Julio Lancellotti

Los Excluidos

pubblicato da Edizioni della battaglia - Palermo, 1994
Vengo da un Paese che ha oggi 150 milioni di abitanti e dove, pochi giorni fa, una madre nella periferia di Recife, che è una delle grandi città del Nordest del Brasile, città piuttosto ricca, una madre, dunque, ha mangiato carne umana.

Lei che lavora tra i rifiuti, che, là ha trovato un pezzo di carne e l'ha portato a casa e l'ha fritto. Alcuni vicini hanno notato che usciva da quella carne un grasso strano e le hanno detto: "ma questa è carne umana!".

Lei ha risposto: "ma io ho tanta fame! io e mio figlio... anche se è carne umana la mangio lo stesso". Era la carne di un seno che era stato buttato nei rifiuti dell'Ospedale di Recife. E' questo seno che quella donna e suo figlio hanno mangiato pochi giorni fa.

Vengo da un Paese dove gli esclusi già mangiano carne umana e dove poco tempo fa un bambino del Nordest del Brasile che moriva di fame chiese a sua madre: "Mamma, ma in cielo c'è il pane?" Già, siccome non c'è pane qui sulla terra, il bambino sognava che almeno in cielo si potesse mangiare il pane.

Si è detto che i bambini e gli adolescenti sono ormai considerati "indicatori economici"; aggiungo che i bambini e gli adolescenti sono "indicatori etici" della società, cioè ne mettono in evidenza la salute mentale o la follia a partire dal valore che si dà alla dignità umana. La società moderna neo-liberista, a partire da questo indicatore etico, con il suo modello economico che crea esclusione, deve essere dichiarata insana, produttrice di miseria, di fame e di ingiustizia, produttrice di follia.

Nulla può giustificare che ogni ora, in Brasile, muoiano più di 30 bambini al di sotto di un anno.

Secondo i dati dell'IBEA, l'Istituto Brasiliano di Economia Applicata che ha realizzato la mappa dell'infanzia, sappiamo che ci sono 15 milioni di indigenti bambini e adolescenti, in un universo di 32 milioni di indigenti. Il governo brasiliano considera "miserabile" chi ha una rendita di 20 dollari al mese. Questi 15 milioni di bambini e adolescenti sono indigenti, cioè stanno sotto la soglia della miseria. Dei 32 milioni di indigenti che sopravvivono nella società brasiliana, 6 bambini su 10, al di sotto di un anno, vivono in case dove non ci sono condizioni igieniche minime.

Soltanto poco più della metà della popolazione infantile e giovanile ha la possibilità di bere acqua che sia stata filtrata e che comunque sia acqua corrente in casa; più del 15% dei bambini, minori di 5 anni, soffre di cronica denutrizione; più del 50% dei bambini e degli adolescenti vive in famiglie con un reddito pro capite che corrisponde alla metà del salario minimo [2]; circa 4 milioni dei bambini, dai 7 ai 14 anni, che appartengono a famiglie escluse, non frequentano la scuola, soprattutto nelle periferie urbane e nelle zone rurali. Il sistema scolastico è altamente selettivo e, su 100 bambini iscritti al primo anno, solo 47 arrivano al quarto anno delle elementari e appena 20 concludono il primo grado di scolarizzazione.

In Brasile c'è un massacro al giorno, anche se è rimasto famoso soltanto quello della Candelaria [3] perché è avvenuto nel salotto buono del Brasile.

Il bollettino della Commissione della Pastorale della Terra [4], recentemente pubblicato, mostra che nell'anno 1993 ci sono state, in Brasile, 19.940 persone in condizioni di schiavitù. Questo dato è stato divulgato adesso: 19.940 persone, ripeto, vivono schiave sul lavoro.

La polizia militare, soltanto a San Paolo, uccide una persona ogni 7 ore. Ogni 7 ore una persona è giustiziata. Così è scritto nel "Rapporto sui diritti umani" della Commissione Pastorale della Terra. Si tratta di eliminazioni sommarie di minorenni a San Paolo. Le statistiche mostrano che il 54% delle persone giustiziate dalla polizia non ha precedenti penali. La nostra è una polizia che uccide gli innocenti.

