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  Spese militari
La militarizzazione dello spazio

GMES - Una via europea alla militarizzazione della ricerca ambientale?

Tempo fa avevamo segnalato un documento dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea) che proponeva una preoccupante trasformazione della ricerca in ambito spaziale verso tecnologie a doppio uso, non solo civile ma anche e soprattutto militare.

Questa trasformazione sembra essere gia' in atto con la realizzazione del progetto GMES, e non riguarda solo la ricerca spaziale ma anche quella ambientale, come viene evidenziato nel messaggio di Riccardo Liburdi che riporto qui sotto.

------- Forwarded message follows -------

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--- MESSAGGIO SPEDITO DA "Riccardo Liburdi"
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GMES - Una via europea alla militarizzazione della ricerca ambientale?

Da: "Joint Working Document by the Staff of the European Commission and ESA Executive" DRAFT - Brussels, 1.V.2001, vers.1.2. (http://gmes.jrc.it/download/working%20doc%20v1.1.pdf)

"GMES - Global Monitoring for Environment and Security (http://gmes.jrc.it ) costituisce un progetto di integrazione delle strutture informative e agenziali in campo ambientale con quelle di Earth Observation: dal livello delle infrastrutture spaziali e dei relativi segmenti di terra, al coinvolgimento di importanti settori industriali, non solo le aziende aerospaziali, ma anche quelle di sistemi telematici e servizi avanzati di gestione dell'informazione, proprio per rafforzare lo sviluppo per esse di un consistente mercato. L'idea - lanciata nel 1998 dalla Commissione Europea e da un gruppo di Agenzie Spaziali ("The GMES partners: the Baveno manifesto", ottobre 1998) è quella di integrare le strutture istituzionali, scientifiche e industriali per rendere coerente l'informazione e rispondere alla crescente domanda dei policy makers in modo indipendente e affidabile di fronte alle nuove sfide internazionali che vanno dal monitoraggio ambientale alla gestione di crisi, operazioni di peace-keeping e fornitura di aiuti umanitari e per lo sviluppo. Attualmente - per quel che riguarda il segmento spaziale - sono già attivi diversi progetti o sistemi su base nazionale o bilaterale, come, per esempio, il programma Anglo-Tedesco "Infoterra/TerraSar" per sviluppare la prossima generazione di sistemi di osservazione radar, il programma francese di osservazione Pleiades e il sistema satellitare di osservazione militare Helios II, l'iniziativa italiana Cosmos-Skymed, il programma spagnolo Ishtar. Molte di queste iniziative sono state proposte per essere implementate come elementi del programma Earth Watch. La Commissione Europea e l'ESA, insieme con gli Stati membri, cominciano a delineare obiettivi e struttura del GMES con la risoluzione del novembre 2000 della conferenza di Lille che deriva dal documento "Space - Turning to a new chapter" COM(2000)597, sulla Strategia spaziale europea, con l'idea che dotare la comunità europea di proprie capacità informative su ambiente e risorse mondiali di "prima mano" ("see first hand") sia comunque un vantaggio anche per i rapporti con gli altri partner (anche se per ora soloCanada e Federazione Russa hanno mostrato un certo interesse). Questo senza venir meno agli impegni di cooperazione internazionale (come il Global Observing System). Il 3 Maggio 2001 a Baveno (Lago Maggiore) si è tenuto un meeting di consultazione tra i partner, dove è stata presentata l'ultima versione del Masterplan dell'iniziativa: il documento di presentazione del GMES realizzato in collaborazione dallo staff della commissione europea e dall'ESA, con l'obiettivo di elaborare piani dettagliati e in particolare strutturare la domanda e l'offerta di informazione e promuovere lo sviluppo di key pre-operational services. Le organizzazioni che giocherebbero un ruolo principale nell'iniziativa sono: Eumetsat, European Environment Agency, European Space Agency e agenzie spaziali nazionali, WEU Satellite centre, Ministeri e Agenzie ambientali degli Stati membri, Eurostat, organizzazioni della ricerca, industrie delle telecomunicazioni, dello spazio (EUROSPACE) e dei settori a valore aggiunto (EARSC), nonché della Società Civile, rappresentata da varie ONG, infine rappresentanti dei partner di altre regioni del mondo."

