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Tutte le informazioni presenti su questo sito sono di origine pubblica e ne e' incoraggiata la diffusione. In nessun caso sono state violate norme di sicurezza o segreti militari.
  Rischio nucleare
La campagna contro il rischio nucleare nei porti italiani

Al Sindaco di Taranto
e alla Commissione Ambiente ed Ecologia del Comune di Taranto

Oggetto: probabile visita di unità a propulsione nucleare a Taranto

Il 10 febbraio il TG3 Rai, nel servizio relativo all'incidente fra il sottomarino a propulsione nucleare Greenville e la nave giapponese Ehime Maru, ha aggiunto che giovedì 15 febbraio al largo della Sicilia si terrà un'esercitazione navale della Nato. La notizia è stata ripresa dal quotidiano Il Manifesto di oggi 13 febbraio. Tali esercitazioni prevedono di regola la partecipazione di due sottomarini a propulsione nucleare e di una portaerei a propulsione nucleare. Tenendo presente che vi potrebbe essere la probabilità che una di queste unità possa fare scalo nei porti abilitati ad accogliere tali natanti (ossia Augusta e Taranto), invitiamo il Sindaco a verificare l'informazione presso la Marina Militare ed eventualmente a richiedere - come è suo diritto - tutte le precauzioni necessarie a proteggere la città, facendo applicare - nel caso si concretizzi tale visita - in primo luogo l'obbligo di fermo di tutti i transiti di unità mercantili nel porto di Taranto e la verifica dell'effettiva efficacia del piano di emergenza nucleare. A tal fine ricordiamo che la Marina Militare è tenuta a dare preventiva comunicazione dell'arrivo di un'unità militare a propulsione nucleare sia al Prefetto sia al Sindaco, in base alle norme contenute in un documento militare riservato che potete consultare su Internet sul sito http://www.verdi.it/document/laspezia/piano

Ricordiamo che - come abbiamo documentato con dati Enea - nelle acque di Taranto vi sono tracce radioattive di Cesio 137, di origine non ancora nota.

Non è superfluo fare cenno che in tutto il mondo le visite di unità nucleari sono state oggetto di attenzione e apprensione per il loro rischio intrinseco. Nel 1964 il governo giapponese chiese agli Stati Uniti di tenere i propri sottomarini a propulsione nucleare fuori dai porti del Giappone affinché potesse determinare se i livelli di radioattività più alti del normale fossero stati causati dalla visita del sottomarino a propulsione nucleare USS Swordfish (SSN-579). Nel giugno 1968, quando il sottomarino a propulsione nucleare della Royal Navy HMS Valiant (S102) visitò il porto di Amburgo, il governo tedesco chiese una garanzia di 50 milioni di marchi in caso di danno radioattivo alla città. Nel novembre 1990, un tribunale del Brasile sentenziò che il sottomarino a propulsione nucleare USS Greenling (SSN-614) doveva essere espulso dalle acque territoriali brasiliane affermando che il suo reattore nucleare costituiva un pericolo. Queste informazioni (fonte Greenpeace (1)) sono un esempio delle varie iniziative istituzionali che hanno portato in Nuova Zelanda, Islanda, Norvegia, Danimarca e Giappone a porre dei limiti al rischio nucleare. In una città ad alto rischio ambientale come Taranto, con impianti per cui è applicata la Direttiva Seveso per gli incidenti rilevanti e con un già pesante carico inquinante industriale, crediamo che sia indispensabile applicare il massimo di cautela e di precauzione.

Ricordiamo infine che il piano di emergenza nucleare che PeaceLink ha consegnato al Comune di Taranto (su cui non si è ancora tenuto un incontro con le associazioni come invece era stato preventivato nel consiglio comunale monotematico dello scorso settembre) risulta fermo al 1982 e appare gravemente carente e inadeguato, contemplando il semplice traino al largo dell'unità nucleare in avaria. Questo rimedio è privo di efficacia in caso di venti che soffino verso la città. I venti spingerebbero infatti ugualmente la nube radioattiva sulla città e nessun rimorchiatore la potrebbe fermare. Ben altre precauzioni andrebbero prese. A Chernobyl ad esempio le fughe radioattive furono ridotte lasciando cadere, da elicotteri che sorvolarono il reattore nucleare, 5.000 tonnellate di materiale (sabbia, boro, argilla, dolomia, stagno, ecc.) in grado di assorbire i neutroni e le altre radiazioni (2). Questo richiede elicotteri a tenuta NBC, attrezzature e materiale immediatamente disponibile, nonché un livello di prontezza ed esercitazione che il piano di emergenza nucleare per Taranto non prevede. La Asl è completamente all'oscuro delle proprie responsabilità e funzioni in caso di emergenza nucleare, come abbiamo avuto modo di verificare. In particolare manca un sufficiente quantitativo di prodotti a base di iodio per proteggere la tiroide dei bambini e le donne in stato di gravidanza in caso dal reattore nucleare di bordo si sprigionasse una nube radioattiva. Infine va considerato e monitorato l'impatto sui mitili e sui pesci di eventuali perdite di liquido refrigerante considerato il fattore di concentrazione dei radio-isotopi nella catena alimentare marina, alla luce del fatto che il sottomarino Tireless il 12 maggio 2000 ha perso al largo, tra le coste della Sicilia e Malta, "un minimo di 200 litri di acqua pesante dal circuito primario di raffreddamento del reattore", secondo una circostanziata denuncia (un consistente dossier di 161 pagine e un migliaio di annessi) depositata in Spagna dove attualmente stazione il Tireless in avaria (3). Certo tutto ciò è spaventoso da prevedere ma va fatto a meno che non si scelga - come chiediamo - un futuro senza visite nucleari. Chiediamo che questa comunicazione venga acquisita dalla Commissione ambiente e ecologia del Comune di Taranto.

Distinti saluti

Prof. Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
c.p.2009
74100 Taranto

(1) http://www.alternatives.com\library\env\envgmil\nucprop.txt
(2) Francois Ramade, "Catastrofi ecologiche", McGraw-Hill, p.337-8.
(3) Il Manifesto 13/2/2001, p.11