Da: "FabBia" A: Oggetto: Fw: comunicato yabasta Data: mercoledì 28 agosto 2002 10.38 Riceviamo e diffondiamo COMUNICATO Azione contro la guerra globale Carovana di Ya Basta in Chiapas, Agosto 2002 Dopo piu' di un anno di silenzio di comandanti dell' Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale siamo tornati con una delegazione di 45 persone in Chiapas per incontrare compagni e le compagne in resitenza e per raccogliere le loro testimonianze e denuncie. Abbiamo trovato da un lato il valido ed eloquente lavoro di autoorganizzazione dei Municipi Autonomi che sta dotando le comunita' di strutture sanitarie, educative e produttive autonome costruite con lo sforzo del popolo e l'appoggio internazionale. Il nostro viaggio e' durato dal 2 al 21 Agosto. La prima delgazione e' stata quella dei collettivi studenteschi di Milano e Bologna, i Nati dalla Resistenza, il Cantiere, il Bulk, il Leoncavallo, TPO.che hanno incontrato gli studenti ed insegnanti della Scuola Ribelle Autonoma Zapatista di Oventic, negli Altos del Chiapas. Poi dal 13 al 21 tre gruppi hanno viaggiato nella zona di conflitto per incontrare le comunita' zapatiste e per monitorare la situazione della Riserva dei Montes Azules e la imposizione del Plan uebla Panama. Il primo grupo ha visitato le localita' di: Roberto Barrios Brindes Las Cascadas Francisco Leon Esperancia Morrison Xojil Il secondo ha visitato MoisŽs Ghandi (Municipio Aut—nomo) Cuxulja 6 de Agosto Morelia La Garrucha Il terzo ha visitato la zona dei Montes Azules: La Culebra, centro provisorio del Municipio Aut—nomo Ricardo Flores Magon, originariamente in Taniperla, smantellato dall'esercito il 10 aprile 1998. Taniperla Laguna Para’so Laguna Suspiro San Jer—nimo Tulija In tutte le interviste e testimonianze raccolte si e' riscontrata la forte opposizione delle comunita' al Plan Puebla Panama e alla forma autoritaria e falsa in cui vengono introdotti i progetti di presunto sviluppo della selva. Le comunita' che appoggiano i progetti del gobern— sono ocœpate dal PRI che impone il suo volere mediante i gruppi paramilitari. Questi gruppi sono particolarmente attivi, hanno ucciso e attaccato basi di appoggio zapatiste durante questi ultimi giorni di agosto a partire dall'omicidio di Jose Lopez Santis nella comunita' 6 de Agosto il giorno 7 agosto. Agiscono in completa impunita' e stanno cercando di provocare una risposta armata dell'EZLN per dare un pretesto d azioni militari dell'esercito. Il discorso ecologista del governo messicano e delle ONG che collaborano nel progetto del cosiddetto "Paseo Pantera" finanziato da BM e FMI e' falso e viene smentito dal comportamento dell'esercito che vienene da tutte le comunita' indicato come il principale responsabile di incendi e traffico di legname pregiato. Il pradigma della conservazione della natura applicato alla Riserva dei Montes Azules e usato come pretesto per minacciare di sgombero 49 comunita' e' solo una copertura per un vasto piano di investimenti e privatizzazioni che intendono fare della natura della selva lacandona un affare per pochi. L'ennesimo passaggio di accumulazione capitalistica che renderebbe i popoli indigeni che vivono nella Selva piu' poveri e schiavi del lavoro salariato nelle maqulladoras. Abbiamo constatato che i Municipi Autonomi sono coscienti della necessita' di un paradigma di sviluppo sostenibile ma questo non puo' per loro prescindere dal diritto alla autodeterminazione e al uso delle risorse naturali con fini collettivi, in liberta, giustizia e democracia. Per questo l'EZLN e altre organizaci—n come l'Aric Indipendente e la Union de Uniones si opporranno con ogni mezo agli sgomberi e si difendaranno dalle agresi—n paramilitari o militari nei loro confronti. Progetti La carovana e' stata anche occasione per rafforzare i legami politici con l'EZLN e dare impulso a nuovi progetti in sostengo dei