Da: "Nello Margiotta" A: Oggetto: Fw: p.c. Argentina, dichiariazione dell'Unità Internazionale dei Lavoratori Data: venerdì 11 gennaio 2002 7.39 Sent: Thursday, January 10, 2002 5:55 PM Subject: p.c. Argentina, dichiariazione dell'Unità Internazionale dei Lavoratori Argentina, dichiariazione dell'Unita' Internazionale dei Lavoratori "Facciamo appello ai governi di Cuba e del Venezuela .... " ------- Forwarded message follows ------- Date sent: Thu, 10 Jan 2002 11:33:39 +0100 Subject: Argentina, dichiariazione dell'Unita' Internazionale dei Lavoratori La rivoluzione argentina commuove il mondo Il movimento operaio e i popoli del mondo seguono quotidianamente e con entusiasmo i fatti rivoluzionari dell'Argentina. I lavoratori ed il popolo argentino hanno dimostrato, ancora una volta, che il potere della mobilitazione delle masse è colossale e che si possono sconfiggere i governi marionette dell'imperialismo e del FMI. L'indizione dello stato di assedio e la repressione scatenata, che ha provocato 29 morti, non sono riusciti a contrastare il torrente della mobilitazione. L'insurrezione operaia e popolare del 19 e del 20 di dicembre, rimarrà nella storia come "el Argentinazo" che ha spazzato via il governo pro-yankee di Fernando De La Rúa e di Domingo Cavallo. Il 19 la ribellione popolare è iniziata, di mattina, con saccheggi di massa nei supermercati del Gran Buenos Aires, Rosario e dei quartieri più popolati della stessa Buenos Aires. Nella stessa mattinata ci sono state anche manifestazioni e scontri fra la polizia e docenti e impiegati statali nelle città di La Plata e Córdoba. Tra le masse aleggiava il desiderio di recarsi alla Plaza de Mayo. A mezzogiorno il MST e gruppi di Izquierda Unida si sono ritrovati a Plaza de Mayo ma non c'è stata una partecipazione massiccia. Il detonatore è stato il discorso di De La Rúa che, alle dieci della sera, decretava lo stato d'assedio e richiamava alla calma. A partire da quel momento, in tutti i quartieri di Buenos Aires e del Gran Buenos Aires, la gente ha iniziato a uscire con pentole, piatti di metallo, tamburi, fischietti, barattoli di latta e tutto quello che aveva a portata di mano e che serviva per fare rumore; poi ha iniziato a camminare verso la Plaza de Mayo. Senza che nessuno l'avesse convocata. All'una di notte la Plaza era gremita di gente. Al grido di "Che se ne vadano!" la gente ha continuato ad arrivare. Anche la piazza di fronte al Parlamento si è via via riempita. All'una e mezza si è saputo che Cavallo si era dimesso. Questa notizia è stata accolta con festeggiamenti come se l'Argentina avesse vinto il campionato mondiale di calcio. "E adesso che si dimetta De La Rúa!" è stata la risposta. Alle due di notte è iniziata la repressione con gas e pallottole di gomma. La gente inizialmente ha ripiegato ma poi è tornata alla carica con pietre, ha costruito barricate e acceso fuochi per contrarrestare il lancio di lacrimogeni. Scene simili si sono ripetute al Parlamento. Gli scontri sono andati avanti fino alle quattro di notte e alla fine la polizia si è ritirata. Si calcola che siano scese in piazza quasi 600 mila persone. Il 20 di dicembre è stato determinante per la caduta del governo. La gente ha iniziato a concentrarsi fin dalla mezza mattinata in Plaza de Mayo. La polizia ha attaccato con tutti i mezzi. Perfino con la cavalleria. Questo ha provocato un duro scontro nelle strade e nei viali che sfociano nella storica piazza. E' stata una battaglia campale che è durata quasi tutto il giorno. Migliaia di giovani rispondevano ad ogni carica della polizia, che non ha potuto avanzare per più di 100 metri verso la rotonda della Plaza. Sei giovani sono stati assassinati dalla polizia. Alla fine De La Rúa si è dimesso. La rivoluzione trionfa scacciando a calci questo governo. Si forma in seguito l'effimero governo del Partido Justicialista di Rodríguez Saá. Questo governo batte ogni record: è durato sette giorni. Il 28 di dicembre un