Il bollettino della Commissione Pastorale della Terra commenta così questi dati: "Ciò che esiste è soltanto Ciò che è quantificabile". La società brasiliana, (e sembra anche la società mondiale) vive in maniera ossessiva secondo questa affermazione. Citando Ernesto Sabato, lo scrittore argentino che si è occupato degli stessi problemi nel suo Paese, è possibile affermare che "il segno di riconoscimento della nostra società è la quantità e il numero". Le nostre Commissioni di difesa della vita e dei diritti umani offrono alla società brasiliana dati e bilanci circa conflitti e morti. C'è un dibattito permanente tra la necessità di ridimensionare, a partire da criteri chiari e pubblici, le proporzioni della violenza che si prolunga anno dopo anno e l'esigenza di individuare i drammi umani che i numeri e i grafici e le tabelle banalizzano. In un Paese dove esistono fatti come quelli di Carandirú [5], di Vigário Geral [6], di Haximú [7] è sempre più difficile commuovere la gente e la società internazionale di fronte al quadro delle violenze perpetrate contro i bambini, gli adolescenti, i lavoratori della terra, i sindacalisti, gli operatori di pastorale e tanti altri che lottano in difesa della vita. I dati di cui siamo a conoscenza sono importanti ma a volte li banalizziamo. Non ci commuovono più. E neppure ci preoccupa sapere che nella città di San Paolo, 4 milioni di persone vivono in abitazioni collettive, i famosi "corticos" [8] con un solo servizio igienico per 50 famiglie.

4 milioni di abitanti vivono a Roma, 4 milioni in Uruguay, 2 milioni di persone, a San Paolo, vivono nelle favelas e più del 75 % in condizioni assolutamente inadeguate.

Io domando: in nome di quale sistema economico si uccide in Brasile? E' compatibile con il sistema neo-liberista la garanzia di una qualità della vita per tutti? Il sistema neo-liberista, con i suoi criteri di gestire l'economia, offre davvero possibilità di vita per tutti gli esseri umani?

Si dice che il Brasile produca a sufficienza per nutrire 150 milioni di abitanti; invece sappiamo anche troppo bene che l'economia brasiliana è pianificata solo per 60 milioni di persone. Gli esclusi non contano. Nel sistema neo-liberista non si deve usare il concetto di "povero" perché può contenere una sfumatura pietistica e suppone anche uno sguardo moralista, perché si può intendere che il povero è colui che non ha quello che io ho e forse si può dare a lui qualche cosa in maniera che non sia più povero. Nel sistema neo-liberista noi usiamo il concetto di esclusi perché gli esclusi non contano.

Il sistema neo-liberista non ha proposte per gli esclusi. Gli esclusi non sono cittadini. Gli esclusi non hanno diritti. Gli esclusi, se scompaiono, nessuno se ne accorge. Se i marocchini se ne andassero dall'Italia chi ne sentirebbe la mancanza? Se gli extra-comunitari sparissero dalle città del Nord d'Italia chi se ne rammaricherebbe? Se i bambini serbi non apparissero più ai semafori delle città del Nord d'Italia chi si preoccuperebbe? Qui a Napoli per pulire la città in occasione della riunione dei 7 grandi [9] del mondo sono stati assunti tanti poveri disoccupati: se questi poi scomparissero dalle strade, chi sentirebbe la loro mancanza? Gli esclusi non contano e l'esclusione nel sistema neo-liberista fa parte del nostro buon senso, cioè del modo di pensare comune nella nostra società.

Stamattina, venendo a piedi al Castello, ho visto un uomo, probabilmente un africano, disteso vicino alla porta, dalla parte della strada. Penso che se egli fosse entrato per dormire qua dentro, in uno di questi banchi, forse, anche noi ci saremmo spaventati perché già fa parte del nostro buon senso che questo non è un posto dove gli esclusi possono sdraiarsi.