Municipi Autonomi legati a diversi gruppi locali di Ya Basta. E' in corso la preparazione di un video sulla carovana e di approfondimento sul tema dei Montes Azules e sulla lotta per la tutela della biodiversita' e la sovranita' alimentare nonche' un dossier per organizzare incontri e dibattiti in Italia questo autunno. Per info vik@riseup.net mipe@paranoici.org Corrispondenza dalla delegazione Ya Basta in Chiapas, Agosto 2002 Contro la guerra globale, per il diritto all'autonomia e all'autoorganizzazione contro lo sfruttamento dell'umanita' e dell'ambiente San Cristobal de las casas, undici della mattina sul ciglio di una strada a contemplare il Messico. Altro che teletrasporto venti ore di pullman ci portano da citta' del messico a san cristobal: la capitale dallo zocalo alle perifierie surreali, ridondanti e corrosive come l'anidride solforosa respira con tutti i polmoni la presenza di "el vicario". Il viaggio scorre come un bicchiere di menta....naturalmente verde...poi ognuno ci mette l'acqua e lo zucchero che vuole altrimentti resta tutto il denso della pobreza. uscita-la citta' erutta un pullman carico di un gruppo di italiani diretti a san cristobal...condizionatori a palla il freddo nel cervello fissa i paesaggi che vedi scorrere davanti agli occhi del tuo sedile arriva l'estrema periferia di ciudad del mexico, le prime baracche dentro a muri di legno, bimbi che corrono in bicicletta lungo l'autostrada, paesaggi isolati, stabilimenti curati e bianchi che producono gas con una scritta a ricordare che "sin nos otros como hicieras", altri muri bianchissimi e tags ripetitive enormi e colorate a pennelli. La strada prosegue dritta, strabordante di cartelloni pubblicitari, il paesaggio di fianco prosegue con le case in costruzione...enormi complessi schematici divisi da una via che si snoda dalla grande via dei pullman, si perche' qui si viaggia per lo piu' in pullman. Iniziano le curve e si sale in alto...ma e' un alto ambiguo...alla prima tappa veniamo assaliti da un afoso caldo nell'area di servizio interna di una citta' i cui muri sono segnati da colori raffiguranti la vita quotidiana di una citta' messicana.. alle sette di mattina siamo su una strada che taglia la montagna per chilometri, un brulichio di valli dove lo capisci subito che vibra qualcosa tra le dita, la sierra del Chiapas, incroci dei bambini, colorati, fieri, con quei piedini sognatori che fanno sussultare i ventri che li portano..all'arrivo a san cristobal il primo chiapaneco che vedo e' un bimbo con tanto di paliacate in testa a mo' di bandana...ora siamo qui...per buttare fuori? per ricevere? per fissare la luce del giorno che si divide la piazza tra un villaggio che vive e te il turista che passa La mattina e' freddissima, appoggiamo i bagagli alla posada dentro al cui patio si incontrano donne che lavano i panni e un grosso striscione a ricordarti della strage di acteal, comprendi che la notte avresti dormito su un terreno amico. La giornata trascorre tra la visita della "oficina" di indymedia Chiapas e la presentazione al cafe museo di un libro sulla relazione della terza commissione per i diritti umani. la luce della luna suggerisce una periferia tutt'altro che di marzapane: in una strada che nemmeno i taxisti conoscono che respira buio e luci soffuse uomini ubriachi, donne cariche di pesi e bambini nella penombra che si sporgono a scrutare i tuoi occhi con luci in lontananza a ricordarti che questa e' una citta' di trecentomila persone. Quello sbirro del taxista al ritorno ci fa mille domande, dribliamo e andiamo a mangiare. Vi salutiamo da una citta' piena di turisti colori feste..." e ti rimane una strana sensazione che le strade sono piene..." primi di agosto... non so bene che giorno sia so che, forse, e' il piu' emozionante o uno dei piu'...la notte scorsa si pensava alla naturalezza, alla semplicita' di questa immanenza