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Copertina

Il nuovo libro di PeaceLink
Per non dimenticare che non ci sono guerre buone

Cronache da sotto le bombe

Le email dei serbi sotto
i bombardamenti NATO
Per non dimenticare che
non ci sono guerre buone

Pagg. 250
Formato 13x21
Lire 18000 - Euro 9,30
Edizioni Multimage, I LIBRI DEI DIRITTI UMANI
ISBN 88-86762-23-2
Disegni di Alexandar "Sasa" Zograf
Con in appendice un dossier
di AMNESTY INTERNATIONAL
Prenotalo subito!

Il 10% del prezzo di copertina del libro andrà a progetti di solidarità a favore dell'Università di Nis

Stiamo mettendo in moto una campagna di prenotazioni ed una rete di diffusione militante; a tutti i gruppi e associazioni che prenotano più di 10 copie verrà praticato uno sconto del 50%; per ulteriori informazioni e per prenotazioni   scrivere a Olivier Turquet (turquet@dada.it) oppure usare la scheda sul sito Multimage





Vedi anche: Le presentazioni di Alessandro Marescotti (presidente di PeaceLink), Djordgie Vidanovic (Professore all'Università di Nis)

Esce in questi giorni in libreria il libro curato da Peacelink, Cronache da sotto le bombe edito dalle edizioni Multimage, la casa editrice dei diritti umani; il libro raccoglie le email di Djordje Vidanovic, Sasa Zograf e Maja Zurovac che scrivevano via Internet ai pacifisti italiani. Il libro è anche una campagna per non dimenticare e un'azione di solidarietà: il 10% del prezzo di copertina sarà destinato a finanziare i progetti di ricostruzione dell'Università di Nis.

Sarebbe lecito domandarsi: “Perché un nuovo libro sugli attacchi NATO alla Iugoslavia, dopo oltre un anno dalla fine degli stessi?”. La domanda contiene in sé stessa la risposta: la scelta di far uscire questo libro dopo molto tempo dagli attacchi, infatti, rappresenta una consapevole opposizione al sistema mediatico di massa che, basandosi sull'assenza di memoria e sulla vorace e cupida strumentalizzazione delle notizie, ha sempre prodotto pregiudizi e disinformazione. Proprio il muro di silenzio che è stato eretto dai mezzi di comunicazione di massa intorno alla questione balcanica, ci ha spinti a pensare di pubblicare un libro dopo così tanto tempo, perché ognuno dei curatori e degli autori di questo testo è convinto che la sola possibilità per evitare di chiamare “pace” il “deserto” prodotto dalle guerre risieda nel costante esercizio della mente, sottoposta a rigida ricerca dell'oggettività. Pur essendo fiorita una (relativamente) ampia letteratura che si riferisce alle tragiche vicende iugoslave del marzo-giugno 1999, il presente testo rappresenta un caso a sé, poiché non è né la riflessione dotta di baroni accademici, né un diario privato che vede la luce per scopi meramente commerciali basati sulla strumentalizzazione dei sentimenti della pubblica opinione. La consapevolezza di evitare questi ben noti stratagemmi editoriali è stata sentita come imperativo morale dai curatori del testo; pur avendolo avuto pronto sin dalla fine degli attacchi, si è, infatti, scelto di ritardarne la pubblicazione per non prendere parte al banchetto editoriale che ha avuto inizio dal disgraziato giorno in cui Belgrado ha subito il primo attacco. Con questa scelta, pensiamo di essere rimasti fedeli al nostro ideale umanistico che ci porta a considerare in primo luogo la dignità della persona in quanto tale, libera da ogni pregiudizio propagandistico o fine commerciale.

Nel corso dei lunghi giorni bui che hanno oscurato la Iugoslavia, ognuno di noi sentiva il bisogno di manifestare con più forza la propria opposizione alla prova muscolare dei militari NATO; è sorta, così, l'idea di pubblicare le lettere scambiate tra i nostri amici iugoslavi e noi. Inoltre, il libro non termina il giorno dell'accordo, bensì alla fine del mese in cui i generali hanno siglato la pace, in quanto abbiamo voluto testimoniare anche il dopo guerra, che è senz'altro il momento più difficile per chi è sopravvissuto. Questo libro, infatti, esce mentre in Kossovo continuano le violenze interetniche e mentre la tularemia (una specie di peste bubbonica) si diffonde pericolosamente nel piccolo Paese martoriato. Insomma, la vera “guerra” è quella per la sopravvivenza, che segue sempre gli attacchi militari.

Con questo libro, i tre autori cercano di dare ai lettori occhi nuovi con cui vedere ciò che è successo durante l'aggressione militare spacciata, deplorevolmente, per intervento umanitario. Crediamo che il libro dimostri che i nostri vicini serbi, così come tutti gli esseri viventi, non siano affatto quei mostri, quei demoni con le mani costantemente insanguinate che la stampa ricca e servile ha ripetutamente fatto apparire. Le lettere dei tre autori dimostrano, al contrario, che “l'umanità è la parte immortale dell'uomo”.

Per fortuna, la cultura umanistica di molti Italiani ed Europei ha fatto sì che si stringessero legami sempre più stretti con chi non accettava il gioco delle parti e voleva gridare al mondo la propria voglia di vita, sia di là, sia di qua dall'Adriatico. Il ponte telematico costruito tra le innocenti vittime di due regimi illiberali e noi ha portato alla nascita di questo libro. Ponti telematici costruiti per sostituire quei ponti reali che, secondo una logica criminale di terrorismo psicologico, la NATO ha abbattuto. Chi corrispondeva con amici iugoslavi ha sùbito sentito la necessità di far conoscere all'opinione pubblica, narcotizzata dalla propaganda NATO, l'altra faccia della medaglia degli attacchi aerei. Per molti Serbi, come per i tre autori, Internet rappresentava l'unico rifugio nei confronti di una realtà spietatamente assassina. Attraverso questi ponti si sono create amicizie nuove, e rafforzate quelle vecchie; soprattutto, su questi ponti “virtuali” si sono consolidate le convinzioni dell'inutilità della guerra. Durante i mesi di bombardamenti, questi ponti hanno permesso ai nostri amici di sopportare un attacco che difficilmente può essere descritto con aggettivi efficaci; sui nostri ponti, la dignità dell'uomo è stata rivendicata e la fratellanza è sopravvissuta. La dignità dell'uomo, di cui la Storia è ricca di illustri teorici, può ancora essere il valore fondante delle comunità civili future, a patto che la memoria non sia seppellita.

Questo libro, basato su fonti dirette, cerca proprio di non far dimenticare quanto accaduto ed è scritto da e per chi è convinto che la guerra non sia affatto “la sola igiene del mondo”. Anzi, è tutt'altra cosa…

Per ulteriori informazioni e per partecipare alla campagna di diffusione del libro collegatevi ai siti di PeaceLink (www.peacelink.it) o della Multimage (www.umanisti.it/multimage) o contattate Olivier Turquet (055580422).

Stefano Montanari
(giornalista; vicedirettore della rivista “Area, voci dal territorio”)