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Messa la bando delle armi all'uranio impoverito e Commissione d'inchiesta parlamentare

Intervento del Sen. Verde Stefano Semenzato nell'Aula del Senato sulle comunicazioni del Ministro Mattarella

Presidente, colleghe, colleghi, Onorevole Ministro,
il 16 aprile 1999, subito dopo le prime voci sull'utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito nella guerra del Kossovo, noi Verdi presentammo un'interrogazione nella quale si chiedeva se era vero che la NATO stava utilizzando in Kossovo quel tipo d'armamenti, si lanciava un allarme sui rischi d'inquinamento ambientale e si chiedeva una moratoria sull'utilizzo di quei proiettili.

Pochi giorni dopo, il 19 aprile sempre del 1999, mentre era in corso l'escalation della guerra in Kossovo scrivevo in una lettera all'allora Presidente del Consiglio On. D'Alema che l'uso dell'uranio impoverito, e il conseguente inquinamento del territorio del Kossovo per centinai e forse migliaia di anni, rappresentava una scelta in aperto contrasto con i fini umanitari dichiarati, cioè quelli di sostegno e difesa delle popolazioni.

E' del tutto evidente che quello era il momento per sospendere l'utilizzo dei proiettili all'uranio. Oggi, dopo ciò che è successo, si rende necessaria ogni possibile iniziativa per la loro messa al bando. E, aggiungo, per vietare ogni utilizzo di tale materiale anche per finalità civili essendo noto ad esempio il loro uso come contrappesi nelle ali di molti aerei civili tra i quali anche alcuni Jumbo dell'Alitalia. Uso che comporta un rischio per l'incolumità generale. Su queste questioni, in questi quasi due anni, attraverso varie interrogazioni e due proposte di commissione d'inchiesta parlamentare il Gruppo dei Verdi ha cercato di richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo. Spero che oggi, al contrario del passato, si manifesti una sensibilità all'allarme che il mondo ambientalista lancia sui rischi connessi agli effetti radioattivi e tossici dell'uranio in tutte le sue forme.

Purtroppo dobbiamo partire da una dura e drammatica realtà, quella delle sette morti e dei numerosi ammalati per quella che ormai viene definita "la sindrome dei Balcani". Noi crediamo e chiediamo che le Forze Armate, il Governo, il Parlamento debbano dare una risposta chiara sulle origini di questa vicenda.

Certo può essere che non sia solo l'uranio la causa di quella che viene chiamata la "sindrome dei Balcani". Alcuni sollevano il concorso di altri fattori, il benzene, i vaccini, il bombardamento di fabbriche o depositi chimici. Può darsi. Siano gli scienziati a darci delle risposte. Ma anche qui è necessaria la massima trasparenza: ci dica la NATO, e se lo sa il Governo, se tra gli obiettivi distrutti dalla NATO nei pressi di Sarajevo erano compresi anche depositi di armi chimiche. Ci si dica se tra il munizionamento scaricato nell'adriatico ci sono proiettili all'uranio. Ci si dica dei bombardamenti in Serbia dove operano tanti volontari italiani. Emerge con evidenza in questi giorni che siamo stati tenuti all'oscuro di troppe cose. Ecco perché non si tratta, come qualcuno sostiene, di anti-atlantismo di ritorno, ma più concretamente di capire con chiarezza come siano divisi i ruoli e le responsabilità dentro la Nato, se l'Italia fa parte dei soci di minoranza destinati a subire sempre e comunque scelte di alleati più potenti.

Qualsiasi siano le cause è sempre più evidente che esiste una correlazione tra la permanenza di militari nelle aree dove vi sono stati conflitti negli ultimi anni, prima in Iraq e ora nei Balcani, e una eccezionale insorgenza di malattie o di morte tra quegli stessi militari. Negli Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna, i cosiddetti "veterani del Golfo" stanno combattendo, da dieci anni, la propria battaglia contro le amministrazioni e i Governi di quei paesi per conoscere la verità, e questo non può essere ignorato. E non vogliamo che questo si riproponga in Italia.

Di certo sappiamo, e questo è ammesso da tutti gli esperti, che l'uranio impoverito se inalato o ingerito è tossico. Ci viene detto cioè che se è inalato o entra nella catena alimentare i rischi sono effettivamente alti. Allora pongo qui il problema di cosa si è fatto per decontaminare le zone attorno a Sarajevo al fine di evitare questi rischi per i nostri militari, per i volontari civili, per la popolazione civile. Cosa si è fatto se meno di due mesi fa quando con i colleghi della Commissione Difesa sono stato a Sarajevo c'è stato detto dalle massime autorità militari che in quella zona i proiettili all'uranio non erano mai stati utilizzati.

Vede Ministro Mattarella, qualche giorno fa un giornalista italiano di nome Fausto Biloslavo si è recato nei dintorni di Sarajevo, è entrato in un edificio bombardato e vi ha trovato abbandonati numerosi proiettili all'uranio.

