31 GENNAIO 1999: 46' GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA

 

Raoul Follereau: "Non abbiamo il diritto di tacere"

 

"Mi chiamo Shamala. Ho saputo di avere la lebbra ma se mi curo guariro' e non rimarra' alcun segno sul mio corpo. Ho solo 18 anni e voglio vivere." Dodici milioni di lebbrosi "ignorati dai potenti" saranno i protagonisti della giornata istituita da Raoul Follereau

 

PeaceLink invita tutti gli utenti Internet di buona volonta' a diffondere, per il 31 gennaio, un messaggio elettronico per richiamare l'attenzione sui malati di lebbra e per trasformare la loro giornata mondiale in un'occasione di solidarieta' e di conoscenza, cosi' come voleva chi la istitui' 46 anni fa: Raoul Follereau.

Ma chi e' stato Follereau?

Raol Follereau nasce in Francia nel 1903. Durante un viaggio in Africa, a 25 anni, incontra il primo lebbroso. Da allora, e per tutta vita insieme alla moglie Madeleine, promuove campagne di sensibilizzazione e iniziative in favore dei lebbrosi e dei piu' abbandonati. In Italia, la sua opera e' portata avanti dall'AIFO (Associazione italiana amici di Follereau). La morte di Follereau (1977) non ha fermato la sua lotta. Le medicine per curare la lebbra non sono care: 30 mila lire e' il costo del trattamento farmacologico per arrestare il contagio e la cura completa per un malato e' di 250 mila lire. Per questo Follereau invitava USA e Russia a devolvere l'equivalente di un cacciabombardiere alla lotta alla lebbra: sarebbe stata cancellarla dal pianeta (1). Invece non e' avvenuto e oggi sono 12 milioni le persone che subiscono gli effetti della lebbra, con un allarmante incremento del 14% di nuovi casi nell'ultimo anno.

Dei 12 milioni di "lebbrosi" i casi non attivi (ossia non contagiosi perche' non hanno piu' il bacillo Mycrobacterium leprae) sono 11 milioni e per essi ogni discriminazione e' una violazione dei diritti umani. La lebbra e' curabile a domicilio, come sostiene l'Organizzazione Mondiale della sanita' la quale dal 1981 chiede la chiusura dei lebbrosari e l'integrazione dei lebbrosi nella societa'.

La lebbra nasce e si radica nelle aree di poverta' e la sua stessa esistenza rientra nel piu' generale quadro di disattenzione che i potenti della terra riservano agli ultimi, ai derelitti. Per questo Follereau aveva associato alla lotta alla lebbra una campagna di sensibilizzazione contro tutte le lebbre, dalla poverta' al contagio morale dell'egoismo e dell'indifferenza. In occasione della 46° Giornata mondiale dei malati di lebbra, abbiamo dedicato questa pagina alle parole di Raoul Follereau, raccolte da vari suoi discorsi e rivolte in particolare ai giovani. Le potete leggere qui di seguito. Diffondetele fra i vostri amici. Sono piu' che mai attuali.

Alessandro Marescotti

Presidente di PeaceLink

 

Per sostenere i progetti di aiuto sanitario ai lebbrosi:

ccp 7484 intestato a: AIFO, via Borselli 4-6, 40135 Bologna.

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(1) Al Presidente degli Stati Uniti

Al Presidente dell'Unione Sovietica

 

"Signori Presidenti,

ciò che vi domando e' cosi' poco... quasi niente... Datemi un aereo, ciascuno di Voi un aereo, uno dei vostri aerei da bombardamento. Perche' ho appreso che ciascuno di questi velivoli costa all'incirca cinque miliardi di franchi... E ho calcolato che, col prezzo di questi due aerei di morte, si potrebbero risanare tutti i lebbrosi del mondo. Un aereo in meno in ogni aeroporto, cio' non modifichera' l'equilibrio delle vostre forze... Voi potreste dormire tranquilli. Ma io, io dormirei piu' tranquillo. E dei milioni di povera gente dormirebbe finalmente... Non credete Voi che questa sia una bella occasione "per fare qualcosa"? Dieci milioni di povera gente non e' tutta la miseria del mondo. Ma e' gia' una grande miseria. Due bombardieri. E si avrebbero tutte le medicine per guarirli! Due aerei dai quali tutto cio' che voi possiate desiderare e' che arrugginiscano nei loro capannoni senza mai uscire..."

 

Raoul Follereau, 1° settembre 1954

 

 

Caino

 

Quando il 15% degli uomini che popolano la terra dispongono dell'85% delle ricchezze naturali del mondo, mentre centomila loro fratelli ogni giorno muoiono di fame,

e tu taci:

Caino, sei tu.

 

Quando gli agricoltori del nuovo mondo versano 270 tonnellate di latte sulla strada "per calare i prezzi" mentre sette madri su dieci vedranno i loro bambini morire di fame prima che compiano 15 anni

e il tuo cuore non scoppia d'indignazione e di collera:

Caino, sei tu.

 

Quando so - e' l'Organizzazione Mondiale della Sanita' che mene informa - che 550 milioni di uomini potrebbero essere salvati dalla malaria con 165 milioni di franchi, ahime' introvabili, benche' non rappresentino che la centotrentaduesima parte del bilancio militare della Francia, la tremillesima parte di quello degli Stati Uniti,

e non faccio appello alla coscienza universale:

Caino, sono io.

 

Quando vieni a sapere che se tutti gli affamati, gli infelici, gli abbandonati potessero sfilare attorno al mondo, il loro corteo farebbe 25 volte il giro della terra,

e non ne sei spaventato

Caino, sei tu.

 

 

Meno armi

 

Meno carri armati e piu' aratri. PER TUTTI.

Meno bombardieri e piu' ospedali. PER TUTTI.

Meno bombe e piu' pane. PER TUTTI.

Togliete le armi per poter amare.

Distribuite per poter essere amati.

Poiche' tutto si salvera', se sapremo amare.

 

 

Ai giovani

 

Ed e' a voi giovani

che voglio rivolgere le mie ultime parole:

"Voi possedete in questo momento il tesoro piu' grande,

la massima potenza: l'Avvenire.

Il domani sara' come lo farete voi.

Il suo destino e' il vostro.

Balzate gioiosamente all'assalto dell'avvenire.

Ridete in faccia a coloro che vi parleranno

di prudenza, d'opportunita',

che vi consiglieranno di mantenere l'equilibrio.

E poi soprattutto credete nella bonta' del mondo.

Vi sono nel cuore di ogni uomo dei tesori di amore:

tocca a voi farli venire alla superficie.

Dite a voi stessi

che la piu' grande disgrazia che possa accadervi

e' di non essere utili a nessuno

e che la vostra vita non serva a nulla.

Fintanto che ci sara' sulla terra un innocente

che avra' fame, che avra' freddo, che sara' perseguitato,

fintanto che vi sara' sulla terra

una carestia che si puo' evitare o una prigione dispotica,

ne' voi, ne' io avremo il diritto di tacere o di riposarci.

 

Raoul Follereau

 

Nota: i testi sono tratti dal libro "La civilta' dei semafori" (ed.EMI), del 1969. I dati riportato da Follereau nei suoi scritti risalgono all'epoca della loro redazione. Si intendono percio' variati nel corso del tempo.