Rischio nucleare
SSN 589 Scorpion
Il 15 aprile 1968 il sottomarino nucleare statunitense USS
Scorpion (SSN-589) venne coinvolto in una bufera nel porto di Napoli; la
poppa dello Scorpion (dove e' collocato il propulsore nucleare) entro' in
collisione con una chiatta posta a separarlo da un'altra unita' navale; la
chiatta colo' a picco. Alcuni giorni dopo lo Scorpion esplose
nell'Atlantico e colò a picco con il propulsore nucleare e due bombe
atomiche a bordo. Il caso volle che l'affondamento dello Scorpion non si
verificasse ne' a Napoli ne' a Taranto (dove era passato il 10 aprile) ma
al largo delle Azzorre, il 22 maggio 1968. Ventuno sono le ipotesi
dell'incidente che rimane ancora oggi misterioso (e in cio' troviamo
un'inquietante similitudine con la sciagura attuale del sottomarino russo);
alcune analisi evidenziarono la grave carenza nella manutenzione, ben al di
sotto di quanto il programma di sicurezza nucleare richiedeva.
Tragedia nucleare sfiorata a Taranto nel 1968
A Taranto nel 1968 poteva esplodere il sommergibile nucleare americano
Scorpion (nella foto qui a fianco): e' un puro caso
che cio' non sia avvenuto nella citta' jonica, dove il sommergibile fece
scalo il 10 aprile di quell'anno, ma al largo delle Azzorre, esattamente il
22 maggio seguente. Un'esplosione - verificatasi probabilmente nella sala
motori - propago' i suoi effetti fecendo detonare in sequenza le testate
dei siluri; le esplosioni a catena squassarono l'intero sottomarino
uccidendo 99 membri dell'equipaggio che ora giacciono a 3000 metri di
profondita' assieme a due bombe atomiche e al propulsore nucleare. Questo
risulta dai documenti in inglese della Commissione di Indagine statunitense
rintracciati da PeaceLink su Internet (http://www.txoilgas.com/589-news.html).
La documentazione sull'incidente - sconosciuta alla pubblica opinione
tarantina - e' stata resa nota in un dossier di PeaceLink dal titolo "Il
rischio nucleare a Taranto" presentato mercoledi' 1 marzo in un
seminario alle 18.45 nella biblioteca della Chiesa Valdese.
Nonostante i rischi corsi con incidenti come quello dello Scorpion, il
Mediterraneo continua ad essere interessato da esercitazioni navali a cui
prendono parte anche mezzi nucleari e a questo proposito va segnalata
l'esercitazione navale Nato (nome in codice Dog Fish) attualmente in corso
nello Jonio e che terminera' il 1' marzo. Il rischio connesso al transito
di navi a propulsione nucleare e' stato al centro di una risposta del
governo italiano ad alcune interrogazioni parlamentari che chiedevano
spiegazioni circa un documento riservato della Marina Militare in cui si
elencavano 11 porti a rischio nucleare, fa i quali Taranto. Il governo
ha dato ampie rassicurazioni affermando che nessun incidente ha mai
coinvolto unita' Nato a propulsione nucleare nel Mediterraneo. E tuttavia
l'incidente che ha causato l'affondamento dello Scorpion al largo delle
Azzorre dimostra che per puro caso il sommergibile non sia affondato a
Taranto o nel Mediterraneo; ora a 3000 metri di profondita' le sue 2 bombe
atomiche a bordo e il propulsore nucleare stanno subendo un'irreversibile
corrosione; se non si recupereranno (nessuno ne parla, i governi hanno cose
piu' importanti di cui occuparsi) rilasceranno radioattivita' per secoli e
secoli dalla profondita' degli abissi.
La vicenda dello Scorpion dimostra che:
- il governo italiano ha dato assicurazioni semplicemente verbali circa la
massima affidabilita' della propulsione nucleare che avrebbe garantito
l'assenza di incidenti fino ad ora nel Mediterraneo ("unita' a propulsione
nucleare della Nato operano anche nel Mediterraneo senza che risultino
essersi verificati incidenti significativi o situazioni di particolare
emergenza");
- e' una pura casualita' che l'incidente sia avvenuto nell'Oceano
Atlantico e non a Taranto e cio' contraddice le caratteristiche di
sicurezza di cui parla il governo ("i mezzi a propulsione nucleare
dispongono di spinte caratteristiche di protezione e sicurezza");
- il governo sembra non considerare i 220 incidenti conteggiati dal '54
all''88 da Greenpeace avvenuti a bordo di mezzi dotati di propulsione
nucleare (e di cui verra' letta la documentazione nel seminario del 1'
marzo);
- il rischio nucleare esiste ed e' talmente evidente che - al di la' delle
"assicurazioni" verbali del governo - le vere assicurazioni (ossia le
compagnie di assicurazione) non stipulano contratti per risarcire cittadini
eventualmente danneggiati o uccisi da incidenti nucleari; nessun cittadino
puo' infatti firmare un contratto di assicurazione sulla vita e ottenere un
risarcimento in denaro in caso di incidente nucleare in quanto le compagnie
di assicurazione escludono di poter stipulare contratti di per simili
evenienze, connesse appunto ad incidenti nucleari. Se questo limite e'
posto dalle compagnie di assicurazione e' chiaro che l'incidente nucleare
e' possibile e lo temono a tal punto da escluderlo a priori come chiunque
puo' leggere nelle clausole dei loro contratti.
Se dunque il governo non offre le garanzie sperate, occorre che i cittadini
facciano opera di supplenza diventando essi stessi garanti della propria
sicurezza e chiedendo che a Taranto non transitino navi Nato a propulsione
nucleare e con armi atomiche.
Tuttavia, nonostante il rischio, a Taranto non sono noti i piani di
protezione e di emergenza per la popolazione civile in caso di incidente
nucleare: probabilmente non esistono in quanto PeaceLink li ha chiesti al
Prefetto e non ha ricevuto fino ad ora alcuna risposta. Si rammenta che
questi piani devono essere per legge approntati dal Prefetto e resi noti
alla cittadinanza.
Informazioni
Il 10 marzo 1968 il sommergibile nucleare americano Scorpion fece scalo a
Taranto. Affondo' poche settimane dopo, il 22 maggio 1968, con i suoi 99
membri dell'equipaggio, al largo delle Azzorre, nell'Oceano Atlantico.
Sulle cause dell'incidente si brancola nel buio, nonostante le 13 pagine
della commissione di indagine (il documento "Court of Inquiry Findings",
ottenuto grazie al Freedom of Information Act, e' ora diffuso sul sito di
PeaceLink nella mailing list disarmo); dalle informazioni in inglese
trovate su Internet emerge pero' un grave sospetto circa la scarsa
manutenzione dei sommergibili nucleari, perche' troppo costosa (o
rischiosa?); la guerra fredda rendeva insostenibile anche agli Usa il costo
di manutenzione ordinaria decente della flotta nucleare. Se questo e' vero
per il passato e' ancora piu' piu' vero oggi (i tagli di bilancio Usa al
bilancio militare potrebbero avere conseguenze sulla sicurezza se
indirizzati verso la manutenzione anziche' verso le spese per armamenti);
il capitano di vascello Ugazzi ha anch'egli recentemente sollevato
l'allarme a Taranto sulla "generale situazione di efficienza dei mezzi"
(articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 29/2/2000 dal titolo
significativo "E i sommergibili 'affondano'").
E' noto che la
Marina Militare italiana non ha unita' a propulsione atomica, ma la Nato si'.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it