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Rischio nucleare
18 MARZO, UN EVENTO INTERNAZIONALE Kobe, 26 anni senza la Bomba Questo porto giapponese si è liberato dall'incubo nucleare. Ecco come e perché E' giunta a PeaceLink una lettera dal Giappone e vogliamo riferire di cosa parla. Il 18 marzo si celebra infatti il 26° anniversario della "Kobe formula nuclear free" che impedisce l'accesso al porto di Kobe delle navi con dispositivi nucleari. In cosa consiste esattamente? Le navi da guerra che entrano nel porto di Kobe devono produrre certificazioni che attestino la non presenza di armi nucleari a bordo. Ciò ha permesso alla città di Kobe di essere "denuclearizzata". Infatti le navi da guerra statunitensi hanno ordini di non rivelare e non smentire la presenza di armi nucleari a bordo. E poiché attuano questa tattica, ad esse è vietato l'ingresso nel porto di Kobe. Ciò avviene da 26 anni, ossia da quando la prefettura di Kobe, unica autorità sovrana per tali decisioni, sotto la spinta della pressione popolare e di un forte movimento per la pace, ha deciso di non autorizzare alcuna nave che non dia garanzie di essere priva di dispositivi nucleari a bordo. Prima della "Kobe formula", le navi da guerra statunitensi erano state ospitate 432 volte tra il 1960 e il 1974. Anche nazioni come la Nuova Zelanda non concedono accessi alle navi con armi e propulsione nucleare ma Kobe costituisce un caso unico al mondo nel suo genere in quanto è una singola città che esercita la propria sovranità ed ha assunto una posizione in contrasto con lo stesso governo nipponico alleato degli Stati Uniti. Forte di questa particolarità, Kobe offre ogni anno la sua esperienza per far scuola ad altre città che vogliano liberarsi dalla presenza delle armi nucleari. E per questo ogni 18 marzo celebra la "Kobe formula" ricevendo la solidarietà di centinaia di associazioni che nel mondo si battono per la denuclearizzazione. "Lavoriamo insieme all'inizio del nuovo secolo per ottenere un mondo libero dal nucleare. Esprimiamo profondo rispetto e solidarietà per ogni vostro impegno di pace", ha dichiarato Shushi Kajimoto, segretario generale del movimento per la pace di Kobe. L'esperienza di Kobe ha qualcosa da dire a porti militari come Taranto, in cui sono entrate diverse navi americane, francesi e inglesi e di cui non si è mai saputo quali e quante armi nucleari avessero a bordo. Un incidente (con conseguente dispersione di plutonio) genererebbe un inquinamento radioattivo il cui effetto cancerogeno si dimezzerebbe solo dopo 24 mila anni. Va annotata l'anomalia tutta italica: l'Italia è infatti l'unica nazione della Nato ad accettare armi nucleari sia a terra sia in mare sia su aerei. E' per questo che abbiamo inviato un messaggio di solidarietà e incoraggiamento agli amici giapponesi di Kobe che il 18 marzo celebrano la propria giornata di liberazione dall'incubo nucleare. Alessandro Marescotti
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