quasi mistica...aqui estamos...poi sul ciglio di un sentiero negli altos a contemplare quello che hai dentro da quando a sette anni leggevi Salgari tutto e'...diverso nel senso di piu' forte...perche' abbiamo il cuore puro....e' cosi' naturale e onesto amare se stessi, la propria vita, la propria dignita' guardare la via dove gli indios, ninos, mujeres uscirono tenendosi per mano per voltare le spalle all'esercito, quel giorno c'era solo una nuvola un po' strana, dietro, verso i Montes Azules...quella non e' politica e' amore, il consenso deriva dall'affetto, l'affetto da silenziosi occhi che scrutano e riconoscono...tempi morbidi..."e' un risveglio lento va meglio aprezzo ogni dettaglio e non impiccio il mio cervello" quante volte siamo nel cielo dell'incomunicabilita' nelle nostre assemblee quando dovremmo eseere sulla terra dei nostri desideri?desideri....quelli che derivano dalle suggestioni che ci regala chi ci circonda e che vogliamo condividere, con cui vogliamo creare un linguaggio....stare insieme, per produrre...sopravissuto all'ennesimo naufragio forse perche' accetto mi sia porto un timido fazzoletto...sai che mi piace camminare? sorseggiare alla vita arossando il cuore anche sul ciglio di un fiume a contemplare l'acqua, mio elemento naturale, qua e' un torrente, non enfaticamente, le parole sono piu' precise e ferme qua. la musica e' dolce, carezzevole sulle irte autodifese...non da la luce, ma solo un brillio fugace che lampeggia all'orizzonte per indovinare da che parte girare la ribolla, molti sono i motivi di stupirsi in queste giornate infinite...due fiori ne pentolone dove si lavano i piatti...chi stara' ascoltando questi stessi grilli? riempiendo di sentimento questo canto per regalarlo? e io che cosa chiedo? alla luna di farsi da intemediaria per restituire, inventando, tutto...sul ciglio del mio angolino di cielo contemplando cascate di stelle... " ma adesso e' notte e spingi me lontano e quello che era sogno diventera' destino" un cerchio di bambini, timidissimi, che con una dignita' cucita sulla pelle e un altezza molto superiore o ogni nostro uomo politico ci dicono il loro nome, il nome della terra da cui vengono, la necessita' di un istruzione, l'importanza che sia diversa da quella del governo, la perfetta coscienza che l'istruzione (la formazione si direbbe in Italia) sia libera, non per altro ma perche' una cosa e' chi ha memoria della propria dignita' e ne prova l'affetto che gli permette di voler conseguire giustizia, democrazia, liberta'...l'altro mondo possibile di cui si chiacchera in Italia e' da costruire dentro, disinibiti (in esodo interiore?!) da astenia, da bisogni fittizzi, da desideri opachi che offuscano il rojo del cuore...forse solo quando la malattia diventa crisi si puo' guarire...e' iconoscere il rosso del sangue e mischiarlo al proprio...per chi era in uno stadio o in una scuola e ha saputo violentata la sua speranza di sogno di una notte di mezza estate...occorre, forse, non essere obbligati a PENSARE la POLITICA, ma lasciarsi abbandonare alla risposta a domande sull'origine della nostra scelta di lotta e la confusa profondita' che ne scaturisce..."love is not a victory march"...e' una marcia slenziosa, perche' interiore...interiorizzata serve che scaturisca la scintilla geniale che la racconti, serve che il racconto scevro da compromessi sia riconoscibile e disveli il bambino che custodiamo che per paura o per vergogna nascondiamo, ma ricordiamo essere ingombrante, non e' un'evocazione di mito comune, e' scrutare occhi di traverso perche' guardare negli occhi e' come entrare senza bussare... ogni uomo e ogni donna che stavano in uno stadio o in una scuola e in una notte di mezza estate hanno visto una nuvola attraversare il proprio angolo di cielo stellato non dovrebbero piu' nascondersi al cuore e abbandonarsi per essere migliori in mezzo agli altri