Brasilia, 13-03-2001
Padre Julio Lancellotti (1) perdona
il funzionario che lo ha aggredito
alle ore 8 dell'11 marzo
2001.
Ieri, durante la ribellione degli adolescenti della
Febem (carcere
minorile) "Franco da Roche" Padre Julio
Lancellotti della Pastorale dei
Minori, chiamato per negoziare tra gli
adolescenti e ilGoverno di San
Paolo non è riuscito ad arrivare vicino
all'entrata dell'istituto
("prigione"). Indignati della sua presenza e
con la notizia,
recentemente confermata, della morte di un loro
compagno, i funzionari
della Febem si sono scagliati contro la vettura
con la quale Padre
Julio era arrivato, hanno rotto i suoi occhiali e
lo hanno percosso con
parecchi pugni in faccia e colpi in testa,
indignati del fatto che
Padre Julio normalmente difende gli
adolescenti.
Nell'intervista alla radio CBN p. Julio ha detto che
perdona e
comprende i suoi aggressori, ma che gli stessi dovrebbero
cercare di
non aggredire gli altri in modo vigliacco. Per padre Julio
Lancellotti
la perdita di controllo da parte dei funzionari era
visibile e pensa
che non sia difficile concludere qualsiasi tipo di
violenza con altra
violenza.
Lancellotti ha inoltre
dichiarato che quello che lui ha visto
nell'intervento della polizia
era paragonabile a una scena di guerra:
molti spari e molti scoppi a
volte non necessari. Per lui l'eccesso è
continuare con la Febem nello
stesso modo uguale da sempre. Tutta la
violenza che è apparsa ieri in
televisione nasce da un processo di
violenza precedente - ha detto -
ricordando che il deputato Marcos
Rolim della Commissione dei Diritti
Umani del Congresso ha visitato
l'istituto la settimana precedente e
ha visto molti giovani feriti e
molti strumenti di tortura usati per
controllare gli interni
(adolescenti), che sono costretti a oziare
nella violenza e la
situazione non sta
cambiando.
(1) Padre Julio
Gli
abitanti del quartiere Moòca sono abituati a vedere un uomo alto,
di
pelle chiara, calvizie accentuata, che cammina rapidamente per le
strade e i quartieri di San Paolo, o chiedendo un passaggio ai
conoscenti. Vestito sempre con camicia chiara infilata in fretta nei
jeans un po' consumati, sandali francescani ai piedi e occhiali per
correggere alcuni gradi di miopia e astigmatismo.
Occhi che sanno
parlare.
Sempre sul punto di commuoversi, di rallegrarsi e di
sorprendersi.
Sempre attenti ai movimenti dell'anima e delle persone
che gli stanno
intorno, siano esse creature della strada, banditi
incalliti, barboni,
piccole prostitute o carcerati. Denunciando
violenza e annunciando
giustizia.
Seppellendo corpi
martoriati dalla polizia, benedicendo volti senza
nomi, rivelando
torture e stermini senza autori. Padre Renato Julio
Lancellotti, di
origine italiana, è diventato ormai una leggenda a San
Paolo. Come
insegnante ha formato una scuola di resistenza ai metodi
violenti e
militareschi all'interno della casa di correzione minorile.
Come
coordinatore della Pastorale dei minori ha inaugurato la pedagogia
degli educatori di strada.
Come "vescovo" dei barboni ha fondato
comunità che tentano di
riscattarli dall'oblio. Come vicario del
Cardinale della metropoli
brasiliana, Paulo Arns, ha difeso i diritti
umani ogni qual volta era
possibile. E anche quando era
impossibile.
Come parroco ha fatto della sua parrocchia una tribuna di
denuncia.
Come uomo ha sempre visto Dio negli uomini e gli uomini in
Dio.
Dopo 14 anni come prete di strada, padre Julio è arrivato alla
sua
ultima sfida. Ha aperto Casa Vida, una casa di accoglienza di
bambini
abbandonati tutti infetti dal virus HIV. Segnalati dalla
Feben,
fondazione statale per la tutela dei minori, alias carcere
minorile,
raccolti per strada come nel caso di Yovi che pesava un
chilogrammo
quando arrivò qui. Trovati nella spazzatura come nel caso
di Yulema.
Sottratti alle sevizie dei genitori come nel caso di Giulia
che aveva
il corpicino ricoperto di
piaghe.