Progetto Montenegro

Comitato Pinerolese contro la Guerra
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Progetto Montenegro

Fra le varie manifestazioni previste dal Comitato Pinerolese contro la Guerra, si è deciso, a fianco di quelle umanitarie che si stanno svolgendo per l'accoglienza delle centinaia di migliaia di profughi in fuga dal kossovo di dedicare particolare attenzione e di intraprendere iniziative concrete rispetto al Montenegro.

lì Montenegro è Repubblica federata alla Serbia, ma il suo governo si è ripetutamente mosso in questi anni in netta opposizione a quello dì Belgrado si è dichiarato contrario alle operazioni militari nel Kosovo contro gli albanesi, si è dissociato nettamente dalla politica di Milosevic. Sta ospitando decine di migliaia di profughi (si contano circa 60.000 persone a metà aprile, che si aggiungono ai 60.000 rifugiati - dati ufficiali '98 - già ospitati e provenienti dal Kosovo e dalla guerra di Bosnia), anche se vive una condizione economica pesantissima. Infatti continua a ricevere "profughi" dal Kosovo, ma poiché il Kosovo è provincia serba, membro della Repubblica Federale della Jugoslavia ed il Montenegro ne è l'altro membro costitutivo, i kosovari che si rifugiano in Montenegro non sono giuridicamente considerati "profughi" né"rifugiati politici" secondo gli accordi internazionali e quindi l'intervento delle ONG che vengono in aiuto a queste popolazioni non viene riconosciuto.

Nonostante questo, nonostante i ripetuti appelli del suo governo, continua ad essere bombardato, durante le operazioni di Guerra della Nato, creando di fatto una situazione politica pesantissima col rischio concreto di una tremenda messa in discussione della democrazia. L'isolamento e la pressione che si stanno esercitando verso il Montenegro sono drammaticamente reali, come dimostrano il bombardamento dei ponti, delle strade, delle città, la chiusura dei porti, il fatto che la linea ferroviaria sia stata fatta saltare, l’embargo ecc.

Questo isolamento può dare il via alle truppe serbe di Milosevic per rovesciare l'attuale governo montenegrino col rischio invece di porre fine alla guerra e ridare voce alla diplomazia, di creare le condizioni per un nuovo Kosovo.

Tutto questo senza che nessun aiuto arrivi dall'Occidente, nessuna attenzione venga posta alle vicende di questa zona. Per questo, il problema oggi è dì sostenere la popolazione del Montenegro rendendo visibili e concrete le nostre azioni di solidarietà e nello stesso tempo rendendo la popolazibne stessa visibile all'Occidente E’ necessario creare le condizioni pratiche per rompere questo isolamento.

In che modo?

-tramite un concreto aiuto finanziario mirato alle municipalita' di Rozaje e Ulciny che da anni operano accogliendo profughi albanesi e non.

-cercando di aprire contatti e stabilire relazioni con municipalità, istituzioni, associazioni e gruppi, manifestando in modo visibile e concreto l'appoggio e il sostegno alla stabilità e alla democrazia nel Montenegro (anche un semplice messaggio di posta elettronica è, in questo momento, molto importante)

-operando per una vera cultura e pratica dell'accoglienza anche in Italia, soprattutto per quei giovani montenegrini che, chiamati alle armi, si rifiutino di andare a combattere.

Tutte queste iniziative proseguiranno anche dopo la fine della guerra ora in atto.

Di tutte queste operazioni che tendono a rendere visibile il Montenegro, e che si affiancano alle altre iniziative umanitarie che hanno come obiettivo il non dare per scontato l'inevitabilità della guerra e che anzi vengono attivate congiuntamente ad una forte richiesta di sospensione dei bombardamenti e delle misure di pulizia etnica, saranno costantemente tenuti informati l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, enti ed associazioni che stanno operando da anni nelle zone di guerra, il Console montenegrino a Bari e il il Console italiano in Montenegro. Questo anche per una forma di garanzia perla destinazione dei fondi.