trovando sentieri boscosi per dare musica, fiore, speranza, colori piu' nitidi alle proprie parole e poi alle proprie azioni .sono sensibile, ma non mi sorprende il bambino che dice "che cosa te ne fai di un ragno morto?" o il commento al rumore di fuochi d'artificio sulla collina "speriamo che non abbiano ucciso un nostro compagno" o quell'altro che conosce l'Italia per gli spaghetti? la pizza? no, per los monos blancos ..."non si puo' raccontare il Messico si deve credere nel Messico con passione con rabbia con totale abbandono" dice un personaggio di un libro di Gregorio Fuentes, in un racconto di Pino Cacucci c'e' un gallo da combattimente che, stremato dalla fame, viene liberato dalla propria gabbia e invece di gettarsi sul cibo attacca gli altri galli fino a morire...questo e' il popolo tsotsilil gallo libero non e' quello che svolazza sui monti...il gallo libero e' quello che ha da cinquecento anni nel sangue la difesa del territorio...e io sono quello che piange alle lucciole...e del sentire ancestrale sulle lucciole di Debord......pero' ci sono segni che arrivano nei sogni arrivano perche' possano essere consegnati alla mente perche' li possa pensare prima che siano scritti sul muro o sulla pietra. una farfalla che vola tra i fiori in un tempo senza tempo rotto da uno sparo..il solito spazio sconfinato e un corteo di diecimilioni di persone nel cuore che cantano quella canzone che fa vamos vamos vamos vamos vamos adelante para que salgamos en la lucha avante... giovedi' 8 agosto 10 a.m. la data ce l'ho messa proprio per recuperare un minimo di senso del tempo. la notte ha un'aria diversa qui...e' una questione di armonia con tutto cio' che ti circonda...le farfalle ad esempio vengono a salutarti, a convincerti e a rincuorarti col loro colore. i pipistrelli invece, con i loro radar, sono la ricognizione sulle pannocchie e la selva verso il fiume...qui la notte e' nostra, e' mite, vigile, piena...semplice e convincente...il cuore carico di determinazione, ti sembra che comunque vada sara' una corsa in avanti sulla strada dei desideri che un esercito cerca di tarpare...un po' come quella corsa liberatoria quando si sfondano i cordoni dei carabinieri...pero' in italia e' diverso la noche de accion e' l'indeterminatezza sulla tua determinatezza...qui metti in conto che puo' succedere tutto pero' hai un cuore piu' grosso, di un rosso piu' nitido. PS. citazione di un muro di Cochabamba riportata su una rivista qua: all'incirca "nos mean y la prensa dice que llueva" cioe' ci pisciano adosso e la stampa dice che piove tratti di matita arancione, mischiati al rosso fuoco a interrompere il buio nella notte come una fucilata nel silenzio, salite e discese a quote vertiginose, macheteros per strada, ma il pittore del cielo del 13 agosto e' scatenato...adesso evidenzia il profilo montagnoso all'orizzonte con secchiate rosa, verso il giallo tal vez.. il furgone corre teleguidato affrontando ogni curva al limite, come la radio che scorre silenziosa cercando una frequenza invano. Qui e' diverso: per entrare nelle nuvole devi tuffarti in discesa, il cielo stellato l'hai dentro. IL nostro pittore si concede un po' di tranquillita': finalmente l'azzurro e il grigio spray, oltre a tanto speranzoso verde che, avendo passato tanto tempo a fare l'amore, ha mille tonalita' diverse. Gli occhi desiderano impregnarsi di ogni dettaglio; Ocosingo periferia e' un brulichio di formicaio povero e triste; poi sul ciglio di uno strapiombo a contemplare una vallata sconfinata sparsa di nuvole da sembrare il mare...sali e scendi montagnosi sul balcone di verdi valli. A 90 km da Palenque incrociamo un verde non amoroso: il verde di un convoglio militare di dodici mezzi. Curve e controcurve per ore. Ore di strada che tagli il verde. Posti di blocco dei militari. Un posto di blocco dell'EZ, esistono...siamo arrivati allora...otto/dieci