Intervento di Angelo Tartaglia al Seminario sull’Alta Velocità del 21.6.96 (GENOVA).

Intellettuali per il rilancio delle ferrovie


Di AV si iniziò a parlare quando i giapponesi costruirono la linea da Tokyo a Osaka (~500 km di linea) con velocità di punta di 210 km/h e velocità commerciale (vuoto per pieno , percorso /(Tarrivo-Tpartenza) di 180 km/h. Con AV si intendono oggi tecnologie che realizzano velocità di punta di 300-330 km/h; per questo c’è bisogno di tecnolo-gie leggere di tipo aeronautico per ridurre il rumore e il consumo e che richiedono linee diritte, con raggi di curvatu-ra orizzontali non minori di 5 km e raggi di curvatura verticali nell’ordine dei 25 km, con pendenze massime dell’ordine dell’8 per mille. Una direttiva della CEE ’91 chiede di uniformare le reti ferroviarie per favorire lo scam-bio delle merci, secondo questi dati tecnici :
  1. linee di nuova costruzione progettate per velocità superiori ai 250 km/h.
  2. linee da ristrutturare che consentano velocità di punta superiori ai 200 km/h
  3. raccordi tra le linee
L’esigenza fondamentale di un sistema di trasporto efficiente è quella di avere tempi di percorrenza brevi, cioè di ridurre i tempi per andare da un punto ad un altro. Per questo bisogna analizzare il sistema, i blocchi, gli osta-coli e, date le risorse a disposizione, sviluppare interventi che a parità di costo consentano il maggior risparmio di tempo. E’ elementare che, a seconda della struttura del paese, gli interventi possono essere diversi. In Italia, i pro-blemi per la velocità commerciale sulle linee FFSS, derivano dal fatto che siamo un paese che è ad abitato diffuso. In alcune zone (Liguria, Lombardia ..) è difficile dire dove inizia una città e finisce l’altra; c’è un unico continuo urbano. In un sistema come questo i fattori di ritardo sono in prossimità dei nodi di queste aree. Viaggiando sui treni ci si ac-corge, anche senza chiedere aiuto a tecnici, che una fonte di ritardo notevole sta nella gestione delle stazioni, che de-vono poter lasciare entrare ed uscire i treni in un numero elevato simultaneamente. L’ideale sarebbe che le diverse li-nee fossero trasparenti come se le altre non esistessero. Di solito non è così, anche per problemi di gestione; il nostro sistema ha delle inadeguatezze: gli scambi sono vecchi, apparati di controllo e gestione degli stessi altrettanto. Oggi si tendono a licenziare i progetti ad AV non nei nodi ma tra un nodo e l’altro. Questa è una sciocchezza economica piuttosto ovvia perché ovunque nel mondo si cerca di costruire tratte funzionali per usarle appena costruite. Se faccio il tratto intermedio tra Bo-FI, TO-MI, GE-MI e dico "poi dopo vedremo cosa succede a Milano, Genova, Firenze "..non posso usare la linea finché non ho risolto il nodo di Milano, di Genova etc., anche se l’ho costruita. Il nodo di Firenze è stato stralciato La BO-FI con 90 km in galleria è stato propagandata come appaltata però a Firenze non si sa cosa succede. Lo stesso vale per altre tratte. L’analisi del sistema trasportistico italiano dimostra che bisogna sciogliere il problema dei nodi se si vuole ottenere di accorciare in modo rilevante i tempi di percorrenza.

QUANTO COSTA?

Quando devo fare un’opera devo pormi il problema dei costi e del ritorno economico. Abbiamo qualche indicazione sul flusso dei passeggeri paganti perchè una linea nuova possa ragionevolmente ripagarsi o essere attiva.

Dove queste linee sono state realizzate la prima volta (il giapponese Shinkansen) i flussi dei passeggeri sulla linea sono circa 100 mila al giorno. Il TGV francese sui 400 km della tratta Lione-Parigi si è ripagato con 40.000 passeggeri al giorno. Oggi si può parlare di una soglia al di sopra della quale l’opera bene o male si ripaga attraverso i passeggeri paganti. La soglia è intorno ai 40.000 al giorno per km percorso diviso i km di linea. Se vogliamo essere ottimisti, immaginando di spendere di meno, ce la si fa anche con un flusso nell’ordine dei 25.000 passeggeri al giorno.

