Salvo Pietro Venezia: rimarrà in Italia, lo ha deciso la Corte Costituzionale

COMUNICATO STAMPA 27/6/96

PEACELINK - RETE TELEMATICA
c.p.2009, 74100 Taranto - tel.099/7303686
Internet: http://www.peacelink.it

Oggetto: Pietro Venezia salvato anche grazie alla solidarieta' dei cittadini del cyberspazio

PIETRO VENEZIA NON SARA' ESTRADATO NEGLI STATI UNITI: LA CORTE COSTITUZIONALE POCHE ORE FA HA RITENUTO E DEFINITO ANTICOSTITUZIONALI ALCUNE NORME DEL TRATTATO BILATERALE ITALIA-USA CHE CONSENTIVANO LA POSSIBILITA' DI ESTRADIZIONE PER REATI QUALI L'OMICIDIO.

La campagna di opinione negli scorsi mesi aveva toccato il livello internazionale anche grazie all'azione informativa della rete telematica PeaceLink che ha diffuso via Internet in tutto il mondo una petizione la quale e' poi confluita al Ministro della Giustizia per posta e per fax.

Viva soddisfazione al "Comitato contro la pena di morte" di Laterza (TA) che ha sostenuto Pietro Venezia nella difficile battaglia processuale che lo ha visto ricorrere alla Corte Costituzionale per evitare di essere estradato negli USA, dove rischiava la sedia elettrica.

Ecco il riferimento del Comitato:
Comitato contro la Pena di Morte
via Paolo Tria 14
74014 Laterza
tel.099/8213491-8218700

Informazioni su Pietro Venezia sono nel sito di PeaceLink
(http://www.peacelink.it).
Pietro Venezia aveva compiuto un omicidio piu' di due anni fa in Florida e poi era riuscito a tornare in Italia, senza nascondersi ma attendendo di essere arrestato, fiducioso di non essere poi estradato. Ma il presidente del consiglio Dini lo scorso anno dette il via libera all'estradizione. Si trovo' pero' ad affrontare l'opposizione di diversi parlamentari che firmarono una risoluzione contraria all'estradizione; il conflitto istituzionale fra parlamento e capo del governo giunse ad interessare la Corte Costituzionela che PROPRIO QUESTA MATTINA SUI E' ESPRESSA, appellandosi all'art.2 della Costituzione ("La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo...").

Pietro Venezia - che aveva la cittadinanza italiana pur risiedendo in Florida - non faceva parte di alcuna associazione malavitosa e faceva di professione il ristoratore.

La campagna di sensibilizzazione per Pietro Venezia non ha mai voluto scagionare Venezia dalla sua terribile colpa ma ha mirato ad evitare che si sommasse ad un omicidio un altro ancora.

Si conclude positivamente una lunga lotta giudiziaria che ha visto un piccolo paese della Puglia, Laterza (paese natale di Pietro Venezia), centro di una mobilitazione nazionale contro la pena di morte.

Alessandro Marescotti tel.099/7303686 - portavoce
Giovanni Pugliese cell.0360-985400 - coordinatore generale
RETE TELEMATICA PEACELINK


Il caso di Pietro Venezia, detenuto a Taranto

Rischia la sedia elettrica


Condannato per omicidio negli Strati Uniti, arrestato in Italia, dovrebbe essere estradato. Per evitare la pena di morte si sono mobilitati alcuni parlamentari e i suoi concittadini di Laterza (TA). Ma a Taranto regna il silenzio. Molti si chiedono: la pena di morte e' efficace? Puo' scoraggiare i crimini piu' spietati?

Quanti fax sono arrivati a Laterza per chiedere che Pietro Venezia non venga condannato a morte? Nessuno, ci risulta. Abbiamo provato a contattare sia il numero di fax diramato dal "Quotidiano" (per sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica) sia il centralino del Comune di Laterza. Fax per Pietro Venezia non ne sarebbero arrivati, stando alle informazioni raccolte telefonicamente. Ovviamente chi invia un fax contro la pena di morte non chiede la scarcerazione o una particolare clemenza verso chi ha commesso un omicidio.
Chiede che venga applicato il quinto articolo della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo dell'ONU: "Nessun individuo puo' essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti". Sulla base di questo articolo associazioni come Amnesty International si oppongono alla pena di morte (oltre che alla tortura). E in Italia il sen.Pietro Alo' ha raccolto decine di firme per chiedere al governo che Pietro Venezia non venga estradato in una nazione che gli riserverebbe la sedia elettrica.

Ma una pena esemplare - la pena capitale - potrebbe avere il "merito" di far riflettere il prossimo criminale che vorra' compiere un omicidio? Sarebbe opportuno "importare" anche in Italia la pena di morte anziche' mandare un fax a Pietro Venezia? Sono domande che rimbalzano fra la gente, appena di comincia a discutere del caso.