Agli Enti locali, compreso il comune di Pinerolo (To), chiediamo di sostenere concretamente queste iniziative, di aprire forme di gemellaggio continuative nel tempo con le municipalità montenegrine e non solo, di operare concretamente, perchè il percorso di pacificazione e di convivenza non resti solo un desiderio, ma divenga al più presto realtà.

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto dall'Associazione Solidarietà Europa Montenegro sede di Parigi un documento che ci ha convinti ancora di più dell’urgenza drammatica di un intervento umanitario e solidale a sostegno del Montenegro. Riportiamo qui di seguito il testo:

SOLIDARITE’ EUROPE-MONTENEGRO (SEM)

Note a propos de l’accueil des populations kosovars au et par le Monténégro, notamment à Rozaje (Informazione sull'accoglienza delle popolazioni kosovare in e dal Montenegro e precisamente a Rozaje)

Paris, le 15 avril 1999

"Il ne leur reste que l’âme!"
(Non resta loro che l’anima !)

(traduzione a cura di V. Giordano)

Il Kosovo è, per ora, una provincia della Serbia, membro della Repubblica federale della Jugoslavia, di cui l'altro membro costitutivo è il Montenegro. I kosovari che lasciano il Kosovo, cacciati dai serbi, per rifugiarsi in Montenegro, non sono perciò, tecnicamente nè giuridicamente, dei rifugiati o dei profughi, secondo gli accordi internazionali, ne per le ONG chiamate a soccorrere queste popolazioni (che non possono dunque intervenire non essendo riconosciuto ne tutelato il loro intervento NdT). Questo fatto geopolitico e giuridico costituisce una delle difficoltà per il Montenegro e per i "rifugiati": fino al 10 aprile 1999, le ONG non vi sono praticamente intervenute.

Nella brutalità ambientale in questa parte del mondo, è però confortante constatare che il Montenegro ed i suoi cittadini hanno una preoccupazione altrettanto forte quanto costante della dignità dell'essere umano, dell'uguaglianza di tutti e di ciascuno davanti alla legge, a Dio, alla natura e... agli uomini. Tanto lo Stato Montenegrino, per quanto concerne la costituzione e le istituzioni che si è dato e la pratica che ne fa, quanto i montenegrini stessi, sono dunque estremamente attenti ai diritti dell'uomo. Così, come ci diceva l'Alto Commissario Montenegrino per i Rifugiati, Djordjije Scepanovic, il Montenegro rifiuta di individuare due categorie di cittadini: da qui la volontà di evitare le tendopolì ed altre installazioni di concentramento... nei limiti del possibile.

La volontà politica del governo montenegrino è sistematica e costante: accogliere tutte queste persone nelle famiglie, perfino, se necessario, soprattutto sulla costa adriatica, nelle installazioni turistiche eventualmente requisite. D'altronde il sindaco dì Rozaje ci confermava che ogni famiglia montenegrina nel territorio del suo distretto ospita almeno da 8 a 10 kosovari nella propria casa.

A causa di una situazione in costante evoluzione e dell'impossibilàà di censire con precisione gli spostamenti di popolazione, le cifre fornite non sono che un ordine di grandezza. Tra il 1991 e il 1993 il Montenegro aveva accolto un flusso totale di "rifugiati" dai territori vicini, Bosnia, Croazia, Macedonia, Kosovo, ecc. 110.000 persone. Prima degli eventi di queste ultime settimane, ne sono rimasti in territorio montenegrino 35.000, cioè il 5% della popolazione di una repubblica che ne conta normalmente 650.000. Fino al 10 aprile 1999 sembrerebbe che il flusso dei "rifugiati" provenienti dal Kosovo totalizzi già dalle 50 alle 60.000 persone, la maggioranza dei quali si troverebbe ancora sul territorio del Montenegro. Aggiungendo i "rifugiati", ora verosimilmente stabilizzati in Montenegro, la sua popolazione è aumentata, fino a questo momento, del 15%. Solo a Rozaje, 1500 persone erano arrivate nella notte fra il 9 ed il 10 aprile; 100 altri arrivi di camion sotto i nostri occhi durante la nostra visita alla vetreria, il 10, verso la tarda mattinata.

