IL MIO NOME E'

MAI PIU'

Materiali per un'educazione alla pace


DEBOLI - BAMBINI - LETTERA - LIBERTA' - BESTIE - CONFORMISMO - COSCIENZA - FUOCO - FRUSTA - TESTE - FOLLIA - POESIE - MAMMA - FILM - NEMICO - PATRIA - OBIEZIONE - NAZIFASCISMO - SILENZIO - PERDONO - GRATITUDINE - VIOLENZA - MILIONI - INGIUSTIZIE - SCHIAVI - SOLDI - CAINO - UMANESIMO - Due parole su PeaceLink

 

 

 

 

 

 

 

PeaceLink ha come obiettivo prioritario quello di diffondere in rete la cultura della pace e della nonviolenza. Questa scelta assume particolare rilevanza ora che l'anno 2000 e' stato dichiarato dall'Assemblea Generale dell'Onu "Anno internazionale per la cultura della pace". I materiali che riportiamo qui sono un contributo in tal senso.

Questo opuscolo e' destinato a tutti gli amici che ci sono stati vicini e che ci hanno sostenuto in questi anni.

 

 

 

 

C'era una volta la mia vita

c'era una volta la mia casa

c'era una volta e voglio che sia ancora

E voglio i nomi di chi si impegna

a fare i conti con la propria vergogna

dormite pure voi che avete ancora ancora sogni, sogni, sogni...

 

Il mio nome e' mai piu', mai piu', mai piu'

 

Eccomi qua

seguivo gli ordini che ricevevo

c'e' stato un tempo in cui credevo

che arruolandomi in aviazione

avrei girato il mondo

e avrei fatto bele alla mia gente

e fatto qualcosa di importante

in fondo a me piaceva lovare

 

C'era una volta un areoplano

un militare americano

c'era una volta il gioco di un bambino

 

E voglio i nomi di chi ha mentito

di chi ha parlato di una guerra giusta

io non le lancio piu' le vostre sante bombe

bombe, bombe, bombe...

 

Il mio nome e' mai piu'

mai piu'

mai piu'...

 

 

Ligabue

Jovanotti

Pelu'

DEBOLI

 

Le capre che uccisero il leopardo

 

Una volta un cucciolo di leopardo vagabondava lontano dalla sua casa, nella prateria dove pascolavano gli elefanti. Mentre gli elefanti pascolavano, uno di essi pestò per errore il cucciolo e lo uccise. Alcuni leopardi trovarono il corpo del cucciolo e corsero dal padre per avvertirlo della disgrazia. "Tuo figlio è morto!" gli dissero. "L'abbiamo trovato nella valle". "Ditemi chi l'ha ucciso" gridò il leopardo padre addolorato, "perché io possa vendicare la sua morte!". "L'hanno ucciso gli elefanti" risposero gli altri leopardi. "Cosa? Gli elefanti?" esclamò il leopardo padre con voce sorpresa. "Sì, gli elefanti" ripeterono essi. Il leopardo padre riflettè per un minuto e poi disse: "No, non sono stati gli elefanti. Sono state le capre ad uccidere mio figlio. Sono state loro a farmi questa cosa terribile!". Infuriato, trovò un gregge di capre sulla collina e trucidò molte di esse per vendetta.

 

Anche ora, quando un uomo è in collera con qualcuno più forte di lui, spesso si vendica con chi è più debole.

 

Favola eritrea

(in AA.VV. "Diverso come me", schede didattiche per l'educazione multiculturale nella scuola, Edizioni Gruppo Abele)

 

 

BAMBINI

 

Filastrocca delle parole

 

Filastrocca delle parole:

si faccia avanti chi ne vuole.

Di parole ho la testa piena,

con dentro "la luna" e "la balena".

C'è qualche parola un poco bisbetica:

"peronospera", "aritmetica"...

Ma le più belle le ho nel cuore: "mamma", "amore".

Ci sono parole per gli amici:

"Buongiorno, buon anno, siate felici",

parole belle e parole buone

per ogni sorta di persone.

La più cattiva di tutta la terra

è una parola che odio: "la guerra".

Per cancellarla senza pietà

gomma abbastanza si troverà.

 

Gianni Rodari

 

 

Tempo di pace

 

Ho conosciuto un bambino che era sette bambini. Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era un tranviere. Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili. Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello. Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica.

Però abitava anche a New York, si chiamava Jimmy, e suo padre aveva un distributore di benzina.

Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due: uno si chiamava Ciù, viveva a Shangai e suo padre era un pescatore; l'ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l'imbianchino. Paolo, jean, Kurt, Juri, Jimmy, Ciù e Pablo erano sette, ma erano lo stesso bambino che aveva otto anni, sapeva già leggere e scrivere e andava in bicicletta senza appoggiare le mani sul manubrio. Paolo era bruno, Jean biondo, e Kurt castano, ma erano lo stesso bambino, Juri aveva la pelle bianca, Ciù la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino. Pablo andava al cinema in spagnolo e Jimmi in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua.

Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.

 

(da "Favole al telefono" di Gianni Rodari, Ed.Einaudi)

 

LETTERA

 

La mia ultima lettera a mio figlio

 

Non vivere su questa terra

come un inquilino,

o come un villeggiante

nella natura:

vivi in questo mondo

come se fosse la casa di tuo padre.

 

Credi al grano

alla terra, al mare

ma prima di tutto all'uomo.

Ama la nube, la macchina, il libro,

ma prima di tutto ama l'uomo.

Senti la tristezza

del ramo che secca

del pianeta che si spegne

della bestia che è inferma,

ma prima di tutto la tristezza dell'uomo.

Che tutti i beni terrestri

ti diano a piene mani la gioia,

che le quattro stagioni

ti diano a piene mani la gioia,

ma prima di tutto che l'uomo

ti dia a piene mani la gioia.

 

Nazim Hikmet

 

 

 

 

LIBERTA'

 

 

L'arco trionfale del tiranno

s'e' spezzato a terra,

con le sue pietre i bambini

si costruiscono case per giocare.

 

Tagore

 

Poeta indiano, nato a Calcutta nel 1861, morto nel 1941; e' il poeta della liberta' e fu protagonista, assieme a Gandhi, dello slancio del suo popolo per l'indipendenza dal colonialismo.

 

BESTIE

 

Il nostro compito quali esseri umani consiste nel compiere, all'interno della nostra propria, unica, personale esistenza, un passo in avanti sulla strada che dalla bestia porta all'uomo.

 

Hermann Hesse

(scrittore tedesco, intellettuale impegnato per la pace)

 

 

 

Tutta l'Italia aveva vent'anni per combattere, per vincere, per vivere, per morire. Non per morire. Abbattuto con una palla nella testa, il fante non credeva di morire: credeva di entrare in una vita piu' vasta.

