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  Rischio nucleare
I porti italiani a rischio nucleare

Il Manifesto 11 Febbraio 2000
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La Spezia - Nucleare: protestano anche WWF e LegaAmbiente
Il "pericolo Charlie" approda in parlamento
Verdi e Rifondazione comunista: dove sono i piani per i civili?
Angelo Mastrandrea - Roma

La vicenda dei piani di emergenza contro i rischi di incidente nucleare arriva nelle aule di Camera e Senato. Mentre dalla Liguria riecheggiano le prime prese di posizione di forze politiche e associazioni ambientaliste. Le rivelazioni del manifesto e del Diario della settimana sull'esistenza di dettagliati piani di emergenza per i militari in 11 porti italiani (in realtà ci sarebbe anche un dodicesimo porto, quello di Castellamare di stabia, citato in alcuni documenti del '96, ma la notizia non è confermata), ha contribuito ad abbattere il velo di quello che era ormai considerato un segreto di Pulcinella. Costringendo il prefetto della città di La Spezia, Mario Spano, a indire in fretta e furia una conferenza stampa per tranquillizzare l'opinione pubblica e confermare la bontà delle rivelazioni.

Sul fronte politico, si registrano le interpellanze di Rifondazione comunista (Russo Spena al Senato e De Cesaris alla Camera) e l'interrogazione parlamentare dei deputati verdi Paolo Galletti, Paolo Cento, Giorgio Gardiol e Lino De Benetti. "Poiché, visti i risultati del referendum dell'86, gli eventuali incidenti potrebbero essere causati soltanto da mezzi a propulsione nucleare stranieri o che comunque trasportano armi nucleari non italiane - si legge nell'interrogazione dei Verdi - chiediamo al governo uno stop immediato all'uso dei porti italiani per pratiche che metterebbero a grave rischio la salute di intere popolazioni". "La non esistenza di un piano di emergenza per la popolazione civile la si desume anche dalle dichiarazioni rilasciate dal prefetto di La Spezia, secondo il quale la Protezione civile sta elaborando un piano parallelo per la popolazione civile, avvalendosi degli esperti dell'Anpa (Agenzia nazionale per la protezione ambientale)", è scritto nell'interpellanza di De Cesaris, Mantovani, Nardini, Cangemi e Valpiana (Rc).

"E' bene che il governo chiarisca presto e sino in fondo il ruolo del porto di La Spezia come base militare navale nucleare non solo per quanto riguarda gli aspetti legati alla sicurezza dei cittadini, ma soprattutto per gli aspetti ambientali", chiedono Wwf e Legambiente della Liguria. Mentre il locale segretario di Rifondazione, Aldo Lombardi, rivendica: "Le ammissioni del prefetto dimostrano la fondatezza delle cose che denunciavamo. Ora la linea è quella di minimizzare, ma i rischi restano". E per la settimana prossime sono annunciate iniziative di protesta.

Il prefetto di La Spezia intanto ha cercato di gettare acqua sul fuoco, dicendo che "il piano predisposto dalla Marina militare sarebbe sufficiente a tutelare anche la popolazione civile". Anche se, nel frontespizio del piano in nostro possesso, si specifica che esso va ad "integrare" le misure di competenza delle autorità civili. Il prefetto ha poi detto che "la Protezione civile sta elaborando un piano parallelo per la popolazione civile, avvalendosi degli esperti dell'Anpa, anche in considerazione del fatto che i tempi per l'arrivo della flotta Nato non sono imminenti". Ma l'arrivo delle navi a propulsione nucleare è disciplinato dal '74, e di piani e di esercitazioni per i civili non si è mai sentito parlare. Di trasparenza, fino a ieri, nemmeno a parlarne.
L'ultimo ormeggio nel porto spezzino di un sottomarino nucleare statunitense risale alla fine di novembre del '99. Anche allora, il piano d'emergenza per i civili era in "lavorazione". Quello per i militari, invece, era stato ultimato un mese prima.