Il flusso migratorio si dirige dal NE verso il SO. Il limite territoriale fra il Montenegro ed il Kosovo è equidistante- 40 km da una parte e dall'altra- da Rozaje, in Montenegro, e da Pec, in Kosovo. I kossovari entrano dunque in Montenegro attraverso la regione di Rozaje; le strade non sono bombardate, ma molti di loro passano attraverso la montagna. I kosovari che dispongono di mezzi materiali, quali denaro, automobili o altri veicoli, proseguono la loro strada per Bar e Ulcinj. Alcuni ripartono allora, verso l'Albania alla ricerca di familiari. Tuttavia, queste città montenegrine accolgono, in permanenza, 25.000 persone, press'a poco. I più deprivati, i più vecchi ed i più giovani, i malati, cioè i più fragili, restano a Rozaje e nei suoi dintorni.

La città di Rozaje conta, in tempi normali, 12.000 abitanti ed il comune ne totalizza 25.000. (La maggioranza è musulmana, contrariamente al resto del Montenegro, e le diverse comunità ci convivono in buoni rapporti). Fino al 10 aprile, sul territorio di questo comune di 25.000 montenegrini, c’è stato un afflusso di 25.000 kosovari "rifugiati", raddoppiando così la popolazione autoctona! La città pullula di tutti questi "rifugiati", forzatamente inattivi, di automobili, di carri, di trattori, parcheggiati un po' dovunque; tuttavia l'atmosfera resta pacifica, e neppure febbricitante.

La visita, fatta il 10 aprile 1999 alla città di Rozaje ed a una delle installazioni di fortuna e di accoglienza, dalla delegazione della SEM, guidata dal principe Nicola Petrovic Njegos e dai delegati dell'AGIR e di altre associazioni che agiscono a livello umanitario ed in difesa dei diritti dell'uomo, ha permesso di constatare quanto segue.

A SE della città, una grande cristalleria, proprietà di un consorzio di economia mista -precedentemente sospesa per gli effetti dell'embargo occidentale, poi per la chiusura delle frontiere esterne della Federazione Jugoslava decretata da Milosevic- è stata requisita dalla municipalità per dare un rifugio agli emigranti dal Kosovo: Si tratta di diversi blocchi di costruzioni che accolgono, l'uno 1500 persone, l'altro 2500 nei loro capannoni chiusi. Il direttore della vetreria si è così trasformato in direttore del centro di accoglienza! Nei primi giorni, poiché faceva molto freddo, ha persino fatto dormire un gran numero di bambini nel suo ufficio.

La struttura della popolazione è sociologicamente eterogenea: ogni età, sesso, provenienza sociale. Queste persone manifestano una grande preoccupazione per la pulizia, tanto verso se stesse che per ciò che le circonda, cosa che denota una volontà di dignità e l'aspirazione a rimanere esseri umani fieri, e che contrasta singolarmente con la muta disperazione che si legge particolarmente negli occhi dei più vecchi.

Uno di loro ci ha detto: "Non ci resta che l'anima!".

Le testimonianze sono concordi: alla maggioranza di loro la milizia serba ha preso tutto; soprattutto i documenti d'identità, negando loro ogni identità presente e futura! I saponi per la pulizia personale e per il bucato mancano in modo crudele a questa popolazione così preoccupata per l'igiene , forse come ultima manifestazione della loro speranza nella dignità dell'uomo e di loro stessi ( "chilometri" di biancheria asciugano, appesi ovunque ci sia un filo, una palizzata, una barriera).