 

Gabriele D'Annunzio

(poeta-soldato)

 

 

CONFORMISMO

 

Nel 1961 si tenne a Gerusalemme il processo a A.Eichmann, uno dei gerarchi nazisti più coinvolti nello steriminio degli ebrei, in quanto responsabile del trasporto e deportazione degli stessi. Ai giudici che lo interrogavano sulle sue responsabilità, non cessò mai di ripetere: "Non ho fatto che obbedire. Ho fatto solo il mio dovere". Ripeteva che non si sentiva colpevole nel senso dell'accusa, ossia di essere un assassino, in quanto si sentiva semplicemente una rotella in una macchina burocratica funzionante a dovere. Potè quindi dichiarare: "Non ho mai ammazzato un ebreo, né del resto un non-ebreo; non ho mai ammazzato un essere umano".

Ribadì che quanto il nazismo compì in quegli anni era sotto il segno della legalità e che nessuno all'epoca si sarebbe posto i problemi che il processo affrontava vent'anni dopo. I giudici non gli credettero e lo sottoposero a visita psichiatrica per poi dover ammettere che era sano e normale. Non solo, uno degli psichiatri esclamò: "Più normale di quello che sono io, dopo averlo visitato". (...) E' quello che H. Arendt dovette definire come "banalità del male": la capacità degli individui normali, buoni, tranquilli, di rinunciare alla loro umanità nel momento in cui vengono incorporati in più vaste strutture istituzionali. Come ha scritto S.Milgram "lealtà, disciplina e autosacrificio, cioè alcune delle virtù più apprezzate in un individuo, sono altrettante caratteristiche che rendono possibile l'esistenza di organizzazioni e di meccanismi di distruzione e di sterminio poiché legano gli uomini a degli ignobili sistemi di autorità".

 

Daniele Novara

 

 

A Primo Levi, sopravvissuto ai lager nazisti, fu chiesto: "I tedeschi sapevano?"

La sua risposta fu: "Per la maggior parte non sapevano perché non volevano sapere, anzi perché volevano non sapere. Nella Germania di Hitler era diffuso un galateo particolare: chi sapeva non parlava, chi non sapeva non faceva domande, a chi faceva domande non si rispondeva. In questo modo il cittadino tedesco tipico conquistava e difendeva la sua ignoranza, che gli appariva una giustificazione sufficiente della sua adesione al nazismo: chiudendosi la bocca, gli occhi e le orecchie, egli si costruiva l'illusione di non essere a conoscenza, e quindi di non essere complice, di quanto avveniva davanti alla sua porte. Sapere, e far sapere, era un modo (in fondo non poi tanto pericoloso) di prendere le distanze dal nazismo; penso che il popolo tedesco, nel suo complesso, non vi abbia fatto ricorso, e di questa deliberata omissione lo ritengo pienamente colpevole."

 

(Appendice al libro di Primo Levi "Se questo è un uomo", Einaudi)

 

 

 

COSCIENZA

 

Per il mio torturatore, il tenente D.

 

Mi avete schiaffeggiata

- nessuno l'aveva mai fatto -

La corrente elettrica

E il vostro pugno

E quel linguaggio da teppista

Troppo sanguinavo per poter ancora arrossire

Un'intera notte

Una locomotiva nel ventre

Arcobaleni dinanzi agli occhi

Era come se io mangiassi la mia bocca

E affogassi i miei occhi

Avevo mani ovunque.

 

Poi un mattino, è venuto un altro soldato

Vi rassomigliava come una goccia di sangue

Vostra moglie, tenente,

Ha messo lo zucchero nel vostro caffè?

Vostra madre ha osato ammirare la vostra buona cera?

Avete carezzato i capelli dei vostri ragazzi?

 

Leila Djabali

Poetessa algerina nata nel 1940 ad Algeri. Nel 1957 fu catturata e torturata dai francesi nella prigione di Barberousse, nei dintorni della capitale algerina.

 

 

FUOCO

 

 

Una donna s'infiamma.

Ha vent'anni e un corpo pieno di fuoco.

Palpita i ventre

i seni bianchi eretti e incandescenti.

Si contorcono i fianchi

le cosce fremono

Anh Dai

ha il corpo bruciato dalle fiamme.

Ma non è l'amore.

E' il napalm.

 

Minerva Salado (nata in Cile nel 1944)

 

 

 

 

 

La nostra promessa

 

Le tue lacrime, Jan,

le berremo fino in fondo,

sono amare come il dolore

e bruciano come carbone ardente.

Le tue lacrime, Jan,

le berremo fino in fondo

per non dimenticare.

I tuoi occhi, Jan,

li nasconderemo in fondo ai nostri cuori,

sono tristemente assorti

sono puri, pieni di scintille

come neve caduta da poco.

I tuoi occhi, Jan,

li nasconderemo in fondo ai nostri cuori,

e tutta la tenerezza

che era in essi.

Il tuo martirio, Jan,

lo urleremo a tutto il mondo:

è la cattiva coscienza

e di notte non lo lascia dormire.

Il tuo martirio, Jan,

lo urleremo a tutto il mondo

perché finalmente

l'uomo ami l'uomo.

 

Anonimo

(poesia dedicata a Jan Palach, torcia umana a Praga nel 1969 per protestare contro l'occupazione da parte del Patto di Varsavia)

 

FRUSTA

 

L'Arabia Saudita ha continuato a condannare alla pena della flagellazione. Per esempio, a febbraio Donato Lama, un filippino di religione cristiana, è stato sottoposto in un'unica sezione a settanta frustate. Ciò è avvento nel cortile della prigione di Malaz, alla presenza degli altri prigionieri, e alla fine era a malapena in grado di camminare. Donato Lama era stato arrestato nel 1995 per sospetta predicazione del Cristianesimo. E' rimasto in carcere senza processo finché nel dicembre del 1996 è stato condannato a un anno e mezzo di carcere e a settanta frustate. Ad aprile, dopo aver scontato la pena, lo hanno liberato e deportato nelle Filippine.

Dal Rapporto 1998 di Amnesty International

 

 

E tu cosa dirai?

 

Vieni, fratello!

Andiamo dal nostro Dio.

E quando Gli saremo davanti

io diro:

"Signore, io non odio,

io sono odiato.

Io non frusto nessuno,

io vengo frustato.

Io non desidero terre,

le mie terre sono desiderate.

Io non mi beffo della gente,

la mia gente viene beffeggiata."

E tu, fratello, cosa dirai?

 

Joseph Seaman Cotter Jr.

Poeta afroamericano, nato ad Atlanta (USA) nel 1943, è una delle voci più sensibili della protesta nera nonviolenta.

