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Francesco Iannuzzelli

Tutte le informazioni presenti su questo sito sono di origine pubblica e ne e' incoraggiata la diffusione. In nessun caso sono state violate norme di sicurezza o segreti militari.
  rischio nucleare
La campagna contro il rischio nucleare nei porti italiani

La Sardegna lotta contro il nucleare

La Sardegna lotta contro il nucleare da 40 anni e la vicenda di Cagliari porto a rischio ripropone ancora una volta un problema che conosciamo bene. Brucia ancora l'arroganza con cui il governo, nel 1989, ha impedito il referendum popolare sulla base atomica Usa di La Maddalena e ancora di più bruciano i ripetuti rifiuti dei vari governi italiani alle richieste della Regione di sottoporre al parere dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) la compatibilità ambientale della base americana.Purtroppo la stragrande maggioranza dei cittadini ignora il problema nucleare e anche gli ambientalisti e alcune associazioni pacifiste fingono di ignorarlo.

In seguito alla pubblicazione dell'articolo su "il manifesto" del 9 febbraio 2000, dove si rivelava che La Spezia, Cagliari, La Maddalena e altri otto scali della penisola erano attrezzati per l'approdo di natanti a propulsione o armamento nucleare, e in seguito all'iniziativa di Peacelink, anche nel capoluogo sardo c'è stata quindi una mobilitazione popolare. Infatti, su proposta del Comitato sardo "Gettiamo le basi", sono state inviate alcune decine di lettere in prefettura al fine di richiedere, in base al decreto 230/95, la divulgazione delle informazioni d'interesse civile contenute nel piano di emergenza nucleare predisposto anche per la nostra citta' e sono state organizzate delle assemblee pubbliche per informare la popolazione. Il prefetto ha convocato il responsabile di una delle varie associazioni che avevano aderito all'iniziativa e spedito la richiesta e mostrato la copertina di un piano di emergenza predisposto per i civili in caso di incidente nucleare a Cagliari. Tuttavia ha dichiarato che non e' possibile divulgare il documento per ragioni di sicurezza e per non creare il panico. In seguito a questa deludente informazione, ma appurata l'esistenza del piano, il Comitato "Gettiamo le Basi" ha richiesto e ottenuto il 27 aprile un incontro con il sindaco di Cagliari esigendo la divulgazione delle informazioni riguardanti i civili contenute nel piano di emergenza nucleare. Il sindaco, interpellato il prefetto, ha poi risposto in consiglio comunale anche in seguito ad una interrogazione presentata l'11 maggio da un consigliere di rifondazione comunista e appoggiata da tutti i consiglieri, che "le navi a propulsione nucleare non hanno il permesso di attraccare nel porto e che devono restare in rada (in posizione puo' essere svelata per motivi sicurezza)". (La Nuova Sardegna 1 giugno 2000"). Pertanto al momento sono state rese note solo risposte generiche ed evasive con il chiaro intento di aggirare il problema. Recentemente sono state inviate altre lettere in prefettura, usando una formulazione piu' completa e a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, ma anche in questo caso nessuna risposta. Il 18 ottobre, infine, una delegazione del Comitato "Gettiamo le basi" ha incontrato un funzionario della presidenza della giunta regionale segretario del Comitato paritetico per le servitu' militari (Comipa), e ha richiesto che il Comipa e il presidente della regione avanzino al prefetto la richiesta di divulgazione delle informazioni per la protezione civile contenute del piano di emergenza nucleare di Cagliari e La Maddalena. La stampa ha sempre dedicato una minima attenzione alla vicenda e sono passate sotto silenzio le repliche e osservazioni del Comitato "Gettiamo le basi" alla evasiva e contradditoria risposta della prefettura. Le forze politiche per stanchezza o per inerte sonnolenza evitano di affrontare il tema. L'unica informazione costante e' stata garantita alla popolazione dal nostro volantinaggio.

