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- oscar report Oscar report n. 18 Armi leggere: la concorrenza abbassa i prezzi? Sarebbero 500 milioni le "piccole armi" in circolazione nel mondo secondo l’Onu. Il mercato è in crescita, in quantità più che in valore. Il più recente rapporto del panel internazionale di esperti delle Nazioni Unite sul problema delle "piccole armi" ha stimato che vi siano oltre 500 milioni di armi leggere in circolazione nel mondo. Negli anni ’90 molte delle vittime, spesso civili, dei conflitti in corso sono state uccise da "piccole armi" come fucili automatici, mitragliette, granate, mine. Questo tipo di strumenti bellici sarebbe ampiamente disponibile e in larga misura fuori controllo. L’allarme è tale che l’Assemblea Generale dell’Onu ha deciso di arrivare ad una Conferenza internazionale sul mercato illegale delle armi leggere entro il 2001 e il Consiglio di Sicurezza ha affrontato il problema nella riunione del 24 settembre 1999. Il Segretario Generale dell’Onu Kofi Annan ha sottolineato come l’impegno contro le piccole armi è "una delle sfide chiave per prevenire i conflitti nel prossimo secolo". Annan ha aderito alle indicazioni dei movimenti non governativi, in particolare dell’International Action Network on Small Arms (IANSA), per un bando della commercializzazione delle armi portatili nelle regioni dove esse possono essere usare per fomentare conflitti armati. Ma quanto è ampio e quali sono le tendenze del mercato delle armi leggere? I dati in questo campo sono precari, ma un indicatore indiretto può essere ottenuto attraverso le statistiche dell’export/import al capitolo doganale "arms and ammunitions" (voce 891 della classificazione SITC e capitolo 93 della HS). In questo capitolo infatti i dati dichiarati sono quelli relativi a mezzi blindati, artiglieria (pesante e leggera), fucili, pistole, munizionamento di ogni genere, comprese le armi cosiddette "non militari". Ma è frequente una sottostima delle informazioni riguardanti i sistemi d’arma maggiori. Ovviamente, invece, non vi possono essere comprese le cifre del commercio clandestino. Le esportazioni di armi leggere SITC 891/HS 93: armi e munizioni
Nota: la casella vuota indica dato non disponibile Fonte: Comtrade, database della United Nations Statistics Division. Le importazioni di armi leggere SITC 891/HS 93: armi e munizioni
Nota: la casella vuota indica dato non disponibile Fonte: Comtrade, database della United Nations Statistics Division. Nei dati tratti dalle statistiche internazionali del commercio con l’estero si nota, in primo luogo, che i valori globali delle esportazioni sono sistematicamente superiori a quelli delle importazioni, fino ad un valore quasi doppio nel ’98. Pur tenendo conto dei ritardi nella trasmissione dei dati dal singolo paese all’organismo di raccolta - in questo caso la Divisione statistica dell’Onu - non v’è dubbio che una parte delle transazioni viene nascosta, almeno da parte dei paesi acquirenti. Il trend mostrato dai dati (prendiamo in considerazione l’export, più completo) è nettamente crescente, +10/11% l’anno, con l’eccezione del 1997, dove si segnala un brusco ridimensionamento. Il valore ’98, 7,4 miliardi di dollari circa, è un ritorno ai livelli della prima metà degli anni ’90, dopo un picco di oltre 8 miliardi e mezzo di dollari nel 1996. Ma il trend in valore non necessariamente corrisponde al trend in quantità. Secondo una fonte russa, ad esempio, il valore complessivo dei contratti di vendita 1999-2000 di tutti i tipi di AKM - il celebre "fucile d’assalto" sovietico concepito cinquant’anni fa da Mikhail Kalashnikov - sarebbe di "diverse dozzine di milioni di dollari", tra i quali 4 milioni di dollari per una maxicommessa da parte di un "paese del Nord Africa". Ma i kalashnikov, anche nuovi, sono in testa alle vendite perché costano sempre meno: "Sicuramente un SIG SG-550 [fucile d’assalto di produzione svizzera n.d.r.] è migliore di un AKM, ma quando il secondo viene offerto a 50 dollari