Ormai è questo il modo di pensare della nostra società. Dobbiamo approfondire questo concetto di esclusione, perché la nostra società sempre più vuole escludere quelli che sono differenti, che non contano, che non producono, che danno problemi di sicurezza. L'industria che cresce di più, almeno in Brasile, ma penso in gran parte del mondo, è l'industria dei sistemi di sicurezza. Le persone abitano sempre più in condomini chiusi, in palazzi con sistemi collaudati di sicurezza, in ville recintate dove gli esclusi non entrano; si può supporre che l'onda neo-liberista ancora non sia entrata con tutta la sua forza in Brasile, dove, solo nella città di San Paolo, più di 10 mila persone dormono all'aperto, (sono gli uomini e le donne della strada), e si prevede che per il prossimo anno, quando l'onda neo-liberista sarà più forte in Brasile, il numero dei disoccupati aumenterà.

Attualmente solo a San Paolo sono due milioni. La popolazione benestante abbandona il centro della città e va ad abitare in campagna, in ville e cittadelle chiuse, come già accade nelle grandi città degli Stati Uniti. Cresce l'intolleranza e con essa l'industria dei sistemi di sicurezza.

Noi abbiamo riflettuto che la forma più semplice di solidarietà è la tolleranza, perché senza la tolleranza c'è lo sterminio. Il Brasile si è messo in evidenza per essere il Paese degli stermini, per avere una cultura dello sterminio. Questa cultura non è propria solo del Brasile, è una cultura che tutti oggi vivono.

Nell'ambito della esclusione c'è un dato di fatto che può apparire a prima vista strano: è il corpo dell'escluso. Visitando l'Italia mi hanno portato a vedere belle chiese, castelli, monumenti, pitture, tutte cose bellissime, documenti storici. Noi chiamiamo alcune parti della città centri storici, dove ci sono i castelli come questo dove siamo riuniti. Ma tutte queste bellezze sono i documenti storici dei potenti, dei vincitori. Dove sono i documenti storici degli esclusi? dove sono i documenti storici dei miserabili? Non è rimasto nulla di loro, nessun monumento. Gli esclusi hanno lavorato per costruire questi monumenti, ma poi la sala è la Sala dei Baroni e il Castello e i Palazzi sono dei Re. Sicuramente i poveri li hanno costruiti, ma non c'è nessun momento storico che racconti la storia degli esclusi...

In America Latina abbiamo imparato che il corpo è il documento storico degli esclusi, il corpo magro, sfinito, assassinato, violentato, prostituito, nero, il corpo della donna, il corpo dei bambini che chiedono elemosine.

Il corpo degli esclusi è il loro documento storico e dobbiamo imparare a leggere la storia degli esclusi a partire dal loro corpo perché è l'unico documento storico che gli esclusi possiedono. Dobbiamo imparare a costruire la storia a partire da questo documento storico che noi consideriamo un documento sacro perché è il documento dove sta scritta tutta la storia dell'esclusione, della miseria, della tortura. Questo documento storico esiste nei paesi del Terzo Mondo ed anche in quei pezzi di Terzo Mondo che si trovano nel Primo. Ci sono molte persone qui che dicono che a Napoli esiste un Terzo Mondo nascosto. Con certezza i G7 non andranno a vedere questo mondo. La città è tutta bella, preparata, le hanno fatto il maquillage affinché i G7 vedano cose belle.

Ieri per strada ho guardato tanti operai che pulivano le case, che spazzavano le strade, che piantavano fiori nei luoghi dove i potenti della terra passeranno; ma quando i potenti arriveranno, loro, gli operai, non potranno trovarsi vicini alla bellezza che hanno prodotto.

Il documento storico degli esclusi è il loro corpo. Dobbiamo pensare e riflettere su questo, dobbiamo creare un cammino, una pratica. Io sono sicuro che noi dobbiamo imparare dagli esclusi. Questo contrasto che ho vissuto attraversando l'Italia mi ha provocato uno shock anche fisico e mi ha prodotto persino una allergia perché, lo sapete, quando si subisce un impatto molto forte facilmente si rivelano allergie sulla pelle. Dunque dobbiamo imparare dalla pratica degli esclusi; la trasformazione della società non si fa a partire dalle idee, ma a partire dalla pratica.

