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LE CROCIATE E LA COSTRUZIONE DELL'IMMAGINE DEL "NEMICO"

 

Ogni guerra richiede l'elaborazione di un'immagine (mostruosamente deformata) del "nemico" da combattere. Ogni guerra richiede la costruzione di "stereotipi" con i quali interpretare, semplificare, stravolgere e spesso stravolgere la realta'. Un'immagine tale da rendere il "nemico" un essere privo di umanita', un animale da poter uccidere senza pieta'. Le crociate richiedono questa procedura di "estraniazione" che espelle l'"altro" popolo dalla comunita' umana.

Una simile operazione di costruzione dell'"immagine del nemico" viene elaborata dopo la spedizione di Colombo per la conquista dell'America, a giustificazione dei crimini commessi.

Animali non degni di pieta' sarebbero oggi anche gli irakeni che, per il loro "fanatismo", si sarebbero meritati il diluvio di bombe della "Desert Storm" ieri e un embargo che ha causato fino ad ora 1 milione di morti nel silenzio della comunita' internazionale.

Non diverso e' l'intento di costruire stereotipi (alla Forattini) sui "meridionali" secondo i quali essi appoggerebbero una mafia che li opprime. La storia si ripete all'insegna della morale secondo cui ogni popolo si merita quel che ha. Si merita o di essere punito o di essere dimenticato, a seconda dei casi e delle convenienze. Al fondo di questa "deformazione dell'immagine" vi e' sempre l'obiettivo di elaborare stereotipi, ossia comode semplificazioni della realta' per scopi ideologici e pratici. La realta' ricca e contraddittoria e da' sempre torto alle ideologie che - al contrario - la vorrebbero "coerente", in modo che i "cattivi" stiano sempre da una parte e i "buoni" dall'altra (ossia dalla propria parte).

 

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