Da: "Cristiano Morsolin" A: Oggetto: Campagna ecologica contro Oleodotto OCP in Ecuador Data: lunedì 28 gennaio 2002 21.18 Hola Peacelink, Qui in Ecuador stiamo vivendo con i movimenti popolari un momento inportante, impegnati su tre frontiere: lotta contro il governo neoliberale di Noboa, lotta contro il Plan colombia e lotta ecologica contro l'Oleodotto OCp costruito con l'Agip e con il finanziamento della Bnl. Vi allego la presentazione della campagna italiana sul fronte ecologico e vi consiglo di entrare nell'Osservatorio delle Ande Selvas (www.selvas.org)per consultare degli ottimi materiali di approfondimento. salutoni latinoamericani cristiano morsolin da Quito CAMPAGNA OLEODOTTO-ECUADOR BNL-ITALIA Parte in Italia la campagna per evitare un nuovo disastro ambientale. Si è tenuta nella sede degli Amici della Terra Italia una conferenza stampa in cui si è denunciato il coinvolgimento della Banca Nazionale del Lavoro nel progetto di sfruttamento petrolifero OCP in Ecuador. Tale progetto, un oleodotto di 500 km dalla selva amazzonica alla costa, avrà degli impatti socio-ambientali particolarmente devastanti, provocando già una forte protesta da parte delle popolazioni locali. Alla conferenza stampa, promossa da Amici della Terra Italia, Campagna per la Riforma della Banca mondiale, CRIC e Terra Nuova, è intervenuta Ivonne Ramos, di Accion Ecologica, organizzazione ecologista dell’ Ecuador, che oltre a dare un quadro aggiornato della situazione sul campo ha anche informato di un incontro avvenuto due giorni prima in Germania con il Ministro dell’Ambiente dello stato di Nord-Renania e a Westafalia e il presidente della WestLandes Bank, banca capofila del prestito contestato: 900 milioni di dollari al consorzio delle compagnie petrolifere, di cui fa parte l’Agip, con la BNL che si occupa della collocazione dei titoli sul mercato. Accion Ecologica e le organizzazioni ecologiste tedesche hanno richiesto la cancellazione definitiva del prestito. Ivonne Ramos ha affermato che “il progetto non deve essere realizzato, distruggerà la foresta amazzonica e permetterà l’ampliamento delle attività di estrazione a zone finora protette – 11 parchi saranno attraversati dall’oleodotto- e a territori indigeni tutelati dalla costituzione. Il tracciato attraversa inoltre zone ad alto rischio sismico, vulcanico – 94 faglie e 6 vulcani attivi- e zone esposte a rischio idrogeologico”. Le organizzazioni promotrici della conferenza stampa, insieme a Legambiente, Greenpeace, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Federazione dei Verdi e Comitato Internazionalista Uwa, hanno inviato nei giorni scorsi alla Banca Nazionale del Lavoro una lettera in cui si chiedeva di sospendere immediatamente le attività di intermediazione sul finanziamento e di fare anche pressione sulla Westlandes Bank affinché questa sospenda qualsiasi erogazione al consorzio. Nell’introdurre la conferenza stampa Laura Radiconcini degli Amici della Terra Italia ha detto: “siamo molto lieti di ospitare Ivonne Ramos di Acciòn Ecologica- Amici della Terra Ecuador che da tanto tempo si battono contro questo disastroso progetto. C’è, nell’opinione corrente italiana, una continua presunzione di innocenza del nostro paese nei confronti dell’estero: italiani brava gente, insomma. Beh, mica tanto e mica sempre. In Ecuador una banca italiana si prepara a giocare un ruolo odioso ed è importante che l’opinione pubblica lo sappia. Se poi la BNL tornerà sui suoi passi saremo i primi ad applaudirla.” Secondo dichiarazioni pubbliche della WestLB un prerequisito per ogni eventuale coinvolgimento finanziario nel progetto era che i destinatari del prestito aderiscano agli standard ambientali della Banca Mondiale. Oggi sembra che questa premessa venga disattesa mentre manca ancora una valutazione degli impatti cumulativi a livello regionale che verranno causati dall’oleodotto e dalle nuove perforazioni ad esso associate, delle alternative, mentre le consultazioni con le popolazioni locali non sono avvenute. “Ancora una volta siamo di fronte ad un progetto che in nome dello sviluppo petrolifero porta con se rischi elevati, non solo per l’ambiente e le comunità locali, ma anche per l’economia dell’Ecuador. Un paese già notevolmente esposto in termini di debito estero, con le banche italiane che giocano un ruolo di primo piano, a partire dalla BNL, ma dove anche il nostro stesso governo ha interessi molto stretti dal momento che la SACE, l’agenzia di credito all’esportazione italiana, controlla la metà del debito commerciale dell’Ecuador a livello globale. Oggi è necessario fermare un nuovo disastro e vedere quali interventi sono