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Spese militari
Le armi italiane alla Turchia La Turchia da anni e' uno dei paesi che spende di piu' nel campo degli armamenti ed essendo paese Nato gode anche di procedure semplificate che permettono di evitare i controlli normalmente esistenti. Al tempo stesso le violazioni dei diritti umani denunciate da Amnesty International e altre associazioni sono drammaticamente aumentate, in particolare contro la minoranza curda e piu' in genere contro gli oppositori politici. In questo contesto le armi che l'esercito turco acquista da paesi occidentali, Italia compresa, hanno un ruolo fondamentale nell'assicurare il perpetrarsi delle violenze. L'Italia e' il secondo partner commerciale della Turchia nell'Unione Europea e il commercio delle armi e' uno dei settori di punta. Si pensi che in base ai dati forniti nelle relazioni annuali al Parlamento dalla Presidenza del Consiglio - ai sensi della legge 185/90 - il nostro paese ha materialmente esportato alla Turchia 265,4 miliardi di lire in materiale bellico fra il '90 e il '98. La stessa legge 185/90 prevede il divieto di esportazioni di armi verso paesi nei quali sia accertata la violazione dei diritti umani o che siano in stato di guerra. Purtroppo pero' il governo italiano, nonostante le persistenti e gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti dei Curdi e le tensioni con la Grecia per il controllo di Cipro, non ha sospeso i trasferimenti militari verso la Turchia appellandosi alla mancata condanna della Commissione ONU per i Diritti Umani. E' decisiva e risulta palese in casi come questo l'ampia discrezionalità del Ministero degli Affari Esteri nella definizione di conflitto e nella valutazione del grado di tensione. In simili circostanze risulta fatale la mancanza di supporto del consesso europeo. Non solo, ma dal novembre 1993 sono stati anche esclusi dalle procedure della legge 185/90 alcuni materiali di armamento, soprattutto nel settore aeronautico e elettronico-missilistico, considerati a doppio uso civile-militare (dual use) e che sono passati alla tabella export dei materiali ad alta tecnologia, per essere in seguito ulteriormente liberalizzati. In questo modo sfuggono a ogni controllo, cosi' come le armi leggere, spesso vendute come armi "sportive". Alcuni dati. Nel 1995 in Turchia arrivarono quasi 13 mila pistole italiane, per un valore di 6 miliardi 800 milioni di lire. In tutto furono autorizzate esportazioni per 76 mld; in Turchia, sempre nel 1995, ottenne un'importante commessa l'Alenia: 3 radar tridimensionali Rat 31 Dl, con un raggio di scoperta di circa 500 chilometri. Nei primi 5 mesi del 1996 risultavano poi esportazioni dall'Italia verso la Turchia di 3.324 pistole (1,9 mld) e 9,6 tonnellate di munizioni (300 mln). Alla fine del 1996 le pistole esportate in Turchia erano 11.889 (5,5 mld). In quell'anno (1996) verso la Turchia furono autorizzate esportazioni di armi per 74,3 mld. Le esportazioni continuano con una costanza impressionante. Nei primi 7 mesi del 1997 l'Italia aveva venduto alla Turchia altre 3.488 pistole (1,8 mld) e 6.8 tonnellate di munizioni (300 mln). Nel 1998 sono state concesse autorizzazioni verso la Turchia per un valore complessivo di 81,8 mld, prestazioni di servizi per 2 mld e consegne per 37,7 mld. Tra le commesse maggiori, una fornitura di munizionamento navale Simmel Difesa (8,5 miliardi). Nel ‘98, il consorzio turco Sarsilmaz ha comprato la fabbrica Bernardelli di Gardone Val Trompia (Bs) in stato fallimentare, ma in possesso di brevetti per la produzione di armi leggere antisommossa. E ciò malgrado le richieste di Amnesty International di una sospensione preventiva della vendita, senza le garanzie, i controlli ed il monitoraggio necessari. Nel 1999 le esportazioni di armi autorizzate verso la Turchia sono scese a 21 mld. La lunga trattativa per la commessa di 145 elicotteri da combattimento (un afffare da 10.000 mld) che vedeva in corsa anche l'italiana Agusta, ha poi visto prevalere la statunitense Bell. L'Agusta ha comunque altre produzioni in corso per la Turchia, elicotteri per la Marina concepiti per uso civile ma facilmente riconvertibili ad uso militare. Anche le banche hanno un ruolo fondamentale nel gestire le transazioni relative al commercio di armi, in particolare con la Turchia risultano impegnate la Comit e l'Ambroveneto. Per non parlare poi delle agenzie di assicurazione del credito, come la Sace.
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