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Rischio nucleare
Giovedì 17 febbraio 2000
Preliminarmente si rileva che gli accordi esistenti tra l'Italia e gli Stati Uniti nel quadro della comune appartenenza all'Alleanza Atlantica prevedono la possibilità di sosta delle unità militari a propulsione nucleare in alcuni porti nazionali di apposite caratteristiche. In particolare: Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto e Trieste. Il permesso di sosta delle citate unità viene concesso, di volta in volta, sulla base di valutazioni connesse alla situazione in atto in quei porti, in particolare per quanto concerne i vincoli relativi alla configurazione ed attrezzature dei porti stessi nonché al tipo e numero delle unità presenti. Per ciascuno dei citati porti, la Marina Militare ha predisposto un «Piano di emergenza per la sosta in porto di navi militari a propulsione nucleare», allo scopo di definire compiti e responsabilità dell'Amministrazione militare per le soste in questione. Appare innanzitutto necessario premettere che il piano aveva una classifica di prudente riservatezza adeguata alle notizie trattate ma che esso era distribuito e quindi noto in tutti gli ambienti militari e civili interessati a conoscere per le loro funzioni e responsabilità. In particolare, le disposizioni - in aderenza a quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185 - prevedono:
In questo contesto si rappresenta che:
Tenuto conto che unità a propulsione nucleare operano anche nel Mediterraneo da moltissimi anni senza che risultino essersi verificati - almeno per quanto concerne le unità militari alleate - incidenti significativi o situazioni di particolare emergenza appare oggettivo e legittimo constatare come questa tipologia di mezzi disponga di sistemi propulsivi con spinte caratteristiche di protezione e sicurezza.
Maria Celeste NARDINI (misto-RC-PRO), replicando, si dichiara soddisfatta, ritenendo che le indicazioni emerse devono risultare corrispondenti ai fatti, in modo da costituire motivo di sicurezza per le popolazioni residenti in prossimità dei siti e delle basi indicati nella interrogazione.
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