invece necessari, a partire da processi equi di cancellazione e riconversione del debito, per non creare a breve un secondo caso Argentina”. Ha dichiarato Jaroslava Colajacomo della Campagna per la riforma della Banca mondiale. Il CRIC e Terra Nuova ormai da molti anni collaborano con Acciòn Ecologica ed altre organizzazioni dell’Ecuador sui temi della difesa del patrimonio ambientale e dei diritti delle comunità locali. “Operiamo in Ecuador con iniziative di cooperazione che puntano alla valorizzazione delle risorse per uno sviluppo locale sostenibile. L’impegno delle due Ong sul progetto OCP nasce proprio dalla certezza che questo tipo di interventi, portati avanti anche da società italiane come la BNL e l’Agip, oltre che altamente dannosi per l’ambiente e le comunità locali, vanifichino totalmente la possibile costruzione di alternative di sviluppo” conclude Isabella Giunta del CRIC. Per ulteriori informazioni Amici della Terra Italia: Laura Radiconcini tel. 06 6868289 amiterra@amicidellaterra.it Campagna per la Riforma della Banca mondiale: Jaroslava Colajacomo – Luca Manes tel. 06 7826855 – email jaro@crbm.org - manes@crbm.org Cric: Isabella Giunta tel. 0965 812345 isa.giunta@cric.it Amici della Terra www.amicidellaterra.it Questa è la lettera inviata ai vertici della Bnl dai promotori della campagna Roma, 11-01-2002 Oggetto: coinvolgimento della Banca Nazionale del Lavoro nel progetto OCP in Ecuador Gentile dott. Abete, le scriviamo oggi riguardo la partecipazione finanziaria della Banca Nazionale del Lavoro al controverso progetto per la costruzione dell’Oleoducto de Crudos Pesados (OCP) in Ecuador. L’oleodotto, lungo più di 500 chilometri, avrà la capacità di trasportare 450 mila barili di petrolio al giorno - amplierà del 20% le zone investite dall'estrazione petrolifera, raggiungendo un totale di 2,4 milioni di ettari e coinvolgendo aree di foresta amazzonica finora intatte,. Come ammesso anche pubblicamente lo scorso 23 ottobre dal Dott. Marino Cucco, nel corso della Conferenza sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici, la BNL partecipa al finanziamento del progetto in questione. Secondo informazioni in nostro possesso, ma non rese pubbliche dalla Banca, la BNL agisce come “managing agent” di un prestito di 900 milioni di dollari emesso dalla Westdeutsche Landesbank il 31 luglio 2001 in favore di un consorzio internazionale che ha ottenuto la licenza di trasporto per venti anni e che è composto dalle compagnie petrolifere: Alberta Energy Company Ltd (31.4%), Repsol-YPF (25.69%), Perez Companc (15%), Occidental Petroleum (12.26%), Agip (7.51%), Techint (4.12%) and Kerr-McGee Corp (4.02%). Come ci risulta da verifiche attraverso missioni sul terreno e un lavoro continuo con alcune organizzazioni ecologiste e per i diritti umani ecuadoriane, il progetto presenta, al momento, numerosi problemi. Snodandosi fino alla costa di Esmeraldas lungo aree naturali estremamente fragili e abitate da popolazioni indigene, ad alto rischio vulcanico, idrogeologico e sismico, l'oleodotto rischia anche di non essere economicamente vantaggioso per l’Ecuador, un paese già notevolmente esposto in termini di debito estero, in particolare con il governo italiano e banche private italiane, a fronte di uno sviluppo locale praticamente inesistente. A testimonianza dell’elevata problematicità del progetto è che il suo costo attuale oggi supera il miliardo di dollari, mentre il costo dello stesso oleodotto nel 1999 era di 400 milioni di dollari. Per i complessi sistemi di garanzia e contro-garanzia che questi progetti prevedono e i meccanicismi della formazione del debito estero è probabile che l’aumento dei costi ricadrà quasi interamente sul governo dell’Ecuador. La vicinanza con la Colombia, in cui negli ultimi dieci anni vi sono stati più di 760 attentati a condutture, aumenta ulteriormente il rischio. Si teme che l’oleodotto possa rappresentare un obiettivo strategico del terrorismo anche in Ecuador e questo è confermato dal fatto che nell’ultimo anno vi sono stati già cinque attentanti al SOTE, un precedente oleodotto già in funzione, a cui l’OCP correrà parallelo per un lungo tratto. Un altro argomento di critica al progetto è che esso violi in maniera grave le politiche e direttive della Banca Mondiale sulle valutazioni degli impatti ambientali (OP 4,01) e gli habitat naturali (OP 4.04). Il progetto dell’OCP è stato approvato nel gennaio del 2001 senza che si realizzasse previamente uno Studio d’Impatto Ambientale, come invece è sancito dalla Legge di Gestione Ambientale dell’Ecuador. Inoltre non vi è stato un processo di consultazione preventiva delle popolazioni