nuovo "cacerolazo" di migliaia di manifestanti riempie la Plaza de Mayo affrontando un'altra volta la repressione e spazza via il nuovo governo. Questa volta le masse vanno oltre. Un gruppo ha cercato di dare alle fiamme il Parlamento Nazionale. Altri sono arrivati alle porte della Casa Rosada (sede del governo) e ne hanno dipinto le pareti. Le masse sono scese per le strade per protestare contro un ulteriore inganno politico e per ripudiare il governo di Saá che pretendeva di continuare a rubare gli stipendi ed i risparmi del popolo. "Che se ne vadano tutti" e "Senza peronisti e senza radicali, vivremo meglio" faceva coro la moltitudine. Queste sono state due delle parole d'ordine centrali di migliaia e migliaia di lavoratori, casalinghe, giovani, pensionati, impiegati, piccoli commercianti e professionisti che sono scesi in piazza in massa. In questo modo hanno espresso l'odio generalizzato verso i partiti ed i politici che governano l'Argentina per saccheggiarla al servizio del FMI, le banche e le multinazionali. Le masse hanno ignorato perfino tutte le dirigenze sindacali del movimento operaio argentino, che si trovavano "sotto al letto" mentre le masse scendevano in piazza ignorando lo stato d'assedio che aveva decretato De La Rúa. D'altra parte, si è iniziato a vedere nella sinistra un'alternativa politica per un'ampia fascia di popolazione. La caduta di De La Rúa e di Rodríguez Saá è stato il risultato di un lungo processo di lotta degli ultimi anni che si è manifestato in sette scioperi generali, scioperi di docenti, di statali y di altre corporazioni, blocchi di strada da parte dei disoccupati ed ogni tipo di mobilitazione popolare. La rivoluzione operaia e popolare ha avuto un trionfo dopo l'altro. Per questo sono milioni nel mondo quelli che vedono che il popolo lavoratore argentino sta tracciando un cammino ed un esempio da seguire. Per l'imperialismo e per quelli "che stanno in alto" è stato un grave colpo. E ancora di più quando l'imperialismo nord americano ed i suoi alleati dell'Unione Europea volevano dimostrare, con la loro criminale aggressione al popolo dell'Afganistan, di essere imbattibili. In Argentina hanno subito una forte sconfitta. In America Latina si sono già avuti gli antecedenti del "Caracazo", le dimissioni di Collor de Mello in Brasile, di Bucaram e Mahud in Ecuador e di Fujimori in Perú sempre grazie alle mobilitazioni rivoluzionarie. Ma in Argentina il colpo è ancora più duro perché questo era il paese modello dell'imperialismo e del FMI. Era l'esempio delle "riforme strutturali" , del "successo" del modello privatizzatore e della presunta "crescita" economica. Oggi loro stessi riconoscono che l'Argentina è in bancarotta. Con uno dei debiti esteri più alti del mondo, con milioni di disoccupati e di affamati. Ma i lavoratori ed il popolo argentino hanno detto "Basta!", sono scesi nelle piazze a migliaia con pentole, scioperi, blocchi stradali e gli affamati hanno saccheggiato i supermercati. Il governo di Duhalde, ex vicepresidente di Menem, cercherà di frenare la mobilitazione rivoluzionaria. Per questo cerca di essere un governo di unità nazionale borghese, non solo del Partido Justicialista. Perciò include ministri della "Alianza" (UCR e il centrosinistra del Frepaso) e conta sull'avvallo dell'imperialismo e dei governi come quello di Cardoso in Brasile. Ma le nuove misure del governo sono state rifiutate dalle masse, sorgono le assemblee di quartiere e si preparano nuovi "cacerolazos". L'imperialismo e i suoi governi marionetta nel mondo tremano al solo pensiero che altri popoli intraprendano lo stesso cammino di questa ribellione delle masse. Ma il loro timore maggiore è che la rivoluzione argentina, oggettivamente anticapitalista, non venga sconfitta ed anzi si incammini verso una dura lotta dove si metta in discussione la questione del potere dei lavoratori e del popolo. Perciò è necessario operare per la nascita di nuove organizzazioni operaie e