A PROPOSITO DI INCENERIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI A GENOVA

A proposito di incenerimento dei rifiuti a Genova

Fino a poco tempo fa, l'incenerimento della rumenta era la principale risposta di molte nazioni industrializzate all'aumento dei costi finanziari ed ambientali delle discariche. In molti di questi paesi il sostegno politico all'incenerimento dei rifiuti sta declinando. Ad esempio, mentre il Consiglio municipale di Washington ha respinto la proposta del Sindaco d'espandere il sistema di inceneritori della città, a Genova AMIU e Amministrazioni Pubbliche propongono un inceneritore (con capa cità di smaltimento annua di 380 mila tonnellate, la capacità della Provincia di Genova)al posto di mezza centrale Enel a carbone a San Benigno, vicino alla Lanterna, con investimenti pubblici altissimi (300 - 400 miliardi di lire). Altri, invece, propongono un inceneritore a Ceranesi, al confine con la discarica di Scarpino, in posizione dominante su S.Carlo di Cese.

E' proprio mettendo in dubbio i vantaggi economici dell'incenerimento (costi di costruzione, gestione e manutenzione elevatissimi) che il Governo del Massachussets ha respinto 2 volte le proposte d'acquisire nuovi, grandi inceneritori, giudicati incompatibili col piano generale di quello Stato che prevede investimenti nella riduzione, riuso e riciclo dei rifiuti solidi. Si afferma la scelta (per ragioni economiche, prima ancora che ambientali) di considerare la riutilizzazione e il riciclaggio più ef ficienti rispetto all'incenerimento.

L'incenerimento infatti, come lo smaltimento in discarica, tratta tutti i rifiuti allo stesso modo, come fossero qualcosa di omogeneo. Ciò è tecnicamente ed economicamente irrazionale, oltre che ambientalmente rischioso. L'incenerimento brucia in maniera indifferenziata tutti i rifiuti, sia ciò che è utile bruciare perché dà un rendimento energetico, sia ciò che non fornisce energia (vetro, ceramica, metalli ...), sia ciò che assorbe energia anziché fornirla (i residui alimentarie vegetali), sia ciò che è pericoloso bruciare (plastica clorurata, batterie, contenitori tossici, lampade a vapori fluorescenti, farmaci scaduti ...)

"Brucereste" nella vostra stufa a legna in campagna i cocci di un piatto rotto, la lampadina fulminata, la bottiglia di plastica o un barattolo consumato di vernice? Nell'uso di un inceneritore queste azioni, prive di senso o pericolose rispetto al naturale processo di combustione, si compiono abitualmente.

Che l'emergenza rifiuti a Genova (340 mila di tonnellate di rifiuti prodotti, di cui il 50 per cento è la componente extra-domestica, il resto equivale a 250 kg. Di produzione per ciascun abitante) sia un problema reale nessuno lo può negare. I costi economici dello smaltimento in discarica (che si riflettono sulle tasche dei cittadini e degli operatori economici), insieme alle conseguenze idrogeologiche e paesaggistiche, obbligano tutti a trovare soluzioni credibili e realistiche.

L'approccio all'emergenza rifiuti dev'essere sistemico ed articolato, ponendosi come obiettivo sia la diminuzione del flusso dei rifiuti da avviare allo smaltimento e la riduzione della quantità di elementi pericolosi presenti nei rifiuti (con la raccolta differenziata), sia il recupero dai rifiuti di materie prime e energia (con la selezione e il trattamento).

La nostra proposta è la separazione dei rifiuti in tipologie omogenee e il trattamento di ogni tipologia di rifiuto in modo differenziato in relazione alle sue caratteristiche specifiche: riciclaggio dei metalli, del vetro, della carta, delle plastiche e del legno; compostaggio dei residui alimentari e vegetali; combustione delle frazioni combustibili (carta e legno non raccolti in modo differenziato, cartone, plastiche non clorurate. I materiali combustibili costituiscono circa il 30 per cento del p eso dei rifiuti globali raccolti in modo indifferenziato e vengono chiamati RDF (Refused Derived Fuel).

Invece AMIU ha bandito una asta pubblica per l'affidamento di raccolta differenziata di carta, vetro, lattine e materiale allegato, con scadenza 27 dicembre 1996 per una stima relativa al 1997 di circa 13535 tonnellate annue (35 lattine, 6500 carta, 7000 vetro). Questa quantità corrisponde circa al 3.56 per cento dei rifiuti annualmente conferiti in discarica e dimostra che l'impegno degli Enti Locali liguri, del Comune di Genova in particolare, è assolutamente insufficiente e inadeguata, in con trasto addirittura cvon l'ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale di Genova (10 giugno 1996) in cui IMPEGNAVA IL SINDACO E LA GIUNTA, affinché il protocollo di intesa tra Enti locali, Autorità Portuale e Enel per la realizzazione di un impianto di termodistruzione dei rifiuti in ambito portuale fosse sottoposto a ulteriori garanzie e condizioni con criteri concreti e rigorosi) ad un "concreto impegno del Comune sulle raccolte differenziate perseguendo come obiettivo il recupero del 20 per cento del totale dei rifiuti della città all'attivazione dell'inceneritore". Questa insufficiente appare sospetta: forse si vuole una raccolta dei rifiuti, sostanzialmente tal quale', in modo da poter conferire all'impianto di incenerimento quasi tutti i rifiuti della Provincia di Genova. Un altro elemento a sostengo di questa tesi è l'ostinazione di AMIU e Comune di Genova nel voler investire parecchie decine di milioni nella nuova viabilità per la discarica di Scarpino, i nvestimento che si giustifica solo nel conferimento in discarica di significative quantità di rifiuti o delle ceneri prodotte dall'inceneritore. La taglia di tale impianto sarà la concreta controprova. Se sarà dimensionata sui 1200 t/giorno sarà chiaro che Comune di Genova e AMIU non hanno alcuna intenzione di implementare un ciclo corretto ed europeo dei rifiuti.

L'esperienza sin qui realizzata con la raccolta in campane ha dimostrato di non funzionare. In particolare, è fondamentale concentrare gli sforzi verso le grandi utenze (mercati ortofrutticoli, mense e industrie alimentari per la raccolta selezionata e di qualità per la frazione organica per realizzare un buon compost per l'agricoltura. Soli i mercati ortofrutticoli producono a Genova 12.849 tonnellate (anno 1995, 70 % materiale organico, 23 % legno e 7 % plastiche e altri inerti) che vanno in d iscarica costando alla collettività oltre 4 miliardi di lire (il costo per chilogrammo di rifiuti è di 351 lire). La raccolta del legno, ad esempio non si è mai voluta affrontare a differenza di altre città. Eppure sommando le circa 3.000 t/anno dei mercati ortofrutticoli, le 1500 t/anno di sfalci e potature degli alberi, le 300 t/anno delle corone funebri, le oltre 3000 t/anno di legno dei rifiuti ingombranti trattati dall'AMIU (soprattutto mobili) e quelle, non precisate risultanti d all'attività portuali si arriva a un quantitativo il costo di conferimento in discarica supera i 3,5 miliardi e potrebbero invece interessare all'industria che produce trucciolati.

Ovviamente, tutto ciò comporta una ristrutturazione complessiva del servizio dei rifiuti a Genova, un diverso profilo dell'AMIU, un'innovazione del rapporto pubblico-privati e una relazione trasparente e partecipativa tra Comune-cittadini-operatori economici.

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