 

 

 

 

TESTE

 

La guerra

 

C'è chi gioca con la propria testa,

ma questa non è che una sola palla

lanciata in alto

o rotolata per terra,

presa con la mano

o colpita col piede:

non è che un'unica palla.

Ma c'è chi gioca con la testa degli altri,

con molte teste alla volta, con tutte

le teste,

afferrandole al volo, lanciandole

in aria, con metodo,

senza che qualcuna cada,

così da riempire l'orizzonte,

lo zenith,

i punti cardinali.

Ah, quante teste stanno volando!

Tra di loro non trova posto neppure una rondine,

neppure un raggio di sole.

Poi, di colpo, il gioco finisce

e la terra

è disseminata di teste.

 

Mihai Beniuc

massimo poeta rumeno, nato nel 1907

 

 

Credi, mamma, che combattiamo contro la razzaccia piu' iniqua e barbara del mondo, e nessuna guerra potrebbe essere piu' santa di quella che abbiamo intrapreso per abbatterla per sempre e senza pieta' (...) Ti spediro' alcune teste di austriaci come campione senza valore. Quanti austriaci si vedono volare per aria come fuscelli!

 

Dalle lettere di Giosue' Borsi, scrittore al fronte durante la prima guerra mondiale

 

FOLLIA

 

"E' un eroe"

 

Il generale Leone ordina ad un caporale a sfidare il pericolo e ad affacciarsi sulla trincea: ""Bravo!", grido' il generale."Ora puoi scendere". Dalla trincea nemica parti' un colpo isolato. Il caporale si rovescio' indietro e cadde su di noi. Io mi curvai su di lui. La palla lo aveva colpito alla sommita' del petto. Il sangue gli usciva dalla bocca. Gli occhi chiusi, il respiro affannoso, mormorava: "Non e' niente, signor tenente". Anche il generale si curvo'. I soldati lo guardavano, con odio. "E' un eroe", commento' il generale. "Un vero eroe". Quando il generale si drizzo', i suoi occhi si incontrarono con i miei. Fu un attimo. In quell'istante , mi ricordai d'aver visto quegli stessi occhi, freddi e roteanti, al manicomio della mia citta', durante una visita che ci aveva fatto fare il nostro professore di medicina legale."

 

Emilio Lussu, "Un anno sull'altipiano"

 

 

"Qualunque mezzo"

 

Durante le oscurissime notti, quando scoppiano sulle trincee terribili granate, i soldati cercano uno scampo nel ritirarsi indietro, e allora io e gli altri ufficiali li ricacciamo, puntando il nostro moschetto carico, pronto ad agire ad ogni tentativo di fuga. Forse questi sono i momenti peggiori della guerra, quando noi, sotto il grave peso dell'enorme responsabilita', siamo costretti a ricorrere a qualunque mezzo, pur di obbedire anche noi agli ordini che ci vengono da fonte superiore.

 

Lettera dal fronte del tenente Angelo Campodonico, in una lettera del 1915.

 

 

"Se aveste avuto buon senso"

 

Signor re,

basta tanto macello di carne umana. Loro signori tutti birboni sono in salvo, i nostri poveri tutti al macello. Volete conquistare la terra e ammazzare i cittadini?

Dite voi signori di amare la Patria e intanto distruggete chi la rende grande e gloriosa. Uccisa la gioventù e molti padri di famiglia chi lavorerà le terre italiane? Invece della guerra se aveste avuto buon senso avreste fatto lavorare tante terre incolte, e così far sfamare i popoli, ma no, li volete ammazzare. Un padre che ama i suoi figli non cerca di ucciderli per acquistare terra, lei invece si proclama padre della Nazione... che padre è? E la faccia finita che è ora, basta la guerra così infame e ingiusta. Siamo tutti stanchi: domme, bambini, uomini, anziani. La nostra bella Italia prima si diceva fiore d'Europa, ora invece lutto e pianto.

Lettera di protesta di un italiano, Padova, 28 maggio 1916

 

"I ricchi al sicuro"

 

La guerra e' ingiusta, perche' e' voluta da una minoranza di uomini i quali, profittando della ignoranza della grande massa del popolo, si sono impadroniti di tutte le forze per poter soggiogare, comandare e massacrare; che chi fa la guerra e' il popolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose e che sono questi che muoiono, sono essi i sacrificati, mentre gli altri, i ricchi, riescono a mettersi al sicuro.

 

Lettera spedita a Viterbo il 14 agosto 1917 da un soldato di 21 anni; viene condannato a 1 anno e 10 mesi di reclusione militare per insubordinazione e lettera denigratoria.

 

Fonte: E.Forcella e A.Monticone, "Plotone di esecuzione", Laterza

 

 

POESIE

 

Ungaretti parte come volontario per la prima guerra mondiale, nutrito di entusiasmo patriottico. Arrivato al fronte lo attende una realta' diversa da quella descritta nella propaganda nazionalistica. E scrive poesie di pace.

 

 

SAN MARTINO DEL CARSO

 

Di queste case

non e' rimasto

che qualche

brandello di muro

 

 

Di tanti

che mi corrispondevano

non e' rimasto

neppure tanto

 

Ma nel cuore

nesuna croce manca

 

E' il mio cuore

il paese piu' straziato.

 

 

 

SONO UNA CREATURA

 

Come questa pietra del S.Michele

cosi' fredda

cosi' dura

cosi' prosciugata

cosi' refrattaria

cosi' totalmente

disanimata

 

Come questa pietra

e' il mio pianto

che non si vede

 

La morte

si sconta

vivendo

 

 

 

VEGLIA

 

Un'intera nottata

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d'amore

Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita

 

 

MAMMA

 

"SVEGLIAMI TU, MAMMA"

 

"Sentiva le esplosioni... Il dolore era cosi' forte che non poteva pensare ad altro... Poi tutto si calmo' all'improvviso... Prese a scalciare coi piedi per spostare la cosa che aveva sotto. Ma non aveva niente da scalciare perche' non aveva le gambe. Appena poco piu' sotto del bacino gli avevano amputato tutte e due le gambe... Non aveva aria in gola. I polmoni prendevano aria da qualche parte sotto la gola. Comincio' a tendere i nervi della faccia. A cercare di sentire il vuoto che c'era. Dove una volta aveva il naso e la bocca ora doveva esserci soltanto un buco coperto dalle bende... Il buco cominciava dalla base della gola proprio sotto dove avrebbe dovuto esserci la mascella e si allargava poi verso l'alto. Sentiva la pelle raggrinzirsi attorno al bordo. Il buco era sempre piu' largo. Si estendeva fino alla base delle orecchie che pur gli erano rimaste e poi si restringeva. Finiva un po' piu' sopra del posto dove avrebbe dovuto esserci il naso. Il buco arrivava troppo in alto perche' gli occhi fossero rimasti intatti. Era cieco... Doveva essere un sogno...Ma non era un sogno. Poteva sperare che fosse un sogno finche' voleva ma non avrebbe cambiato la situazione...

