Richiesta di solidarietà con Isabel Pavez Guzmàn.

Aspettando il processo Pinochet,
in Cile continuano le intimidazioni e la violenza dei militari.

2 marzo 2001 Santiago del Chile.
Alle ore10.30, in una zona residenziale della capitale cilena, un furgone
guidato da sconosciuti investe intenzionalmente su un marciapiede un
cittadino, Martin Branje Rodriguez, antropologo laureto alla Sorbonne
attualmente musicista. Il furgone utilizzato è dello stesso tipo di quello
già utilizzato più volte in questo tipo di attentati, oramai con frequenza
di uno la settimana, da gennaio, cioè da quando Pinochet si trova agli
arresti domiciliari.
Martin Branje Rodriguez non è mai stato un attivista politico, ne' ora ne in
passato, ma è il marito di Isabel Pavez Guzmàn attualmente all'estero.
La storia di Isabel Pavez Guzmàn è purtroppo comune a molte altre persone
cilene di questi ultimi trent'anni. Nel maggio del 1975 viene incarcerata in
un centro clandestino di detenzione e suo figlio Cristobal di 7 mesi gli
viene sequestrato. Da quel momento per molti anni viene violentata,
torturata e perseguitata. Nel giugno1986 durante una manifestazione di
insegnanti per la difesa dell'educazione pubblica insieme a molti altri
professori della scuola pubblica viene arrestata e nuovamente vessata di
ogni tipo di violenze. Rilasciata dopo aver firmato un foglio dove escludeva
di aver subito qualsiasi tipo di violenza viene di nuovo sequestrata
nell'ottobre dello stesso anno. In quegli anni esistevano organismi per il
Diritto Umano che vigilavano sul Cile e la professoressa Isabel Pavez
Guzmàn, dopo ripetute violenze e torture, viene truccata e vestita di abiti
non suoi e di fronte una telecamera intervistata sulla sua condizione di
prigionia. Per non aver risposto come "da copione" viene trasferita in un
centro di detenzione dove gli vengono inflitte altre torture.
Viene rilasciata senza i suoi averi nel novembre '86.
Durante la "matanza de Corpus Christi" nel giugno del 1987 (operazione dei
servizi di sicurezza) viene ammazzato il primo marito della professoressa.
Nel novembre 1989 Isabel Pavez Guzmàn viene nuovamente sequestrata, alla
luce del giorno, dai servizi segreti perché si avvicinavano le elezioni e
torturata nuovamente.
Ma il fatto più grave succede nel gennaio di quest'anno.
Con gli arresti domiciliari di Pinochet parte un'ondata di repressione da
parte dei militari. Ufficiali Giudiziari si presentano alla porta di Isabel
Pavez Guzmàn con una notifica che richiedeva alla professoressa di
presentarsi al "Cuartel General de Investigacion" per rispondere ad una
falsa causa nei suoi confronti già portata dal suo avvocato di fronte alla
Corte Interamericana di Diritti Umani.
Isabel Pavez Guzmàn si presenta il giorno seguente con il suo legale presso
il luogo della citazione. Mentre il suo avvocato parla con le autorità del
posto lei viene portata in una stanza e sotto la minaccia di un coltello
viene violentata. Dopo questa nuova serie di torture il delinquente in
uniforme la riporta dal suo avvocato, che oltre a rendersi conto di quello
che è successo non fa commenti perché in Cile esiste ancora la reclusione
immediata per oltraggio a pubblico uficiale.
La professoressa aveva già in programma da ottobre un viaggio studi fuori
dal Cile, cosicché nel febbraio 2001 va all'estero e non rientra.
Questo caso sarà presentato in questi giorni alla Corte Interamericana di
Diritti Umani oltre ad essere stato presentato ai Tribunali di Giustizia
cileni. In questi ultimi, però, sono ancora oggi molte le persone che
parteciparono ai servizi segreti durante la dittatura e molti giudici sono
apertamente "pinochettisti".
L'attentato all'attuale marito della professoressa, Martin Branje Rodriguez,
rientra nella logica di persecuzioni e nell'ondata di violenza scatenata in
questo periodo dalle forze militari e di polizia: dopo l'investimento è
succeduto un pestaggio con urla intimidatorie all'indirizzo della moglie;
nella tasca della vittima gli attentatori lasciano pure un biglietto
manoscritto con frasi di spregio per la professoressa e con la promessa di
avere pazienza fino al giorno in cui fosse tornata per incontrarla.
Martin Branje Rodriguez attualmente ha solo un braccio rotto e non è morto
per fortuna.

CHIEDIAMO
Che vengano mandati Fax, Mail al Governo del Cile ritenendolo responsabile
per qualsiasi cosa possa succedere a Isabel Pavez Guzmàn, Martin Branje
Rodriguez, e qualsiasi altro loro parente o amico.

Sono tanti i cileni che vivono oggi nella stessa condizione mentre
l'opinione pubblica crede, con l'arresto domiciliare di Pinochet, che la
dittatura dei militari sia finita e che tutto si risolva esclusivamente nei
tribunali.
"Una sola persona giusta è sufficiente per credere che un mondo migliore sia
possibile; e una sola persona perseguitata e torturata senza che noi
possiamo alzare la nostra voce, è sufficiente per pensare che non stiamo
difendendo i diritti umani, e che siamo complici a nostra volta".


Fonte (con solidarietà):
Alejandro Priel - comunicaciones@p4c.net





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Telefoni:

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