Se la linea non è in grado di essere attiva allora i contribuenti pagano attraverso le tasse. Sono decisioni che si possono prendere però i cittadini lo devono sapere. Questo sarebbe evidente se si introducesse una tassa per pagare il disavanzo. Dico questo perché in Italia non esiste alcuna tratta in cui si ritenga che il flusso di passeggeri sia di 25.000 al giorno e non è presumibile che ce ne siano in futuro, non perché ci siano pochi spostamenti, ma perché gli sposta-menti nel nostro paese, per via di come è fatto, avvengono per il 70/80 per cento su tratte non superiori ai 100 km e questo vale in larga misura anche per le merci. Ciò significa che se voi prendete un treno per Roma quelli che vanno fino a Roma sono una minima parte dei passeggeri; avete un traffico intensissimo da qui a La Spezia. Chi viaggia da Mi a Ve può constatare che chi fa l’intera tratta è la parte minore di quelli che stanno sul treno, la maggiore scende a Padova, Vicenza ... Chi va da Torino a Milano trova un treno che è pieno di gente che scende a Novara, Vercelli ...

I dati dimostrano che, per quanto riguarda le percorrenze lunghe da centro importante a centro importante, i flussi sono molto inferiori a quella soglia che avevo detto. (Mi -Ge: 2.000 passeggeri/giorno, 10 volte inferiori). Questo significa che la spesa sarà pagata da tutti. Bisogna saperlo.

E’ notorio che l’AV italiana (linee nuove a 330 km/h) per il trasporto passeggeri è programmaticamente in deficit. La tratta che si avvicina di più al pareggio è la Milano-Roma, in parte la Roma-Napoli tranne il dettaglio che tra Roma e Napoli ci sono già 4 binari e non si capisce poi bene perché aggiungerne altri due. Alcuni dicono che AV è solo un’etichetta: adesso si dice ammodernamento delle FF.SS. oppure quadruplicamento, che significa aggiungere altri due binari.. Attenzione, questo è un problema diverso : vuol dire aumentare la portata delle linee, la capienza. Ma è una cosa molto diversa dall’AV, la quale è scontato e notorio che è un’opera in perdita.

Le merci

Abbiamo un problema serio di trasporto merci che è anche ciò che può far tornare i conti dal punto di vista economico. Trasportare merci su FF.SS., considerando i volumi di trasporto può voler dire rendere redditizie le nuove linee. Ci sono molte esempi in cui le merci trasportabili potrebbero dare il ritorno economico adeguato. Nell’evoluzione del dibattito sull’AV è scontato che il problema sono le merci e non i passeggeri.

Anche le FF.SS. dicono che bisogna collegarsi all’Europa per le merci ... discorso giusto, sennonché è messo sotto l’etichetta dell’AV. C’è una situazione paradossale perché la tesi sostenuta da FF.SS. e TAV è che il problema principale sono le merci però perché non trasportare anche i passeggeri e perché non metterci le tecnologie ad AV? Dunque facciamo delle linee per portare sia passeggeri che merci. Salvo il dettaglio che si tratterebbe di linee miste per passeggeri (ad AV) e merci. Di questo ibrido c’è un esempio in Germania. Questo ibrido tecnicamente ha un mare di inconvenienti : quando faccio passare le merci non posso avere treni che vanno a 300 km/h che ogni tanto si trova-no davanti treni merci a 140 km/h. Allora passeggeri e merci devono viaggiare in periodi diversi. Viaggiare durante il giorno con un flusso decente è difficile. Ma le merci che vanno a 80-90 km/h stanno poi magari una giornata in attesa dei camion negli scali; in questa situazione il risparmio di mezz’ora-un’ora nei tratti intermedi, è risibile, e si può ottenere organizzando lo scalo in modo da avere il carico-scarico dei vagoni in simultanea. Insomma c’è un salto lo-gico incomprensibile: vogliamo una linea ad AV per passeggeri, ma coi passeggeri ci ritroviamo in perdita, per farla rendere ci vogliono le merci ma le merci devono andare ad AV. Se non fosse per questo non le farei andare ad AV, rinnovando tutto il parco carri del paese e spendendo migliaia di miliardi, perché i carri esistenti non sono certo in grado di viaggiare sull’AV.