No no no non puo' essere cosi'.

No no.

Mamma.

Mamma dove sei?...

Mamma te ne sei andata e ti sei dimenticata di me. Sono qui. Non riesco a svegliarmi mamma. Svegliami tu. Non posso muovermi. Tienimi stretto. Ho paura. Oh mamma mamma cantami qualcosa e strofinami e fammi il bagno e pettinami i capelli e lavami le orecchie e goca con i miei alluci e fammi battere le manine e soffiami il naso e baciami sugli occhi e sulla bocca come ho visto che facevi con Elizabeth, come devi aver fatto con me.

Allora mi svegliero' e non ti lascero' piu' altrimenti avro' paura e faro' brutti sogni... Oh vi prego oh oh vi prego. No no no vi prego no.

Vi prego.

Non io..."

 

Tratto da D.Trumbo, "E Johnny prese il fucile", Bompiani.

 

 

FILM

 

FILM VIETATI: LA GUERRA NON VA RACCONTATA

 

Dal romanzo "Addio alle armi" viene tratto un film che nel 1932 mette in scena la sconfitta di Caporetto. Scatta la censura e gli italiani per vederlo in TV dovranno aspettare 50 anni. Oscuramento in Italia e Germania anche per il film "All'Ovest niente di nuovo", uscito nel 1930, vincitore di due Oscar ma troppo antimilitarista. Nel 1950 la narrazione della storia di un obiettore di coscienza ha un effetto cosi' dirompente che il "servizio segreto psicologico" dell'esercito francese ne impedisce la realizzazione. Il film viene ripreso dieci anni piu' tardi, cambia titolo (da "L'obiettore" diventa "Non uccidere") e il regista Autant-Lara e' costretto a realizzarlo in Jugoslavia, fra il 1961 e il 1963. Il film ha un impatto poderoso sull'opinione pubblica. In Italia viene vietato ma il sindaco di Firenze Giorgio La Pira sfida il divieto e lo proietta di fronte ai giornalisti e alle autorita' appositamente invitare. Stesso effetto shock ha in Italia "Uomini contro" di Francesco Rosi. Il regista incontra

resistenze tali in Italia da doverlo realizzare in Jugoslavia. Il film esce nel 1970 provocando uno strascico di polemiche. Raccontare la verita' della guerra, risvegliare le coscienze e' stata un impresa.

 

 

 

NEMICO

 

SUL MURO C'ERA SCRITTO COL GESSO

VIVA LA GUERRA.

CHI L'HA SCRITTO

E' GIA' CADUTO.

CHI STA IN ALTO DICE:

SI VA VERSO LA GLORIA.

CHI STA IN BASSO DICE:

SI VA VERSO LA FOSSA.

LA GUERRA CHE VERRA'

NON E' LA PRIMA. PRIMA

CI SONO STATE ALTRE GUERRE.

ALLA FINE DELL'ULTIMA

C'ERANO VINCITORI E VINTI.

FRA I VINTI LA POVERA GENTE

FACEVA LA FAME. FRA I VINCITORI

FACEVA LA FAME LA POVERA GENTE EGUALMENTE.

 

DALLE BIBLIOTECHE

ESCONO I MASSACRATORI.

STRINGENDO A SE' I FIGLI

STANNO LE MADRI E SCRUTANO ATTERRITE

NEL CIELO LE SCOPERTE DEI SAPIENTI.

 

AL MOMENTO DI MARCIARE MOLTI NON SANNO

CHE ALLA LORO TESTA MARCIA IL NEMICO.

LA VOCE CHE LI COMANDA

E' LA VOCE DEL LORO NEMICO.

E CHI PARLA DEL NEMICO

E' LUI STESSO IL NEMICO.

 

GENERALE, IL TUO CARRO ARMATO E' UNA MACCHINA POTENTE

SPIANA UN BOSCO E SFRACELLA CENTO UOMINI.

MA HA UN DIFETTO:

HA BISOGNO DI UN CARRISTA.

GENERALE, IL TUO BOMBARDIERE E' POTENTE.

VOLA PIU' RAPIDO D'UNA TEMPESTA E PORTA PIU' D'UN ELEFANTE.

MA HA UN DIFETTO:

HA BISOGNO DI UN MECCANICO.

GENERALE, L'UOMO FA DI TUTTO.

PUO' VOLARE E PUO' UCCIDERE.

MA HA UN DIFETTO:

PUO' PENSARE.

 

QUANDO LA GUERRA COMINCIA

FORSE I VOSTRI FRATELLI SI TRASFORMERANNO

E I LORO VOLTI SARANNO IRRICONOSCIBILI.

MA VOI DOVETE RIMANERE EGUALI.

ANDRANNO IN GUERRA, NON

COME AD UN MASSACRO, MA

AD UN LAVORO SERIO. TUTTO

AVRANNO DIMENTICATO.

MA VOI NULLA DOVETE DIMENTICARE.

VI VERSERANNO GRAPPA NELLA GOLA

COME A TUTTI GLI ALTRI.

MA VOI DOVETE RIMANERE LUCIDI.

BERTOLT BRECHT

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PATRIA

 

"Se conoscessi qualcosa di utile alla mia patria, che però fosse pregiudizievole per l'Europa, oppure che fosse utile all'Europa e pregiudizievole al Genere umano, lo considererei come un delitto."

Ch. Montesquieu (illuminista francese, 1689-1755)

 

"La nostra vera nazionalità è l'umanità."

H.G. Wells (scrittore inglese, 1866-1946)

 

"Stringiti alla patria / e siile fedele con tutto il tuo cuore."

F. Von Schiller (scrittore tedesco, 1759-1805)

 

"E' bello e glorioso morire per la patria (dulce ed decorum est pro patria mori):"

Orazio (poeta latino, I secolo a.C.)

 

"Chi per la patria muor vissuto è assai."

Pola (librettista italiano, prima metà del XIX secolo)

 

"Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo -, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore, e il disprezzo della donna".

Filippo Tommaso Marinetti (da un articolo del 1909)

 

"Il patriottismo è l'ultimo rifugio del mascalzone."

S.Johnson (letterato inglese, 1709-1784)

 

"Se la guerra è una cosa orribile, il patriottismo non è forse l'idea madre che lo nutre?"