coinvolte, nonostante esso sia obbligatorio secondo la Costituzione dell’Ecuador. Dopo l’approvazione del progetto, la ditta consulente Entrix ha avuto a disposizione solamente due mesi per elaborare lo Studio di Impatto Ambientale di un tragitto di 500 Km. Secondo dichiarazioni pubbliche della WestLB “un prerequisito per ogni eventuale coinvolgimento finanziario nel progetto è che i destinatari del prestito aderiscano agli standard ambientali della Banca Mondiale”. Sebbene il consorzio affermi che sono state svolte tutte le valutazioni del caso, in un documento allegato potrà trovare descritte le violazioni degli standard della Banca Mondiale perpetrate dal consorzio, così come rilevate da esperti internazionali e locali, che chiariscono nel dettaglio le disastrose conseguenze ambientali del progetto. In particolare, desta preoccupazione la mancata valutazione degli impatti cumulativi a livello regionale delle perforazioni e del trasporto, la non presa in considerazione delle alternative e l’inesistenza di adeguate consultazioni delle popolazioni locali. Considerato il ruolo importante della BNL nel facilitare il collocamento sul mercato di titoli obbligazionari che permettano di finanziare l’OCP, e considerato che secondo nostre informazioni l’erogazione del prestito non è ancora sostanzialmente avvenuta, Le chiediamo di sospendere immediatamente le attività di intermediazione sul finanziamento finché non abbia indipendentemente verificato che: 1. Il consorzio rispetti le direttive della Banca Mondiale e i dettami della costituzione ecuadoriana sull’inalienabilità dei territori indigeni, la legislazione ambientale ecuadoriana ed tutti gli standard riconosciuti internazionalmente 2. Il consorzio ponga in essere procedure e misure di mitigazione sufficienti per correggere gli impatti presenti e quelli futuri dell’oleodotto; Le chiediamo quindi di fare pressione sulla Westlandes Bank affinché sospenda qualsiasi erogazione al consorzio (come richiesto in più occasioni negli ultimi mesi da organizzazioni internazionali e locali) fino a quando non abbia fatto le stesse verifiche indipendentemente da quelle del consorzio OCP, dimostratesi altamente inadeguate. Cogliamo anche l’occasione per chiederle se la BNL, per quel che attiene all’attività di finanziamento dei progetti, o all’attività di collocamento di titoli obbligazionari sul mercato o alla partecipazione diretta in investimenti diretti esteri o nella gestione di fondi privati d’investimento: - disponga di un’unità di valutazione degli impatti ambientali e sociali; - sia dotata di una politica di accesso all’informazione per azionisti, correntisti e per il pubblico generale per esempio attraverso la pubblicazione sul rapporto annuale (per esempio in questo caso se abbia pubblicato informazioni sul ruolo e coinvolgimento all’interno del project financing dell’OCP e sulle attività svolte finora); - preveda il rispetto, come vincolo per il suo coinvolgimento, di un codice di condotta da parte delle imprese; Ci interesserebbe anche sapere se, prima di adoperarsi come intermediario, la BNL abbia ricevuto la valutazione d’impatto ambientale dal consorzio o in particolare dall’Agip, l’impresa italiana che vi partecipa, e se l'abbia analizzata. In Ecuador, i lavori per l’oleodotto sono già iniziati (le imprese hanno dichiarato che impiegheranno 25 mesi) e se non saranno fermati immediatamente, rischiano di annientare gli ultimi ecosistemi di foresta pluviale intatta dell’Ecuador e di tradursi nella violazione dei diritti delle popolazioni locali. La costruzione di strade d’accesso, le espropriazioni forzate tramite l’esercito, e alcuni incidenti, sono già avvenuti. Si teme ora che, se la costruzione procederà senza adeguate garanzie potranno, verificarsi gravi conflitti con le comunità locali e gravi ripercussioni sull’ambiente circostante. In attesa di una sua risposta inviamo cordiali saluti, Jaroslava Colajacomo Campagna per la riforma della Banca Mondiale Via Tommaso da Celano n. 15, 00179 Roma Tel: +39-06-7826855 Fax: +39-06-7858100 e-mail:jaro@crbm.org Laura Radiconcini Direttivo nazionale, Amici della Terra Rosalia Bandera Presidente, CRIC- Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione Allegra Morelli Presidente, Terra Nuova Francesco Ferrante Direttore Generale, Legambiente Domitilla Senni Direttore Generale, Greenpeace Francuccio Gesualdi Centro Nuovo Modello di Sviluppo Giuseppe de Marzo Responsabile America Latina, Federazione Verdi Italiani e Comitato Internazionalista Uwa ______________________________________________________________________ Dillo con una cartolina! http://it.greetings.yahoo.com/