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Ciascuno cresce solo se sognato

di

Danilo Dolci

 

 

C'è chi insegna

guidando gli altri come cavalli

passo per passo:

forse c'è chi si sente soddisfatto

così guidato.

 

C'è chi insegna lodando

quanto trova di buono e divertendo:

c'è pure chi si sente soddisfatto

essendo incoraggiato.

 

C'è pure chi educa, senza nascondere

l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni

sviluppo ma cercando

d'essere franco all'altro come a sé,

sognando gli altri come ora non sono:

ciascuno cresce solo se sognato.

 

 

Danilo Dolci, una vita per la non-violenza

 

 

Poeta, pedagogista e animatore di iniziative di pace, ha dedicato la sua vita a combattere quello che definiva "il virus del dominio".

 

Danilo Dolci nasce nel 1924 in provincia di Trieste e cresce in Lombardia. Nel dopoguerra partecipa all'esperienza di Nomadelfia (una comunità cristiana che accoglie in una grande "famiglia di famiglie", ragazzi e ragazze rifiutati dalla società) e nel 1952 si trasferisce in un paesino della provincia di Palermo, Trappeto, che definisce "il paese più misero che ho mai visto". Comincia ad operare al fianco della popolazione con metodi non-violenti. Il 14 ottobre del 1952 inizia il suo primo digiuno sul letto di un bambino siciliano morto per fame. E' animatore delle iniziative di riscatto sociale dei disoccupati e dei contadini della Valle dello Jato. Il 2 febbraio 1956 si mette alla testa di centinaia di disoccupati e con loro avvia a Partinico, in provincia di Palermo, un clamoroso sciopero "alla rovescia" per riattivare una strada intransitabile. Intende così attirare l'attenzione sulla disoccupazione siciliana facendo esplicito riferimento all'applicazione dell'articolo 4 della Costituzione Italiana che "riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto". Dopo due anni ad Enna un'iniziativa simile raccoglie tremila braccianti i quali, con un altro sciopero alla rovescia, sollecitano la costruzione di una diga iniziandone i lavori.

Nel novembre del 1967 Danilo Dolci presiede un comitato che promuove la "Marcia dal Nord al Sud per il Vietnam e per la pace" e chiede al governo italiano di prendere le distanze dall'intervento militare statunitense nel Vietnam per proporre una soluzione pacifica. Conclusasi a Roma, davanti a Montecitorio, la marcia mobilita molte persone e tocca decine di città italiane, portandovi una rappresentanza vietnamita e una dell'America dissidente e pacifista.

DaniloDolci manifesta per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza al servizio militare e per la ricostruzione dei paesi terremotati del Belice, devastato dal sisma del 15 gennaio 1968. Le lentezze dello Stato si rivelano evidenti e nasce fra molti giovani del luogo un rifiuto a svolgere il servizio militare: chiedono non il fucile e la divisa ma attrezzi di lavoro per ricostruire i paesi distrutti. Sono tempi in cui gli obiettori di coscienza andavano in carcere. Quei giovani decidono di non rispondere alla chiamata alle armi per protesta contro la latitanza del governo nelle zone terremotate. Il 10 novembre 1970 migliaia di abitanti della valle del Belice si trasferiscono a Roma e insediano davanti alla Camera dei Deputati un presidio permanente. Chiedono una legge che riconosca l'esonero dal servizio militare e l'istituzione di un servizio civile per la ricostruzione. Dopo dieci giorni e dieci notti di continua dimostrazione, i parlamentari approvano una legge che di fatto riconosce quel gesto di disobbedienza civile dei giovani del Belice e il loro diritto di partecipare alla ricostruzione evitando di dover andare al nord a fare il servizio militare. Due anni dopo verrà approvata la legge sull'obiezione di coscienza per tutti i ragazzi d'Italia.

 

Le iniziative di lotta non-violenta valgono a Danilo Dolci sia il sostegno di numerosi comitati di solidarietà in Italia e all'estero (che lo candidano al Premio Nobel per la pace più volte) sia

denunce, arresti e processi. Nonostante i suoi metodi pacifici e il suo impegno contro la mafia, le forze dell'ordine lo spiano e nei loro rapporti informativi scrivono - in ridondante linguaggio burocratico - queste curiose annotazioni: "...invia in busta chiusa un opuscolo antimilitarista in varie parti facendo cauta propaganda fra le madri, un opuscolo in cui descrive alcuni casi di indigenza suscitando localmente rimostranze e dissensi; ma notizie e dati sono stati smentiti dalle autorità. Effettua digiuni di protesta ma la sera la porta di casa viene chiusa e, si mormora, si alimenta convenientemente. Collude con le sinistre, lo visitarono il noto Lanza del Vasto e il noto Carlo Levi; ha contatti con Johan Galtung, professore di sociologia preso l'Università di Oslo. Vuolsi sia stato a Parigi con l'Abbé Pierre. Afferma che vengono perduti annualmente più di cento milioni di litri d'acqua e propone l'invasione della diga. In pratica tende a provocare una spinta dal basso con un piano di pianificazione, inculcando la coscienza dei nuovi problemi nei contadini e nei disoccupati in genere."

 

Danilo Dolci è scomparso il 30 dicembre 1997.

Tra le sue opere, alcune in forma poetica e altre in prosa, ricordiamo "Inventare il futuro", "Dal trasmettere al comunicare", "Non sentite l'odore del fumo?", "Creatura di creature", "Palpitare di nessi", "Poema umano". Negli ultimi anni della sua vita ha promosso molte iniziative di educazione alla pace e alla non-violenza per gli insegnanti proponendo un impegno sociale che fosse finalizzato - come ha affermato - non alla conquista del potere ma ad aumentare il potere di ciascun uomo contro il "virus del dominio".

 

 

Maria Teresa Tarallo

 

 

 

 

Sbrecciare il dominio

 

Ogni volta sperimento come, nel contesto di una struttura che veramente favorisce la creatività personale e di gruppo, ogni giovane è gioiosamente meravigliato di quanto riesce a esprimere e ascoltare; mi chiedo in qual modo sia possibile consolidare, approfondire e moltiplicare ampliando queste occasioni affinché riescano a inceppare e sbrecciare i meccanismi del dominio, tuttora vastamente imperanti: per riuscire a interrompere il circolo vizioso fra dilagante necrofilia inconfessata, disperazione per mancata creatività e informazione deformata, aberrante.

 

Tratto da: D.Dolci, "Dal trasmettere al comunicare", ed.Sonda.

 

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