Questo problema potrebbe non essere grave se i passeggeri sono pochi e le merci vengono concentrate in un periodo diverso. Sulla Parigi-Lione il TGV non viaggia di notte, perchè una notte sì e una no ci sono convogli che provvedono alla manutenzione della linea. Ad andare a velocità oltre i 270 km/h l’usura è molto intensa e per poter andare a quelle velocità, riducendo in qualche misura il rumore, le rotaie devono essere quasi letteralmente rettificate. L’idea di far viaggiare le merci di notte cozza con la manutenzione della linea. Inoltre ci sarebbe l’usura aggiuntiva dovuta alle merci, che per la direttiva europea viaggiano su convogli da 1000 ton. con un’usura intensa che disallinea i binari. Pertanto l’idea di far viaggiare le merci di notte e l’AV di giorno cozza con una manutenzione che consenta i 300 km/h. Queste cose abbastanza elementari sono scritte in tutte le documentazioni tecniche. L’esperienza tedesca è che le linee sono quasi doppie: c’è una parte rilevantissima del tracciato in cui ci sono due linee parallele. Quindi vuol dire farne due non una. E perché non fare solo una linea per le merci su cui far correre anche i passeggeri ? Perché no ?

Ci sono delle distanze ottimali per rendere economico un investimento: l’AV è economica per distanze tra una stazione e l’altra che siano tra i 200 e i 500 km. Questo va bene in alcuni luoghi ma non in altri: l’Italia ha, per ragioni storiche, stazioni più vicine di quelle distanze. Se si parla di quadruplicamento la cosa funziona, però non è la stessa cosa aumentare il numero di binari per velocità di punta da 330 km/h. I tecnici delle FF.SS. confessano "piantiamola con la storia dei 300 km/h. E’ ovvio che non li faremo; tra impatto, gallerie e problemi vari, non faremo mai i 300 km/h". Ma allora ci vuole la velocità che è la più economica nel contesto italiano (200kmh, 220kmh). Se trovo che 300 km/h non ha senso farli per la struttura del paese, mi aspetto di progettare una linea coi parametri dei 200 km/h; l’intenzione invece è che è certo che andremo più piano, ma intanto la progettiamo a 330 km/h.

La differenza non è risibile perché i costi di realizzazione della linea vanno come minimo col quadrato della velocità e questo implica che tra progettare una linea veloce e una linea ad AV ho un aumento del 100 per cento dei costi e gli impatti sono molto più alti.

Per quanto riguarda l’impatto

C’è una confusione assoluta, universale. Tutti vogliono il treno veloce perché pensano una cosa, quelli che intendono farlo ne pensano un’altra, alla fine il risultato sarà un’altra ancora.

C’è un impatto della linea e un impatto del treno quando viaggia.

L’impatto del treno quando viaggia è sostanzialmente il rumore. Non è uno scherzo. Dipende dalla velocità. Il rumore aerodinamico è un rumore che diventa dominante quando si superano i 250 km/h. E’ un rumore che cresce con la velocità: l’energia rilasciata sotto forma di rumore aerodinamico cresce addirittura con la settima potenza della ve-locità. Ciò significa che, con il raddoppio della velocità, l’energia che se ne va in rumore aumenta di 128 volte. Non è uno scherzo. Questo effetto non è coercibile più di tanto perché questi treni sono già aerodinamici; più di tanto non si può ridurre. E’ un rumore che non è piacevole soprattutto se i treni sono tanti. Pensate all’effetto di una specie di cannonata ogni cinque minuti.. Il problema si riduce riducendo la velocità. Per ridurre il rumore si possono anche mettere delle barriere che sono efficaci fino a un certo punto. Il modo più efficace quando, si è in una vallata è di met-tere in un tubo la linea, lasciando aperto sopra. Questo significa spendere di più. Sarebbe interessante capire chi paga questo tipo di interventi. Se spendo migliaia di miliardi vorrei capire perchè devo spenderli .

