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Bambini, due storie a confronto

 

"Io getto il pane..."

"...E io lo cerco"

 

Vi proponiamo le storie di Paola e Jakim,

recitate dai bambini di una quinta elementare

e dedicate a Raoul Follereau,

maestro della solidarietà con i lebbrosi

e con i poveri del mondo.

 

 

Paola: "Ciao, mi chiamo Paola. E tu?"

Jakim: "Io mi chiamo Jakim... piacere di conoscerti, Paola! Quanti anni hai?"

Paola: "Otto anni."

Jakim: "Come me, allora... Mi parli di te?"

Paola: "Io ho una bella casa, ho una cameretta tutta per me. Sono fortunata, sai? Il dottore abita nel mio palazzo e se ho la febbre è tutto per me. Faccio la terza elementare, vado in palestra a fare minibasket, ho molti giochi nella mia camera. La mamma dice che ne ho troppi e a volte me ne butta via un po'. Non sempre mi va di mangiare... il mio papà mi sgrida perché deve buttare via il pane che non mangio. E il tuo papà che dice se non mangi?"

Jakim: "Io non ho papà. Io veramente ho fame... e mangio di tutto... quando ce n'è. La mamma è spesso triste perché non mangio... perché non mi può portare da mangiare. Mentre tu non vuoi mangiare, io non posso mangiare. Ogni mattina, quando mi sveglio, non so se mangerò. Da poco ho cominciato a lavorare, ma con la mia paga dobbiamo pagare i debiti. Mia mamma ha potuto tirare avanti la famiglia grazie ad un prestito e non finiamo mai di pagarlo."

Paola: "Certe volte mi arrabbio con la mamma perché non mi compra le merendine che piacciono a me. Con papà ho fatto quest'estate i capricci: lui voleva andare in montagna mentre io volevo andare al mare in vacanza. A me non piace andare in vacanza in montagna! Che noia! Dimmi Jakim... a scuola come va?"

Jakim: "Da noi è tutto distrutto, la scuola è stata colpita con il cannone, non ci siamo potuti più andare. Era sempre più bello andare a scuola ... ora invece lavoro quattordici ore al giorno in una fabbrica di mattoni... e sono fortunato. I miei amici più grandi devono fare i soldati, mio cugino ha messo un piede su una mina e... poverino, l'ho visto mentre gridava e pregava... Mi hanno detto che era una mina italiana: ma perché avete costruito quelle mine? Ho visto tanti compagni morire. Anche il maestro è partito per la guerra. Chi ci insegnerà a leggere e a scrivere ora? Sai che usa una pistola costruita proprio nella tua nazione?"

Paola: "Che brutta vita fate... perché sei nato proprio lì?"

Jakim: "Mica l'ho scelto io... è il caso, è come la lotteria: io sono nato in Africa, tu sei nata in Europa. Tu con i tuoi amici stai facendo i progetti per quando sarai grande, io invece... cosa posso sperare dal futuro?"

 

Paola e Jakim vivono destini molto diversi.

Paola non è stata particolarmente buona per meritare tante cose piacevoli.

Jakim non è stato particolarmente cattivo per meritare tanta sofferenza.

Sono solo nati in paesi diversi.

Per Paola questa è stata una fortuna, per Jakim è stata una sfortuna.

Nel mondo ci sarebbero risorse sufficienti per tutti gli abitanti del pianeta ma sono distribuite in maniera ingiusta e, quindi, i bambini come Paola hanno tante cose, molte più di quelle che servono per vivere, mentre Jakim non ne hanno a sufficienza neanche per sopravvivere.

 

Un bambino dell'America del Nord consuma come 422 bambini dell'Etiopia.

 

Un cane di una nazione ricca dispone di una quantità di cibo mediamente 17 volte superiore rispetto ad un bambino delle nazioni più povere del Terzo Mondo.

 

Ogni anno i nostri cani e gatti mangiano 4.000 tonnellate di prodotti a base di fiocchi d'avena, pesce, fegato.

 

Ogni giorno in Italia si sprecano 1.500 tonnellate di pane, pari a 6 miliardi di lire.

 

Ogni giorno 11.000 bambini muoiono per malnutrizione: un bambino ogni 8 secondi.

 

L'amore, la solidarietà umana e la ragione ci chiamano alla fratellanza, alla condivisione e alla giustizia. Noi bambini delle quinte classi di questa scuola elementare abbiamo inviato un messaggio di pace ai potenti della terra per chiedere di aiutare i poveri del mondo. Una persona famosa, Follereau, inviò un messaggio di pace molti anni fa ai due potenti della terra più importanti di allora.

Leggiamola!

 

 

Lettera di Raoul Follereau

 

Al Presidente degli Stati Uniti

Al Presidente dell'Unione Sovietica

 

"Signori Presidenti,

ciò che vi domando è così poco... quasi niente... Datemi un aereo, ciascuno di Voi un aereo, uno dei vostri aerei da bombardamento. Perché ho appreso che ciascuno di questi velivoli costa all'incirca cinque miliardi di franchi... E ho calcolato che, col prezzo di questi due aerei di morte, si potrebbero risanare tutti i lebbrosi del mondo. Un aereo in meno in ogni aeroporto, ciò non modificherà l'equilibrio delle vostre forze... Voi potreste dormire tranquilli. Ma io, io dormirei più tranquillo. E dei milioni di povera gente dormirebbe finalmente... Non credete Voi che questa sia una bella occasione "per fare qualcosa"? Dieci milioni di povera gente non è tutta la miseria del mondo. Ma è già una grande miseria. Due bombardieri. E si avrebbero tutte le medicine per guarirli! Due aerei dai quali tutto ciò che voi possiate desiderare è che arrugginiscano nei loro capannoni senza mai uscire..."

 

Raoul Follereau

1' settembre 1954

 

 

Il testo del dialogo fra Paola e Jakim è una rielaborazione di spunti didattici offerti dall'AIFO, l'Associazione Italiana amici di Raoul Follereau, che a fine 1997 ha celebrato il ventesimo anniversario della morte di questo personaggio che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta contro la lebbra e alla solidarietà con i popoli poveri. Oggi l'opera di Follereau continua attraverso l'AIFO che promuove una serie di progetti di solidarietà e di aiuto concreto in diverse nazioni del Terzo Mondo. Per contatti: AIFO, via Borselli 4, 40135 Bologna, tel.051/433402, fax 051/434046.

Di fronte all'importanza delle questioni che abbiamo di fronte a volte ci sentiamo quasi inutili o insignificanti come individui singoli; eppure la vita di Raoul Follereau testimonia che si può anche partire da soli ed arrivare in tanti. E appare più che mai stringente la frase di George Bernard Shaw:

 

"Il peggior peccato contro i nostri simili non è l'odio ma l'indifferenza;

questa è l'essenza della disumanità."

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