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Francesco Iannuzzelli

Tutte le informazioni presenti su questo sito sono di origine pubblica e ne e' incoraggiata la diffusione. In nessun caso sono state violate norme di sicurezza o segreti militari.
  Rischio nucleare
I porti italiani a rischio nucleare

Giovedì 30 marzo 2000
Il sottosegretario Massimo OSTILLIO risponde all'interrogazione Romano Carratelli e Angelici n. 5-07619

Preliminarmente si rileva che gli accordi esistenti tra l'Italia e i Paesi dell'Alleanza atlantica prevedono la possibilità di sosta delle unità militari a propulsione nucleare in alcuni porti nazionali, tra cui quello di Taranto.
Il permesso di sosta delle citate unità viene concesso, di volta in volta, sulla base di valutazioni connesse alla situazione in atto in quei porti, in particolare per quanto concerne i vincoli relativi alla configurazione ed attrezzature dei porti stessi nonché al tipo e numero delle unità presenti.
Per ciascuno dei citati porti, la Marina militare ha predisposto un «Piano di emergenza per la sosta in porto di navi militari a propulsione nucleare», allo scopo di definire compiti e responsabilità dell'Amministrazione militare per le soste in questione.
Il piano, contrassegnato da una classifica di prudente riservatezza adeguata alle notizie trattate, è diffuso in tutti gli ambienti militari e civili interessati a conoscere per le loro funzioni e responsabilità.
In particolare, le disposizioni in aderenza a quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185 - prevedono:
azioni precauzionali intese ad evitare la possibilità di qualsiasi incidente che possa interessare tali unità, ottimizzando le condizioni di sicurezza della sosta attraverso l'individuazione di posti di ormeggio sicuri e isolati, idonee procedure d'informazione delle autorità locali preposte alla sicurezza territoriale, sulla eventuale presenza in porto di, navi a propulsione nucleare, collegamento radio continuo tra l'unità e l'autorità portuale della sede;
azioni da attuare durante la sosta tese a minimizzare i tempi d'intervento in caso di emergenza. Tra questi: la disponibilità di un rimorchiatore in elevata prontezza per il rimorchio immediato fuori dal porto dell'unità interessata, in caso di emergenza, la gestione del servizio di monitorizzazione ambientale per il controllo dei livelli di radioattività nell'aria e nell'acqua, la sorveglianza del posto di ormeggio con imbarcazioni delle capitanerie di porto e dei carabinieri per evitare avvicinamenti indesiderati di natanti;
azioni da intraprendere in caso di emergenza per assicurare il più rapido allontanamento dell'unità sinistrata e le modalità per fornire alle autorità locali il concorso dell'amministrazione militare nel settore sanitario, dei viveri e dei trasporti nell'ambito dei piani di emergenza predisposti dalle competenti prefetture.
In questo contesto si rappresenta che:
il documento, cui si riferiscono gli interroganti, è costituito dal «Piano di emergenza per le navi a propulsione nucleare in sosta nella base di Taranto», predisposto dal Comando in capo del Dipartimento militare marittimo dello Ionio e del Canale d'Otranto;
il piano è stato esteso, tra gli altri, alla competente Prefettura di Taranto;
non rientra nella competenza delle amministrazioni militari la elaborazione di «Piani d'emergenza per la popolazione civile». I piani d'emergenza relativi alla sosta nei porti di unità a propulsione nucleare approntati dai comandi militari marittimi hanno lo scopo di dettare disposizioni di dettaglio in merito alle azioni da attuare per il monitoraggio delle manovre e della sosta delle unità in esame, negli ambiti portuali e nelle relative rade e di prevedere interventi di concorso ai competenti organismi locali e della protezione civile nella remota eventualità di incidenti che vedano coinvolte tali unità;
è per questo motivo che i piani di emergenza predisposti dai comandi militari marittimi sono estesi, tra gli altri, alle prefetture interessate, cui risale la competenza per provvedere ad integrare i pertinenti piani di emergenza di protezione civile con le previsioni elaborate dai comandi militari locali:
tutte le soste di unità a propulsione nucleare nei porti nazionali sono sempre state monitorate e non risulta che si siano mai registrati incidenti di alcun tipo né si è a conoscenza di eventuali incidenti in acque internazionali prospicienti le coste italiane;
nel porto di Taranto l'ultima occasione di attracco di unità navali a propulsione nucleare risale al settembre del 1994.
per quanto attiene invece all'esercitazione NATO, denominata «Dog Fish» svoltasi in acque internazionali, alla stessa hanno partecipato due unità a propulsione nucleare: il sommergibile statunitense «Jacksonville» e l'omologo francese «Casa Bianca». Le unità non hanno, nell'occasione, attraccato nel porto di Taranto.


Vittorio ANGELICI (PD-U), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto, osservando che, al di là della puntualità della risposta fornita, è stata considerata «remota» la possibilità di incidenti nucleari, ma non assente. Poiché dal 1969 si sono registrati nel mondo 220 incidenti nucleari ed in Italia un referendum ha bandito le centrali nucleari, si domanda come mai possano essere ammesse nei porti nazionali unità navali che sono in qualche modo anch'esse delle centrali nucleari. Non ritiene pertanto sufficiente che dell'entrata in porto di simili unità siano informati i prefetti ma auspica garanzie preventive da adottare con il diretto coordinamento del Governo.