Titolo: "CARI PROFESSORI..." Sottotitolo: "LA VITA, LA SCUOLA, I RICORDI, IL FUTURO NEI MESSAGGI TELEMATICI DI ALCUNI STUDENTI DEL SUD" "Un gruppo di studenti dai 14 anni in su ha raccontato la scuola che vorrebbe, la propria storia di fallimenti e speranze, i progetti per diventare persone felici." Autore: Alessandro Marescotti tel.099/7303686 insegnante e animatore della rete telematica PeaceLink ======================================================================== La storia di Vito "La mia vita non e' molto interessante. Per tutta la mia infanzia ho sempre giocato da solo, non avevo amici perche' non uscivo mai di casa. Quando uscivo con una signora amica di mia mamma, l'unico posto dove andava era la chiesa, e li' ho incominciato a fare qualche amicizia. Dai 5 agli 11 anni andavo sempre e solo in chiesa. La mia vita comincio' a cambiare quando iniziai a frequentare le scuole medie. La sera uscivo con i miei compagni di classe e non si andava certo in chiesa, ma si andava a far casino per la strada. Fu in quel periodo che iniziai a fumare le sigarette. La sera, insieme alle sigarette, compravamo anche le caramelle alla menta, per non far sentire l'alito di fumo a casa. Ogni tanto il sabato ci facevamo anche qualche ubriacata. La mia vita per 6 anni e' andata avanti cosi'. Le uniche variazioni sono state i cambiamenti di gruppo ma in tutti i gruppi si faceva la stessa cosa. Adesso ho 17 anni e la mia vita e' nuovamente cambiata, adesso appartengo ad un gruppo parrocchiale, sto imparando a suonare la chitarra e mi sono anche innamorato di una bella ragazza appartenente al mio gruppo. Purtroppo la storia con lei, che all'inizio stava andando benissimo, poi si e' spezzata di colpo. Sono stato male per questo e continuo ancora ad esserlo, ma queste esperienze ti aiutano a crescere. Quella era stata la prima volta che vedevo una ragazza come parte della mia vita e non come un vizio da soddisfare. Con questa esperienza ho capito che l'amore verso se stessi e verso gli altri e' la cosa piu' bella del mondo ed e' il vero scopo della nostra esistenza." (Vito) La storia di Gianni "La mia storia inizia il ** ****** 1978, ed e' subito un'avventura. Nasco morto per un'insufficienza polmonare. Grazie all'intervento immediato del dottore mi sono salvato ed ora posso scrivere questo tema. La mia vita fino all'eta' di 14 anni e' trascorsa bene, poi sono nati i problemi. Nascono dalla selezione delle persone da frequentare e di quelle da considerare amiche. I primi errori: selezione di persone sbagliate, tanti guai e infine, mi vergogno a scriverlo, la cosa piu' grave, ossia problemi con la legge e relative conseguenze. (...) Non vedo davanti a me nessun avvenire e ne soffro troppo. Ho tentato tante volte di lasciare la scuola e andare a lavorare, ma non ci sono riuscito, sono un incapace anche nel campo del lavoro. Oggi non ci penso piu' al mio avvenire, vivo la vita giorno per giorno e, ed e' la cosa piu' brutta, so che sto sbagliando." (Gianni) La storia di Marcello Marcello e' quello che si definirebbe uno "studente negativo": spesso distratto, filonista, irrequieto, scontroso con i professori. Sembra un "giovane menefreghista". Fa perdere le staffe agli insegnanti, come "il cattivo" fra gli studenti del libro Cuore. Ma recentemente e' cambiato. Ha scritto questo tema. Traccia: "La mia storia". "Sono un ragazzo di appena sedici anni. Ora vi racconto la mia storia. Da molti anni mia madre aveva una malattia provocata dall'artrosi. Si manifestava con forti mal di testa, febbre, quasi come il famoso "colpo della strega". Con l'andare del tempo, vedendo che la malattia continuava ad aumentare, decidemmo io e il resto della famiglia di portarla all'ospedale di Bari. Dopo un mese, in casa si sentiva gia' la sua mancanza. Dopo un altro mese, i dottori dell'ospedale andarono a parlare con mio padre dicendo che non c'era piu' niente da fare. Mio padre non si arrese, come tutti noi. Continuo' a cercare un ospedale adatto per questa malattia. Dopo molti tentativi, la portammo d'urgenza all'Ospedale San Giovanni di Roma. Le fecero le terapie per sconfiggere il