Da: "Serena Romagnoli" A: Oggetto: Intervista a Stedile "Stato di San Paolo", 27 gennaio Data: domenica 9 febbraio 2003 11.31 Aggiornato il sito - 1 febbraio 2003 http://www.mst.citinv.it/ Publicado no OESP, 27 de janeiro de 2003 Roldão Arruda - Enviado Especial PER STEDILE IL GOVERNO LULA È AMBIGUO Il leader del MST, dice, tuttavia, che anche la sua relazione con i governanti ha bisogno di ambiguità PORTO ALEGRE - Nell'opinione del principale dirigente del MST, João Pedro Stédile, il governo brasiliano esibisce ancora una posizione ambigua in relazione ai principali problemi del Paese - e per questo può essere classificato come un governo in discussione. La composizione del governo è il migliore indicatore dell'ambiguità, secondo Stedile, una delle personalità più festeggiate al Forum Sociale e uno dei membri del comitato nazionale di organizzazione dell'evento. Nell'intervista egli dice di credere che ci sarà in tutto il Paese un'ampia mobilitazione popolare nei prossimi anni, destinata a spingere il presidente Luiz Inácio Lula da Silva verso sinistra, allontanandolo dal modello neoliberista. "Dedicheremo tutte le nostre energie all'organizzazione della popolazione", ha detto. Estado - Lei dice che il governo Lula è un governo in discussione. Che significa? João Pedro Stédile - Il PT ha vinto le elezioni con una tattica di alleanza elettorale con settori della classe dominante, che preoccupati dalla crisi economica e dal rischio che il Brasile diventasse un'altra Argentina, hanno puntato sul riciclaggio del modello economico. Il popolo, da parte sua, ha votato Lula per vedere cambiamenti in questo modello. La composizione del governo di Lula è un riflesso di questa ambiguità. Abbiamo ministri ancora legati al modello neoliberista e ministri che rappresentano il programma del PT, che non è neoliberista. Per me, è ovvio che ci sarà tensione permanente: da un lato, il popolo che chiede cambiamenti, per realizzare le quali bisogna abbandonare il modello neoliberista e, dall'altro, chi desidera riciclare, senza cambiare. E' evidente che noi, dei movimenti sociali, così come un qualsiasi cittadino con un minimo di discernimento, sappiamo che i cambiamenti non possono essere fatti da un momento all'altro, ma arriveranno nel medio e nel lungo periodo nei prossimi quattro anni. Estado - Qual deve essere il ruolo del MST in questo scenario Stédile - Dedicheremo tutte le nostre energie all'organizzazione della popolazione. Essa deve essere cosciente delle difficoltà, mobilitarsi e fare pressione sociale perché il governo abbia la forza di realizzare i mutamenti. Estado - Lei è ottimista rispetto a questa mobilitazione sociale? Stédile - La nostra società ha ereditato una crisi economica gravissima. Ma d'altra parte, le elezioni hanno generato un clima di aspettativa e di coraggio molto grandi. Il popolo è infervorato e sente che è possibile cambiare. Il MST e altre forze sociali faranno di tutto per galvanizzare questa energia e spingere il governo nella direzione di un programma più di sinistra, più vicino a quello originale del PT. Estado - Ci sono persone critiche della attuale organizzazione del Fórum Social, per i quali riflette la diversità, ma non riesce a ottenere l'unità in termini di azioni comuni. Si suggerisce perfino una direzione per canalizzare meglio tutta questa energia? Come vede questo? Stédile - Pensare ad una direzione o a un coordinamento è una sciocchezza. Il cemento che consoliderà le alleanza in Brasile e altrove, sono azioni capaci di galvanizzare ampie moltitudini. Un esempio: sul piano internazionale, l'azione che rinsalderà questa unità è la lotta contro la guerra. Bush con la sua idiozia hitleriana, non sa il bene che ci sta facendo perché l'umanità intera, e ho sentito questo molto chiaramente nel forum, è contro la guerra. Nascerà nei prossimi mesi uno straordinario movimento internazionale, di cuori e menti, contro la guerra. Qui in Brasile, se non ci saranno mutamenti e se la crisi sociale continuerà ad aggravarsi, nasceranno questioni che costituiranno parole d'ordine comuni, per le quali tutti si sentiranno motivati a lottare. Estado - Rispetto a quello che il governo Lula ha fatto fino ad ora, è possibile dire in che direzione sta andando? Risponde alle sue aspettative? Stédile - Sarebbe irresponsabile voler giudicare un governo che si è insediato da meno di un mese. Tuttavia, guardo ad alcuni segnali, come la costruzione del governo, che è ambigua e i discorsi di Lula, che mostrano