La trasformazione della situazione degli esclusi, tipica di tanti bambini e adolescenti nel mondo, sarà possibile a partire dalle teorie che deriveranno dai una pratica. Coloro che studiano le scienze e la filosofia hanno un grande ruolo nella misura in cui sappiano allearsi alla pratica degli esclusi, e appoggiare le lotte di coloro che si sentono dimenticati.

Il grande impegno etico del nostro lavoro è collocare l'escluso al centro delle nostre attenzioni, accorgerci di come l'escluso pensa, agisce, lotta per la sopravvivenza, come vede il mondo e come il mondo lo vede.

Cercare di capire questo senza essere noi degli esclusi, cercare di capire quale è la cosmo-visione degli esclusi e come possiamo diventare loro alleati, rinunciando al nostro pensiero di Primo Mondo, centro e nucleo generatore di ogni nostra riflessione.

Vorrei dire qui qualcosa che mi sembra molto importante: nonostante le considerazioni che vado facendo con voi quando vi mostro la situazione di morte in lotta con la vita in Brasile, paese così pieno di esclusi, ecco, quello che vorrei dire e mi sembra importante è che nella nostra esclusione c'è una speranza. In Brasile noi chiamiamo la nostra speranza "speranza disobbediente" cioè speranza che si ostina, speranza testarda, speranza che sussiste anche senza ragione apparente... è una speranza che marcia anche se ci tagliano i piedi, una speranza che unisce anche se ci tagliano le mani, una speranza che cerca di intravedere la strada anche se ci strappano gli occhi, una speranza che vive anche se è colpita al cuore. E una speranza di esclusi che si costruisce giorno dopo giorno nella pratica delle nostre comunità ecclesiali di base e dei movimenti popolari e dei centri di diritto e difesa dei bambini e degli adolescenti. Una pratica che è lotta.

Vedete, in Brasile non c'è guerra civile perché una guerra civile suppone che le due parti siano armate; in Brasile c'è un massacro, perché solo una parte è armata, solo una parte uccide, massacra... e purtroppo spesso questa parte è finanziata dalla popolazione stessa. La polizia militare di San Paolo è lo squadrone ufficiale della morte. Io sono sotto processo al Tribunale di San Paolo perché ho fatto questa affermazione alla TV. La polizia militare è lo squadrone della morte, finanziata dalla popolazione per uccidere gli esclusi, quelli che sono scomodi, che disturbano; è la polizia militare che uccide una persona ogni 7 ore nel governo democratico dello Stato di San Paolo (parte Est) il cui Governatore è Fleury, cioè l'ex capo della polizia. La polizia militare è connivente con la prostituzione infantile. Tutti gli alberghi dove c'è la prostituzione infantile a San Paolo sono protetti dalla polizia, che ogni settimana riceve il pagamento per questa protezione. Il narco-traffico è protetto dalla polizia. Oggi non è possibile capire la situazione del bambino, dell'adolescente in Brasile senza comprendere questo trinomio: violenza, prostituzione, narcotraffico.

A San Paolo per poter operare socialmente in alcune aree di maggiore esclusione siamo costretti a fare degli accordi con i narcotrafficanti; alcuni agenti di pastorale entrano in certe aree perché i narcotrafficanti lo permettono, perché ancora tollerano il lavoro degli operatori di pastorale.

I servizi a Rio de Janeiro, persino i servizi pubblici sono stati assunti dai narco-trafficanti; sono loro che aprono asili nido, scuole, centri di ricreazione per i bambini. Questa non è una politica pubblica dello Stato ma è un'azione dei trafficanti di droga che sono capaci di organizzare feste con più di 10 mila partecipanti nelle piazze della città, che riuniscono tutta la popolazione e distribuiscono alimenti, giochi ai bambini. Questo ormai già accade nella città di San Paolo e la polizia civile è connivente con questa situazione, collabora sia con i narco-trafficanti sia con i giustizieri.

