Da: "Serena Romagnoli" A: "Antonio V" ; "Zerbino" ; "Tommaso di Francesco" ; "Zanchetta Aldo" ; "Vico Codella" ; "Unimondo" ; "veronica" ; "Smeriglio P M11" ; "Ummarino" ; "Stefano Fedeli" ; "stampa - Terra di Mezzo" ; ; "Renzo Giacomelli" ; "stampa - ADNKronos" ; "silvizac" ; ; "Segreteria Lilliput" ; "rita frau" ; "ReteRadieResch" ; "Maurizio Matteuzzi" ; "Paolo Scinto - Legambiente" ; "R.Mantovani" ; "PRO.DO.C.S." ; "NoOMC Italia" ; ; "Nigrizia" ; "Nadia de Mond - Manitese" ; "Musacchio Roberto" ; "Fratelli dell'uomo" ; "Monica Di Sisto" ; "Molisv" ; "Marinella Correggia" ; "Maria cristina" ; "marco coscione" ; "Lettera 22 - Emanuele Giordana" ; "Luca Fabbri - Slow Food" ; "LORELLA VENTURA" ; "Linda" ; ; "Internazionale" ; "Giovanna Ricoveri" ; "Gigi Eusebi" ; ; ; "Franco Di Giangirolamo Nexus Emilia Romagna" ; "Franco Turri" ; "Fiom.internazionale" ; ; "Fabbris Gianni" ; ; "Ettore" ; "coopint.prc" ; ; "chiara sestili" ; "Casale podere Rosa" ; "bertinotti" ; ; "associazione culturale punto rosso" ; "Burattini" ; ; "Bisegna - casa" ; "Anna imst" ; "Armando Stefani" ; "ASCI Renato Bologna" ; "Luigi Nieri" ; "altrimondi" ; "Anna Lena imst" ; "Alessandro Serra (imst)" ; ; "Alessandra Fava giornalista imst" ; "AIFO" ; "Aldo Garzia" ; "Alberto Castagnola" ; ; "ACEA F.Ceratti" Oggetto: LULA AVRÀ BISOGNO DI MOLTO CORAGGIO Data: lunedì 6 gennaio 2003 13.12 CHI VOLESSE UTILIZZARE L'ARTICOLO È PREGATO DI CITARE LE FONTI http://www.mst.citinv.it/ (traduzione di Serena Romagnoli) Nel Sito del MST-Italia si trovano altri articoli su governo Lula e MST ****************************************************************** DA "JORNAL DO BRASIL 5 GENNAIO 2003" "LULA AVRÀ BISOGNO DI MOLTO CORAGGIO" João Pedro Stédile, lider del MST elogia i primi passi del nuovo Governo e dice di avere fiducia nella riforma agraria Uno dei principali quadri della direzione nazionale e l'ideologo del Movimento dei Senza Terra (MST) dalla sua fondazione nel 1984 - lo spauracchio dei grandi proprietari di terra in Brasile, ma una delle icone delle recenti lotte popolari nel paese - l'economista specializzato in Messico João Pedro Stédile, è un uomo alto e rubusto che tifa appassionatamente per il Grêmio di Porto Alegre e per la riforma agraria. Stedile ora conta i minuti che ci vorranno per vedere il sogno realizzato. Con una voce tranquilla e qualche pausa ogni tanto, Stédile ha preferito le risorse della rete mondiale informatica per concedere l'intervista esclusiva al Jornal do Brasil, nella quale dice di attribuire al presidente della Repubblica Luiz Inácio Lula da Silva, la responsabilità per la trasformazione di una storia di scontri e morti, lungo due decadi, in un processo pacifico ed efficace. Attraverso internet, Stédile non economizza parole di appoggio e fiducia nell'avvio del processo più delicato di distribuzione di ricchezze in Brasile. Il 1° aprile del 1964, poco dopo aver decretato l'espropriazione delle terre lungo le strade federali, nello storico discorso dell'Automobil Club, il presidente João Goulart è stato rovesciato e la nazione si è vista proiettata in uno dei periodi più oscuri della Storia. Questa volta, l'ammiratore del comunista e rivoluzionario Luiz Carlos Prestes crede che la storia non si ripeterà. - Come vede queste prime ore del governo Lula? - Il governo Lula si sta comportando secondo le aspettative create dalla sua elezione. Da un lato, la sconfitta della politica del neoliberismo. Dall'altro, il popolo con un'enorme speranza che ora ci saranno reali cambiamenti. E, in mezzo, il nuovo governo che è conscio delle proprie enormi responsabilità per non ingannare, ancora una volta, la volontà popolare. Il governo Lula deve affrontare