coi passamontagna neri, guardi in su e capisci che sono molti di piu'...qua il cielo sembra piu' vicino... Tra le prime cose un acquazzone ci sorprende al fiume. Gravide nuvole di nuvole gravide, in quiete, una conca nella selva, il tramonto piomba sui quattro lati del cielo grigio ruvido, viola, azzurro, rosa...qui la luna si chiama u e ricama gratuitamente, aiutata dallo scroscio del fiume, ghirigori d'argento su tutte le foglie della selva familiare che ci abbraccia...al tropico il vento porta il temporale in un baleno...luccichio di lampi tutto intorno che mischia l'orizzonte con il lampeggiare di un prato di lucciole...il mattino dopo cinque ore di marcia nel fango veniamo ospitati a laguna paraiso, in essenziali famiglie tzeltal, dove mangiamo io e un compagno la seconda di tre figlie si chiama luz candelaria, trita mais per le tortillas, la sera alle cinque gli uomini tornano dai campi e fanno il bagno...pobres, ma l'orgogoglio di essere zapatisti e' cucito sulla pelle...i bambini giocano a biglie, fuori dalla chiesetta che ha appeso all'interno l'imno zapatista e la spiegazione del Plan Puebla Panama. Che cos'ha un bambino di laguna paraiso? una capanna di legno e un tetto di lamiera un piatto di uova e fagioli con tortillas e dodici biglie, quindici se e' bravo, per giocare cn gli altri bimbi la selva e la montagna che gli da il cibo che si chiama con la stessa desinenza della mamma e del papa' le ombre che si allungano su giorni simili, ma riempiti di vita, intensita', amore, felicita'. fuochi nella notte. una dolcezza e una affettuosita' da sciglierti il cuore come il gelato, quello buono, al sole carezze infuocate occhi profondi che disarmano per a(r)mare, che infondaono la speranza e il sapore di quando finisce la forza Delle manine che costruiscono il mondo dei loro bisogni Un cuore puro perche' semplice e quindi incrollabile Un futuro perche stanno facendo la rivoluzione. E vinceranno. La Mejor salsa del mundo es el hambre (Cervantes-Don Chisciotte) Leggetela politicamente questa...e dopo in modo sensuale... che cosa vuol dire avere delle pretese, giuste, sul proprio futuro ed essere pronti a combattere per realizzarle. La determinazione rende tutto molto semplice. 16 Agosto Torniamo a Taniperla. Nell'aprile del'98 un gruppo di 130 compagne/i italiani di YA BASTA! furono espulsi nel tentativo di boicottare un violento attacco militare e paramilitare contro l'appena inaugurato municipio autonomo ribelle Ricardo Flores Magon. Oggi usciamo dal nuovo centro del municipio, la Culebra, sulle montagne, nella selva. Passiamo un posto di controllo zapatista, i compagni non riescono a essere marziali, ci sorridono e salutano. Dopo tre ore di tornanti arriviamo nella comunita'. Siamo due furgoni pieni, c'e' un ombra di preoccupazioni per possibili provocazioni dei balordi paramilitari o dei soldati, appostati in due basi lungo la strada a Ocotalito, vicino alla laguna Naha e monte Libano. Il benvenuto dei compagni e' una stretta di mano e delle sigarette fumate insieme. La comunita' e' divisa anche nello spazio. La parte zapatista fa i muri di assi e un aria sbrecciata e ci spiegano che tutti gli altri ci aspettano nella chiesa. Quattro muri e un tetto. Le donne sono tutte occhi, piedi e vestiti colorati, gli uomini in silenzio ascoltano. L'incontro avviene tra noi e le autorita' dell'ejido e i rappresentanti zapatisti insieme davanti a tutti. Le persno che siedono dietro ai rappresentanti, centinaia, sono i veri rappresentanti di se stessi, el pueblo. Le preoccupazioni degli abitanti di Taniperla sono oggi legate alla minaccia di sgombero per via del Plan Puebla Panama. Gli investimenti previsti sul territorio intendono rimodellare lo spazio e l'umanita' di queste valli a misura dei maggiori profitti. L'ejido vanta titoli agrari regolari, ma teme comunque. I militari incendiano la selva e