suo male. Dopo un bel po' di tempo, circa 2-3 mesi, mia madre sembrava proprio ritornata come prima. Ma quest'illusione, per me, duro' poco. Infatti dopo 4-5 mesi si senti' di nuovo male. Da quel momento, capii subito che non c'era piu' niente da fare. Infatti la notte del 30 settembre 1992 mia madre la vidi viva per l'ultima volta. Concludendo vorrei dire che quando faccio delle battute, o scherzo con i miei compagni, lo faccio solo per non ricordare quei momenti belli ed indimenticabili che ho passato con mia madre, altrimenti sto veramente male." (Marcello) La storia di Piero "Dopo il mio quinto compleanno i miei genitori si separarono. Non duro' molto questa situazione di distacco, diciamo grazie a me. All'eta' di sei anni ebbi un incidente in casa, infilandomi un cavatappi nell'occhio sinistro. Il ricovero in ospedale e il serio danno che mi provocai, furono sufficienti a far riconciliare mio padre e mia madre. Trascorsa la degenza postoperatoria tornammo a casa dopo due mesi, ma le cose tra i miei genitori non andavano ancora bene. In casa si udivano litigi e urla di mio padre distanziati da poche ore di quiete, poi altre urla e litigi. Diventando piu' grande, mi resi conto che, continuando di quel passo, se fosse subentrata nuovamente la separazione, sarebbe stata definitiva. Infatti fu cosi'. Avevo nove anni quando mio padre se ne ando' da casa. Ma devo dire che sino ad oggi la sua presenza (anche se non in casa) non e' mai mancata. Inizialmente ero dispiaciuto ma francamente piu' libero, dato che mio padre era ed e' tutt'oggi in ossessivo controllo nei miei confronti, anche se piu' permissivo oggi e meno duro nelle punizioni. Iniziai a vivere con mamma in maniera tranquilla e con la presenza dei miei nonni (materni, si intende), che ci aiutarono sotto tutti gli aspetti sia economici che morali. Io trascorrevo le mie giornate con i miei compagni di scuola, in casa o giu' in cortile, cercando inutilmente di riempire quel vuoto che c'era in casa e in me, per la mancanza di quella figura paterna che incuteva si' terrore, ma anche tanta sicurezza. Ho avuto sempre un ottimo rapporto con mio padre e mi sbagliai tempo fa a pensare che fosse un padre eccessivamente antico e tradizionalista. Oggi ho diciannove anni e mio padre e' davvero il mio migliore amico, ottimo consigliere di vita e padre per quello che ho ancora da imparare." (Piero) Esperienze ultra' "Ho trascorso numerose giornate piacevoli ma quella che mi e' rimasta piu' impressa e' stata quando, con i miei amici, ho partecipato ad un incontro di calcio. Sin da piccolo, ho conosciuto gente che ha sempre seguito assiduamente l'associazione Taranto Football Club. Questo gruppo viene chiamato "Ultra' Boys". Insieme ci siamo battuti con altre tifoserie, non solo con le mani, ma anche usando coltelli, lanciarazzi, petardi, pietre." (Pasquale) Esperienze sessuali "Alla mia eta' tutti hanno voglia di fare le prime esperienze sessuali. Per mia fortuna io l'amore l'ho fatto solo con la mia ragazza, la ragazza che amo. La mia prima volta con lei non so neanche se mi e' piaciuto pero' ricordo che per tutta la giornata, sia prima che dopo, il cuore mi batteva forte e non riuscivo a parlare." (Massimo) La morte "Molte volte capita di farsi delle domande e alcune volte non riusciamo a trovare le risposte. Una domanda che penso tutti si saranno posti almeno una volta nella vita e': dato che si muore, per quale motivo si vive?" (Aldo) "Molte volte mi sono chiesta se e' vero che si muore." (Antonella) "Io non ho ancora dato una mia personale spiegazione alla vita e al perche' della nostra morte, anche se in proposito ho tantissime idee di cui non sono ancora convinto. A mio parere ci sono due generi di persone che popolano la terra: quelle con la testa sulle spalle e quelle scapestrate. Io non so ancora da che parte andare." (Fernando) L'orecchino "Siamo giunti in un'epoca di troppo benessere che ci porta ad affrontare la vita in maniera superficiale. I miei mi dicono sempre che vorrebbero tornare indietro nel tempo non tanto per loro quanto per me, per farmi capire la differenza fra ieri e