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- oscar report Oscar report n. 18 Il "complesso militare-industriale" di Jakarta produce su licenza (anche italiana) L’Indonesia, secondo l’ultimo rapporto del Sipri [SIPRI Yearbook 1999, cit.], ha acquistato armamenti dall’estero nel 1998 per un valore di 66 milioni di dollari, meno della metà dell’anno precedente (141 milioni di dollari nel ’97) e poco più di un decimo del 1994 (600 milioni di dollari). Le ultime grandi forniture sono quelle di veicoli blindati da combattimento e da trasporto truppe dalla Francia (36 mezzi), dalla Gran Bretagna (23 mezzi) e dall’Ucraina (12 mezzi), nonché altri quattro caccia Hawk britannici [Un Register of Conventional Arms 1998, aggiornamento dati al 1997]. Certo, in questi dati c’è solo una parte delle importazioni militari di Jakarta, i "maggiori sistemi d’arma". Sempre nel ’98, ad esempio, sono state vendute all’Indonesia armi leggere per 119 milioni di dollari, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti [Comtrade, database della United Nations Statistics Division]. Ma soprattutto resta fuori da queste cifre la grande partita delle produzioni militari fatte sul posto. Perché oltre alle scarpe sportive e ai componenti elettronici l’industria indonesiana produce su licenza anche elicotteri, navi militari e siluri. Ed è qui che troviamo le connessioni più importanti con imprese e banche occidentali, anche italiane. Secondo le ultime Relazioni presentate dal governo al Parlamento sulle esportazioni di armi e sulla applicazione della legge 185 del ’90 [Presidente del Consiglio dei Ministri, Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione importazione e transito dei materiali di armamento, vari anni, cit.], l’Italia avrebbe pochissime relazioni militari con l’Indonesia. Le forniture autorizzate ed effettuate ammontano ad appena 123 milioni di lire nel ’98, e ancor meno negli anni precedenti: 51 milioni nel ’97, solo 2 milioni nel ’96, 671 milioni di lire nel ’95. L’ultima grande commessa risale al 1994, quando furono autorizzate esportazioni per poco meno di 55 miliardi di lire, con oltre 6 miliardi di materiale consegnato in quell’anno. Nel febbraio 1997 l’allora Ministro della difesa Beniamino Andreatta, insieme ad una nutrita delegazione della nostra industria della difesa (Finmeccanica, la holding pubblica che copre il 70% della produzione italiana di armamenti, Alenia Difesa, Fincantieri e il consorzio Ritad), si recò a Jakarta, dove firmò con il suo omologo indonesiano e con l’allora Ministro della ricerca, poi (fino allo scorso ottobre) Presidente dell’Indonesia, Jusuf Habibie un patto di intenti e un "accordo-quadro" commerciale per approfondire la cooperazione nel settore militare. La visita provocò un’ondata di proteste nel Parlamento italiano, dato che le condanne del regime di Jakarta da parte della Commissione per i diritti umani dell’Onu (1993 e 1997) imponevano, coerentemente con la legge 185, un divieto di esportazione. Gli accordi in realtà furono ostacolati nei mesi successivi soprattutto dalla crisi asiatica, che coinvolse anche l’Indonesia [Oscar Report n.13, settembre-ottobre 1997, e n. 17, luglio-agosto 1999]. Ma la "cooperazione militare" era cominciata molto prima del ’97 ed è continuata in questi anni molto più di quanto non facciano pensare le cifre governative. Un indizio in questa direzione si trova in un altro dei dati contenuti nelle Relazioni sulla 185: il valore delle operazioni bancarie legate all’export di armi. Nel caso dell’Indonesia, tra il 1995 e il 1998 sono segnalate operazioni finanziarie, tramite la Banca Nazionale del Lavoro, per oltre 2 miliardi 800 milioni di lire, contro gli 850 milioni di materiale consegnato. La maggiore consistenza dei flussi finanziari potrebbe essere spiegata dal fatto che, a leggere bene i dati, la grossa commessa del ’94 è in realtà un pacchetto di licenza di produzione, componenti e assistenza tecnica per produrre direttamente in Indonesia siluri A244/S della Whitehead-Alenia Sistemi Subacquei (azienda mista Finmeccanica-Fiat). E le altre autorizzazioni di questi anni, parti di ricambio per radar, fanno parte di una consistente commessa da 6,5 milioni di dollari, la cui prima tranche risale addirittura al 1985, per dotare di centrali di tiro NA-18 Alenia-Elsag (Finmeccanica) le motovedette PB-57 costruite da Jakarta su licenza tedesca ["Indonesia: Motocannoniere PB 57", Rivista Marittima, n. 12, 1993]. Come assistenza tecnica e addestramento all’uso di questi sistemi, il Ministero italiano della difesa ha anche autorizzato nel 1995 un "programma triennale" - dunque proseguito fino al ’98 - da 1 milione di dollari. Le produzioni su licenza fanno capo ad un piccolo ma dinamico "complesso militare-industriale" indonesiano che comprende: la Pt. Industri Pesawat Terbang Nusantara (IPTN), azienda aeronautica con una sezione dedicata ai sistemi d’arma; la Pt. PAL, costruzione di navi; la Pt. Pindad, produzione di armi leggere e munizioni. Un complesso coordinato dall’Agenzia per le Industrie Strategiche, BPIS. La IPTN, la maggiore delle imprese, produce tra l’altro aerei civili e militari (licenze di produzione della spagnola Casa), elicotteri militari NBell-412 su licenza Bell Textron Helicopter (Usa), NAS-332 Super Puma su licenza Aerospatiale (Francia), NBO-105 su licenza Mbb/Eurocopter (Germania), e inoltre razzi, siluri e relativi lanciatori. Fondatore e presidente di tutte le aziende militari del paese e della BPIS fino alla metà del ’98, quando è stato chiamato a sostituire il vecchio dittatore Suharto, ormai impresentabile, alla Presidenza dell’Indonesia, è il già citato Jusuf Habibie ["The Rudy Habibie empire", Tapol Bulletin, n. 127, febbraio 1995; www.iptn.co.id (sito internet della IPTN); SIPRI Yearbook 1999, cit., p. 472].
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