commerciano legname e incolpano gli zapatisti, la poverta' nutre le bande paramilitari, i compagni resistono, ma stridono i denti e una societa' colpita dalla guerra a "bassa" intensita'. Dopo l'incontro visitiamo la scuola. Sulle ceneri del municipio autonomo e' stata piantata una basemilitare che ha mangiato spazio anche alla scuola elementare. Costeggiamo i doppi fili spinati, immagino i bambini giocare mentre a tre metri ingrassano i soldati. Iniziamo a fotografare, presto ci rispondono i soldati, grida un ufficiale invelenito, ce ne andiamo in fila, noi e gli zapatisti con un conto in sospeso, un desiderio forte di veder sparire questo brutto sogno della terra povera ma dignitosa del Chiapas. Ci gridano dietro, ridiamo e stringiamo le mani dure e i sorrisi aperti di questi compagni "se il governo vorra' cacciarvi di qui ci saremo anche noi". Ci ringraziano, ma e' poco quello che possiamo dare. Adelante, partiamo troppo presto, ma non potremmo nemmeno restare. Taniperla, dove vivono molti paramilitari e la giustizia non passa per i tribunali. 19 agosto mattina LE TIGRI DI MOMPRACEM laguna sospiro, l'alba alle cinque di mattina e' un gioco di specchi rosa nello specchio d'acqua circondato dalla selva lacandona superstite. Compagnie divoratrici di legname e militari incendiari hanno incenerito chilometri e chilometri di foresta tropicale. Entriamo n acqua in quattro, M.la nostra guida, ospite generoso e saggi abitante di una sponda ben conservata. Il potente mezzo che dovrebbe condurre tre compagni italiani a documentare un'altra della numerose basi militari nella selva e' una zattera di tre tronchi legati con la corda. Avanziamo lentamente nell'acqua, sul filo, mentre la luce cresce. Dopo quasi un'ora di remare in silenzio si intravede una casa di legno e lamiera tra la foschia del lago. Con lo zoom della videocamera puntiamo il nostro obiettivo per capire come sono atrezzati i militari e se ci stanno osservando. Non vediamo barche ne' binocoli e proseguiamo. Mentre la luce sveglia la selvasulle rive si scorgono meglio le strutture della base, la spianate per gli elicotteri, le capanne, le garritte di guardi mimetizzate. M. vuole avvicinarsi, ci dice che dovremmo scendere laggiu' e parlare con i militari per dirgli di andarsene. Fosse facile lo faremmo. L'espulsoine sarebbe la loro risposta piu' probabile. Decidiamo di costeggiare per fotografare e filmare meglio. Quando siamo vicini e'giorno, vediamo un via vai di persone armate, la zattera scorre in silenzio, si sentono tutti i rumori. Si stanno osservando da un po'. A distanza ravvicinata avviene quello che in Chiapas succede ed e' successo a molti osservatori: un duello di foto e di video. Nel tornare indietro ci avviciniamo pericolosamente, li vediamo in faccia. Corrono sulla riva e fanno segno di avvicinarsi. Un mmento di dubbio tra noi e M. poi un ufficiale un uomo in borghese ci gridano con rabbia di attraccare minacciamo M., ti ammazziamo fermati. Esplode l'ironia difensiva: buenas dias e M. remando forte grida che vorebbe fermarsi ma noi non vogliamo. Quattro militari si lanciano all'inseguimento su una zattera che non avevamo considerato. Ci mettiamo a remare tutti con le mani e pezzi di zattera. Ci provano, sbandano, oscillano e poi mentre ci allontaniamo i militi mollano la presa. Filiamo lontani, cantando per scaricarci mente remiamo. Il sole scalda speriamo che le foto e il video girato possano rafforzare le denunce il governo e gli imprenditori stanno svendendo l'ultimo angolo di selva e i militari fanno la guardia e uccidono all'occorrenza. M. e' contento ma noi temiamo per lui. Solo poche settimane fa i militari sono arrivati a piedi fino alle case dove vive con altre famiglie, hanno sparato per fare paura e gli hanno detto di andarsene. Se torneranno gli chiederanno conto anche di questa nostra visita? Oggi la flotta di Brancaleone ha