Vediamo allora i pro e i contro la pena di morte, sulla base della documentazione raccolta da studiosi del fenomeno criminale. E' efficace? Riduce gli omicidi li' dove viene applicata? Si', secondo il prof.Isaac Ehrlich, dell'Universita' di Chicago. In uno studio statistico del 1975 conclude che la sua ricerca aveva indicato "l'esistenza di un chiaro effetto deterrente della pena capitale" e suggeriva che "una esecuzione aggiuntiva all'anno potrebbe causare in media 7 o 8 omicidi in meno". Il prof.Isaac Ehrlich documenta un aumento degli omicidi negli USA fra il 1932 e il 1970 in correlazione ad una contemporanea diminuzione delle esecuzione capitali. Lo studio in questione e' stato criticato da un punto di vista metodologico avendo omesso di mettere in correlazione l'aumento del numero degli omicidi con la crescente disponibilita' di armi da fuoco e con l'aumento generale della criminalita', che vedeva un generalizzato aumento dei reati contro la persona.

Una delle critiche al sistema della pena di morte e' basata sui confronti del tipo: se paragoniamo una citta' statunitense e una citta' italiana dello stesso numero di abitanti, si vedra' che in media si ammazza di piu' negli Stati Uniti. Come mai questo mancato effetto deterrente di una pena cosi' terribile?

Una risposta arriva dal dott.Sadataka Kogi, psichiatra in un carcere del Giappone (nazione che prevede la pena capitale). Analizzando 145 persone accusate di omicidio e intervistandoli e' giunto alla conclusione che "nonostante fossero a conoscenza dell'esistenza della pena di morte, non erano stati in grado a causa della loro impulsivita' e della loro incapacita' a vivere altro che il presente, dal frenarsi dal compiere atti criminosi pensando alla pena capitale".

Il "partito" dei sostenitori della pena capitale sostiene tuttavia che se verso alcuni criminali non ha effetto, verso altri potenziali assassini... l'effetto ce l'ha, incutendo paura. La pena di morte avrebbe quindi un effetto sedativo e sarebbe una sorta di "calmante sociale" benefico. Ma vediamo se cio' corrisponde a verita': dopo un'esecuzione capitale, nei giorni immediatamente successivi, per le strade si uccide di piu' o di meno? Uno studio statistico realizzato negli Stati Uniti ha documentato un fatto sconcertante: subito dopo un'esecuzione capitale gli omici aumentano anziche' diminuire. I dati raccolti dai ricercatori William J.Bowers e Glenn L.Pierce indicano un'impennata di due omicidi in piu' nel mese che segue un'esecuzione capitale. E quindi la pena di morte, piu' che incutere paura, determinerebbe un effetto di iimbarbarimento e di imitazione della logica secondo cui "uccidere puo' essere la cosa giusta". Altre ricerche statistiche hanno condotto a risultati analoghi.

Questo genere di indagini mina alla base il concetto che "senza la pena di morte sarebbe ancora peggio": le esecuzioni capitali avrebbero un effetto "incrementale" e di trascinamento negativo il cui impulso partirebbe dallo Stato stesso. Tanto da far pensare ad un risultato tutt'altro che "calmante": l'assassino in liberta' ricorrerebbe a tutti i mezzi, stragi comprese, pur di non farsi acciuffare e non avendo nulla da perdere diventerebbe una bomba sociale.

Tralasciando altre argomentazioni morali e giuridiche che evidenziano l'impossibilita' di riportare in vita un giustiziato nel caso di errore giudiziario (uno studio del 1987 ha appurato che - solo negli USA - 23 persone innocenti sono state eliminate con la pena di morte), occorrerebbe poi valutare quanto i mass media e la competizione politica possano strumentalizzare l'emotivita' di settore culturalmente vulnerabili dell'opinione pubblica. Sondaggi - come quello di Austin Sarat e Neil Vidmar in una citta' universitaria statunitense - hanno dato risultati che meritano attenzione: il 51% degli intervistati si diceva favorevole alla pena di morte (contro il 29% dei contrari e il 20% di indecisi) ma, dopo la lettura di un saggio che presentava fatti e argomentazioni sulla pena capitale, i favorevoli scendevano al 38% e venivano superati dai contrari, che raggiungevano il 42%, mentre gli indecisi si attestavano sul 20%. La Repubblica Federale Tedesca ha abolito nel 1949 la pena capitale: l'opinione pubblica favorevole alla pena di morte e' scesa dal 55% del 1950 al 30% del 1973 fino a giungere al 22% nel 1986. Cio' testimonia un consenso dell'opinione pubblica crescente la' dove si inverte rotta, anche perche' i dati evidenziano che nelle nazioni dove si elimina la pena di morte non si registra mediamente un aumento degli omicidi.