Le bambine che vivono nella prostituzione vengono trasferite ai vari distretti della polizia e giocate a sorte. I poliziotti vogliono sapere con chi manterranno rapporti sessuali e obbligano le bambine alla pratica del sesso orale. Questo accade normalmente nei distretti di polizia del centro della città di San Paolo. Le autorità ci chiedono di consegnare la lista con i nomi dei poliziotti che fanno queste cose, ma le autorità sanno molto bene che noi non possiamo farlo. Ce lo chiedono per ipocrisia, sanno bene che nel momento in cui consegnassimo una lista di questi nomi le bambine sarebbero uccise e gli agenti di pastorale sarebbero minacciati e scomparirebbero. Noi saremmo costretti a togliere da queste aree i nostri operatori. Abbiamo denunciato questi fatti e indichiamo le aree della città dove questo accade affinché la polizia faccia le sue inchieste. Chi ha potere di fare inchieste, di aprire inchieste è la polizia, non è la chiesa, non sono i movimenti popolari, né gli operatori di pastorale. Noi siamo costretti a parlare tante volte con i narcotrafficanti affinché non uccidano, né impongano uccisioni.

I bambini a partire dai 6 anni già lavorano per i narco-trafficanti, le bambine che sono portate alla prostituzione, vivono come schiave in alberghi situati in pieno centro della città; la polizia sa dove sono questi alberghi, il capo della polizia sa che i suoi sottoposti ricevono denaro dalla prostituzione e dal narco-traffico.

Il governo dello Stato di San Paolo sa; eppure continuano a chiederci di consegnare liste di nomi. Sanno già tutto questo, sono al corrente, ma la polizia militare è segnata dal marchio dell'impunità per i delitti che commette perché in Brasile esiste un Tribunale di eccezione, un Tribunale straordinario che si chiama Tribunale Militare. Un membro della polizia che commette un delitto comune è considerato come se avesse commesso un delitto militare e quindi è giudicato da un Tribunale Militare. I poliziotti sanno che in questi Tribunali Militari saranno addirittura premiati ed assolti per i delitti che hanno commesso. Fino ad oggi nessun poliziotto è stato condannato per il massacro del carcere di Carandirú dove 111 prigionieri furono sommariamente assassinati. Uno dei colonnelli che diresse il massacro di Carandirú è adesso nel centro della città di San Paolo, organizza il lavoro con i bambini di strada ed è un uomo estremamente pericoloso.

Capite, un uomo che ha capeggiato l'operazione militare di Carandirú, adesso si occupa dei bambini di strada nel centro di San Paolo. Con quale obiettivo? Molti bambini sono scomparsi e pochi giorni fa abbiamo scoperto cosa la polizia fa per non fare apparire quante sono le vittime delle esecuzioni sommarie. I bambini che muoiono vittime della violenza della polizia non li mandano all'Istituto Medico Legale (che, per incredibile che sembri, è un servizio pubblico legato alla polizia) ma sono mandati per la verifica del decesso a quello che a San Paolo si chiama "Hospital das Clínicas" dove ufficialmente sono inviati soltanto i cadaveri chi muore di morte naturale. Dopo dicono che noi stiamo delirando perché diciamo che i bambini avevano dei fori di proiettile nel corpo, che ci sbagliamo quando affermiamo che questi bambini sono stati assassinati perché "la verifica del decesso è fatta dove si verificano le morti naturali".

Intanto il numero di coloro che sono assassinati dalla polizia diminuisce e il numero di morti naturali aumenta... è questo il trucco. Il governo può dire con soddisfazione che ha avuto successo nel controllo della violenza della polizia.

Lo Statuto del bambino e dell'adolescente, che è stata la nostra maggior vittoria, la vittoria della società civile, contiene la nostra proposta che si chiama "difesa della cittadinanza". Per noi il concetto di cittadinanza è ampio e molto importante perché suppone diritti e doveri. Il concetto di cittadinanza è un concetto che noi abbiamo difeso. Noi cerchiamo di difendere la cittadinanza dei nostri bambini e adolescenti, vogliamo che siano considerati cittadini, soggetti di diritto e di doveri, e il primo dovere del cittadino è di conoscere i suoi diritti. Il governo brasiliano, nonostante abbia firmato la Dichiarazione dell'ONU per la difesa della cittadinanza e dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonostante abbia realizzato proprio in Brasile il cosiddetto "patto per l'infanzia", (che è un impegno a diminuire la mortalità infantile), bene, il governo brasiliano non obbedisce allo Statuto del bambino e dell'adolescente. La mortalità infantile in Brasile aumenta del 13% nelle aree del Sud e del 48% nelle aree del Nord e del Nordest; ma il governo brasiliano si è impegnato a diminuire la mortalità infantile... In Brasile siamo tanti a lottare, le ONG per esempio.

