Progetto cultura della pace ed educazione alla legalità Premessa Il presente progetto nasce e viene sviluppato in base all'esigenza di educare al rispetto della persona umana ed al senso di responsabilità. Questo progetto richiede il coinvolgimento di tutte le componenti educative (famiglia, scuola, associazioni, media, extrascuola) per una crescita della cultura alla pace come educazione al conflitto e alla resistenza. Per educazione al conflitto si intende il porre in discussione tutto ciò che conduce al conformismo, alla complicità, all'obbedienza, alla passività, aprendo un confronto critico e consapevole e proponendo alternative creative ed umanizzanti. Per educazione alla resistenza si intende l'offerta di strumenti per opporsi coscientemente alla violenza sviluppando senso di indipendenza ed autonomia, ma anche spirito di collaborazione e di costruzione. In relazione alla circolare 302 del 25/10/93 (Educazione alla legalità) si vuole proporre quindi un percorso formativo che rappresenti non un punto d'arrivo, ma un percorso che permei tutte le attività, senza farne argomento specifico di studio a sé stante. A tal scopo si darà rilevanza ai rapporti che si instaurano nella comunità classe, rapporti basati sulla correttezza, collaborazione, trasparenza, che rimandano alla conflittualità e alla resistenza di fronte a tutti i fenomeni di criminalità. Gli insegnanti e la scuola possono offrire anche alle famiglie, assieme al percorso educativo degli alunni, un nuovo tipo di rapporto e un approccio che stimoli l'educazione alla legalità. Indicazioni pedagogiche Nelle indicazioni pedagogiche si ribadisce il concetto di un'educazione alla pace non in termini moralistici o intendendo la pace come passività di fronte all'ingiustizia, ma come educazione al conflitto gestito in modo costruttivo e creativo per una crescita collettiva culturale e sociale. Nella pedagogia italiana non è stata data grande rilevanza a questo problema; tuttavia si possono citare alcuni nomi di educatori che hanno dato un contributo valido. Maria Montessori è colei che ha compreso come l'educazione possa essere "l'arma per la pace" per creare una società di persone che costituiscono una forza attiva di essa. Aldo Capitini è stato il pedagogista divulgatore del pensiero di Gandhi in Italia. Egli ha affermato lo stretto rapporto fra azione sociale e politica ed educazione come promotrice di tensioni conflittuali che facciano emergere il senso di insoddisfazione per la realtà attuale e il desiderio di cambiamento in positivo per il futuro. Secondo Capitini, i principi essenziali dell'educazione alla pace nella scuola sono: educare alla diversità attraverso il dialogo e l'apertura reciproca; educare alla disobbedienza, intesa nel senso dello sviluppo dello spirito critico; educazione alla nonviolenza per uscire dal dualismo violenza-debolezza ed apprendere le tecniche del metodo nonviolento, basato sull'uso del consenso-dissenso. Danilo Dolci in Sicilia ha attuato un discorso di educazione alla pace globale come sforzo di autoliberazione dalla violenza strutturale che interessa gli schemi psicologici, le strutture sociopolitiche ed i valori ormai fossilizzati, per contrapporre un'azione educativa nonviolenta e costruttiva. Questo discorso si adatta particolarmente alla circolare già citata sull'educazione alla legalità là dove si parla della lotta al fenomeno mafioso. Tutto ciò è ottenuto attraverso il metodo maieutico che si avvale del dialogo e della collaborazione dei singoli superando il senso di isolamento dell'individuo attraverso lo sviluppo di un senso di responsabilità collettiva. Va infine ricordato il contributo di don Lorenzo Milani all'educazione alla pace; egli non possedeva uno specifico metodo educativo ma cercava di collegare il senso di responsabilità del singolo con l'azione sociale portando a combattere ogni autoritarismo e conformismo. Metodi e relazioni umane Su questi aspetti dello spazio educativo si possono avviare esperienze nuove per gli insegnanti. Per quanto riguarda il metodo è necessario abbandonare i rigidi schematismi della programmazione curriculare per obiettivi ed esiti educativi predefiniti. Nell'educazione alla pace il compito della scuola non è quello di trasmettere informazioni e replicare un "prodotto" già prefigurato ma creare situazioni problematiche - in un'ottica di problem solving e di educazione al "pensiero divergente" - in cui lo studente sia attivo e creativo costruttore della propria formazione, secondo