oggi. Capisco cosa mi vogliano dire facendomi quei discorsi. Ieri le persone erano prive di divertimenti, oggi succede semplicemente il contrario, i giovani amano la vita piena di divertimenti, come me. I miei genitori spesso giudicano un ragazzo con l'orecchino chissa' in quale maniera. Questa e' una delle tipiche cose che da tempo ho sempre invidiato. Gia', mi dicono, in che cosa consiste indossare l'orecchino? Io rispondo che e' una moda e che non e' giusto giudicare in modo sprezzante chi lo porta. Loro non sono d'accordo. Rimangono della stessa opinione e io cerco di adeguarmi." (Mario) Lavorare, che divertimento "Non avrei mai creduto di riuscire a divertirmi cosi' tanto con gente che non conoscevo e soprattutto lavorando. Spero che il professore ci porti a fare degli stage fuori Taranto. Forse riusciro' a divertirmi come a Riccione e forse anche di piu'." (Valeria) Armi e droga "Se potessi tornare indietro nella mia vita non rifarei molte cose. Ho diciotto anni e ho fatto tantissimi errori. Sbagliando tante cose in 18 anni vuol dire che non sono un ragazzo a posto. L'errore piu' grave e' stato quello di essere entrato in una sala giochi dove c'era un giro molto pesante di armi e droga. E molta gente poco affidabile. Mi portarono nella sala soprannominata ******, perche' era un luogo molto nascosto e non dava nell'occhio. (...) Dopo un po' di tempo lo venne a sapere la mia famiglia tramite una cartolina: mi dovevo presentare al Tribunale di Taranto..." (Riccardo) Capita di notte "Non e' facile stabilire quale sia stato il momento in cui ho cominciato a pensare a me stessa come persona unica e quindi diversa da tutti... Capita di notte, chiudendo gli occhi: mi si presentano come su un grande schermo diapositive velocissime della mia vita, come in un vecchio film di Ridolini. Momenti, emozioni, persone, musiche e, a volte anche profumi. Ho un vero e proprio culto dei ricordi. Catalogo tutto cio' che posso con date ed annotazioni su biglietti del cinema, carte di cioccolatini, pezzi di stoffe, fotografie, cartoline, penne, buste ed altro. Tutto cio' che puo' riportarmi alla mente il passato. A volte credo che nella mia vita do piu' importanza a cio' che e' remoto e non al mio presente. Men che meno penso mai al mio futuro. Fin da piccola ne ho avuto paura." (Antonella) Sradicare "Abbiamo l'incessante compito di sradicare l'autorita' di uomini politici con le loro false ed insignificanti parole." (Giovanni) Il fascismo sara' eterno "Il fascismo sara' eterno, perche' sempre si adeguera' alla realta'." Cosi' la pensava Mussolini. Sebbene le mie idee non concordino assolutamente con le sue, devo a malincuore constatare che aveva ragione. In tante persone che ascolto, anche nella mia famiglia, ho potuto constatare quanto sia innato il bisogno di un dittatore. Non e' essenziale che questa figura si concretizzi in un capo di governo; puo' essere un professore, un datore di lavoro o altri. Comunque qualcuno da seguire col paraocchi, a cui obbedire senza pensare con la propria testa, a cui fare riferimento con sottomissione. Forse la si potrebbe chiamare la "sindrome da mulo"?" (Antonella) Aiuto, mi stavo suicidando Caro professore, ho deciso di scriverle perche' ho dei problemi. Sono una ragazza molto triste e malinconica, in questo periodo sono molto nervosa, i compagni di classe mi fanno irritare, ho i miei problemi. Soffro molto, vorrei cambiare tutta la mia vita per renderla felice, ma non si puo'. Sarebbe bello svegliarsi un bel giorno e vedere che la tua vita e' cambiata radicalmente. Quest'anno non volevo piu' venire a scuola perche' l'ho intrapresa col piede sbagliato, credendo di potercela fare. Invece ora mi ritrovo con una serie di interrogazioni e non so se ce la faro'. Soffro la solitudine, la mia famiglia e' in condizioni economiche non buone, gli amici sono felici mentre io sono irritata e molto triste. Mi sento vuota interiormente. Esteriormente mi giudico uno schifo. L'altro giorno, esattamente giovedi' 11 maggio, mi stavo suicidando con una lametta del rasoio. Stavo per tagliarmi le vene quando e' arrivato mio padre. Ho buttato via