molte sfide. La prima è non lasciarsi schiacciare dalla volontà del cosiddetto mercato, che nasconde in realtà la volontà dei grandi capitalisti. Il governo Lula avrà sempre bisogno di avere come punto di riferimento la società brasiliana. E, per questo, avrà bisogno di molto coraggio. Il suo coraggio non verrà dalla retorica, ma dalla partecipazione popolare. Senza il popolo che si organizza nella base, senza che la società, nel suo insieme, si mobiliti, non avremo i cambiamenti che il popolo aspetta. E in questo processo speriamo che i mezzi di comunicazione di massa e lo stesso governo aiutino a demistificare fantasmi come il mercato, la borsa valori ecc. che non rappresentano la nostra società. - Il MST mobiliterà le campagne per appoggiare la rivoluzione sociale proposta dal ministro José Dirceu? - Il MST è un movimento sociale che ha come obiettivo principale quello di eliminare la povertà e le disuguaglianze sociali nell'ambiente rurale brasiliano. E pensiamo che il principale nemico dei nostri obiettivi è il latifondo, ossia la concentrazione della proprietà della terra. Il secondo nemico è questo modello economico sotto il controllo delle multinazionali e del capitale speculativo. Il nostro ruolo è sempre quello di organizzare i poveri delle campagne perché prendano coscienza dei loro diritti, si mobilitino e lottino. Questo faremo sempre, mantenendo la nostra autonomia in relazione al governo. La nostra forza sarà data dal numero di lavoratori che riusciremo ad organizzare in vista di questi obiettivi. - Secondo lei, qual è la formula per realizzare una riforma agraria pacifica ed efficace in Brasile? - In primo luogo, in qualsiasi processo sociale, non esistono formule o modelli. Quel che esiste sono le condizioni, i rapporti di forza. In tutto il mondo, le riforme agrarie sono sempre avvenute quando sono coincise due circostanze. Da un lato, un governo popolare che voleva fare la riforma agraria, ossia voleva eliminare il latifondo dalla società. Dall'altra, un movimento contadino organizzato, con coscienza politica e capacità di mobilitazione. Né una cosa, né l'altra, da sole, possono realizzare la riforma agraria. Pensiamo che, in questo periodo storico, potremo creare le condizioni ideali per questa riforma, se il MST e altri movimenti riusciranno a massificare l'organizzazione dei poveri della campagna e se il governo manterrà il suo impegno di eliminare la concentrazione della proprietà della terra nella nostra società. Avremo così le condizioni favorevoli perché ci sia una vera riforma agraria, nel senso di democratizzare la proprietà della terra, riorganizzare la produzione di alimenti per il mercato interno, di garantire il miglioramento del reddito e delle condizioni di vita per la popolazione rurale. - Ma come pensa il MST di poter far fronte ai movimenti di estrema destra, gli stessi che scuotono la democrazia venezuelana, che propongono lo scontro armato nelle campagne, come è successo ad Eldorado dos Carajás, in Pará? - Anche se il latifondo non è sconfitto e ha molta forza e tentacoli nel Potere Esecutivo degli Stati, nelle polizie e all'interno del Potere Giudiziario, è minoranza nella nostra società. Ci sono soltanto 27.000 latifondisti, padroni di proprietà superiori a duemila ettari ciascuna, che controllano complessivamente più di 178 milioni di ettari. Applicando la Costituzione e la Legge Agraria, con coraggio e senza burocrazia, lo Stato brasiliano potrà espropriare più di 100 milioni di ettari. E' molta terra. - Il latifondo, quindi, è ancora una minaccia per il MST? - Noi non abbiamo paura dei latifondisti, sono la parte più debole della élite economica del paese. Sappiamo che l'immensa