anch'essi delle ambiguità. Lula riafferma che la priorità è il sociale, la lotta alla fame, la riforma agraria, il lavoro, ma, allo stesso tempo dice che continuerà a rispettare gli accordi internazionali, non romperà con il FMI. Nel governo ci sono persone che vogliono mettere in programma i temi della fame, del lavoro e della riforma agraria e altri, l'indipendenza della Banca Centrale, la Previdenza, la riforma tributaria. Estado - Voi avete invitato il ministro dello Sviluppo Agraria alla chiusura dell'assemblea promossa da Via Campesina qui a Porto Alegre. C'è uno sforzo di avvicinamento con il governo? Stédile - La nostra politica in relazione al governo è anch'essa ambigua: avremo un atteggiamento di collaborazione e autonomia allo stesso tempo. Collaboreremo in tutto ciò che il governo vorrà fare in direzione del cambiamento sociale. Ma siamo un movimento sociale che ha bisogno, per la sua salute, di mantenere autonomia rispetto al governo e ai partiti. Estado - Si dice che se il governo sarà rapido nell'insediare le 100.000 famiglie che sarebbero accampate il "potere di fuoco" del MST finisce. Stédile - Chi dice questo non conosce quello che succede nelle campagne. Quello che smobilita la lotta è la sofferenza. E' per questo che gli altri governi facevano passare tanto tempo prima degli insediamenti o reprimevano il movimento con azioni di sgombero. Il popolo ha dei limiti nella sua resistenza: dopo otto mesi sotto una baracca di plastica, senza poter soddisfare nessuno dei propri bisogni, la persona cede e se ne va. Ma se il governo comincia a risolvere i problemi rapidamente, tutti gli altri poveri ci proveranno. E questo creerà un fervore e una disposizione alla lotta molto maggiori. Estado - Come valuta l'azione di Cardoso nel campo della riforma agraria? Stédile - Il suo governo non aveva una reale politica per la riforma agraria. Si è dedicato soprattutto a realizzare una politica ispirata al modello agricolo americano, basato su grandi aziende, molto meccanizzate, con la concentrazione dell'agroindustria e il ritiro della presenza dello Stato dal settore agricolo. Il settore pubblico in questa area è stato distrutto in otto anni. In nessun paese del mondo, neanche negli USA, l'agricoltura funziona senza la presenza del settore pubblico. Il ministero americano che si occupa di agricoltura può contare su uno dei bilanci più alti, inferiore solo a quello del settore delle forze armate. Qui, gli scemi del gruppo di Cardoso, hanno copiato questo modello delle grandi aziende, senza l'intervento dello Stato, ed è stato un disastro, perché non hanno considerato le enormi differenze che ci sono e che vanno dalle tradizioni contadine alla topografia. Questo modello ha reso impossibile la piccola agricoltura, ha impedito che ci fosse un ampliamento della produzione di alimenti. Due milioni di lavoratori hanno perso il posto in otto anni. Estado - I numeri ufficiali indicano che Cardoso ha distribuito più terre che coloro che l'hanno preceduto nel corso di 30 anni. Stédile - Esiste l'illusione che la riforma agraria sia sinonimo di distribuire terra. Basandosi su questo il governo diceva che stava distribuendo terre, attaccato ai numeri. Ma il problema non è questo: ci sono molti poveri e una disuguaglianza enorme nelle campagne. Per risolvere questi due problemi, cinquant'anni fa bastava dare un pezzo di terra. L'economia era più localizzata. L'agricoltore produceva per mangiare e vendeva l'eccedente al mercato. Oggi questo sistema non funziona più. Tutto è stato monopolizzato dalle multinazionali che controllano l'agroindustria. C'è bisogno di un nuovo modello agricolo che riorienti la produzione agricola verso la produzione di alimenti per il mercato interno. Questa deve essere la nostra priorità. Dobbiamo esportare solo le eccedenze. Questa politica deve essere rivolta anche a far restare le persone in campagna. Il governo deve dire: "Darò un sussidio, in nome di tutta la società, perché questa famigila resti qui, abbia una vita migliore qui, perché se se ne va, finisce in una favela, dove sarà un problema doppio, oppure finisce al Carandiru, dove costerà 700 reais al mese alla società. Pertanto è molto più a buon mercato tenerla qui, fino a che non sarà in grado di farcela da sola". Perché questo vada a buon fine è necessario anche portare l'agroindustria nelle campagne, decentralizzarla. Questo modello di agroindustria che stiamo usando, che si basa sulla concentrazione, è finito per diventare un oligopolio.