Da: "Mario Neri" A: ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; Oggetto: Intervista con Roland Daniel Burton Data: lunedì 23 dicembre 2002 17.25 Intervista con Roland Daniel Burton, viceministro per la pianificazione e lo sviluppo, Caracas. Da LIBERAZIONE, Domenica 22/12. Di Angela Nocioni Progetto media altrnativi. Un notiziario dai barrios del mondo, un notiziario internazionale che racconti le società in rivolta con sguardi ogni volta differenti, garantiti dall'organizzazione orizzontale del lavoro e dai compiti di edizione per turni. L'idea è semplice. Isole di produzione indipendenti raccolgono immagini e notizie. Le inviano al gruppo di redazione cui, settimana per settimana, spetta l'edizione del notiziario. Il tg esce con video provenienti dai cinque continenti, ma editati una volta dai brasiliani, una volta dagli italiani, una volta dai canadesi secondo un principio di rigorosa rotazione. Tutto trasmesso via satellite». Il governo venezuelano dispone di un satellite e l'idea della tv è del suo viceministro per la pianificazione e lo sviluppo. Che ha accettato il posto di governo al patto di poter sperimentare su ampia scala almeno qualcosa del suo vecchio progetto di «artigianato audiovisivo dei quartieri». Aria da guerrigliero languido, barba incolta e occhioni blu, Ronald Daniel Burton è quanto di meno simile a un vice ministro ci si possa immaginare. «Ma chi Danny? - dicono di lui i ragazzetti del barrio Cementerio spalancando sorrisi - ma quello è un pana» che nel dialetto di strada sta per "fratello". Poco più che quarantenne, figlio della vecchia oligarchia di Caracas, autore del libro "La fabbrica della ribellione", un'attenzione costante all'esperienza zapatista (preziosa in un governo che non vede di buon occhio l'indifferenza di Marcos al tema della presa del potere), Daniel Burton ha militato nella Disobbedienza popolare dal 1986. «Un lavoro di costruzione di egemonia nei ranchos e pratica dell'azione diretta. L'obiettivo è sempre stato il riconoscimento concreto del potere costituente popolare. Gli strumenti vari. All'inizio privilegiavamo l'aspetto culturale con molta attenzione alle credenze religiose». Ha partecipato alla rivolta militare, fallita, con cui Hugo Chavez tentò, nel '92, la via diretta a Miraflores. Era uno dei civili che, in quella notte di febbraio, aspettava la chiamata: «Whiskey uno, inizia la festa». Attese invano davanti al telefono. L'insurrezione fu soffocata, l'audace tenente colonnello ammanettato e trasferito nella cella dove avrebbe avuto tutto il tempo per riflettere su come organizzare una scalata al potere benedetta dal voto popolare. Nel secondo governo Chavez il ministro della pianificazione ha chiesto a Daniel Burton di prendersi un impegno. Lui ha accettato, ma non sembra abbia ancora fatto pace con quel sì. «E' che non controlliamo nemmeno i ministeri - confessa sbuffando - nell'apparato statale si annidano sabotatori di professione, gente ereditata dal peggiore passato. Ci fanno la guerra, hanno strane alleanze. Alcuni ministeri funzionano ancora secondo una mentalità nettamente coloniale, razzismo compreso. E intervenire è impossibile». Per il suo progetto della televisione dal basso, i tempi bui di Caracas potrebbero essere propizi. Miraflores, assediata da una guerra mediatica senza tregua, ha scoperto di non poter contare sull'ingessatissima, a volte infida, rete di Stato Canal 8, che sta pagando molto caro l'errore di aver lesinato denaro alla crescita delle tv alternative. «Resisteremo all'attacco e allora si aprirà una nuova fase» assicura Daniel Burton. Resisterete come? «Siamo una rivoluzione pacifica, non disarmata». Ti piace l'idea di Forum popolari per rimettere Pdvsa in mano ai suoi azionisti originari? No, la trovo pericolosa. Con i tempi che corrono finirebbe per agevolare chi spinge verso una privatizzazione dell'interno. Rischia di trasformarsi in una assemblea di micro azionisti cui qualcuno, prima o poi, insisterà per riconoscere il diritto a vendere le proprie azioni. Ci sono altre vie per riconquistare il controllo delle imprese pubbliche. Per esempio la cogestione, nel senso del controllo delle masse operaie sui loro dirigenti. Non vale solo per Pdvsa, vale anche per Alcasa, l'impresa dell'alluminio, per la Sidor, l'impresa siderurgica che è stata privatizzata ma che ha un enorme debito con lo Stato. La cogestione va sostenuta all'interno di una visione latino americana dello sviluppo petrolifero. Ma queste non sono tesi ufficiali del governo, sono lavori in corso. Una parola di verità, per favore, sullo scontro in atto per il controllo di Pdvsa. Il governo assicura di tenere la situazione sotto controllo, ma qui sta di nuovo mancando la benzina. La situazione è molto critica. Ma la minaccia viene da fuori, non è interna. Ci sabotano in tutti i modi. Ogni giorno ce ne è una nuova. Petroliere che devono arrivare dall'estero e non arrivano. Rifornimenti di benzina per i quali sono stati presi accordi precisi e che, misteriosamente, si bloccano. Siamo in negoziazione con molti soggetti stranieri per rispondere al tentativo di strangolamento. Ci vogliono lasciare senza benzina, poi senza latte, poi senza cibo. Ma non ci prenderanno per fame. La verità che la stampa internazionale non denuncia è che questa è una serrata transnazionale, sono le multinazionali a farci la guerra. Direttamente. L'opposizione ci mette solo la faccia. Guardiamo i negozi con le saracinesche abbassate. Chi ha chiuso? Mc Donald's, le grandi catene di distribuzione, le compagnie aeree, i centri commerciali, le grandi banche. Non il piccolo commercio. Le banche nazionali hanno fatto di tutto per resistere alla serrata, ma non ce l'hanno fatta. E' stato imposto loro di chiudere. Le tv fanno il resto. Non sono strumento della serrata, sono il potere che si è inventato la serrata. E' il proprietario di Venevision, Cisnerios, uno dei più potenti avversari di questo governo, molto più influente del presidente di Federcameras e della Ctv. E' lui, ossia l'impero multinazionale che rappresenta, ad usare loro. Non viceversa. L'errore è stato non intervenire subito. Dopo il 13 aprile questi settori si sono contrattati la sopravvivenza degli strumenti necessari a una politica cospirativa nonostante si siano visti sfuggire il controllo delle leve militari. Qual è il tuo giudizio politico sul presidente di Pdvsa, Alì Rodriguez? Ha fatto il possibile. Nonostante abbia presieduto Pdvsa per i sei mesi successivi al colpo di Stato, senza ripulirla nemmeno di un dirigente golpista? Cosa ti posso dire? Ci sono dei settori dove si è intervenuti molto bene e altri in cui si è intervenuti molto male. Pdvsa è un oscuro mistero. Benvenuta sia la crisi. Solo una catastrofe ci può costringere a guardare dietro quella porta. Lì dentro sta la verità sul golpe e sui suoi finanziatori _________________________________________________________________ Charla con tus amigos en línea mediante MSN Messenger: http://messenger.microsoft.com/es