All'interno dei capannoni, gli armadi metallici sono stati coricati per permettere un isolamento termico dal cemento del pavimento e costituiscono delle superfici improvvisate per dormirci.Mancano ,in effetti, materassi, reti, coperte.

Le installazioni sanitarie, necessariamente precarie ed in numero largamente insufficiente, sono state rafforzate, ma, anche a questo livello, serve un aiuto della comunità internazionale, sotto forma di unità sanitarie mobili e trasportabili

La Croce Rossa Montenegrina, assistita da una trentina di medici, ha allestito un pronto soccorso all'interno del complesso della cristalleria. Un altro punto di raccordo, al centro della città di Rozaje, rilascia dei certificati senza foto- una sorta di carta di razionamento- che riporta soltanto il nome che il titolare ha voluto dichiarare e che dà diritto agli aiuti messi a disposizione. Sia ben chiaro, i medicinali di ogni tipo mancano e sono i benvenuti

Sul piano alimentare: la municipalità ha abbastanza farina, ma i forni per la panificazione non hanno la capacità di cuocere pane in quantità sufficiente. Nessun altro alimento è disponibile o fornito dalla municipalità. Conserve alimentari, latte in polvere per i bambini, oli alimentari, zucchero, ecc…sono richiesti urgentemente

Si arriva a questa situazione paradossale: è il Montenegro che accoglie nel modo più dignitoso e più umano gli infelici kosovari, vittime delle torture di un'epoca che si avrebbe desiderato credere passata: almeno, è loro offerto un tetto ed un po' di pane! Ma è in Montenegro, già destabilizzato da eventi dei quali non è responsabile, e minacciato nella continuazione del suo ancora molto fragile processo di transizione democratica in corso da Milosevic (ed ora anche dai sempre più frequenti, ciechi ed inutili bombardamenti della Nato, NdT) che gli aiuti internazionali e gli interventi delle ONG sono i più scarsi, o meglio, quasi inesistenti

(data la difficoltà dei collegamenti, sempre più precari e difficli, non è possibile inviare direttamente dall’Italia aiuti materiali, ma l’unica strada per il momento praticabile è quella della raccolta di fondi in denaro da inviare tramite l'Alto Commissariato per i rifugiati dell'ONU di Podgorica, nella persona del responsabile Bordije Scepanovic, oppure attraverso l'Associazione Solidarietà Europa - Montenegro di Parigi nella persona del responsabile Nikola Petrovic Njegos, o tramite il console montenegrino a Bari, Ljubisa Perovic, o il console italiano a Bar NdT)

Ed ecco il testo dell’appello che abbiamo deciso di lanciare:

S O S Montenegro

Il Montenegro continua a ricevere "profughi" dal Kosovo, ma poiché il Kosovo è provincia serba, membro della Repubblica Federale della Jugoslavia ed il Montenegro ne è l'altro membro costitutivo,

i kosovari che si rifugiano in Montenegro non sono giuridicamente considerati "profughi" né"rifugiati politici" secondo gli accordi internazionali e quindi l'intervento delle ONG che vengono in aiuto a queste popolazioni non viene riconosciuto.

Sabato 24 aprile il governo montenegrino denunciava la presenza di 100.000 kosovari entrati nel paese e chiedeva aiuti internazionali per far fronte ad una situazione ormai ai limiti: da una parte la stretta di Milosevic che preme per destabilizzare il difficile percorso di democratizzazione in questa piccola repubblica, dall'altra l'assenza di aiuti tempestivi che permettano di continuare ad offrire accoglienza ai "rifugiati".

Rozaje, a nord del Montenegro, a 40 Krn dal confine con il Kosovo è un piccolo comune di 12.000 persone (25.000 con il circondario) ed ospitava al 10 aprile 99 ben 25.000 kosovari, raccolti in due capannoni di una ex vetreria e nelle famiglie. Ed ospita i più poveri, quelli che non hanno soldi per proseguire verso la costa montenegrina ed entrare in Albania, i più malati, i più piccoli, i più vecchi.