G.De Maupassant (scrittore francese, 1850-1893)

 

"Nonostante il tenero amore che nutro per il mio Paese, non ho mai saputo essere un grande patriota né un nazionalista... E ben presto è nata in me una diffidenza verso i confini e un amore profondo, spesso appassionato, per quei beni umani che per loro natura stanno al di là dei confini... Col passare degli anni mi sono sentito ineluttabilmente spinto ad apprezzare maggiormente ciò che unisce uomini e nazioni piuttosto che ciò che li divide."

Hermann Hesse (scrittore tedesco, oppositore al nazismo, 1877-1962)

 

"Il mondo non sarà mai un posto tranquillo finché non si riuscirà ad estirpare il patriottismo dalla razza umana."

G.B. Show (commediografo irlandese, 1856-1950)

 

"Un uomo puo' trovare piacere a marciare al suono si una banda militare. Ma per fare cio' non ha bisogno del cervello, gli basta il midollo spinale."

Albert Einstein

 

 

OBIEZIONE

 

Don Milani : "L'obbedienza non e' piu' una virtu'"

Nel 1954 Lorenzo Milani fu nominato priore a Sant'Andrea a Barbiana, una piccola parrocchia di montagna, dove l'anno successivo fondo' una scuola per i ragazzi del popolo che avevano finito le elementari. Nel febbraio del 1965 scrisse una lettera aperta a un gruppo di cappellani militari toscani, che in un loro comunicato avevano definito l'obiezione di coscienza "estranea al comandamento cristiano dell'amore e espressione di vilta'". La lettera fu incriminata e don Lorenzo rinviato a giudizio per apologia di reato. Il processo si concluse con l'assoluzione, ma su ricorso del pubblico ministero, il 28 ottobre 1968 (quando don Lorenzo era gia' morto da un anno) la corte d'appello, modificando la sentenza di primo grado, condanno' lo scritto.

 

Elogio della disobbedienza

di don Lorenzo Milani

 

"MAESTRI SUPERFICIALI, PROFESSORI IMBROGLIONI"

 

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli." Voi giuristi dite che le leggi si riferiscono solo al futuro, ma noi gente della strada diciamo che la parola "ripudia e' molto piu' ricca di significati, abbraccia il passato e il futuro. E' un invito a buttare tutto all'aria: all'aria buona. La storia come la insegnavano a noi e il concetto di obbedienza militare assoluta come la insegnano ancora."

"Abbiamo preso i nostri libri di storia (...) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca d'una "guerra giusta". D'una guerra cioe' che fosse in regola con l'articolo 11 della Costituzione. Non e' colpa nostra se non l'abbiamo trovata (...) Quando andavamo a scuola noi i nostri maestri, Dio li perdoni, ci avevano bassamente ingannati. Alcuni poverini ci credevano davvero: ci avevano ingannati perche' erano a loro volta ingannati. Altri sapevano di ingannarci, ma avevano paura. I piu' erano forse solo superficiali. A sentir loro tutte le guerre erano "per la Patria". I nostri maestri si dimenticavano di farci notare una cosa lapalissiana e cioe' che gli eserciti marciano agli ordini della classe dominante (...) Non posso non avvertire i miei ragazzi che i loro infelici babbi hanno sofferto e fatto soffrire in guerra per difendere gli interessi di una classe ristretta (di cui non facevano nemmeno parte!) non gli interessi della Patria (...) Alcuni mi accusano di aver mancato di rispetto ai caduti. Non e' vero. Ho rispetto per quelle infelici vittime. Proprio per questo mi parrebbe di offenderli se lodassi chi le ha mandate a morire e poi si e' messo in salvo. (...) Del resto il rispetto per i morti non puo' farmi dimenticare i miei figlioli vivi. Io non voglio che essi facciano quella tragica fine. Se un giorno sapranno offrire la loro vita in sacrificio ne saro' orgoglioso, ma che sia per la causa di Dio e dei poveri, non per il signor Savoia o il signor Krupp. (...) Io ai miei ragazzi insegno che le frontiere sono concetti superati (...) Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l'idea di andare a fare l'eroe in prigione, ma non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguitero' a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioe' che se un ufficiale dara' loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura. Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me. Poi forse qualche generale trovera' ugualmente il meschino che obbedisce e cosi' non riusciremo a salvare l'umanita'. Non e' un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l'umanita' ci salveremo almeno l'anima.

 

 

 

 

 

 

 

 

NAZIFASCISMO

 

"E' tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzione filosofiche o religiose."

Documento ufficiale del fascismo sul problema della razza, stilato da docenti universitari italiani.

 

"La conservazione dell'esistenza razziale dell'uomo promuove la vittoria dei migliori, dei più forti e consente di effettuare la sottomissione del peggiore e del più debole."

Adolf Hitler (Mein Kamft, La mia battaglia)

 

"Dobbiamo essere crudeli. Dobbiamo riabituarci ad essere crudeli con la coscienza pulita."

Adolf Hitler (Mein Kamft, La mia battaglia)

 

"Solo obbedendo, solo avendo l'orgoglio umile ma sacro di obbedire, si conquista poi il diritto di comandare."

Benito Mussolini

 

"La disciplina consiste in un imbecille che si fa obbedire da altri più intelligenti di lui."

J.Benavente Martinez (drammaturgo spagnolo, 1866-1954)

 

"Non si può mettere tutti allo stesso livello. L'eguaglianza è antinaturale e antistorica."

Benito Mussolini

 

 

 

SILENZIO

 

Elisa Springer

 

 

Elisa Springer e' nata a Vienna nel 1918 in una famiglia di commercianti ebrei di origine ungherese. Aveva 26 anni quando venne arrestata e deportata ad Auschwitz con il convoglio in partenza da Verona il 2 agosto 1944. La sua forza e una serie di fortunate coincidenze, le consentono di tornare fra i vivi, dapprima nella sua Vienna natale e poi in Italia, dove si trasferisce nel 1946. Da questo momento e per cinquant'anni la sua storia cade nel silenzio assoluto: nessuno sa di lei, conosce il suo dramma; nessuno vede (o vuole vedere) il numero della marchiatura di Auschwitz che Elisa tiene ben celato sotto un cerotto. La sua vita si normalizza, nasce un figlio. Cinquant'anni dopo proprio questo figlio, Silvio, vuole capire, sapere e lei, per amore di madre ritrova le parole che le sembravano perdute. Ora Elisa Springer vive a Manduria, in provincia di Taranto.

 

Ha scritto il libro-testimonianza "Il silenzio dei vivi - All'ombra di Auschwitz, un racconto di morte e resurrezione" (edizioni Marsilio, 1997). Nell'introduzione scrive:

 

Affido questo libro a tutti i ragazzi che avrei voluto conoscere, agli altri che ho incontrato, conosciuto, amato e che da me hanno voluto sapere...