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Fin qui tutto bello, a parte l'aggettivo "umanitario" e il riferimento al "peace-keeping", che puzzano di stellette quanto i bossoli dei proiettili DU generosamente distribuiti per spianare la strada all'aiuto allo sviluppo. In uno specifico paragrafo si delineano meglio anche queste valenze...
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"Il termine "security" che compare nell'acronimo GMES sarebbe giustificato dal fatto che il degrado ambientale e la diminuzione di risorse vitali porterebbe a potenziali situazioni di conflitto. GMES si presterebbe a divenire uno degli strumenti per raccogliere informazione per la prevenzione del conflitto ("Conflict prevention" COM(2001)211) e in linea con le cosiddette "Petersberg missions", delineate nella "Politica Comune Europea di Sicurezza e Difesa". La necessità di dotarsi di mezzi autonomi di osservazione per l'analisi e la valutazione degli sviluppi internazionali di crisi potenziali è stata anche stabilita nel trattato di Amsterdam. A questo stadio la rilevanza politica è ancora sulla capacità di far partire l'intervento militare supportato da tempestivo avviso (early warning). Recentemente era stata avanzata una "...seria richiesta ... al fine di avere per l'Unione una conoscenza (intelligence) più strategica a sua disposizione nel futuro" (Dichiarazione al Consiglio degli Affari Generali dell'Unione Europea, 20.XI.2000). L'integrazione nell'Unione dell'ex WEU Satellite Centre è un elemento da prendere in considerazione per questi sviluppi dell'inziativa GMES."

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Da questa breve sintesi sembra proprio che sia in atto il tentativo di alleggerire i costi dell'impegno di risorse in campo ambientale, integrando strutture e segmenti militari, quali e in che misura, è tutto da scoprire, con settori e organizzazioni della ricerca civile, non secondo il modello statunitense - tipo vecchio SDI - delle ricche commesse all'industria e all'Università, ma col molto più tradizionale metodo burocratico della cooptazione: attualmente è in discussione proprio il modo di far tutti contenti nel GAC (GMES Advisory Council) senza mancare di "garantire un appropriato peso a quei capofila (stakeholders) che sono diretti investitori nel GMES".

Il rischio concreto ritengo sia quello di un graduale coinvolgimento stratificato e compartimentato di strutture di ricerca e settori civili a vari livelli dell'amministrazione degli stati membri (per quanto mi riguarda Agenzia Nazionale Protezione Ambiente), in attività di "intelligence" con una conseguente militarizzazione dei programmi di ricerca e di monitoraggio ambientale o almeno dei singoli ricercatori: se, per i tuoi studi, magari "indipendenti", vuoi avere accesso a data set aggiornati o indicatori integrati elaborati con criteri avanzati, devi far parte dei giochi (G_MES, appunto).

Se alla base ci può essere anche un condividibile - in astratto - bisogno della eurocomunità tecnoburocratica, di svincolarsi dalla main source statunitense, soprattutto ora che tende al massimo l'elongazione dalla politica ambientale Usa, la ricerca da parte della CE, di un ruolo regionale - e non solo - in campo militare, potrebbe realmente accentuare la necessità di informazione e di elaborazione finalizzata al supporto della catena di comunicazione, comando e controllo, unitamente al più volte dichiarato obiettivo di creare domanda per le aziende di information technology su base continentale e integrata, per far fronte al gap con il complesso militare industriale statunitense, che aveva sempre beneficiato di un 70% di ricerca finanziata dallo Stato.

Testualmente da pag. 12 del documento citato in testa:

"To serve that vision, GMES will focus on the provision of information contributing to the sustainable management and the security of the European territory as well as globally. It will lead to the development of operational systems and networks dealing with the acquisition, exchange, processing, access and use of data and knowledge from a variety of sources. The aim is to achieve a significant leap forward in the quality of information and service delivered."

Forse non riceveremo la cartolina di arruolamento, ma potremmo trovarci a dover richiedere un Nulla Osta di Sicurezza per poter acquisire un data set di copertura forestale o l'andamento delle concentrazioni di O3 troposferico sulle principali aree urbane Europee, a quel punto sarà forse un po' tardi per una battaglia per il diritto all'uso indipendente dell'informazione scientifica di base o per l'accesso ai risultati della ricerca realizzata con finanziamento pubblico.

Saluti a tutti

Riccardo Liburdi
ANPA