Mancano: sapone per l'igiene personale e per il bucato, materassi, reti, coperte, medicinali, cibo (sono richiesti urgentemente cibi in scatola, latte in polvere, zucchero, olio), i servizi igienici vanno potenziati per impedire il diffondersi di epidemie.

Aiutiamo il Montenegro prima che si trasformi nel prossimo Kosovo

IL COMITATO PINEROLESE CONTRO LA GUERRA HA AVVIATO UNA RACCOLTA DI FONDI PER SOCCORRERE I COMUNI MONTENEGRINI CHE ACCOLGONO I KOSOVARI IN FUGA.

I versamenti per sostenere il "progetto Montenegro" possono essere effettuati:

* sul conto bancario messo a disposizione dall'ARCI pinerolese:

CC ARCI n0 1621 Banca nazionale del Lavoro, filiale di Pinerolo

specificando la causale "Pro Montenegro"

· sul conto corrente postale messo a disposizione dall'Associazione Viottoli-Comunità di Base:

N0 39060108 intestato a Associazione Viottoli, c.so Torino 288, 10064 Pinerolo (To)

specificando la causale "Pro Montenegro"

oppure direttamente ai responsabili dei gruppi che fanno parte del Comitato.

I fondi raccolti verranno inviati in Montenegro tramite l'Alto Commissariato per i rifugiati dell'ONU di Podgorica, nella persona del responsabile Bordije Scepanovic e attraverso l'Associazione Solidarietà Europa - Montenegro di Parigi nella persona del responsabile Nikola Petrovic Njegos.

Pensiamo però che sia anche necessaria una quantificazione reale degli aiuti vitali necessari per la città di Rozaje a cui stiamo ora rivolgendo il nodstro intervento, in modo che ognuno e ognuna di noi non abbia la sensazione di versare una cifra che viene "genericamente devoluta in aiuti", ma che invece veda concretamente, numeri alla mano, ciò che con il suo contributo ed il suo impegno costante puo, e per quanto a lungo, realizzare.

Ci basiamo per effettuare questo calcolo sui dati provenienti dall’ Associazione Solidarietà Europa - Montenegro di Parigi, stimati per 12.000 persone , ben coscienti che i rifugiati presenti a Rozaje e nel resto dell territorio, sono molti, molti di più:

SOLIDARITE’ EUROPE-MONTENEGRO (SEM): S O S Rozaje

Il recente viaggio della delegazione del SEM. guidata dal suo presidente il principe Nicolas Petrovic Niegosh, nel Montenegro, e in particolare a Rozaje, ha permesso di creare sul posto una forma di organizzazione che permetta di assicurare, quale che sia l’evoluzione della situazione politica interna, l’acquisto, l’invio e la distribuzione direttamente ai rifugiati dei campi di Rozaje di beni di prima necessità.

I beni necessari per 12.000 persone per ogni settimana vengono stimati in:

20.000 litri di latte
12.000 litri di succo d’arancia
6000 vasetti di omogeneizzati per bambini
12.000 confezioni di carne in scatola
12.000 confezioni grandi di sardine
per un costo, trasporto compreso stimato in 240.000 Franchi Francesi,cioè 20 FF per persona

6000 lire (circa)

per persona

per settimana

Il Comitato Pinerolese contro la Guerra:

Arci, Alp/Cub, Verdi, Prc, Legambiente, Assoc.PaceValPellice, Gruppo Arcobaleno ONLUS, Cani sciolti, Salaam/Ragazzi dell'Ulivo, RdB, Donne in nero di Pinerolo, Coordinamento studentesco, Chiesa Valdese, Fgei, Radio Beckwith, Centro Ecumenico di Agape, Assoc.Viottoli--Comunità cristiana di Base, Gruppo Uomini, Oratorio S.Domenico, Comunità di S.Lazzaro, e molte altre persone a titolo individuale