La loro attenzione, le manifestazioni di affetto, la loro ansia di non dimenticare, l'esigenza di liberta' e rispetto per l'uomo, sono diventati punti fermi, irrinunciabili, su cui costruire un mondo, una societa', fatta di liberta' e non di schiavitu', di giovani liberi e fratelli, giovani che sapranno trovare il modo e forse il tempo, di spiegare agli altri e a noi: se, e dove abbiamo sbagliato.

Loro, saranno i veri giudici del nostro passato e del loro domani.

Affido al loro verdetto, la storia della mia vita!

Elisa Springer

 

 

 

PERDONO

 

Domanda a Primo Levi, sopravvissuto ai lager nazisti: "Nel suo libro Se questo è un uomo non si trovano espressioni di odio nei confronti dei tedeschi, né rancore, né desiderio di vendetta. Li ha perdonati?"

Risposta: "Come mia indole personale, non sono facile all'odio. Lo ritengo un sentimento animalesco e rozzo, e preferisco che invece le mie azioni e i miei pensieri, nel limite del possibile, nascano dalla ragione; per questo motivo, non ho mai coltivato entro me stesso l'odio come desiderio primitivo di rivalsa, di sofferenza inflitta al mio nemico vero o presunto, di vendetta privata. Devo aggiungere che, a quanto mi pare di vedere, l'odio è personale, è rivolto contro una persona, un nome, un viso: ora, i nostri persecutori di allora non avevano viso né nome, lo si ricava da queste stesse pagine: erano lontani, invisibili, inaccessibili. Prudentemente, il sistema nazista faceva sì che i contatti diretti fra gli schiavi e i signori fossero ridotti al minimo. Avrete notato che, in questo libro, si descrive un solo incontro dell'autore protagonista con una SS, e non per caso esso ha luogo solo negli ultimi giorni, nel Lager in disfacimento, quando il sistema è saltato.

Del resto, nei mesi in cui questo libro è stato scritto, e cioè nel 1946, il nazismo e il fascimo sembravano veramente senza volto: sembravano ritornati al nulla, svaniti come un sogno mostruoso, giustamente e meritatamente, così come spariscono i fantasmi al canto del gallo. Come avrei potuto coltivare rancore, volere vendetta, contro una schiera di fantasmi?

Non molti anni dopo, l'Europa e l'Italia si sono accorti che questa era un'ingenua illusione: il fascismo era ben lontano dall'essere morto, era soltanto nascosto, incistato; stava facendo la sua muta per ricomparire poi in una veste nuova, un po' meno riconoscibile, un po' più rispettabile, più adatta al nuovo mondo che era uscito dalla catastrofe della seconda guerra mondiale che il fascismo stesso aveva provocata. Devo confessare che davanti a certi visi non nuovi, a certe vecchie bugie, a certe figure in cerca di rispettabilità, a certe indulgenze, a certe connivenze, la tentazione dell'odio la provo, ed anche con una certa violenza: ma io non sono un fascista, io credo nella ragione e nella discussione come supremi strumenti di progresso, e perciò all'odio antepongo la giustizia. Proprio per questo motivo, nello scrivere questo libro, ho assunto deliberatamente il linguaggio pacato e sobrio del testimone, non quello lamentevole della vittima né quello irato del vendicatore: pensavo che la mia parola sarebbe stata tanto più credibile ed utile quanto più apparisse obiettiva e quanto meno suonasse appassionata; solo così il testimone in giudizio adempie alla sua funzione, che è quella di preparare il terreno al giudice. I giudici siete voi.

Non vorrei tuttavia che questo mio astenermi dal giudizio esplicito fosse confuso con un perdono indiscriminato. No, non ho perdonato nessuno dei colpevoli, né sono disposto ora o in avvenire a perdonarne alcuno, a meno che non abbia dimostrato (coi fatti: non con le parole, e non troppo tardi) di essere diventato consapevole delle colpe e degli errori del fascismo nostrano e straniero, e deciso a condannarli, a sradicarli dalla sua coscienza e da quella degli altri. In questo caso sì, io non cristiano sono disposto a seguire il precetto ebraico e cristiano di perdonare il mio nemico; ma un nemico che si ravvede ha cessato di essere un nemico".

(Appendice al libro di Primo Levi "Se questo è un uomo", Einaudi)

 

 

 

GRATITUDINE

 

L'altro

 

Noi, i sopravvissuti,

a chi dobbiamo la sopravvivenza?

Chi e' morto per me in ergastolo,

chi la mia pallottola ha colpito,

quella a me destinata, al cuore?

Su quale morto io mi ritrovo vivo,

le sue ossa presenti nelle mie,

gli occhi che gli cavarono e che vedono

con gli occhi del mio viso,

e la mano che non e' la sua mano,

e nemmeno e' la mia,

qui a scrivere parole spezzate

dove lui non e', nella sopravvivenza?

 

Roberto Fernandez Retamar

poeta cubano, nato nel 1930

 

 

VIOLENZA

 

Il periodo clandestino

 

Fu un amore, amici,

che doveva finire;

credemmo che gli uomini fossero santi,

i cattivi uccisi da noi,

credemmo diventasse tutta festa e perdono,

le piante stormissero fanfare di verde,

la morte premio che brilla

come sul petto del bambino

la medaglia alle scuole elementari.

Con pena, con lunga ritrosia,

ci ricredemmo.

Rimane in noi il giglio di quell'amore.

 

Mario Tobino

Narratore e opeta italiano (1910-1991). Ha partecipato attivamente alla Resistenza in Toscana.

 

 

La violenza e' semplice; le alternative alla violenza sono complesse.

Friedrich Hacker

 

 

 

 

 

 

MILIONI

 

Più di 3 milioni di bambini muoiono a causa della disidratazione dovuta a malattie intestinali, l'80% delle quali durante i primi due anni di vita. Una bustina di sali reidratanti costa 250 lire.

 

Ogni anno i vaccini forniti dall'UNICEF salvano 3 milioni di piccole vite. Costa solo 30 mila lire vaccinare un bambino contro le 6 principali malattie dell'infanzia.

L'aumento della copertura vaccinale ha permesso di salvare oltre 20 milioni di bambini negli ultimi 10 anni nei paesi in via di sviluppo.

La copertura di vaccinazione è passata dal 25% del 1980 all'80% di oggi. Per il 2000 l'UNICEF conta di eliminare il tetano ed aumentare ancora la copertura dei vaccini.

 

L'allattamento al seno permette di salvare 6 milioni di bambini ogni anno. L'UNICEF ha promosso 7500 ospedali per avere educato le donne all'allatamento al seno.

