- LAVORO -
DOPO LA GLOBAL MARCH
Uniti contro il lavoro minorile
Dopo la Global March, la marcia contro lo sfruttamento infantile che ha attraversato il mondo e l'Italia a meta' del 1998, le iniziative proseguono. Riferimento per l'Italia e':
Mani Tese
via Cavenaghi 4
20149 Milano
tel.02/48008617
fax 02/4812296
e-mail: manitese@planet.it
Mani Tese, assieme al Centro Nuovo Modello di sviluppo, ha raccolto firme (che sono state depositate in Parlamento a gennaio) per l'approvazione di una legge che imponga alle aziende di rendere "trasparenti" i loro prodotti, documentandone l'esatta provenienza, le condizioni di lavoro e il livello di tutela dei diritti umani delle aziende a cui sono state appaltate le fasi di lavorazione. La campagna e' denominata "Acquisti trasparenti" (ne abbiamo parlato nel capitolo "Consumatori").
SCHEDA / LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE
Facciamo i conti
Quanto ricava per un paio di scarpe da ginnastica:
- il padrone dell'azienda a Jakarta L.26.400 (incidenza costo del lavoro 4%)
- la multinazionale L.56.000 (incidenza costo del lavoro 2%)
- il negozio a Roma L.112.000 (incidenza costo del lavoro 1%)
Lavoro minorile a Jakarta (Indonesia): costo di un bambino L.350/ora
Il costo del lavoro per costruire un paio di scarpe e' di circa L.1.100 a Jakarta.
(Elaborazioni statistiche sulle informazioni del settimanale Avvenimenti del 29/10/97)
SCHEDA / SI BATTEVA CONTRO LA SCHIAVITU' DEI BAMBINI
Iqbal Masih, eroe a 12 anni
Il 16 aprile 1995 in Pakistan fu assassinato all'eta' di 12 anni Iqbal Masih poiche' aveva avuto il coraggio di raccontare al mondo la drammatica condizione di tanti bambini in schiavitu' come lui. L'Unicef ha proposto che il 16 aprile venga ricordato ogni anno in tutto il mondo come giorno simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il comitato italiano per l'UNICEF nel 1996, in occasione del 50' anniversario del fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, ha lanciato la proposta di donare un'ora del proprio lavoro per destinare i soldi raccolti in favore di tre paesi asiatici (Bangladesh, Nepal, Pakistan) in cui il problema del lavoro minorile e' molto grave. La somma raccolta e' stata di 2 miliardi e 800 milioni.
Fuoco sulle ferite. In India, Pakistan e Nepal esistono migliaia di fabbriche-lager in cui i bambini sono ridotti in schiavitu' e scontano con il loro lavoro il debito contratto dalle famiglie. I padroni li picchiano al minimo errore e, andandosene, chiudono la porta a chiave per evitare che scappino. Un bambino di questi ha raccontato: "Spesso capita che ci tagliamo con i coltelli che usiamo per lavorare. Allora il padrone ci riempie la ferita di zolfo e gli da' fuoco. Il dolore e' terribile ma la ferita smette di sanguinare e possiamo continuare a lavorare senza sporcare i tappeti di di sangue." (Fonte: AIFO, DOSSIER Amici dei lebbrosi, ottobre 1997)
SCHEDA INFORMATIVA
Una campagna contro la schiavitù in Italia
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, struttura pacifista attiva dagli anni settanta e diretta da Peppe Sini, ha promosso una campagna per l’abolizione della schiavitù in Italia.
L’abominevole pratica della schiavitù è ovviamente illegale in Italia (cfr. artt. 600, 601, 602 CP) ma, come dimostrano le cronache, è evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e di essa sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati.
La struttura pacifista viterbese propone un piano globale di lotta contro la schiavitù e chiede un preciso impegno del governo, del Parlamento e degli enti locali.
Fulcro dell’iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative già in vigore (valorizzando in particolare l’art. 16 della recente legge 40/98 sull’immigrazione) e la loro eventuale integrazione in uno specifico indirizzo di intervento che potrebbe altresì concretarsi in una legge ad hoc, preveda in primo luogo un’azione efficace per la liberazione delle persone attualmente in condizioni di schiavitù in Italia, garantendo loro -a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese- il diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino, un’adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere e protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale.
Alla campagna hanno già espresso sostegno alcuni parlamentari, ed operatori sociali impegnati in esperienze di volontariato e di solidarietà.
Una postilla sul ruolo degli enti locali contro la schiavitù sessuale
Il "Centro di ricerca per la pace" sottolinea che particolarmente nel caso delle persone in condizioni di schiavitù oggetto di sfruttamento sessuale, una iniziativa di tale genere da parte delle istituzioni democratiche sarebbe immediatamente praticabile ed efficace.
Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d’ora con programmi di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione, valorizzando ed estendendo esperienze già in corso da parte sia di esperienze di volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici.
Notizia sul "Centro di ricerca per la pace", promotore della campagna
Ha coordinato per l’Italia negli anni ottanta la campagna di solidarietà con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi su Primo Levi, da poco scomparso. Il fondatore e responsabile, Peppe Sini, apprezzato pubblico amministratore comunale e provinciale, ha promosso varie campagne di solidarietà. Tra le sue recenti pubblicazioni: Uomini di pace; Don Milani e l’educazione alla pace; Nonviolenza: alcuni percorsi di lettura.
Per ulteriori informazioni, e per aderire alla campagna "Contro la schiavitù in Italia", contattare il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, tel. e fax 0761/353532.