La "Toma del Arbolito"
racconto degli ultimi avvenimenti vissuti personalmente a Quito il 7 febbraio del 2001
Subito dopo la firma degli accordi i dirigenti indigeni sono tornati alla salesiana per annunciarli a tutte le persone che con grande coraggio avevano resistito alle pressioni e agli atti di repressione della forza pubblica e che ancora erano accampati nel grande villaggio improvvisato dentro l'Università.
Mentre i volontari distribuivano ció che restava immagazzinato alle mamme indigene, ci si preparava al ritorno alle comunità nella convinzione che era stata ottenuta una grande vittoria perchè le questioni di principio e di metodo erano state accettate dal Governo dopo il tentativo fallito di reprimere le voci represse per secoli. In párticolare l'accordo era stato firmato dal Presidente della Repubblica e da Antonio Vargas, poche ore prima arrestato come sovversivo, compattamente appoggiato dalle altre confederazioni indigene e dalla base.
Iniziava cosí una marcia pacifica (intorno alle 16.00) che passava davanti al Parlamento e terminava al Parco dell'Arbolito, luogo simbolico perchè da anni sede di ogni protesta india e per questo chiamato territorio indigeno a Quito. Tutto finiva là dove avrebbe dovuto cominciare, in quel luogo particolare dove era stato negato l'accesso il primo giorno del "levantamiento" negando cosí il rispetto per le opinioni del popolo indio. La "toma del arbolito" era pacifica e festosa, tutto il contrario di ció che il Governo aveva voluto far credere facendo circolare voci di terrore, violenze, saccheggi delle case degli "uomini bianchi". C'erano indigeni della "sierra" e dell'amazzonia, donne e bambini, studenti, rappresentanti della società civile e religiosi. Erano migliaia. Insieme hanno cantato l'inno dell'Ecuador, ballato e festeggiato. Tra i cartelli spiccava quello che diceva Auiki (Tikuaña, sindaco indigeno di Cotacachi, vicepresidente dell'AME Associazione delle Municipalità Ecuadoriane, protagonista del dialogo con il Governo) Presidente e Delgado (prorettore dell'Università Salesiana) cardinale.
Hanno parlato i tre firmatari dell'accordo ringraziando i manifestanti, le donne e i bambini della salesiana, non dimenticando che il loro pensiero era rivolto non solo agli indigeni ma a tutti i poveri dell'Ecuador, che erano felici di aver bloccato la linea di politica economica del Governo, neoliberista e senza rispetto per i più deboli.
La "toma" terminava con il ricordo dei morti: un lungo e commovente minuto di silenzio per i veri protagonisti, insieme alla tenacia di tutti coloro che si erano raccolti nell'Università Salesiana, del dietrofront del Governo e della sua linea dura che stava portando l'Ecuador sull'orlo di una guerra civile.
Ora viene la sfida per il futuro: l'integrazione vera, come cittadini, con pari dignità e possibilità, di tutte le popolazioni indigene dentro una democrazia reale e non solo giuridica.
Quito 7 febbraio del 2001 ore 18.00
Gianni Tarquini CICa Capodarco Ecuador
PS il gas è stato fissato a 1,60 dollari a bombola di 15 chili, tra i punti firmati c'è ne uno che stabilisce azioni concrete contro i banchieri falliti per recuperare i loro beni e restituire ai cittadini mai risarciti il denaro perso.
ECUADOR, 8 FEB 2001 (9:6) INDIOS IN FESTA ABBANDONANO UNIVERSITÀ SALESIANA, IL RACCONTO DI UN TESTIMONE (STANDARD, POLITICS/ECONOMY) | |
“Subito dopo la firma degli accordi i dirigenti indigeni sono tornati all’Università Salesiana per annunciare la notizia a tutte le persone che con grande coraggio avevano resistito alle pressioni e agli atti di repressione della forza pubblica e che ancora erano accampati nel grande villaggio improvvisato dentro l'ateneo”. A parlare è il dottor Giovanni Tarquini, coordinatore dell’associazione internazionale “Noi ragazzi del Mondo”, che ieri sera a Quito (Ecuador) ha vissuto in prima persona gli avvenimenti successivi alla firma dell’intesa tra governo e movimenti indigeni con la quale si sono concluse le proteste sociali scoppiate la scorsa settimana. “Mentre i volontari distribuivano ciò che restava immagazzinato alle mamme indigene – prosegue il dottor Tarquini - ci si preparava al ritorno alle comunità nella convinzione che era stata ottenuta una grande vittoria perché le questioni di principio e di metodo erano state accettate dal governo dopo il tentativo fallito di far tacere voci represse per secoli. L'accordo è stato firmato dal presidente Gustavo Noboa e da Antonio Vargas (presidente della Confederazione delle nazionalità indigene, Conaie), poche ore prima arrestato come sovversivo, e appoggiato in maniera compatta dalle altre confederazioni indigene”. Il dottor Tarquini continua il suo racconto, spiegando che alle 16:00 ora locale (le 22:00 in Italia) ha preso il via una marcia pacifica che è passata davanti al parlamento e si è conclusa al Parco dell'Arbolito, luogo simbolico poiché da anni è teatro di ogni protesta india e per questo viene chiamato ‘territorio indigeno’ nella capitale. “La ‘toma’ (presa) del ‘arbolito’ è stata pacifica e festosa – prosegue il dottor Tarquini -, tutto il contrario di ciò che il Governo aveva voluto far credere facendo circolare voci di terrore, violenze, saccheggi delle case degli ‘uomini bianchi’. Erano presenti indigeni della ‘sierra’ e dell'Amazzonia, donne e bambini, studenti, rappresentanti