Lottiamo per lo Stato di diritto, lottiamo in un'epoca in cui abbiamo una Costituzione, in cui si dice che esiste una Democrazia, noi lottiamo per ottenere uno Stato di diritto, lottiamo perché le leggi siano obbedite. La nostra pratica quotidiana con i bambini e gli adolescenti è una pratica dove essi percepiscono in maniera molto conflittuale che sono soggetti di diritto, perché la nostra forma di educazione comunitaria è un'educazione alla cittadinanza, è un'educazione politica, un'educazione solidale dove adottiamo metodi non di competizione, ma di solidarietà, dove i bambini cominciano a sperimentare quello che noi speriamo per loro.

Noi vogliamo vivere già adesso quello che speriamo, noi vogliamo vivere già adesso quello che annunciamo, noi cerchiamo di vivere già adesso quello in cui crediamo.

Noi non utilizziamo più il concetto ormai superato che il bambino è l'avvenire, noi diciamo che il bambino è il presente perché pensare che il bambino è il futuro ci sembra un modo molto utilitarista di affrontare il problema; è importante difendere il punto di vista che il bambino è il presente e che ha bisogno di vivere oggi, di mangiare oggi, di giocare oggi, di essere rispettato oggi. I nostri bambini partecipano a tutte le lotte del Movimento popolare, sono soggetti delle lotte del Movimento popolare. Non sono presenti nel Movimento popolare soltanto perché le loro mamme li conducono per mano o anche i loro padri, ma perché loro stessi di propria iniziativa partecipano, partecipano con la loro maniera di essere, cantando, danzando, disegnando, giocando, protestando; partecipano nell'ambito proprio della loro età e del loro sviluppo fisico e intellettuale, cercano anche di capire e di fare una lettura dell'esclusione, del perché sono esclusi.

Sono esclusi non perché sono ignoranti, o perché sono figli di gente che lavora poco, perché sono neri, perché sono immigrati; sono esclusi perché questa è la logica del neo-liberismo: questa è la logica del sistema economico, è la logica che noi viviamo. E noi lottiamo per rompere questa esclusione.

Vedete, è come se i G7 e quelli che non sono esclusi imbandissero una bellissima tavola per una cena e allora gli esclusi vanno a rompere il loro vasellame, a strappare le tovaglie, a togliere l'equilibrio alle tavole anche segando le gambe e poi rovesciando tutto fanno scempio del cibo. Vedete, coloro che non sono esclusi devono sopportare almeno questo, perché gli esclusi sono scomodi, disturbano, fanno disordine civile gli esclusi fanno un disordine civile e gridano e gli altri dovranno accorgersi che gli esclusi sono scomodi più di quanto essi pensassero. Allora ritengono necessario far tacere questi esclusi.

Noi non vogliamo tacere, noi vogliamo camminare. E come illustrazione pratica di questo cammino voglio raccontarvi un fatto e consegnarvi una piccolissima lettera che ho ricevuto alcuni mesi or sono.

Nell'aprile scorso durante la settimana santa, come tutti gli anni, i bambini esclusi di San Paolo hanno fatto una grande marcia verso il centro della città. Erano 2.500 e hanno fatto una via crucis del bambino e dell'adolescente. Uno dei bambini della marcia apparteneva a un gruppo che aveva fatto una occupazione di terra. Noi non usiamo il termine invasione di terra, i potenti dicono invasione, noi diciamo occupazione...

E' una questione fisica; ogni corpo deve occupare uno spazio e quelli che non hanno uno spazio hanno bisogno di occupare uno spazio vuoto. Il bambino degli ocupantes portava una grande croce e tutti gli altri avevano croci piccole nelle mani; però non camminavano tristi mentre portavano la croce, anzi cantavano pieni di speranza e avevano dei testi che mostravano le loro denunce e il loro grido profetico, perché gli esclusi sono sempre profeti, profeti di un nuovo tempio e di un nuovo ordine.