A proposito dell'isola de La Maddalena bisogna dire che per più di trenta anni si evita con cura l'attivazione di una rete permanente di monitor necessari per rilevare tempestivamente la contaminazione radioattiva delle acque e far scattare i piani di emergenza. Sono previsti controlli a cura del CAMEN-ENEA a scadenza semestrale e i risultati vengono inviati allo Stato maggiore della marina e dell'esercito. Su richiesta del ministro della Sanità e del consiglio comunale della Maddalena, l'Istituto superiore della Sanità può effettuare prelievi delle acque a scadenza bimestrale. Tutti i controlli devono essere effettuati a debita distanza dalla nave-balia dei sottamarini nucleari ormeggiata nell'isola di S. Stefano per salvaguardare il segreto militare. Quando nel 1984 la Provincia di Sassari esigeva il monitoraggio continuo in acqua attraverso la posa di un rilevatore fisso vicino alla zona di attracco dei sommergibili era stato risposto che la vicinanza eccessiva delo strumento creava insuperabili problemi di sicurezza militare. Curiosamente dal 1974 è in funzione un avanzato sistema permanente di controllo della radioattività rilasciata nell'atmosfera dai sottomarini (volanti?). Del tutto casualmente, le rare volte in cui riemerge il dibattito sul nucleare, un qualche organo d'informazione locale ci propina un tranquillizzante servizio sull'efficienza delle centraline di controllo e gli esperti ci assicurano che sono tecnologicamente all'avanguardia.


Comitato Sardo "Gettiamo le Basi"
gettiamolebasi@katamail.com
tel. 0368/7339337 070/823498

Cagliari: piani di emergenza

La Marina Militare Italiana ha approntato un “Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta” per i seguenti porti: Cagliari, La Maddalena, Augusta, Brindisi, Gaeta, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste, Venezia.

La Prefettura di Cagliari conferma di avere predisposto un piano di emergenza nucleare anche per la popolazione. Tuttavia, non intende renderlo noto, sebbene la normativa in vigore stabilisca, in modo esplicito, che i cittadini siano informati preventivamente dell’esistenza di tali piani e delle connesse modalità operative

Un piano di emergenza, fino a quando non è conosciuto dai soggetti che devono praticare le procedure previste, è da ritenersi inesistente.  La popolazione deve sapere preventivamente cosa fare e a chi rivolgersi qualora il rischio divenga realtà.

Non basta la sola informazione, va verificata la qualità del piano.

Innanzi tutto, va accertato che l’ormeggio, nel porto militare di Cagliari, di navi e sottomarini a propulsione nucleare e armamento atomico, sia compatibile con le norme internazionali di sicurezza, sottoscritte dall’Italia. Infatti, il molo d’attracco è adiacente agli oleodotti  di combustibili, collegati agli immensi serbatoi sotterranei della Sella del Diavolo (M.M.I.-Nato) e al deposito, illegalmente operativo, di Monte Urpinu (A.M.I.-Nato).

La comunità scientifica deve essere posta in grado di esaminare la validità del piano di emergenza nucleare dal punto di vista tecnico, sanitario e giuridico, in modo che i cittadini, democraticamente, possano valutarne l’efficacia.

Non basta che l’autorità competente predisponga un piano, deve gestirlo. L’efficienza va provata anche praticando le esercitazioni previste.

Appare superfluo rimarcare che riteniamo sia da eliminare alla radice la situazione che rende necessari  piani di protezione civile in caso d’incidente nucleare ai mezzi militari.

CHIEDIAMO

Alle forze politiche di interpretare la volontà popolare, già espressa in referendum, di bandire il nucleare dal territorio e dalle acque d’Italia; di sostenere gli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione del Trattato di non proliferazione nucleare.

Al Comune e alla Regione di assolvere il loro ruolo di controllo politico sulla praticabilità del piano e sulle condizioni che lo determinano.

Alla comunità scientifica di verificare la legittimità giuridica e l’efficacia tecnico-scientifica del piano di emergenza nucleare predisposto dal Prefetto di Cagliari.

INVITIAMO

La cittadinanza a sollecitare il Prefetto affinché renda pubblico il piano di protezione civile in caso d’incidente nucleare a navi e sottomarini a propulsione nucleare e armamento atomico in sosta nel porto di Cagliari.

Comitato Sardo GETTIAMO le BASI
gettiamolebasi@katamail.com
T.03687339337, 070823498


                                     CAGLIARI porto a RISCHIO NUCLEARE

Con il referendum del 1987 il popolo italiano bandisce il nucleare.…ma, all’insaputa della popolazione, da data sconosciuta, con la connivenza dei vari Governi la, Marina militare stabilisce che Cagliari, La Maddalena e altri 11 porti italiani, “ospitano” navi e sommergibili atomici.  Nell’autunno ’99, appronta nuovi, riservati “Piani di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta”. I Prefetti predispongono segreti Piani di protezione civile.