popolari di lotta e per un nuovo impulso rivoluzionario in Argentina. In questi compiti è impegnata la nostra sezione argentina, il Movimiento Socialista de los Trabajadores (MST), membro della Izquierda Unida, che propone l'unità della sinistra e dei rivoluzionari e un governo dei lavoratori e della sinistra. Il MST ha avuto un ruolo molto importante nella ribellione popolare. Da alcune settimane sosteneva la necessità di scendere in piazza per fare un "Argentinazo". I suoi militanti nei vari barrios sono stati parte attiva dei cacerolazos. Uno dei primi gruppi ad arrivare nella Plaza de Mayo il 19 dicembre , è stato il MST, guidato dai suoi dirigenti Juan Carlos Giordano e la deputata Vilma Ripoll. In quelle giornate rivoluzionarie, la sede centrale, ubicata in una vecchia ed ampia casona del quartiere San Telmo (molto vicino alla Plaza de Mayo), si è convertito in un animato luogo di incontro per centinaia di lavoratori e di giovani che andavano e venivano durante i cacerolazos e gli scontri. Vari dei militanti sono stati vittime della brutale repressione. Occorre, inoltre, la solidarietà internazionale dei lavoratori e dei popoli per circondare di appoggio il movimento operaio e popolare argentino perché possa sostenere questo primo trionfo rivoluzionario, di fronte a qualunque tentativo di manovra dell'imperialismo e per avanzare verso i cambiamenti di fondo reclamati dai lavoratori e dal popolo. Dalla UIT-CI e le sue organizzazioni facciamo appello, per la più ampia unità d'azione, alle organizzazioni che si proclamano antimperialiste, della sinistra, sindacali, studentesche, contadine e popolari per dare impulso all'appoggio e alla solidarietà con la lotta del popolo argentino contro il governo Duhalde, il FMI e l'imperialismo. Proponiamo l'unità per convocare i popoli del mondo ed, in particolare, quelli latino americani, perché seguano l'esempio argentino e perché si preparino a scendere in piazza, a fare cacerolazos, scioperi generali, mobilitazioni di massa per affrontare e sconfiggere i governi marionetta dell'imperialismo e del FMI. Tutti i popoli latino americani stanno affrontando lo stesso nemico: i piani di fame e arresa all'imperialismo e al FMI, il debito estero, e il tentativo di imporre l'ALCA. Occorre appoggiare e difendere la sospensione del debito estero, imposta dalla mobilitazione rivoluzionaria, perché si estenda a tempo indeterminato. Che non si ripeta la farsa dell'Ecuador dove, dopo aver sospeso i pagamenti, il governo ha siglato nuovi accordi con il FMI. Il governo di Duhalde sta preparando la stessa cosa.. Facciamo appello ai governi di Cuba e del Venezuela perché diano impulso al movimento continentale contro il pagamento del debito e contro l'ALCA, perché chiamino a formare un fronte di paesi debitori contro questo pagamento e per dare alimento e lavoro dignitoso ai popoli. Proponiamo la più alta unità anche per chiedere le indagini necessarie ed il castigo dei colpevoli per la morte dei 29 manifestanti assassinati dalla repressione. Una delle grandi opportunità per creare questo movimento di solidarietà con la rivoluzione operaia e popolare argentina, per fronteggiare l'imperialismo e la globalizzazione capitalista, è la riunione del Social Forum Mondiale di Porto Alegre di fine gennaio. Facciamo appello a tutte le organizzazioni che convocano e che vi partecipano, al PT Brasile e al movimento brasiliano dei Senza Terra, alle organizzazioni sindacali, contadine e studentesche, per coordinare un piano di azione internazionale di appoggio alla lotta dei lavoratori e del popolo argentini contro l'imperialismo e il FMI. Viva la rivoluzione operaia e popolare argentina! In difesa del non pagamento del debito estero! Per un Fronte di paesi debitori contro il pagamento! Per il castigo per coloro che hanno ordinato ddi assassinare 29 manifestanti! Per la Seconda e definitiva Indipendenza Latino americana! Segreteria Internazionale della UIT-CI 5 gennaio 2002 > >