Vedo grandi dibattiti su come l'uranio impoverito possa entrare nella catena alimentare. Guardi Onorevole Ministro, questi che ho in mano sono un macinacaffè e un macinino per il pepe che ho acquistato, come altri colleghi, al mercato di Sarajevo durante la visita della Commissione Difesa. Come tanti altri oggetti di uso comune, diffusissimi, questi macinini sono fabbricati con bossoli di proiettili raccolti attorno alla città. Potrebbero essere benissimo bossoli di quei proiettili all'uranio che Fausto Biloslavo ha raccolto e consegnato ai militari italiani di Sarajevo qualche giorno fa.

Insomma a differenza di quanto lasciano trasparire i servizi di repertorio, con i filmati sdi repertorio sugli interventi del nucleo NBC (Nucleare Batteriologico Chimico) c'è il timore diffuso, e comunque il timore dei Verdi, che la questione dell'uranio impoverito sia stata fortemente sottovalutata e che oggi l'Italia e la Comunità internazionale si debbano porre il problema di un intervento rapido ed efficace, non solo per ciò che riguarda i militari.

Vi è il problema, infatti, della popolazione civile, della verifica se "la sindrome dei Balcani" abbia colpito e in che modo la popolazione di Sarajevo e della Bosnia. Sarebbe un ben tragico fatto dover costatare che dopo anni di assedio delle truppe serbe la popolazione di Sarajevo si troverà ancora nei prossimi anni, assediata da un nemico oscuro ma altrettanto pericoloso.

Per questo credo che il Governo italiano e la comunità internazionale si debbano impegnare a condurre degli screening sanitari di massa tra la popolazione dei Balcani, di Sarajevo, del Kossovo, della Serbia. E' necessario dare garanzie a quelle popolazioni per la libertà, per i diritti e per la tutela delle quali, non dimentichiamolo mai, sono stati fatti bombardamenti ed interventi armati.

Vorrei anche chiederle Onorevole Ministro un intervento più circoscritto ma assolutamente urgente a tutela di tutti quei volontari e di quel personale civile che in questi anni ha agito nella zona dei Balcani. Vorrei un impegno per un piano di controlli sanitari da svolgere per tutto il personale italiano che è stato impegnato prima in Bosnia dal 1994 in poi e in Kossovo e in Serbia dal 1999 in poi accettando l'ipotesi della responsabilità per l'uso delle armi e quindi anche del risarcimento per chi è stato o sarà vittima delle conseguenze di queste armi. Le chiedo che sia istituito o quantomeno sia esteso anche ai civili il numero verde attualmente esistente per i militari. Che sia creata un'anagrafe di tutto il personale civile e dei volontario che si è recato nelle aree dei Balcani nel corso di questi anni. Se per i militari quest'anagrafe deriva automaticamente dagli elenchi delle presenze, per il personale civile va ricostruita insieme alle associazioni del volontariato, degli Enti locali che si sono adoperati nel campo della solidarietà, dei centri di cooperazione internazionale. Onorevole Ministro il mio gruppo ha avanzato la proposta di una Commissione d'inchiesta parlamentare su quella che viene definita "la sindrome dei Balcani". Una Commissione monocamerale, del solo Senato della Repubblica, che possa agire, anche nelle ristrettezze di tempo lasciate dalla fine della legislatura. Noi crediamo che la situazione di diffuso allarme nella pubblica opinione riguardo agli ormai numerosi casi di tumori e leucemie di militari provenienti dalle aree dei Balcani, il rischio che queste sindromi colpiscano anche i civili italiani impegnati in quelle zone e le popolazioni locali, impongono un forte impegno dell'istituzione parlamentare a ricerca della verità.

Già molti parlano di un nuovo caso Ustica, cioè di una situazione in cui la ricerca della verità si perde nei tempi lunghissimi e nei meandri delle burocrazie militari. Per questo la pur importante e doverosa commissione d'inchiesta varata da Lei Ministro Mattarella non è sufficiente. Di qui la necessità che il Senato faccia la sua parte.

Onorevole Ministro Mattarella, colleghe e colleghi,
nel dibattito di questi giorni riaffiora talvolta la tentazione di sostenere che al dunque l'uranio impoverito non centra con le morti avvenute. Il risultato è di lasciare, non solo inevasa la richiesta di verità, ma anche di finire con il negare una verità nota fin dai tempi dei coniugi Curie, cioè la pericolosità della radioattività per la salute umana. Sappiamo che sulla vicenda pesa, come è pesato ieri in sede Nato, la pressione dell'enorme businnes legato al riciclaggio delle scorie nucleari, di cui l'uranio impoverito è componente centrale. Per questo credo che il principio di precauzione che l'Europa ha adottato in tema di rischi sanitari ed ambientali non possa che essere adottato anche in questo caso e che il nostro Paese, assieme all'Europa, debba impegnarsi chiaramente per abbandonare ogni uso dell' uranio impoverito.

mercoledì 10 gennaio 2001