Chi paga?

Sembra che in questa partita i costi siano irrilevanti. Alcuni contestatori vengono accontentati con opere di mitigazione (gallerie ...) aumentando i costi. Ci sarà un 40 per cento di finanziamento pubblico e il resto privato; il privato investe e lo Stato garantisce gli interessi intercalari e il rendimento dell’investimento. Traduzione: io faccio la linea da tot miliardi e tu me ne dai il 60%, ti pago gli interessi, poi se sarà in pareggio bene, altrimenti farò girare le merci. E se la linea è in perdita ? Non importa ti pago lo stesso.

Ho un articolo del Express francese ... che tratta dell’Eurotunnel. Lì hanno spinto i privati a comprate azioni dell’Eurotunnel. A oggi è un fallimento clamoroso: azioni che sono state vendute fino a 120 franchi l’una oggi vanno a 6 franchi. Ci sono 750.000 piccoli risparmiatori che sono rovinati. Cosa succederà nei prossimi anni ? Interverrà lo Stato. E’ successo così per il canale di Suez, per il canale di Panama, è successo in Italia per il sistema autostradale. Le società autostradali fallivano... Lo stato italiano si dice disposto a dare garanzie ai privati circa il fatto che se met-tono cento lire loro non le perdono. Io vi pago comunque il guadagno che conveniamo che è giusto che abbiate.

Tecnologie avanzate

Chi pensa all’AV letterale, non al quadruplicamento in asse, non alla linea per le merci, pensa all’ETR 500 che è un treno fatto per fare i 330 km/h su una linea diritta. Tecnologia povera, ma potente. Noi abbiamo la tecnologia del Pendolino (è uscito l’ETR 460, l’ultimo nato della serie) che, dato che è in grado di pendolare, può fare curve più strette e in qualche misura superare pendenze un po’ più elevate. Ma va più lento (sempre più di 200 km/h). I pendo-lini hanno un grande mercato, perché si adattano alle reti ferroviarie esistenti; hanno insomma una grande flessibilità.

La cosa principale per ammodernare la rete italiana è adattarla a un sistema di pendolini, non tirare delle li-nee bucando montagne e facendo gallerie di protezione, facendoci correre sopra le merci che è una bestialità che poi non funzionerebbe, moltiplicando l’investimento.

Gli svizzeri hanno un altro progetto: realizzare entro il 2010, una metropolitana confederale sotterranea (50 metri di profondità) con vetture che viaggiano in tubi sottovuoto per eliminare le vibrazioni e i consumi dovuti all’attrito, ad una velocità di 500 km/h. Questa è la tecnologia del futuro. La realtà è che dietro un problema fonda-mentale si innesta la pressione di grandi gruppi interessati alla dimensione dell’opera. Abbiamo affidato a tre grandi soggetti (Fiat, ENI, IRI) questa opera pochi mesi prima dell’entrata in vigore di una direttiva europea che imponeva le gare. E’ un sistema tutto italiano. Per questa strada si spenderanno migliaia di miliardi. Ci può rimettere lo stato con i piccoli risparmiatori, come in Francia, chi costruisce l’opera no perché viene pagato, ma questo è un elemento inqui-nante molto forte. Per quanto riguarda la Liguria c’è bisogno di un collegamento merci tra Genova e il Sempione e di questo si parli. La velocità di punta è importante ? No ! ! Tecnicamente no ! ! Il collegamento necessario non richiede un treno da 300 all’ora che non sai dove farlo passare, richiede di avere dei treni veloci (Intercity, Pendolino) cioè treni costruiti con quei criteri che possono seguire in larga misura i tracciati esistenti o tracciati nuovi, per carità, ma con impatti materiali e costi che sono ben diversi da quelli che dicevamo prima.




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