maggioranza del popolo brasiliano vuole farla finita con il latifondo e ci aiuterà a indebolirlo, come ha fatto fino ad oggi, nonostante gli attacchi di questo settore arretrato che ha spesso potuto contare sul beneplacito dei passati governi. Penso che il pericolo maggiore, per il governo Lula, verrà dalle possibili articolazioni del grande capitale internazionale e del governo Bush. Sono le stesse forze che hanno impedito cambiamenti reali nel 1999 in Equador. Sono queste stesse forze che vogliono rovesciare il presidente del Venezuela, Hugo Chávez. Sono queste forze potenti che possono sconvolgere qualsiasi governo popolare. - La presenza di Miguel Rossetto nel Governo è un elemento positivo per le riforme nelle campagne? - La presenza del ministro Rosseto è un segnale positivo. E' una persona con una tradizione storica di impegno nella sinistra brasiliana. Ma noi preferiamo non dare giudizi sulle persone o sulle dichiarazioni. Ciò che permetterà di avanzare saranno i rapporti di forze nella società. E a noi spetta organizzare il popolo perché si ottenga il livello di pressione necessario a qualsiasi processo di cambiamento. - In questi rapporti di forze, quanto pesa il capitale dei latifondisti in relazione al potere del governo eletto da più della metà della popolazione brasiliana? - Nella struttura economica e sociale dell'ambiente rurale brasiliano sono presenti varie forze sociali. Ci sono i latifondisti arretrati, che utilizzano la terra come riserva di valore e che producono poco o niente. Al massimo si dedicano all'allevamento estensivo. C'è un altro settore, di gente che possiede tra i 500 e i mille ettari, che è il settore produttivo, legato all'agroindustria e all'esportazione. Il nuovo ministro dell'Agricoltura, Roberto Rodrigues, rappresenta questo settore. E può restare come sta, sono loro che hanno più forza economica e rappresentatività sociale. Ma non sono i nostri nemici. I nostri nemici sono i latifondi improduttivi. E questo settore pratica ancora il "coronelismo elettorale" (coronel = colonnello, capo politico, grande proprietario); ha propri deputati e influenza governatori e il Potere Giudiziario, ma è odiato dalla popolazione delle campagne, che sa che loro sono gli oppressori. Ci auguriamo che i partiti tradizionali e i governatori eletti si allontanino sempre più da questi settori e si uniscano alla maggioranza della società, che vuole cambiamenti. - C'è una qualche regola stabilita per la riforma agraria in Brasile? Nel 1964, João Goulart ha proposto l'esproprio delle terre ai margini delle strade federali. Questa idea può essere ripresa ora? - In relazione alla riforma agraria, esistono linee politiche sulle quali concordano gli intellettuali, i movimenti sociali e, che in qualche modo sono presenti anche nel programma di governo di Lula. La riforma di oggi non è solo dividere le terre. Questa era la riforma agraria classica del capitalismo industriale del secolo XIX e dell'inizio del XX secolo, che tutti i paesi sviluppati hanno realizzato. Ora la riforma agraria comprende molti altri aspetti. La distribuzione della terra non è solo una questione di giustizia sociale, deve essere vista come fonte di lavoro, di garanzia di lavoro per i poveri delle campagne. E richiede di riorganizzare la produzione per il mercato interno e per produrre alimenti. Deve sposarsi all'agroindustria, portare l'agroindustria nelle campagne. La riforma agraira si deve legare al cooperativismo. Abbiamo anche bisogno di sposarla con tecniche agricole che rispettino l'ambiente e rompano con la dipendenza dalle multinazionali. - E' chiaro quali siano i necessari passi avanti al momento di organizzare la produzione nelle