GUERRE ROMANE E PROGRESSO ECONOMICO
Spesso si legge che - per quanto indesiderabili e crudeli - le guerre dei romani di fatto furono seguite da un ampliamento dei commerci e dalla creazione di un ampio mercato in grado di far progredire l'economia. La terza guerra punica contro Cartagine (146 a.C.) - tralasciando l'inganno e la pretestuosita' con cui Roma decise la spedizione che rase al suolo la citta' e ne stermino' la popolazione - rappresenta costituisce una "guerra modello" che demistifica ogni possibile influsso positivo della guerra sullo sviluppo economico. Fu infatti intrapresa allo scopo di eliminare un concorrente economico, per di piu' disarmato e appesantito dal pagamento di un forte tributo di guerra a Roma. La competizione economica fra Roma e Cartagine evidenziava la maggiore professionalita', inventivita' ed esperienza commerciale dei cartaginesi. Fra Roma e Cartagine c'era - in campo economico - un abisso paragonabile al divario culturale che distanziava Roma e Atene. La guerra servi' a "semplificare" la competizione economica eliminando dal mercato chi commerciava le merci migliori e a prezzo piu' basso. I Cartaginesi erano temuti cosi' come oggi sono temuti i giapponesi. Se ritornassero i tempi di Roma, la concorrenza dei prodotti giapponesi verrebbe "sconfitta" con la guerra. E' del tutto evidente l'impatto regressivo che tale "semplificazione" del mercato ha avuto a causa della guerra che a Roma servi' per imporre con la forza i propri prodotti piu' rozzi e meno concorrenziali.
LA GUERRA VISTA DAI VINCITORI E DAI VINTI.
Un utile esercizio e' il confronto fra il "punto di vista" di Cesare ("De bello gallico") e il "punto di vista" dei Galli (esposto da Tacito - "fanno il deserto e lo chiamano pace" - e da Brecht negli "Affari del signor Giulio Cesare"). Utile e' anche leggere la ridicolizzazione della potenza romana nei fumetti di Asterix che sostengono il "punto di vista dei Galli".
LA PACE NELLA CULTURA ROMANA.
"Se vuoi la la pace prepara la guerra". Questa la massima romana che garanti' a Roma non secoli di pace ma secoli di guerre. Nella cultura romana la "pace" coincide con la "vittoria". "Fecero il deserto e lo chiamarono pace", scrive Tacito. E ancora oggi si legge in alcuni libri di storia che, con le proprie battaglie, Roma "impose" la pace. Ed infatti si parla di "pax romana".
"Se vuoi la pace prepara la guerra" e' un detto collegato inoltre a "la miglior difesa e' l'attacco". Sulla base di tale filosofia militare Roma preparava le guerre e poi attaccava l'avversario "per difendersi". Di "attacchi preventivi" (che entrarono nella dottrina di strateghi militari di epoche successive e anche recentissime) Roma ne fece molti. La conquista della Pianura Padana fu giustificata da esigenze di "difesa". Cosi' la successiva conquista della Gallia e delle terre dei Germani. Ogni conquista veniva giustificata militarmente da esigenze di sicurezza e di difesa, dall'allontanamento della minaccia, dalla prevenzione di attacchi a sorpresa dei "nemici", dalla creazione di confini piu' sicuri, dal raggiungimento quindi di postazioni di frontiera piu' protette. Quando cessavano le giustificazioni militari iniziavano quelle "culturali": "civilizzazione" dei barbari. E cosi', per "civilizzarli", vennero sterminati.