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Schiavismo, boicottaggio e nonviolenza

 

LAVORARE MALE: IL BOICOTTAGGIO NONVIOLENTO DEGLI SCHIAVI NERI

 

Analizzando l'Ottocento americano (secolo in cui Lincoln abolisce formalmente la schiavitu'), come pure il periodo precedente, scopriamo forme spontanee di resistenza degli schiavi neri: spesso lavoravano male e attuavano forme di resistenza passiva che vanificavano il loro impiego e il "vantaggio" del loro essere schiavi per il padrone. "Era necessario insegnare loro a compiere le piu' semplici operazioni", si leggeva in passato sui libri americani (CG2 p.217) ma in tal modo si celava la realta'. Si trattava - in verita' - non di schiavi incapaci di comprendere gli attrezzi della "civilta'" ma di resistenza nonviolenta allo sfruttamento. Gli schiavi neri "conoscevano anche gli effetti del sabotaggio. Non erano ne' pigri ne' negligenti. Erano anzi lavoratori abili ed esperti, ai quali pero' era stata tolta ogni ragione di vivere. Percio' non si curavano ne' del bestiame ne' degli attrezzi; rallentavano il lavoro, simulavano malattie, giungevano anche a procurarsi mutilazioni pur di sottrarsi alla piantagione." (CG2 p.217-8)

Si puo' discutere se tutto cio' rientri nella nonviolenza, se nella nonviolenza oltre al boicottaggio possa rientrare anche il sabotaggio in condizioni particolarmente gravi e come atteggiamento radicale di non collaborazione, se sia nella linea della nonviolenta attuare tale strategia di nascosto e non alla luce del sole. Resta tuttavia l'interesse storico per un atteggiamento che non rimase circoscritto all'indisponibilita' di singoli individui ma divenne il segno dell'indisponibilita' sociale di masse di schiavi. Come per gli schiavi dell'impero romano anche gli schiavi neri americani riuscirono a disarticolare con la loro indisponibilita' e resistenza passiva il sistema schiavistico dimostrando che ogni sistema che opprime l'uomo produce con livelli di efficienza molto bassi. La resistenza passiva al lavoro schiavistico e' uno degli atteggiamenti pi moderni e progressisti perche' ha favorito il superamento di forme arcaiche e oppressive di organizzazione del lavoro con forme che implicavano un minimo consenso, una minima collaborazione e gratificazione da parte di chi lavora.

La storia ha cioe' dimostrato che esiste un "massimo" oltre il quale lo sfruttamento produce piu' inconvenienti che benefici.

 

 

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