Ad esempio in Canada nel 1975 il tasso di omicidi era del 3,09 su 100 mila persone, nel 1976 e' stata abolita la pena capitale e nel 1983 il tasso era sceso a 2,74 fino a registare ulteriori decrementi negli anni successivi. Sulla base dei dati statistici raccolti, la Commissione Reale Britannica sulla Pena di Morte si e' cosi' espressa: "Nessun dato esaminato dimostra chiaramente che l'abolizione della pena capitale abbia portato ad un aumento del tasso di omicidi, o che la sua reintroduzione abbia condotto ad una diminuzione del medesimo".
Dopo la lettura di questi dati ognuno si sara' fatto un'idea. E se qualcuno avra' maturato la scelta ecco il numero di fax per chiedere che Pietro Venezia non venga estradato negli Stati Uniti: (099)8296211 (all'attenzione del Comitato contro la pena di morte).
In fondo Cesare Beccaria riteneva che il carcere fosse una scelta piu' severa ed efficace della morte: riflettere sul proprio crimine e' una pena spirituale di gran lunga maggiore ed un'occasione per fare i conti con il proprio passato.

Alessandro Marescotti

Chi volesse inviare un messaggio di posta elettronica contro l'esecuzione capitale e l'estradizione di Pietro Venezia, lo puo' fare inviandolo a me:

Alessandro Marescotti 2:335/701.5 (rete Fidonet)
Alessandro Marescotti 61:1/1.5 (rete PeaceLink)
a.marescotti@peacelink.it (Internet)

Lo recapitero' al Comitato Contro la Pena di Morte che si occupa del caso Pietro Venezia.

Si prega di inviare il proprio NOME e COGNOME INDIRIZZO e CITTA' PROFESSIONE (opzionale) TELEFONO (opzionale)

L'articolo che dovrebbe uscire sul settimanale Nuovo Dialogo, di Taranto

Rischia la sedia elettrica

Condannato per omicidio negli Strati Uniti, arrestato in Italia, dovrebbe essere estradato. Per evitare la pena di morte si sono mobilitati vari parlamentari e i suoi concittadini di Laterza (TA). A Taranto regna invece il silenzio. Una domanda cruciale: puo' la pena di morte scoraggiare i crimini piu' spietati?

Il fatto

Uccide un agente del fisco il 24/12/93 a Miami, in Florida. Viene arrestato in Italia, precisamente il 19/4/94 nel suo paese, Laterza, e portato nel carcere di Taranto. Pietro Venezia - cittadinanza italiana - non sa se la sua pena sara' la morte. Gi Stati Uniti ne hanno chiesto l'estradizione e il Florida c'e' la sedia elettrica. A Laterza sono in corso iniziative per scongiurare un simile epilogo. Sindaco, consiglio comunale, un Comitato contro la pena di morte, alcuni mezzi di informazione, un gruppo di parlamentari: queste le forze scese in campo. Sulla stampa locale e' apparso il numero di fax a cui inviare messaggi contro la pena capitale che incombe sulla testa di Pietro Venezia.

Taranto e il suo silenzio

Ma quanti fax sono giunti da Taranto? Facciamo un'indagine e scopriamo il silenzio di Taranto, dei suoi intellettuali, dei suoi partiti e delle sue associazioni. Cio' sembra confermare le preoccupazioni gia' evidenziate su questo giornale circa i rischi di indifferenza ed omissione. Non vi e' stata - lamenta il Comitato contro la Pena di Morte di Laterza (che abbiamo contattato il 27 ottobre) - un'esplicita attenzione. "Nessuno si e' interessato, tranne alcuni organi di informazione", ci dice Michele Venezia, cugino di Pietro.
Fa eccezione, ci dice, il Centro Sociale di Taranto. A questa "distrazione" sembra voler rispondere un tam-tam di PeaceLink, una rete telematica e ora si incominciano a registrare la presa di posizione a Taranto dell'Associazione per la Pace e della Casa della Pace; in provincia, della Coop.Owen (S.Giorgio) e del Movimento Internazionale della Riconciliazione (Grottaglie). Nel loro fax si legge: "Il silenzio uccide!" Altre adesioni, mentre scriviamo, potrebbero giungere da. Lo stagno si e' lievemente increspato? Non e' pessimista il sindaco di Laterza che - durante una telefonata - ci ha sottolineato il progressivo coinvolgimento dei mezzi di informazione, anche nazionali. A Laterza sono state gia' raccolte 3.000 firme e al Ministro della Giustizia cominciano a giungere i telegrammi, i fax e le lettere dei laertini con la frase: "Pietro Venezia non deve essere estradato negli USA".