la lametta. Sono scoppiata in un mare di lacrime e mi sono vergognata di me stessa. Volevo fuggire via per non recare fastidio alla mia famiglia, che mi sopporta nelle tappe critiche di questa mia vita. Volevo ringraziare i miei genitori. Se non ci fossero loro non saprei cosa fare, sono dei veri amici (e ne sono felice), forse sara' l'unica cosa che la vita ha potuto offrirmi. Ogni giorno che passa mi accorgo che l'indifferenza del mondo che ci circonda e' terribile. L'ho provata e la provo ancora. Sono una ragazza che si chiude nel suo guscio ed ha paura di uscire. Sono brava ad accumulare tristezza, dolore e sofferenza. I miei amici mi dicono: "Prova a guardare le cose dal lato positivo, anche le piu' brutte!" Non ce la faccio, forse il problema sono io perche' non ho fiducia in me stessa, perche' non mi piaccio e non ho fiducia nelle persone che mi circondano. Molte volte mi soffermo a pensare: perche' viviamo se poi dobbiamo soffrire? Una risposta non l'ho ricercata, spero che lei mi capisca e mi aiuti a passare questo periodo, io voglio bene alle persone che mi vogliono bene. Non ho voglia di studiare, non mi interessa se verro' bocciata. Io da lei voglio solo un aiuto e un po' di comprensione, sono sicura che se lei sara' al mio fianco forse ce la faro'. Se lei non vorra' aiutarmi non sara' un problema perche' sono ugualmente felice che lei abbia letto la mia lettera. Grazie! Lei e' un professore diverso dagli altri, forse un po' strano, ma comunque comprensivo e allo stesso tempo pronto ad aiutare gli altri in caso di bisogno. Arrivederci e grazie. La sua alunna Carla Il mio primo giorno di scuola "Ricordo molto bene il mio primo giorno di scuola: mandai al pronto soccorso un bambino di nome Piero. Ricordo, come se fosse ieri, le sue labbra che continuavano a dire cose brutte sul mio cognome. Non vedevo altro che le sue labbra. Mi stava rendendo ridicolo davanti a Caterina (una bimba bionda che mi piaceva da impazzire). Cosi' cercai di farlo stare zitto con la forza. Da quel giorno il lavoro di tutti insegnanti che cambiavo e' stato durissimo. Il profitto era molto buono ma il mio comportamento in classe ha fatto vendere molti tranquillanti."(Massimo) "Il mio primo impatto con la scuola? Ricordo che ero molto piccolo, tremavo e avevo molta paura. Volevo fuggire. Il mio primo contatto con la maestra fu molto negativo in quanto le tirai un morso ad una mano. Quest'episodio provoco' nell'insegnante un'avversione e una forte antipatia verso di me. Mi rimproverava sempre ed io non riuscivo a dare risultati soddisfacenti. Dopo i primi due anni quella maestra mi respinse. L'episodio mi causo' un grosso trauma. Io e i miei genitori decidemmo di cambiare scuola. Trovai allora un'altra maestra, bravissima, che considerai una seconda mamma." (Armando) "Il mio primo giorno di scuola: ecco che arriva, bassa, cicciottella, capelli neri. Incomincia a parlarci, tutti eravamo ad ascoltarla. Dopo qualche mese riesco a capire che e' una brava maestra, una seconda mamma. A meta' della seconda elementare i miei genitori, che erano separati, si riuniscono. Mi devo trasferire in un paese sconosciuto. Non volevo lasciare i miei amici, anche perche' avevo conosciuto il mio primo amore." (Saverio) La mia maestra "Ho avuto una maestra molto sclerotica perche' quando entrava in classe mi mandava sempre in castigo. La maestra non mi faceva capire nulla e allora ho cominciato ad avere delle difficolta'. Lei mi ripeteva sempre una frase: "Piggh' a zapp brindisin 'd 25 kile e va' zappa' che fa megghie!" (Prendi la zappa brindisina da 25 chili e vai a zappare che fai meglio). Lei diceva che ero molto svogliato." (Riccardo) "La maestra ha incominciato a bloccarmi a partire dalla 3' elementare. Quando dettava e passava fra i banchi mi tirava schiaffi in testa se vedeva che scrivevo male. Aveva anche una preferita che era sempre capo classe e ci faceva i dispetti. Gli altri compagni di classe erano scapestrati e io mi innervosivo. Con il mio scontento arrivai alle scuole medie dove avevo dei professori che pensavano solo a trattare la lezione rendendo le giornate monotone e noiose al punto da farmi perdere l'entusiasmo per la scuola. Quando finii le scuole medie non volevo piu' andare a scuola..." (Osvaldo) "La mia maestra di scuola elementare ha avuto il compito piu' difficile: insegnarci a vivere in una scuola. La ricordo comprensiva, disponibile verso di noi in tutti i momenti. E questo mi dava sicurezza e voglia di andare avanti."