Il primo posto dove ci fermammo fu di fronte all'edificio dove funziona un organo del Governo dello Stato di San Paolo che si chiama SOS CRIANCA, cioè SOS BAMBINO. Questo organo avrebbe per Statuto l'obbligo di difendere i diritti dei bambini; però tutti i giorni in quel luogo gli adolescenti arrivano con le manette e già torturati, perché, lo sapete, la polizia di San Paolo tortura. Tutti i mezzi mobili di trasporto della polizia sono anche centri di tortura; e la polizia tortura con lo shock elettrico: alle bambine collocano il filo dell'elettroshock nel seno e poi il filo è legato a una piccola macchina che dà la scarica elettrica; per i bambini lo shock elettrico è collocato negli organi genitali o anche nell'ano e gli adolescenti sono appesi al famoso "Pau de arara" che già esisteva al tempo della dittatura militare. E un palo dove le persone sono appese per i piedi e per le mani e subiscono lo shock elettrico e poi i poliziotti gettano acqua fredda; oppure questi adolescenti sono collocati dentro barili pieni di acqua e si minaccia di affogarli affinché confessino delitti che non hanno commesso. Allora in quella via crucis i ragazzi sono arrivati in questo posto SOS CRIANCCA, in questo posto dove normalmente arrivano già torturati.

Ci siamo fermati lì e 2.500 bambini e adolescenti di fronte all'edificio si sono messi a danzare, a protestare, a cantare il rap che è la musica degli esclusi; è la musica urbana, è la musica di protesta che nasce nel mondo intero e là hanno consegnato un documento di protesta al Governo dello Stato perché è un Governo che mente, un Governo che omette di intervenire di fronte allo sterminio e la morte.

Poi la nostra via crucis ha continuato e la polizia ha cercato di impedirlo ma le automobili della stampa hanno aperto il cammino ai bambini e così i bambini sono entrati e noi con loro nella zona di prostituzione più miserabile di San Paolo in un quartiere chiamato Braz, quartiere tipicamente italiano, oggi sfigurato dalla miseria con molti alberghi dove le bambine sono trattenute come schiave, prostitute schiave. Bene, là di fronte a questi alberghi, i bambini e gli adolescenti hanno acceso un grande falo e hanno bruciato il cartellone dove c'era scritto "violenza sessuale, prostituzione, stupro" e hanno manifestato la loro solidarietà e il loro impegno di lottare contro la prostituzione infantile.

Ed infine i bambini hanno marciato fino al Palazzo del Governo Municipale dove il Sindaco è uno dei più "degni" rappresentanti della politica neo-liberista; si chiama Paulo Maluf, ed è l'uomo che sta distruggendo tutto ciò che l'amministrazione popolare anteriore alla sua, gestita da Luisa Erundina, era riuscita a far nascere di positivo nella città di San Paolo. I bambini hanno marciato verso questo palazzo restaurato che è copia di un palazzo veneziano. I bambini camminavano portando le loro proposte per l'educazione, la sanità e per la casa, perché questo Sindaco ha tagliato ogni finanziamento alle abitazioni popolari che erano costruite collettivamente in "mutirao" [lO]. Quando Maluf seppe che i bambini marciavano verso il suo palazzo in una manifestazione popolare rumorosa, allegra e piena di speranza, ordinò che la polizia circondasse il palazzo e fece chiudere tutti i portoni. I bambini gridavano: "siamo venuti in pace! ".

Non riuscimmo a entrare neppure per prendere un po' d'acqua. Era mezzogiorno, un giorno molto caldo e non potevamo neppure prendere acqua per i bambini. Davanti al Municipio chiuso, il bambino senza terra che caricava la croce più grande fu simbolicamente crocifisso sulla porta, di fronte a tutti i suoi coetanei e a tutta la stampa del Brasile mostrando che il sistema neo-liberista crocifigge i bambini e gli adolescenti. Questo fatto ha avuto una grande ripercussione in tutto il Brasile e il giorno seguente il Sindaco Paulo Maluf ha rinunciato alla sua candidatura alla presidenza della Repubblica del Brasile e la stampa nazionale ha commentato che i bambini e gli adolescenti esclusi di San Paolo avevano distrutto il sogno di un Sindaco con manie di grandezza.