 

Fonte: Unicef

 

INGIUSTIZIE

 

Illustri bugiardi

 

Sono scomparsi tutti

uno dopo l'altro

Se ne sono andati

ubriachi dei loro crimini

 

Non crederemo mai piu'

a quegli illustri bugiardi

Con le dita di aquile

hanno trapassato le nostre carni

 

Prigionieri, assiderati

fremiamo di terrore

Chi mai verra' ancora

a strapparci gli occhi?

 

Madiya Faik-Nzuji

poetessa africana del Congo, nata nel 1944, prima scrittrice di questa regione

 

 

 

La rosa

 

La rosa s'apre, la rosa

appassisce senza sapere

quello che fa.

Basta un profumo

di rosa

smarrito in un carcere

perche' nel cuore

del carcerato

urlino tutte le ingiustizie

del mondo.

 

Ho-Chi-Minh (1890-1969)

poeta e uomo politico vietnamita, protagonista della liberazione della sua gente dal colonialismo, autore di versi scritti in carcere nei quindici mesi di prigionia in Cina, fra il 1942 e il 1943.

 

 

 

 

SCHIAVI

 

In una realtà brasiliana, De Castro, il 59% dei bambini lavora al taglio della canna da zucchero. Ha un'età compresa fra i 7 e i 14 anni. Il 57% ha riportato ferite causate dagli utensili e per paura di perdere il lavoro questi bambini hanno nascosto le ferite.

Nonostante il Brasile abbia firmato l'abolizione dei lavori forzati e condannato la schiavitù per debito o servitù, i "signori degli schiavi" continuano a violare questa normativa.

 

Fonte: UNICEF

 

 

L'India è uno dei dei maggiori esportatori di tappeti annodati a mano e occupa 300 mila bambini in servitù, 50 mila dei quali sono in schiavitù. Si tratta di bambini che sono stati portati via da casa con l'inganno. Un giorno si è presentato a casa loro un tipo ben vestito che ha raccontato ai loro genitori della possibilità di prendere in custodia i bambini per addestrarli a fare i tessitori. Ma, una volta partiti i figli, i genitori non ne hanno più alcuna notizia e a volte, quando vanno a cercarli, non riescono nemmeno a vederli perché sono cacciati col fucile. Se poi chiedono di averli indietro si sentono dire che prima di tornare a casa devono ripagare la somma che hanno ricevuto in prestito e che nel frattempo è aumentata di 10 o 20 volte a causa degli interessi, delle spese di mantenimento del ragazzo, dei danni che ha fatto durante l'apprendimento. Conclusione: il bambino deve restare finché fa comodo al padrone. Non di rado finché è cadavere.

Questa situazione è stata presa di petto da un gruppo che, con l'aiuto dei genitori, fa delle vere e proprie incursioni a sorpresa nei laboratori in cui sono rinchiusi i bambini e li libera. Fino a oggi sono stati liberati in questo modo 24 mila bambini.

 

Franco Gesualdi, Guerre&Pace luglio-agosto 1994

 

 

 

 

 

 

SOLDI

 

 

Aforismi sul denaro

 

"Chi crede che col denaro si possa fare di tutto è indubbiamente disposto a far di tutto per il denaro."

H.Beauchense (editore francese, nato nel 1898)

 

"Il denaro, solo lui, governa tutte le cose."

Publilio Sirio (poeta latino, I secolo a.C.)

 

"Non c'è nulla di peggio del denaro

nella società umana."

Sofocle (tragico greco, 496-406 a.C.)

 

 

CAINO

 

Quando il 15% degli uomini che popolano la terra dispongono dell'85% delle ricchezze naturali del mondo, mentre centomila loro fratelli ogni giorno muoino di fame,

e tu taci:

Caino, sei tu.

 

Quando gli agricoltori del nuovo mondo versano 270 tonnellate di latte sulla strada "per calare i prezzi" mentre sett madri su dieci vedranno i loro bambini morire di fame prima che compiano 15 anni

e il tuo cuore non scoppia d'indignazione e di collera:

Caino, sei tu.

 

Quando so che per comperare un litro di quel latte sparso così delittuosamente, un manovale indonesiano deve lavorare dieci volte di più del suo collega degli Stati Uniti,

e mi accontento di mormorare: "Vergognoso!":

Caino, sono io.

 

Quando so - è l'Organizzazione Mondiale della Sanità che mene informa - che 550 milioni di uomini potrebbero essere salvati dalla malaria con 165 milioni di franchi, ahimè introvabili, benché non rappresentino che la centotrentaduesima parte del bilancio militare della Francia, la tremillesima parte di quello degli Stati Uniti,

e non faccio appello alla coscienza universale:

Caino, sono io.

 

Quando vieni a sparere che se tutti gli affamati, gli infelici, gli abbandonati potessero sfilare attorno al mondo, il loro corteo farebbe 25 volte il giro della terra,

e non ne sei spaventato

Caino, sei tu.

 

Meno carri armati e più aratri. PER TUTTI.

Meno bombardieri e più ospedali. PER TUTTI.

Meno bombe e più pane. PER TUTTI.

Togliete le armi per poter amare.

Distribuite per poter essere amati.

Poiché tutto si salverà, se sapremo amare.

 

Ed è a voi giovani che voglio rivolgere le mie ultime parole: "Voi possedete in questo momento il tesoro più grande, la massima potenza: l'Avvenire.

Il domani sarà come lo farete voi.

Il suo destino è il vostro.

Balzate gioiosamente all'assalto dell'avvenire.

Ridete in faccia a coloro che vi parleranno di prudenza, d'opportunità, che vi consiglieranno di mantenere l'equilibrio.

E poi soprattutto credete nella bontà del mondo.

Vi sono nel cuore di ogni uomo dei tesori di amore: tocca a voi farli venire alla superficie.

Dite a voi stessi che la più grande disgrazia che possa accadervi è di non essere utili a nessuno e che la vostra vita non serva a nulla.

Fintanto che ci sarà sulla terra un innocente che avrà fame, che avrà freddo, che sarà perseguitato,

fintanto che vi sarà sulla terra una carestia che si può evitare o una prigione dispotica,

nè voi, nè io avremo il diritto di tacere o di riposarci.

 

Raol Follereau

Nota: i testi sono tratti dal libro "La civiltà dei semafori", del 1969. I dati riportato da Follereau nei suoi scritti risalgono all'epoca della loro redazione. Si intendono perciò variati nel corso del tempo.

 

Raol Follereau nasce a Nevers (Francia) nel 1903. Durante un viaggio in Africa, a 25 anni, incontra il primo lebbroso. Da allora, e per tutta vita insieme alla moglie Madeleine, promuoverà campagne di sensibilizzazione e iniziative in favore dei lebbrosi e dei più abbandonati. In Italia, la sua opera è portata avanti dall'AIFO.