(Marco) "La cosa che ricordo con non molto piacere e' stato il primo schiaffo ricevuto dalla 'gigantesca' mano della maestra che era sempre pronta a colpire." (Giorgio) "I miei primi cinque anni di scuola li ho trascorsi secondo me stupendamente, con una maestra che per me e' stata come una mamma. Aiutava sempre chi ne aveva bisogno ed era gentile con tutti, una cosa che mi diceva sempre era: aiuta chi ne ha bisogno e sarai aiutato." (Tommaso) "La maestra disse a mio padre che ero un bambino mongoloide e che avevo bisogno del sostegno. Quando sentii queste cose rimasi veramente scioccato e volevo giustizia perche' tutto questo non era vero. Dal giorno dopo io non potevo piu' vedere la maestra e incominciai a mettermi a dispetto, feci cose che la maestra si mise le mani nei capelli." (Alessio) "Quando entrai in classe per la prima volta, provai una sensazione unica, cioe' quella che la mia vita stava per cambiare. Non mi scordero' mai la mia cara maestra che apparentemente sembrava molto severa, ma in realta' era la donna piu' buona del mondo, che tutti consideravamo la seconda mamma. Ricordo quando l'ultimo anno delle elementari fece un discorso a tutta la classe, dicendoci in lacrime che non ci avrebbe mai scordato e che in tutti quei cinque anni di elementari trascorsi con lei ci aveva sempre considerato come dei suoi figli. Alla fine del discorso regalo' ad ognuno di noi un libro che faceva riferimento proprio a noi, al nostro modo di essere, e all'interno c'era una dedica che diceva: <>." (Sara) Il mio maestro "Sono una ragazza di 17 anni e a dire la verita' la scuola non e' mai stata il mio punto forte. Fin dalle elementari non ho avuto un buon rapporto con il maestro perche' era una persona che mi faceva paura. Chiuso e disinteressato, a lui non importava se studiavamo o meno: l'unica cosa che riteneva importante era il silenzio e la "buona educazione". In 5 anni di scuola elementare infatti non ricordo di aver parlato una sola volta con una compagna durante una lezione o di disobbedire ad una sua richiesta perche' altrimenti erano urla e schiaffi.Credo che tutto questo mi abbia portato ad odiare la scuola, a ritenerla una cosa seccante, senza molta importanza. Crescendo, oggi mi rendo conto che non e' cosi'. Sia alle scuole medie che in questi 3 anni di scuola superiore ho sempre creduto che i prof siano dei nemici da sconfiggere, con cui non si potesse parlare al di la' delle ore di lezione. Pero' quest'anno mi sono quasi completamente ricreduta. Non e' cosi'. Si puo' essere anche amici con un insegnante, basta volerlo. Ho capito tutto questo quando nel nostro istituto un gruppo di professori si e' riunito formando il CIC, cioe' un centro di informazione e consulenza dove noi ragazzi ci possiamo rivolgere per qualunque cosa, sia per un consiglio in merito ad un problema che per una semplice chiacchierata. E' un'iniziativa nuova che ritengo molto valida, che ci fa comprendere che la scuola sta cambiando" (Valeria) "Quando il maestro mi interrogava io non ero mai preparato e allora lui mi diceva con parole dialettali: "Va a li pecure ca' e' megghie", cioe' voleva dire di andare a pascolare le pecore perche' la scuola non era adatta per me. Un giorno mi dimenticai di andare a prendere il registro, io ero uscito per andare a prenderlo. Quando tornai e vide che non avevo il registro sollevo' la bacchetta e me la diede in testa. La bacchetta si ruppe e sento ancora il dolore. Le scuole medie... ricordo la mia prima ragazza. Ricordo poi i nuovi professori che si arrabbiavano quando li chiamavamo "maestri" perche' volevano essere chiamati "professori"... Arrivai alle scuole medie superiori, mi iscrissi a Grottaglie al ***, mi divertii un mondo e non studiavo mai, ed forse