fatto una pernacchia all'imperatore. Ma questa e' una guerra e anche noi lo sappiamo. "soy una raya nel mar fantasma en la ciudad mi vida va proibida dice l'autoridad" Intervista a Rosario Schiavo, ribelle semplice, comunita' de La Culabra, Montes Azules, fatta da Makaya crew #1 LA PRIMA COSA CHE SI SENTE QUI E' IL SILENZIO e' dal silenzio che vengono le parole, che sono per gli altri, poco voluminose, ma spesse DA CHE COSA DERIVA IL CONSENSO? Dalla comunita, come diceva la comandante Elisa "abbiamo faticato una generazione a creareuna comunita' tra di noi, mentre gli indios erano gia' comunita'"un senso di insieme di risposta a necessita' comuni basate sul reciproco riconoscimento e non sull'identita'. Questa e' un po' la dissonanza delle tute bianche quando hanno provato a dire "siamo il vostro esercito". Il centro sociale crea comunita' per identita' e deve passare a crearla per riconoscimento, ma questo modello non e' riproducibile ne' alla societa' ne' al movimento, anche perche' manca tutta una fase di ascolto dei bisogi della comunita' che, ad esempio, spesso non si pensa che puo' essere donna. E' necessario disvelare questi legami/necessita' che possono ortare al desiderio del necessario superamento della societa' capitalista, possibilita' che l'intelligenza collettiva coniughi nelle nostre piccole comunita' interesse e desiderio che e' sviato da meccanismi di riproduzione reificati nella societa' E A CONTEMPLARE LA TRIADE...L'AFFETTO? l'affetto e' il tempo della comunita'...quello che ne determina le priorita'...quando si puo' aspettare e quando no, non ci sono remore qui nell'uso delle armi , ma vengono prima le comunita', qui per fortuna manca il senso del martirio e abbonda l'amore per la vita LA DIFFERENZA TRA LA PERIFERIA DI OCOSINGO E UN MUNICIPIO AUTONOMO la differenza fondamentale e' nella direzione della vita comunitaria...nel primo caso non e' un ideale regolativo, ma e' abbandonata per la competizione individualistica; nel secondo e' presente e e' ideale regolativo e ha un fututo fertile di desidericontrariamenteal risucchio delle periferie psicogeografiche delle citta' dove l'agire e' per lo piu' reagire GLI ASSALTI DICONO "LA NOTTE NON PERDONA E FA PAURA" QUI LA NOTTE SEMBRA MITE, VIGILE, PIENA...NOSTRA perche' siamo in una situazione diversa, ma accogliente, nella notte si fa piu' pressante la necessita' di ascoltare, in una societa' minimalista i termini sono piu' semplici, ma non per questo poveri di significato; infatti non e' una notte urbana, ma una notte che non ha paura infatti le nostre notti di citta' sono arredate dall'ansia SE TZOTZIL SIGNIFICA PIPISTRELLO COME SI COSTRUISCONO ALI PALMATE E RADAR? non si possono costruire a imitazione, piu' che chiederci come trasformarci, dovremmo capire quali sono le nostre doti necessarie, il fatto che sentiamo con nostalgia questa lontananza e' un segno della nostra alienazione. Cio' che ammiriamo in queste popolazioni indigene e' anche la prova che pero' a tutti, indifferentemente dalle analisi politiche, e' data la possibilita' storica e umana di costruire, come direbbe d'altri luoghi Negri, potenza. IN ITALIA ABBIAMO UN CUORE TROPPO FRAGILE PER AMARE/AMARCI CON QUESTA TENACIA? no.la diffusa e profonda frequentazione di fabrizio de andre' mi ha convinto che anche la nostra terra e' piena di indiani che non hanno nulla da invidiare ai loro fratelli americani. Importante per questo riconoscimento e scusate la seconda citazione e' raccogliere l'invito di Don Durito della Lacandona di sfuggire al gioco di specchi che condensa in citta' malate..."solo quando la malattia diventa crisi si puo' guarire". Don Durito alla fine di questa storia rompe la vetrina e se ne va con la ballerina carillon di cui s'era innamorato. In questi anni sono state rotte molte vetrine, non solo quelle...resta da capire con quale ballerina vogliamo scappare.