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Contro la pena
di morte


Documenti di Amnesty International italiana sulla pena di morte

Raccolta di firme contro la pena di morte


SCHEDA INFORMATIVA
SULLA PENA DI MORTE

DOMANDIAMOCI: "LA PENA DI MORTE E' EFFICACE?"

1. A FAVORE E CONTRO LA PENA DI MORTE

Vediamo i "pro" e i "contro" della pena di morte, sulla base della documentazione raccolta da studiosi del fenomeno criminale.

E' efficace? Riduce gli omicidi la' dove viene applicata?

1.1. A FAVORE DELLA PENA DI MORTE

Si', secondo il prof.Isaac Ehrlich, dell'Universita' di Chicago.
In uno studio statistico del 1975 conclude che la sua ricerca aveva indicato "l'esistenza di un chiaro effetto deterrente della pena capitale" e suggeriva che "una esecuzione aggiuntiva all'anno potrebbe causare in media 7 o 8 omicidi in meno". Il prof.Isaac Ehrlich documenta un aumento degli omicidi negli USA fra il 1932 e il 1970 in coincidenza con una contemporanea diminuzione delle esecuzione capitali.

Lo studio in questione e' stato criticato da un punto di vista metodologico avendo omesso di porre in correlazione l'aumento del numero degli omicidi con la crescente disponibilita' di armi da fuoco e con l'aumento generale della criminalita', che vedeva un generalizzato aumento dei reati contro la persona.

1.2. CONTRO LA PENA DI MORTE

Una delle critiche al sistema della pena di morte e' basata sui confronti del tipo: se paragoniamo una citta' statunitense e una citta' italiana dello stesso numero di abitanti, si vedra' che in media negli Stati Uniti ci sono piu' omicidi. Come mai? Perche' questo mancato effetto deterrente della pena si morte? Eppure una pena cosi' terribile dovrebbe scoraggiare l'omicidio, almeno nelle intenzioni di chi la appplica.

Una risposta arriva dal dott.Sadataka Kogi, psichiatra in un carcere del Giappone (nazione che prevede la pena capitale). Analizzando 145 persone accusate di omicidio e intervistandole e' giunto alla conclusione che "nonostante fossero a conoscenza dell'esistenza della pena di morte, non erano stati in grado, a causa della loro impulsivita' e della loro incapacita' a vivere altro che il presente, dal frenarsi dal compiere atti criminosi pensando alla pena capitale".

2. INCREMENTO DEGLI OMICIDI DOPO UN'ESECUZIONE CAPITALE

Il "partito" dei sostenitori della pena capitale sostiene tuttavia che, se verso alcuni criminali non ha effetto, verso altri potenziali assassini... l'effetto ce l'ha, incutendo paura. La pena di morte avrebbe quindi un effetto "sedativo" e sarebbe una sorta di "calmante sociale" benefico. Ma vediamo se cio' corrisponde a verita': dopo un'esecuzione capitale, nei giorni immediatamente successivi, per le strade si uccide di piu' o di meno?

Uno studio statistico realizzato negli Stati Uniti ha documentato un fatto sconcertante: subito dopo un'esecuzione capitale gli omici aumentano anziche' diminuire. I dati raccolti dai ricercatori William J.Bowers e Glenn L.Pierce indicano un'impennata di due omicidi in piu' nel mese che segue un'esecuzione capitale. E quindi la pena di morte, piu' che incutere paura, determinerebbe un effetto di imbarbarimento e di imitazione della logica secondo cui "uccidere puo' essere la cosa giusta".

Altre ricerche statistiche hanno condotto a risultati analoghi.
Questo genere di indagini mina alla base il concetto che "senza la pena di morte sarebbe ancora peggio": le esecuzioni capitali avrebbero un effetto "incrementale" e di trascinamento negativo il cui impulso partirebbe dallo Stato stesso. Tanto da far pensare ad un risultato tutt'altro che "calmante": l'assassino in liberta' ricorrerebbe a tutti i mezzi, stragi comprese, pur di non farsi acciuffare e, non avendo nulla da perdere, diventerebbe una bomba sociale.

3. DISINFORMAZIONE E PENA DI MORTE

Tralasciando altre argomentazioni morali e giuridiche che evidenziano l'impossibilita' di riportare in vita un giustiziato nel caso di errore giudiziario (uno studio del 1987 ha appurato che - solo negli USA - 23 persone innocenti sono state eliminate con la pena di morte), occorrerebbe poi valutare quanto i mass media e la competizione politica possano strumentalizzare l'emotivita' di settori culturalmente vulnerabili dell'opinione pubblica. Sondaggi - come quello di Austin Sarat e Neil Vidmar in una citta' universitaria statunitense - hanno dato risultati che meritano attenzione: il 51% degli intervistati si diceva favorevole alla pena di morte (contro il 29% dei contrari e il 20% di indecisi) ma, dopo la lettura di un saggio che presentava fatti e argomentazioni sulla pena capitale, i favorevoli scendevano al 38% e venivano superati dai contrari, che raggiungevano il 42%, mentre gli indecisi si attestavano sul 20%. La Repubblica Federale Tedesca ha abolito nel 1949 la pena capitale: l'opinione pubblica favorevole alla pena di morte e' scesa dal 55% del 1950 al 30% del 1973 fino a giungere al 22% nel 1986. Cio' testimonia un consenso dell'opinione pubblica crescente la' dove si inverte rotta, anche perche' i dati evidenziano che nelle nazioni dove si elimina la pena di morte non si registra mediamente un aumento degli omicidi.

Ad esempio in Canada nel 1975 il tasso di omicidi era del 3,09 su 100 mila persone, nel 1976 e' stata abolita la pena capitale e nel 1983 il tasso era sceso a 2,74 fino a registare ulteriori decrementi negli anni successivi.
Sulla base dei dati statistici raccolti, la Commissione Reale Britannica sulla Pena di Morte si e' cosi' espressa: "Nessun dato esaminato dimostra chiaramente che l'abolizione della pena capitale abbia portato ad un aumento del tasso di omicidi, o che la sua reintroduzione abbia condotto ad una diminuzione del medesimo".

Scheda a cura di Alessandro Marescotti.

Fonte delle informazioni:
Amnesty International
"Rapporto sulla pena di morte nel mondo"
Hoepli

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