terre già espropriate. Ma è la divisione delle terre che sembra essere il grande ostacolo in questo processo, no? Quanti ettari possiedono i latifondi e come, in pratica, sarà possibile dividerli? Le occupazioni sono un metodo ancora considerato valido dal MST ? - La cosa positiva del Brasile è che abbiamo ancora molta terra disponibile, adatta all'agricoltura e vicina al mercato, sotto il controllo del latifondo. Quanto al processo di distribuzione delle terre, penso che abbiamo già un'esperienza sufficiente per adottare forme differenziate e complementari, come lotti individuali, organizzazione di comunità collettive, imprese autogestite, cooperative, ecc. Addirittura in molte regioni si può ridurre l'attuale dimensione di terre distribuite dall'Incra e sviluppare di più l'agroindustria. Ma il problema non sta tanto nella dimensione del lotto, né nella forma della proprietà. La stessa Costituzione brasiliana prevede varie forme complementari. Il problema è nell'avere uno stimolo all'organizzazione sociale della produzione. Perché i poveri possano organizzare agroindustrie e forme avanzate di produzione degli alimenti. E' questo che può permettere, una crescita rapida della produzione di alimenti, del reddito degli insediati, un miglioramento delle loro condizioni di vita e del loro livello culturale e sociale. - Ma, e le occupazioni? - Fino a quando ci saranno, nella nostra società, da un lato grandi proprietari, latifondisti, con terre improduttive e dall'altro milioni di senza-terra, ovviamente ci saranno occupazioni di terra. Le occupazioni fatte dal popolo non sono che il risultato di questa immensa contraddizione che si è andata costituendo durante il processo storico nella nostra società. Non dipendono né dal governo, né da misure di repressione, né dalla volontà dei dirigenti dei movimenti sociali. Da parte nostra, andremo avanti coscientizzando i lavoratori e stimolando le lotte per i loro diritti. - Possiamo dire che il Brasile entra in un periodo di pace e giustizia sociale, con l'elezione di un lavoratore alla Presidenza? - Il MST ha sempre appoggiato Lula, dal 1989. Abbiamo contribuito alla costruzione del PT e ci consideriamo un movimento sociale di sinistra. Per questo abbiamo sempre dialogato con il PT, prima, durante e dopo le elezioni. Abbiamo sempre parlato di quali sono i problemi più urgenti, come della necessità di risolvere il problema degli accampati, della mancanza di credito rurale, della mancanza di assistenza tecnica, della necessità di rafforzare l'Incra. Così come abbiamo esposto la necessità di cambiare il modello agricolo di tipo nordamericano che il governo Cardoso ha adottato per la nostra agricoltura e si è risolto in una tragedia sociale. E sappiamo che il cambiamento del modello esigerà un processo più lungo, ma che il governo deve pianificare e indicare subito, altrimenti le multinazionali, che sono le responsabili della fame nelle campagne, si impossessano del commercio, della sovranità alimentare, delle agroindustrie e se non si sta attenti vorranno fornire le 'ceste basiche' per il programma di lotta alla fame. - Citi tre personaggi che, secondo lei, hanno aiutato a costruire questo momento della storia del paese. - In tutti i periodi della nostra storia ci sono stati sempre lottatori e pensatori che hanno incarnato la necessità di cambiamento. Tra quelli che ci hanno già lasciato, penso che il popolo brasiliano deve riconoscenza a Luiz Carlos Prestes, Josué de Castro e Paulo Freire, per quello che ciascuno di loro ha rappresentato. Tra coloro che sono ancora tra noi, incarnano la lunga storia del popolo brasiliano, i nostri amati Celso Furtado, Apolônio de Carvalho e Lélia Abramo.