersi delle normali attività  di
vita quotidiana e vengano pianificati dei programmi a medio e lungo
termine per la ripresa economica di questi territori;
§ sia facilitata l'azione del Tribunale penale internazionale per i
crimini nella ex Jugoslavia, dandogli mezzi e appoggi morali e
politici; 
§ sia convocata una Conferenza internazionale di pace, sempre sotto
egida delle Nazioni Unite, per definire lo statuto politico del Kosovo
tenuto conto del fatto che esso è parte integrante della Repubblica
Federale di Jugoslavia.

Gli Obiettori di Coscienza si impegnano ad essere elementi attivi per
la diffusione di una cultura di pace contro ogni forma di violenza.
 



1 Carta delle Nazioni Unite 1945, art.2 par. 3 e 4 :" I Membri devono
risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in
maniera che la pace e la sicurezza internazionale,  e la giustizia,
non siano messe in pericolo.
I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla
minaccia o dall'uso della forza, sia in qualunque altra maniera
incompatibile con i fini delle Nazioni Unite."
Carta delle Nazioni Unite 1945, art. 53 :"    1. Il Consiglio di
Sicurezza utilizza, se nel caso, gli accordi o le organizzazioni
regionali per azioni coercitive sotto la sua direzione. Tuttavia,
nessuna azione coercitiva potrà venire intrapresa in base ad accordi
regionali senza l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, eccezion
fatta per le misure contro uno Stato nemico, ai sensi della
definizione data dal paragrafo 2 di questo articolo, quali sono
previste dall'articolo 107, o da accordi regionali diretti contro un
rinnovarsi della politica aggressiva da parte di un tale Stato, fino
al momento in cui l'Organizzazione potrà, su richiesta del Governo
interessato, essere investita del compito di prevenire ulteriori
aggressioni da parte del detto Stato.
	2. L'espressione "Stato nemico" quale è usata nel paragrafo 1 di
	questo articolo, si riferisce ad ogni Stato che durante la seconda
	guerra mondiale sia stato nemico di uno dei firmatari della
	presente Carta."
2 Carta delle Nazioni Unite 1945, art. 51 :" Nessuna disposizione
della presente Carta pregiudica il diritto naturale di autotutela
individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato
contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di
Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e
la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell'esercizio
di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a
conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo
il potere ed il compito spettanti, secondo la presente Carta, al
Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quella
azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace
e la sicurezza internazionale."