Le domande, i dubbi

Sospendendo il giudizio sulla risposta dell'opinione pubblica tarantina e sul suo silenzio, tentiamo di ragionare sui tanti interrogativi che possono creare riluttanza in un cittadino nell'inviare un fax in cui ci sia scritto chiaro e tondo: no alla pena di morte. "Una pena esemplare - la pena capitale - potrebbe avere il "merito" di far riflettere il prossimo criminale che vorra' compiere un omicidio?" "Non sarebbe opportuno "importare" anche in Italia la pena di morte anziche' mandare un fax a Pietro Venezia?" Sono domande che rimbalzano, appena si comincia a discutere del caso.

Pena di morte: pro e contro

Vediamo allora i pro e i contro la pena di morte, sulla base della documentazione scientifica. In primo luogo: e' efficace? Il prof.Isaac Ehrlich, dell'Universita' di Chicago, ritiene di si'. In uno studio statistico del 1975 conclude che la sua ricerca indica "l'esistenza di un chiaro effetto deterrente della pena capitale" e suggeriva che "una esecuzione aggiuntiva all'anno potrebbe causare in media 7 o 8 omicidi in meno". Il prof.Isaac Ehrlich affida questo suo convincimento ad una correlazione statistica fra l'aumento degli omicidi negli USA (fra il 1932 e il 1970) e la contemporanea diminuzione delle esecuzione capitali.

Lo studio in questione e' stato criticato da un punto di vista metodologico avendo omesso di mettere in correlazione l'aumento del numero degli omicidi con la crescente disponibilita' di armi da fuoco e con l'aumento generale della criminalita' manifestatosi nel periodo in questione. Uno studio statistico realizzato negli Stati Uniti ha documentato un fatto sconcertante: subito dopo un'esecuzione capitale gli omicidi aumentano anziche' diminuire. I dati raccolti dai ricercatori William J.Bowers e Glenn L.Pierce hanno registrato un'impennata media di due omicidi in piu' nel mese che segue un'esecuzione capitale. E quindi la pena di morte, piu' che incutere paura, determinerebbe un effetto di imbarbarimento e di imitazione. Le esecuzioni capitali avrebbero pertanto un effetto "incrementale" e di trascinamento negativo il cui impulso partirebbe dallo Stato stesso. Inoltre l'assassino in liberta' ricorrerebbe a tutti i mezzi, stragi comprese, pur di non farsi acciuffare e non avendo nulla da perdere diventerebbe una bomba sociale. Vi e' poi il dilemma di fondo della non reversibilita' della pena di morte: uno studio del 1987 ha appurato che - solo negli USA - 23 persone innocenti sono state eliminate sulla sedia elettrica per errore gudiziario dall'inizio del nostro secolo.

L'esperienza canadese, tedesca e inglese

La Repubblica Federale Tedesca ha abolito nel 1949 la pena capitale: l'opinione pubblica favorevole alla pena di morte e' scesa dal 55% del 1950 al 30% del 1973 fino a giungere al 22% nel 1986. Cio' testimonia un consenso dell'opinione pubblica crescente la' dove si inverte rotta. In Canada nel 1975 il tasso di omicidi era del 3,09 su 100 mila persone, nel 1976 e' stata abolita la pena capitale e nel 1983 il tasso era sceso a 2,74 fino a registare ulteriori decrementi negli anni successivi.

Sulla base dei dati statistici raccolti, la Commissione Reale Britannica sulla Pena di Morte si e' cosi' espressa: "Nessun dato esaminato dimostra chiaramente che l'abolizione della pena capitale abbia portato ad un aumento del tasso di omicidi, o che la sua reintroduzione abbia condotto ad una diminuzione del medesimo".

Per chi e' contrario alla pena di morte

Dopo la lettura di questi dati, se qualcuno avra' maturato la scelta, ecco il numero di fax per chiedere che Pietro Venezia non venga estradato negli Stati Uniti:
(099)8296211 (Municipio di Laterza, all'attenzione del Comitato contro la pena di morte)
Oppure si puo' inviare una lettera al Comitato contro la Pena di Morte, presso Centro Sociale Autogestito di Laterza, via Porta Pia 17, 74014 Laterza (TA), tel.(099)823491 (Michele). Il Comitato - ci fa sapere - invita contemporaneamente i cittadini ad inviare telegrammi, fax e cartoline al Ministero di Grazia e Giustizia, ufficio di gabinetto del Ministro Guardasigilli, via Arenula 70, 00186 Roma, fax 06/68805424, con la frase: "NO ALLA PENA DI MORTE.
Pietro Venezia non deve essere estradato negli USA." Firmare questo messaggio non significa giustificare un omicidio, ma solo evitarne un secondo.

Alessandro Marescotti


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