Gli esclusi, quando agiscono collettivamente, possono avere un'incidenza politica molto forte.

Infine vorrei leggervi una lettera scritta da un vescovo brasiliano, neo convertito alla causa degli esclusi. Noi nel Brasile quando parliamo di vescovi diciamo che c'è poco da fare; si può solo tentare di convertirli.

Quando il vescovo va a visitare qualche parrocchia preparano una strada bella e tappezzata; noi invece lo prendiamo per mano e lo portiamo a camminare nel fango, in mezzo agli esclusi, affinché si converta. Questo piccolo pezzetto di storia oggi in Brasile è stato scritto da monsignor Irineu Danelon, vescovo di Lins, un salesiano che è stato molto tempo a Roma. Sapete, i vescovi quando restano molto tempo a Roma subiscono il lavaggio romano del cervello; compete a noi togliere dalla testa di questi vescovi la mitra e metterci un berretto perché molte volte loro pensano che la mitra è il nido dello Spirito Santo mentre in Brasile noi diciamo che lo Spirito Santo non viene dall'alto, lo Spirito Santo sale dal basso verso l'alto.

E' qui presente fra noi una giovane donna del Nicaragua, forse è passata finora, ma io mi sono molto rallegrato di incontrarla ieri. Ho già detto a voi che il corpo è il documento storico dei poveri. Ho ripetuto alla giovane Felicia del Nicaragua, che abita e lavora a Parigi, che mai lei riuscirà ad avere un volto. che non sia nicaraguense, perché il volto nicaraguense è un documento storico.

Per questo, quando è arrivata all'aeroporto di Napoli nel volo da Parigi, non l'hanno lasciata entrare. E stata condotta in una sala dove è stata interrogata: "Chi era questa donna? cosa veniva a fare a Napoli? e perché una nicaraguense viene qui a Napoli proprio quando si prepara la riunione dei G7? E' una presenza molto pericolosa, in ogni caso, anche se lei fosse venuta per un incontro, per un convegno, per un seminario, per una conferenza". Io desidero in questo momento, salutando Felicia, la sorella del Nicaragua, salutare tutto il popolo del Nicaragua, salutare tutto il popolo degli esclusi, tutti quelli che lottano per la dignità della vita.








Note

2. Il salario minimo che esiste da 50 anni è fissato dal Governo, ed è la cifra sotto la quale teoricamente nessuno può essere retribuito. E' determinato sulla base di un paniere di circa 20 prodotti alimentari per la durata di un mese in una famiglia di 4 persone.

3. Candelaria è una chiesa bellissima di stile barocco a Rio de Janeiro, e si chiama esattamente Nostra Signora della Candelaria; davanti alla sua porta sono stati massacrati, nel giorno 23 luglio 1993, 8 bambini di strada.

4. La Commissione Pastorale della Terra è un organo della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), è un servizio alla causa dei contadini e dei lavoratori senza terra che collabora direttamente con le iniziative delle Chiese Evangeliche e Luterane.

5. Carandirú è una prigione di San Paolo dove il 2 ottobre 1992 ci fu una ribellione dei detenuti; 111 di loro furono massacrati dalla polizia.

6. Vigário geral è una favela di Rio de Janeiro dove nell'agosto del 1993 furono eliminate 21 persone innocenti, a titolo di rappresaglia per la morte di 4 poliziotti.

7. Haximú è un villaggio indigeno nell'Amazzonia brasiliana presso la frontiera con il Venezuela dove nell'agosto 1993 si è verificato il massacro di un numero imprecisato di indios Yanomami.

8. Corticos sono abitazioni collettive e miserabili delle classi povere del Brasile collocate nel centro delle grandi città.

9. Padre Lancellotti usa anche il termine "i 7 ladroni", espressione ricorrente oggi in Brasile in assonanza evidente con la favola delle Mille e una notte.

10. Mutirao è una forma semplice di organizzazione popolare del lavoro collettivo gratuito, per realizzare opere di interesse comune.




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