della società civile e religiosi. Erano migliaia. Insieme hanno cantato l'inno dell'Ecuador, ballato e festeggiato. Tra i cartelli spiccavano quelli con il nome di ‘Auiki’ (cioé Tikuaña, sindaco indigeno di Cotacachi, vicepresidente dell'Ame, Associazione delle municipalità ecuadoriane, protagonista del dialogo con il Governo)”. “Hanno poi parlato i tre leader indigeni firmatari dell'accordo (Antonio Vargas, Pedro de la Cruz e Marco Murillo) ringraziando i manifestanti, le donne e i bambini che hanno occupato l’Università politecnica Salesiana, precisando che il loro pensiero era rivolto non solo agli indigeni ma a tutti i poveri dell'Ecuador, che erano felici di aver bloccato la linea di politica economica del Governo, neoliberista e senza rispetto per i più deboli”. “La "toma" – ha concluso il dottor Tarquini – è terminata con il ricordo dei morti. Un lungo e commovente minuto di silenzio per coloro i quali, insieme a tutti gli occupanti della Salesiana, hanno spinto in prima persona il governo a fare dietrofront, ad abbandonare la linea dura che stava portando l'Ecuador sull'orlo di una guerra civile. Ora viene la sfida per il futuro: l'integrazione vera, come cittadini, con pari dignità e possibilità, di tutte le popolazioni indigene dentro una democrazia reale e non solo giuridica”. (FB) |
ECUADOR, 7 FEB 2001 (2:45) ‘NOI RAGAZZI DEL MONDO’ ESPRIME SOLIDARIETÀ A MOVIMENTI INDIGENI (STANDARD, PEACE/JUSTICE) | |
L'associazione internazionale "Noi ragazzi del Mondo" della Comunità di Capodarco ha espresso la propria indignazione di fronte alla repressione del governo dell'Ecuador nei confronti di movimenti popolari e indigeni. "Siamo legati al Paese andino nella costruzione di ponti di scambio tra giovani italiani e ragazzi/e lavoratori nel microcosmo della strada – ricorda l’associazione in una nota diffusa oggi (6/2)- . (…) Anche nell'ultimo incontro internazionale svoltosi a Rio de Janeiro dal 26 dicembre 2000 al 15 gennaio 2001 nell'ambito del Giubileo ‘Pachacutik’ abbiamo sperimentato la ricchezza culturale, la lotta per la dignità, il legame alla Madre Terra (Pachamama) di tanti nostri amici e amiche dei gruppi ‘Muchacos Solidarios’ , ‘Accion Chicas’, ‘Asociacion Solidariedad y Accion di Quito’, di ‘Cristo de la Calle’ di Ibarra, di ‘Mano Amiga’ di Riobamba e ‘Mensajeros de paz’ di Cuenca. Stiamo imparando insieme a leggere la storia con gli occhi dei Piccoli della Terra che non tollerano le ingiustizie, la schiavitù della miseria". L’associazione ricorda i motivi della protesta avviata in forma massiccia la settimana scorsa dai movimenti indigeni e popolari del Paese andino contro le misure economiche messe in atto secondo le ricette strutturali dettate dal Fmi (Fondo monetario internazionale) al governo del presidente Gustavo Noboa. "Esprimiamo la nostra profonda solidarietà – prosegue il comunicato - nell'appoggiare la resistenza e la lotta dei popoli indigeni, dei movimenti popolari, dei ragazzi lustrascarpe rifugiati nell'Università Salesiana di Quito". "Noi ragazzi del Mondo" conclude ribadendo il proprio impegno a "rompere il muro di silenzio dei nostri mass-media, diffondendo notizie, materiali, denunce dalla frontiera dell'Ecuador" attraverso, tra gli altri, il proprio coordinatore a Quito, dottor Gianni Tarquini. (FB) |
ECUADOR, 7 FÉV 2001 (16:54)
ASSOCIATION "NOI RAGAZZI DEL MONDO" SOLIDAIRE DES MOUVEMENTS INDIGENES
(STANDARD, PEACE/JUSTICE)
The International association
“Noi Ragazzi del Mondo” (We Youths of the World) of the Italian
Community of Capodarco expressed indignation in light of the
unprecedented repression of the social and indigenous movements of
Ecuador by authorities. “We are linked to the Andean nation through
the building of bridges for exchanges of Italian youths and young
people and workers in the miscrocosmos of the street – reminded the
association in a note issued today (6/2)- . (…) Even during our last
international event, held in Rio de Janeiro from the 26th of
December 2000 to the 15th of January 2001 in occasion of the
‘Pachacutik’ Jubilee, we experienced the cultural richness, the
battle for dignity and the link to Mother Earth (Pachamama) of our
friends of the ‘Muchacos Solidarios’, ‘Accion Chicas’, ‘Asociacion
Solidariedad y Accion di Quito’, ‘Cristo de la Calle’ di Ibarra,
‘Mano Amiga’ of Riobamba and ‘Mensajeros de paz’ of Cuenca. We are
learning together to read the story with the eyes of the Children of
the Earth, that do not tolerate injustice and the slavery of
misery”. The association also highlighted the motives behind the
massive protest began last week by the social and indigenous
movements of the Andean nation against the economic policies
introduced by authorities based on structural regulations dictated
by the International Monetary Fund (IMF) to the government of
President Gustavo Noboa. “We express our most profound solidarity –
continued the communicate – and support for the resistance and
battle of the Indian populations, the social movements and the young
shoe-shiners barricaded in Quito’s Salesian University”. “Noi
Ragazzi del Mondo” concluded by underlining its determination to
“break the walls of silence of our mass-media, by spreading news,
material and denouncements from the frontiers of Ecuador” through
its co-ordinator in Quito, Dr. Gianni Tarquini, as well as many
others.
(BO)