 

 

Dal Nono rapporto UNDP-ONU

 

"Si stima che il costo addizionale per raggiungere e mantenere un accesso diffuso all'istruzione di base per tutti, alle cure sanitarie di base per tutti, alle cure mediche per la procreazione di tutte le donne, a un'adeguata alimentazione per tutti, ad acqua potabile e al miglioramento delle condizioni igieniche per tutti, si aggirerebbe intorno ai 40 miliardi di dollari l'anno: il che rappresenta meno del 4% della somma concentrata nelle mani delle 225 persone più ricche del mondo."

 

 

 

UMANESIMO

 

Noi non andremo verso il popolo. Perche' siamo gia' il popolo. Andremo se mai verso l'uomo. Perche' questo e' l'ostacolo, la crosta da rompere: la solitudine dell'uomo, di noi e degli altri. La nuova leggenda, il nuovo stile sta tutto qui. E con questo la nostra felicita'. Sapevamo e sappiamo che dappertutto, dentro gli occhi piu' ignari o piu' torvi, cova una carita', un'innocenza che sta in noi condividere. Parlare. Le parole sono il nostro mestiere. Sentiamo tutti di vivere in un tempo in cui bisogna riportare le parole alla solida e nuda nettezza di quando l'uomo le creava per servirsene. Il nostro compito e' difficile ma vivo. E' anche il solo che abbia un senso e una speranza. Sono uomini quelli che attendono le nostre parole, poveri uomini come noialtri quando scordiamo che la vita e' comunione.

Cesare Pavese

("Ritorno all'uomo", articolo su L'Unita' del 20 maggio 1945, primo numero non clandestino)

 

Dove si crea un'opera, dove si continua un sogno, si pianta un albero, si partorisce un bimbo, la' opera la vita e si e' aperta una breccia nell'oscurita' del tempo.

Hermann Hesse, scrittore tedesco non violento

 

Un uomo e' ricco in proporzione al numero di cose di cui puo' fare a meno.

Henry David Thoreau

 

Dare è diventato più soddisfacente, più bello, che ricevere;

amare è più importante che essere amato.

Erich Fromm

psicoanalista tedesco

 

L'essenziale è invisibile agli occhi.

Antoine de Saint-Exupery ("Il Piccolo Principe" )

 

Tratta bene la Terra.

Non ci è stata data dai nostri padri,

ci è stata prestata dai nostri figli.

Pastori nomadi del Kenya

 

E' divenuta sempre piu' profonda la mia convinzione che non ci e' possibile essere nemici l'un l'altro, ma che, come esseri umani, dobbiamo stare insieme alleati contro la potenziale distruzione della nostra dimora, lo stupendo pianeta Terra. Non c'e' tempo da perdere."

Suor Rosemary Linch

 

Pensate a cose straordinarie, saranno loro a portarvi in alto.

Peter Pan

 

Due parole su PeaceLink

 

Abbiamo fondato PeaceLink nel 1991 offrendo giorno dopo giorno un servizio gratuito per la causa della pace, dei diritti umani, della solidarieta' internazionale, della salvaguardia della vita e dell'ambiente, dell'aiuto umanitario. Chi si e' impegnato in Peacelink ha messo gratuitamente a disposizione le proprie competenze tecniche e culturali, nonche' i computer e le varie attrezzature necessarie all'impresa di creare una rete; nessuno, per statuto, ha ricevuto uno stipendio per tutto questo e anzi ognuno si e' autotassato per la buona riuscita del progetto.

Senza dover sostere "spese per personale" e decentrando i costi abbiamo potuto fare molte cose con limitati mezzi finanziari. PeaceLink non ha ricevuto alcun contributo da enti, istituzioni, partiti o sponsor. Siamo stati cosi' liberi di disobberire, obbedendo unicamente alla nostra coscienza. Alle nostre spalle non abbiamo avuto padroni occulti a cui dover obbedire. Il sostegno finanziario e' stato fornito da semplici cittadini ed e' utilizzato unicamente per le spese vive di carattere tecnico nonche' per scopi di solidarieta'. Questo ci ha reso liberi e vicini ai "senza voce". E cosi' abbiamo potuto avviare dentro la telematica italiana un percorso di esplorazione delle dimensioni emozionali e liberatrici della comunicazione in rete, incontrando tanti amici che non conoscevamo e con i quali e' stato possibile avviare processi di globalizzazione solidale dal basso.

 

In questi anni siamo stati impegnati su molteplici attivita'. Ne vogliamo citare solo tre.

 

- Molto coinvolgente e intenso e' stato il sostegno a Gianmarco, un bambino affetto da una grave e rara malattia, la leucodistrofia. E' stata un'esperienza che ci ha consentito di esplorare le grandi potenzialita' solidali della rete telematica e la sua possibilita' di cercare aiuto in tutto il mondo per la diagnosi e l'eventuale cura delle malattie rare.

 

- Ci siamo inoltre messi a disposizione dei bambini di strada africani seguiti da padre Kizito e dai volontari della comunita' di Koinonia a Nairobi; recentemente e' sorto anche il nuovo centro di Kivuli ed e' stato attivato un forno che puo' cuocere 50 chili di pane in un'ora.

 

- Recentemente nella tragedia del Kossovo ci siamo impegnati per svolgere un servizio di informazione e di rete costantemente aggiornato a disposizione di tutte le realta' del movimento per la pace. Il nostro soccorso alle vittime della violenza e' cominciato ben prima della guerra: il sito di PeaceLink negli scorsi anni ha dato informazioni sul Kossovo denunciando le violazioni dei diritti umani mentre i mass media tacevano o preferivano rivolgere la loro attenzione ad argomenti frivoli. E mentre erano in corso i bombardamenti, davamo spazio e voce al prof.Djordje Vidanovic, un oppositore di Milosevic residente nella citta' serba di Nis. Da questa esperienza sta per nascere un libro.

 

- Adesso stiamo diffondendo questo libretto; lo vorremmo inviare per posta alle scuole e ci occorre un aiuto: chi ci vuole sostenere puo' inviare un contributo in francobolli a PeaceLink c.p.2009, 74100 Taranto.

Alessandro Marescotti

presidente di PeaceLink

 

 

 

 

 

 

PeaceLink

rete telematica per la pace

c.p.2009

74100 Taranto

 

info@peacelink.it

http://www.peacelink.it

 

Per sostenere la rete:

ccp 13403746

intestato a Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte

Stampato riprodotto in proprio da Ass.PeaceLink, 28/7/99