esiti non prefigurabili a tavolino e non riconducibili ad un'educazione al "pensiero convergente". In questo senso l'educazione alla pace non è mera trasmissione di contenuti ed informazioni "diverse" (concetti sulla nonviolenza, su disarmo, ecc.); dalla trasmissione di informazioni si deve passare alla formazione di una personalità critica e creativa che sappia mettere in discussione e non accetti passivamente i dati dell'esperienza. Per quanto riguarda le relazioni umane è richiesta la realizzazione di classi come comunità dove i conflitti sono vissuti in termini di cooperazione come previsto dalle finalità della circolare sull'educazione alla legalità: "E' necessario allora che la scuola offra ai giovani l'immagine coerente di "luogo" dove i diritti e le libertà di tutti, nel reciproco rispetto, trovano spazio di realizzazione, dove le aspettative dei ragazzi ad un'equilibrato sviluppo culturale e civile non vengono frustrate..." Obiettivi Gli obiettivi che ci si propone sono: - educazione alla solidarietà, all'interculturalità, alla tolleranza e all'amicizia fra i popoli (adozioni a distanza); - educazione alla risoluzione nonviolenta dei conflitti (addestramento a risolvere pacificamente le "liti"); - educazione alla legalità come lotta alla mafia, all'omertà, alla prepotenza e alla sopraffazione, come non cooperazione con l'illegalità (educazione a non acquistare oggetti rubati o di contrabbando); - educazione ai diritti umani e a quelli dei bambini in particolare (campagna antimine, schiavitù dei bambini in alcune aree del mondo); - educazione al consumo critico (ad esempio uso critico dell'automobile, in collegamento con l'educazione stradale, creazione di una maggiore consapevolezza critica circa la pubblicità e il consumismo, analisi dell'impatto ambientale e sociale dei prodotti, per esempio del latte in polvere nel terzo mondo); - educazione alla comunicazione per la sensibilizzazione delle famiglie e dell'opinione pubblica (raccolte di firme, utilizzo dei media e delle reti informative per propagare le idee di pace e le iniziative di solidarietà); - conoscenza dei costruttori di pace e di storie significative (Gandhi, M.L.King, S.Francesco, ecc.); - ricerca di poesie e favole per bambini sulla pace e la solidarietà fra i popoli (ad es. di Gianni Rodari). Per quanto riguarda i contenuti va proposto un nuovo punto di vista culturale che superi i vecchi preconcetti in relazione ai vari argomenti di studio. Ad esempio: - "se vuoi la pace prepara la guerra"; - superiorità della civiltà romana o europea rispetto alle altre civiltà; - le Crociate come imposizione della religione; - presentazione della "conquista" dell'America come "scoperta" geografica; - ecc. Complessivamente le iniziative di formazione ed aggiornamento dovrebbero coinvolgere anche i genitori. Mezzi e attività Si cercherà di consultare libri, giornali, documenti, letture e si useranno grafici, questionari e discussioni per suscitare interesse e riflessioni. Si utilizzeranno tutti i mezzi di comunicazione fruibili per diffondere le attività e coinvolgere giornali, reti informative e telematiche, associazioni, altre scuole, ecc. Saranno progettate campagne informative e di sensibilizzazione che nascano dalla scuola per giungere alla società e viceversa. Verranno gestite attività ludiche e di drammatizzazione che coinvolgano la sfera relazionale ed affettiva superando un concetto tutto mentale dell'apprendimento. In particolare i giochi di gruppo richiedono la familiarizzazione degli insegnanti con le tecniche di animazione. Le tecniche di animazione consentono di perseguire i seguenti obiettivi: 1) conoscenza di sé e degli altri; 2) fiducia in sé e negli altri; 3) capacità di comunicare; 4) capacità di cooperare; 5) capacità di risolvere i conflitti. Secondo Daniele Novara (cfr."Scegliere la pace - educazione ai rapporti" EGA) un percorso educativo che eluda la natura esperienziale dell'apprendimento è votato al fallimento. Una conoscenza tutta mentale si atrofizza facilmente, da qui la necessità di favorire occasioni di apprendimento attraverso il gioco, l'incontro umano, l'attività pratica e le varie facoltà espressive. Verifica L'attività di verifica sarà spostata nella valutazione del mero apprendimento quantitativo di informazioni alla verifica sul campo - attraverso l'osservazione attenta - di come le attività di educazione alla pace influiscano sull'ambiente sociale, sul modo di vivere e di pensare del gruppo classe e dei singoli.