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    Date: dom, 08 ago 1999  10.22.26
      Da: Vittorio Moccia 
       A: alcei@inet.it
 Oggetto: Internet in Italia...
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Rieccomi dopo un periodo di vacanza.

Vorrei aggiornare tutti su quanto emerso in relazione
ad un convegno dell'Istituto per le Applicazioni Telematiche
sull'"Evoluzione del Governo di Internet".
A tale convegno ho partecipato come ospite (PeaceLink) e
sono intervenuto brevemente nella discussione aperta,
risollevando i problemi sottolineati in questi giorni
in relazione a tutte le questioni del TLD .it

Erano presenti, tra i vari Enti Governativi, Busetto, per
il Ministero del'Industria, e Salerno, per il Ministero delle
Comunicazioni.

L'intervento di Salerno esaltava,
piuttosto demagogicamente, a mio avviso, non solo la
crescita dei nuovi gestori di telecomunicazione (sulle
cui modalita' di attivazione e sui vantaggi per l'utenza
finale in termini di qualita' del servizio ci sarebbe
molto da ridire) ma anche l'"Internet gratis".
In particolare, sosteneva Salerno, ormai Internet gratis
e' gia' una realta'.

Premesso che l'unico accesso veramente gratuito per l'utente
finale, per chi sa fare un po' di conti da scuola elementare, non
e' che la soluzione No-Tut, trovo sorprendente che il Ministero non
si sia minimamente preoccupato di parlare ne' della questione
dei tracciamenti dell'utenza (pratica del resto diffusissima
altrove, dove il "gratis" e' un chiaro strumento di monitoraggio
statistico delle abitudini altrui), ne' del problema delle
centinaia di piccoli ISP italiani che si sono fino ad ora limitati
a fornire accesso di base (scelta comunque, devo dire, poco
lungimirante).

Nota di colore: durante il dibattito, si è parlato di casi
isolati nel mondo di "tracciamento degli accessi internet"
(Cina).

Altro:
Busetto (Industria) durante il suo intervento, ha parlato chiaramente
di associazione univoca Marchio->Dominio, tutela del Marchio,
tutela della proprieta' industriale, come se non esistesse altro
oltre il commercio e le aziende in rete (che pure sono indiscutibilmente
un settore rilevante ed in crescita). Si e' parlato addirittura della
realizzazione di un database di Marchi da incrociare col database
dei nomi a dominio (il che e' a mio avviso terrificante oltre che
contrario ad un sano e legale criterio di identificabilita', ben
diverso da quello di associazione univoca "marchio-aziendale->dominio")

Nella sostanza l'unica persona che durante tutto il convegno ha
sollevato il problema della tutela sulla rete di *associazioni*
e *non profit* e' stato il sottoscritto (confortato in qualche maniera
Fogliani, che ha analizzato le implicazioni giuridiche dell'intervento
di Busetto). Ed e' grave, gravissimo, se si tiene conto che in
quel convegno c'erano tutti coloro che si occupano direttamente
o indirettamente di Internet in Italia.

Ora, senza farla troppo lunga, credo che il problema che sto
segnalando da mesi, tra l'indiffreneza generale, perfino di
associazioni come ALCEI, sia quello di una strutturazione di
internet in Italia in cui si lasci campo libero alle attivita'
commerciali e si limiti il piu' possibile tutto il resto, con
la pessima conseguenza di un impoverimento dei contenuti e
della libera espressione.

Per concludere.
Il 30 giuno scorso il CE della Naming Authority Italiana ha
approvato il principio che d'ora in poi anche le pubbliche
amministrazioni e non solo i possessori di P.IVA potranno
registrare piu' di un dominio (fortunatamente la decisione
coincide con una delle indicazioni che erano partite anche
dal sottoscritto).

Inoltre:
"2: chi registra un nome a dominio si impegna a devolvere ad arbitrato
irrituale le eventuali controversie connesse alla registrazione dei nomi
a dominio e a riconoscere come valide e vincolanti le decisioni prese
dal collegio arbitrale;"
Da notare che la NA non ha ancora fatto alcuna chiarezza su
quali saranno i criteri con cui il collegio arbitrale dovra'
decidere sulle dispute sui nomi a dominio, ne' su quale sara'
il criterio di composizione dello stesso.

Dall'altro si ribadisce, in precedente comunicato del 31.1.99
che
"Le associazioni,  comitati, circoli, ambasciate, consolati, uffici  di
rappresentanza  di Paesi stranieri in Italia, etc.  possono registrare
un nome a dominio." (uno solo)
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Questo limite sulle associazioni e' stato conservato per evitare che,
grazie all'"associazionismo facile", qualcuno accaparri domini .it
senza una certezza dell'entita' registrante, che secondo il CE della Namming,
sarebbe conferita solo dal possesso di una partita IVA (mi chiedo e
ho chiesto, senza risposta, perche' il codice fiscale non vada bene)

Ci dispiace, come associazione Peacelink, che l'NA sancisca un regolamento
che legittima, questa volta per iscritto, il predominio sulla rete
di certe categorie su altre, creando discriminazioni nell'accesso
al TLD .it basate sulla "categoria di registrante"; cio' non servira'
purtroppo a fermare gli accaparratori di turno, i quali, come gia'
accade ora, continueranno a far ampio uso di associazioni fantasma e
P.IVA prestanome.

Altro che paese democratico...


Saluti
Vittorio - Associazione PeaceLink