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  Uranio impoverito
Documenti

"Il metallo del disonore: l'uranio impoverito"

a cura dello statunitense International Action Center.

L'opera più completa e vigorosa di denuncia delle armi all'uranio impoverito.

Pubblicato in Italia dal Centro di Documentazione Wilhelm Wolff
p.le Radaelli 3, 30175 Marghera, tel/fax 041-93.04.90
email: wilhelm_wolff@yahoo.com

Prefazione

Questo è un libro importante, da conoscere e far conoscere.

Esso contiene la denuncia documentata, scientifica, militante della guerra condotta con armi all'uranio impoverito: il nuovo tipo di guerra totale che il Pentagono, la Nato, l'Occidente tutto hanno inaugurato dieci anni fa sperimentandola sulle carni del popolo irakeno, ed hanno poi gloriosamente replicato in Bosnia, in Kosovo ed in Serbia contro i popoli jugoslavi.

Parliamo di guerra totale perché le armi all'uranio impoverito (dai missili ai proiettili d'ogni calibro), oltre a seminare la morte immediata con più efficacia delle armi convenzionali tradizionali, hanno anche il "pregio" di seminare, tra le popolazioni prese a bersaglio, la morte lenta, differita nel tempo. Tumori di ogni genere (ai polmoni, al cervello, alla pelle, ai bronchi, alla vescica, alla stomaco, al seno), leucemia, abbattimento permanente di tutte le difese immunitarie (un effetto simile a quello che provoca l'AIDS): ecco cosa sono in grado di produrre le armi all'uranio impoverito, capaci contemporaneamente di devastare l'esistenza delle future generazioni con l'enorme aumento di terribili alterazioni congenite nei nuovi nati ed un'altrettanta micidiale caduta di fertilità e della funzionalità sessuale. E non è finita. Infatti, i bombardamenti all'uranio impoverito hanno un altro gravissimo effetto letale: contaminare per milioni e milioni di anni (arrestatevi per un istante a riflettere su questo "particolare" tempo) la terra, l'acqua, l'intero ambiente naturale dell'uomo. Si tratta, insomma, della perfetta fusione tra guerra nucleare, chimica e biologica, alla faccia dell'infinità di convenzioni e risoluzioni internazionali che "mettono al bando" le armi di distruzione di massa...

Ecco perché si deve chiamare con la massima energia tutti coloro che si sentono bollire il sangue dinanzi ad un simile crimine a mobilitarsi, a lottare per porre fine ad esso, e -tanto per incominciare- a raccogliere e a diffondere sulla più larga scala possibile questa denuncia.

Viceversa, la consegna dei poteri economici, politici e militari che stanno dietro questa vera e propria pratica del genocidio, è quella del silenzio. Il silenzio totale. Oppure, quando vengono chiamati in causa in modo stringente, è quella della irrisione: "l'uranio impoverito è tanto radioattivo e nocivo quanto la cassa del mio orologio" (un generale italiano), "è meno pericoloso di un fiammifero acceso" (un portavoce K-for). In ogni caso, si garantisce, non esistono prove inconfutabili che produce dei danni. Ed invece questo testo fornisce proprio una inconfutabile analisi delle mostruose conseguenze che l'ultimissima forma della guerra di distruzione capitalistica produce. Un'analisi che necessariamente contiene, per il suo rigore, qualche parte tecnica di lettura un po' difficile (e forse non indispensabile) per i profani, ma che altri interventi sanno tradurre in modo adeguato anche per i non specialisti. Di essa si deve tenere a mente almeno un dato "tecnico": non esiste alcuna soglia di sicurezza per le radiazioni, per cui in questa materia ogni forma di minimizzazione è in sprezzo della salute e della vita dell'uomo e della natura. Ma non meno rilevante è un dato politico: il feroce embargo imposto alle popolazioni irakene e serbo-jugoslave, rendendo praticamente impossibile ad esse approvvigionarsi delle apparecchiature e delle medicine indispensabili, potenzia al massimo gli effetti devastanti dei bombardamenti radioattivi. Guerra nucleare-chimica-biologica combinata con la guerra economico-politica: in Irak sono state falciate in questo modo, in dieci anni, oltre un milione e mezzo di vite!

Ci fermiamo qui per ora. Invitiamo i lettori ad esaminare attentamente i materiali e diamo loro appuntamento al termine del libro, alla postfazione, nella quale svolgeremo qualche nostra considerazione. Che, s'intende, nulla vieta, a chi lo voglia, di guardare in anticipo.