al pezzo la competizione si può considerare conclusa" dichiara un consulente di un importante produttore europeo di armi portatili. D’altra parte molti produttori occidentali cercano di soddisfare la domanda di segmenti più specializzati di mercato, per i quali le prestazioni del kalashnikov non sono sufficienti. "Esistono utilizzatori, come ad esempio Forze Speciali ed organizzazioni governative di vario tipo, che richiedono equipaggiamenti speciali adatti alle loro specifiche necessità". Tra questi clienti vi sono gli stessi Stati Uniti, e inoltre, come si può vedere dalla tabella degli importatori, paesi come la Corea del Sud, la Turchia, l’Indonesia, la Thailandia, la Colombia. Gli Stati Uniti, peraltro, dominano il mercato delle armi leggere come esportatori: più della metà del totale in tutti gli anni considerati, salvo il ’98 (ma nel caso degli Usa in questi dati sono compresi certamente alcuni mezzi e armi terrestri pesanti). Tra i principali venditori troviamo la Gran Bretagna, l’Italia, la Cina, seguiti da Olanda, Germania, Francia. Tra i nuovi esportatori si segnalano la Corea del Sud (in crescita) e il Brasile (in calo). La Repubblica Ceca negli anni ha recuperato posizioni, mentre la Russia appare con cifre relativamente contenute, sia per la forte quota di export in "grigio" e in "nero", sia per i "saldi competitivi" sui kalashnikov.
Piccole armi: e l’Italia si ritrovò al top Le preoccupazioni costantemente espresse dalle Relazioni governative sull’export italiano di armi a proposito della perdita di posizioni dell’Italia nel mercato mondiale non hanno molta ragione di essere nel campo delle armi leggere: le vendite italiane sono al terzo posto nella classifica ’98 (vedi tabella), e comunque ai primi posti anche calcolando una sottovalutazione delle esportazioni russe, e forse cinesi. Il cliente principale sono gli Stati Uniti, ma tra i primi destinatari sono numerosi quelli per i quali c’è da dubitare che si tratti di vendite di armi da caccia o sportive: Turchia, Algeria, Brasile, Filippine, Libano, Congo...Le esportazioni italiane di armi leggere SITC 891/HS 93: armi e munizioni
... = inferiore a 0,1 milioni di dollari Fonte: Comext, database di Eurostat Nota: i totali annui Comext, qui non riportati, sono inferiori a quelli Comtrade perché comprendono solo le destinazioni dichiarate, e in alcune sottovoci della SITC 891/HS 93 le destinazioni sono "riservate". I dati per paese destinatario sono disponibili fino alla metà del ’98. Il caso Beretta Secondo le prime anticipazioni, il fatturato 1999 della Beretta Holding, il principale gruppo industriale italiano produttore di fucili, pistole e "piccole armi", è pari a circa 430 miliardi di lire, di poco superiore ai 420 miliardi del ’98. L’azienda dichiara di ricavare dal settore militare il 30% circa del suo fatturato, cioè tra i 120 e i 130 miliardi di lire. D’altra parte si stima che le imprese italiane produttrici di armi leggere realizzino all’estero l’80% delle vendite. Un calcolo prudenziale indicherebbe per la Beretta un fatturato militare export pari a 30-40 miliardi di lire. Ma le operazioni di esportazione autorizzate ai sensi della Legge 185/90 sono state pari, nel ’98, a poco più di 1 miliardo di lire in termini di consegne; a meno di un miliardo di nuove autorizzazioni; a meno di 2 miliardi in termini di operazioni bancarie. In ogni caso vi è una netta sproporzione tra fatturato militare export e vendite all’estero controllate dalla Legge, una sproporzione indicativa dell’ampia zona grigia in cui si esportano armi portatili adatte all’uso militare facendole passare per "armi civili". Inoltre il fatturato estero del gruppo Beretta comprende un’ampia quota di produzione fatta direttamente in paesi esteri, e costituisce il frutto di una vasta rete distributiva e commerciale presente in 120 paesi. Gruppo Beretta: la rete di vendita nell’Est e nel Sud del mondo
Fonte: sito internet della Beretta www.beretta.it
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