E’ violata e irrisa la normativa che impone il diritto-dovere all’informazione della cittadinanza su situazioni di rischio, misure di emergenza previste e connesse modalità operative (D.L. 230/95). Facendo eco al ministro alla Difesa e al sottosegretario agli Interni, motivano l’occultamento del piano di emergenza per la popolazione con l’opportunità di non creare “inutili” allarmismi per un rischio remoto e improbabile.

La catastrofe del Kursk e la più recente ma meno nota fuga radioattiva dal sottomarino francese Saphir (5,6 settembre) si sommano alla lunga lista di incidenti a navi e sottomarini nucleari, sono la tragica, ennesima smentita della favola del nucleare militare “sicuro”.

Taranto e Venezia rivendicano il diritto di conoscere le misure di tutela per la cittadinanza e per l’ambiente e reclamano la denuclearizzazione. A Taranto, incalzato da Peace Link, il Prefetto rende pubblica una parte del piano (www.peacelink.it) e il Consiglio Comunale, riunito in seduta straordinaria il 6 settembre, delibera all’unanimità di aprire un confronto duro con il Governo.

In Sardegna, parlamentari, forze politiche, istituzioni, Regione, Provincia e Comuni limitrofi ai porti atomici di Cagliari e La Maddalena, persistono nella loro inerte sonnolenza.

Cagliari pare appagata dalle rassicurazioni del Prefetto che alla richiesta d’informazione sollecitata da “Gettiamo le Basi” e formalmente avanzata dal Consiglio Comunale, ha risposto arroccandosi a difesa del “top secret” imposto dai miliari.

Un piano di emergenza è inesistente, fino a quando non è conosciuto dai soggetti che devono praticare le procedure previste.  La popolazione deve sapere preventivamente cosa fare e a chi rivolgersi qualora il rischio divenga realtà.

Non basta la sola informazione, la prefettura deve dare prova della qualità del piano e della capacità di gestione. L’efficienza si esamina anche praticando le necessarie esercitazioni.

Va verificata la legittimità del piano e della situazione che lo determina. Va accertato che il transito e la sosta di navi e sottomarini a propulsione nucleare e armamento atomico, sia compatibile con le distanze di sicurezza stabilite dalle norme internazionali sottoscritte dall’Italia. Infatti, il molo d’attracco, “segreto” ma visibile, è adiacente agli oleodotti di combustibili, collegati agli immensi serbatoi sotterranei della Sella del Diavolo e al deposito di Monte Urpinu, abusivamente operativo.

La pressione delle comunità locali può costringere le Autorità a sottostare alle leggi. La lotta di Taranto lo dimostra.

INVITIAMO la cittadinanza a sollecitare Prefetto, Amministratori e Rappresentanti politici per

  • esigere il rispetto del diritto d’informazione,  
  • imporre la volontà popolare di denuclearizzare la Sardegna, denuclearizzare il Mediterraneo

Vietato preoccuparsi, vietato sapere, vietato disturbare chi sta disegnando “Cagliari città atomica”, capitale dell’Isola dei giochi di guerra. Porto a rischio nucleare, nuovo centro logistico a S.Bartolomeo, nuovo molo militare (costo previsto 70 miliardi) sono i tasselli dell’incremento, deciso dalla Nato, dei traffici delle flotte di guerra nucleari e convenzionali.…dirette dove?? ad esercitarsi negli immensi tratti di mare asserviti alle basi di Quirra, Teulada e C. Frasca?

CHIEDIAMO

Alle forze politiche di 

  • garantire la volontà popolare d' interdizione del nucleare dall’Italia,
  • sostenere gli impegni assunti con la ratifica del “Trattato di non proliferazione nucleare”.

Alla Regione, ai Comuni di Cagliari e La Maddalena, a tutti i comuni limitrofi alle acque nuclearizzate di 

  • assolvere il loro ruolo istituzionale di difesa della salute e incolumità della    popolazione,
  • esercitare il controllo politico sulla praticabilità del piano e, soprattutto, sulle condizioni che determinano l’esigenza di un piano di emergenza nucleare per la popolazione.

Alla comunità scientifica di verificare legittimità giuridica ed efficacia tecnico-scientifica del piano

La comunità scientifica deve essere posta in grado di esaminare la validità del piano di emergenza nucleare dal punto di vista tecnico, sanitario e giuridico.

Le rassicurazioni dei rappresentanti del Governo sono invece del tutto superflue per i sonnolenti Parlamentari sardi e le inerti istituzioni isolane. Regione, Provincia e Comuni limitrofi ai porti atomici di Cagliari e La Maddalena non hanno finora denotato volontà