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ILLUMINISMO E PACIFISMO

 

Con l'Illuminismo si afferma l'idea di progresso. Il progresso, secondo diversi illumunisti, "costringe alla pace" al fine di salvaguardare gli scambi. In buona sostanza la pace sarebbe una condizione essenziale per l'ampliamento degli scambi economici e dei commerci. "L'effetto naturale del commercio e' di portare la pace", afferma Montesquieu nel 1748 ("De l'Esprit des loix"). Quest'idea appare gia' in Grozio e viene poi sviluppata da Costant de Rebecque, che ne fa l'idea di fondo per il saggio "De l'esprit de conquete et de l'usurpation" sostenendo che "siamo ormai giunti all'eta' del commercio, eta' che necessariamente si sovraporra' a quella della guerra". L'ottimismo di chi vede nello sviluppo della borghesia una forza di pace non e' del tutto condiviso da Rousseau. "Rousseau osserva che il senso di arricchimento spinge alla pace, ma che l'arricchimento puo' essere un semplice mezzo per arrivare alla potenza e al dominio, i quali in definitiva portano alla guerra". (dalla voce "Pace" dell'Enciclopedia Einaudi).

Altre interessanti informazioni sul "pacifismo illuminista" si trovano su D.Novara-L.Ronda, "Scegliere la pace - educazione al disarmo", EGA, p.119 e seguenti.

 

 

IL PACIFISMO DI VOLTAIRE

 

Cos iniziava la preghiera di un deista come Voltaire: "Tu non ci hai dato un cuore perche' ci odiassimo, ne' delle mani perche' ci strozzassimo. Fa che ci aiutiamo l'uno con l'altro a sopportare il fardello di un'esistenza penosa e passeggera..." (Voltaire, "Trattato sulla tolleranza", Editori Riuniti) (DG2 p.55)

 

 

NOBILI E MILITARISMO

 

La tendenza pacifista dell'Illuminismo e' anche un'istintiva presa di distanza dalle consuetudini della nobilta', tradizionalmente militarista. "L'esercizio delle armi - scrive Golo Mann - era l'elemento vitale della nobilta' e non veniva posto in dubbio da nessuno: la necessita', utilita' e autorevolezza non avevano bisogno di essere dimostrate alla massa del popolo. Indubbiamente i famosi condottieri del XVII e del XVIII secolo (...) si sentivano a loro agio in guerra, che recava loro vantaggi materiali e morali; e tuttavia essi amavano anche, soprattutto in vecchiaia, godersi in pace i loro castelli e i loro tesori artistici. L'ordinamento dei gradi e dei valori all'interno dei quali vivevano aveva basi cosi' solide, da non aver bisogno di alcuna teoria che lo giustificasse. Era un'ordinamento internazionale. Un cameratismo internazionale univa gli ufficiali di origine nobile; per questo, anche quando le loro truppe si combattevano, essi si trattavano con cortesia cavalleresca; ad esempio la cattura di un generale era soggetta a cerimonie precise. Questi erano gli usi ancora nel XIX secolo (...) Una storiella della rivista satirica tedesca "Simplizissimus" (prima del 1914) illustrava brillantemente lo spirito di questo cameratismo internazionale: dei generali francesi visitano una guarnigione tedesca; il comandante tedesco tiene un discorso, con una coppa di champagne in mano: "E se dovessimo incontrare nuovamente questo nostro amabile avversario sul campo dell'onore, ci auguriamo che la guerra si concluda con la soddisfazione di entrambi".

(voce "Militarismo", Enciclopedia del Novecento, Treccani)

 

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