e' per questo che mi bocciarono." (Fabio) La mia professoressa "E' stata la professoressa piu' brava di tutte, quella che aveva piu' pazienza e quando qualche alunno non capiva, rispiegava 10, 100, 1000 volte..." (Armando) "Ricordo una professoressa... A parte che era giovane e carina, aveva confidenza con noi studenti e un modo di spiegare stupendo. Infatti nella sua materia, matematica, non andava male nessuno, non perche' la professoressa era buona di voti o raccomandava, ma perche' per noi studiare con lei era un divertimento." (Gennaro) "Le scuole che voglio dimenticare sono le scuole medie. Avrei voluto che ci fosse un dialogo piu' aperto con i professori. ma non ci davano occasione di parlare con loro. Troppo severi, troppo chiusi. Non facevano altro che aprire il registro e interrogare. Ricordo che non avevo studiato perche' ero stata male veramente, era la prima volta che accadeva. La professoressa di Italiano mi interrogo'. Io le detti le mie giustificazioni. Ma non mi credette e per punizione mi mise 2 a penna sul registro. Provai vergogna, in un primo momento, e poi tanta rabbia." (Sara) "Sono sempre stato e sono ancora oggi un ragazzo timido. Pero' ho avuto la fortuna di trovare professori molto buoni e comprensivi, tranne... Tranne una professoressa di educazione tecnica. Era terribile. Quando entrava in classe sembrava di stare in un cimitero. Io vorrei che la scuola non fosse un edificio grande, bello, con piscina o campi da gioco, ma vorrei solo che tra compagni di classe e professori ci fosse un rapporto di amicizia, basata sul rispetto e la fiducia." (Alberto) Il mio professore "Tutto e' successo in una gita di una settimana a Roma, in terza media. Al quarto giorno conobbi una ragazza. Ero molto timido e quindi nei suoi confronti sembravo un bambino. Il mio professore di Italiano mi vide in difficolta' e mi aiuto' tantissimo. Grazie a lui sono diventato piu' aperto e devo ringraziarlo molto se sono riuscito a fidanzarmi con questa ragazza. Il mio professore, appena venne a sapere che ce l'avevo fatta, si congratulo' con me. Gli dissi che un professore come lui non l'avevo mai avuto. Da allora siamo rimasti amici." (Sergio) "Nelle medie c'era il prof di inglese che non aveva figli. A me e ad altri due compagni di classe ci trattava come figli." (Enzo) "Un ricordo bello e' il mio professore di musica delle medie. Era il piu' simpatico di tutti, era basso e grosso e preferiva la mia classe piu' di ogni altra cosa." (Moris) "Il giorno dell'esame di terza media il professore di Artistica mi chiese:<< Se in un pacchetto ci sono 8 caramelle e ne togli 4, quante ne rimangono?>> Io dissi 4 e lui mi rispose:<< Bravo, 6>>. Questa esperienza per me e' stata sia positiva perche' non mi hanno chiesto niente ma e' stata negativa perche' il giorno prima avevo studiato fino a tardi." (Elio) "Io oggi non ci penserei due volte a parlare, se ho dei problemi, con il mio professore di *** e di ***. Ho fatto con loro cose che altri non mi hanno concesso di fare. Con gli altri professori e' come una diga... La scuola che voglio non e' il semplice voto sul registro perche' quello si leva, ma un'esperienza importante non si leva piu' dalla mente." (Marco) Il giorno piu' bello "Il giorno piu' bello della scuola elementare e' stato quando mi fidanzai per la prima volta. Questo amore ando' avanti per circa un anno. Ci lasciammo perche' lei si doveva iscrivere alla media." (Marcello) "Ci fidanzammo e con lei passai giornate indimenticabili. Ricordo in particolare quando ebbi il mio primo rapporto sessuale. Fu la sera di Ferragosto, andai a prenderla da casa e andammo al mare. Scoccata la mezzanotte entrammo in acqua e le chiesi se voleva fare l'amore con me. Lei diceva sempre:"Ci devo pensare". Io lo chiesi piu' volte. Dopo tanto tempo mi disse di si'. Pero' mi chiese: "Dove lo facciamo?". Le dissi: "Qui, in acqua." Lei il giorno dopo parti'. Sentii la sua mancanza. E' stata la cosa piu' bella della mia vita. Spero di ripeterla al piu' presto." (Enzo) Poi ti dice ti amo "L'amore per me e' un sentimento che si ha quando conosci una ragazza perche' chi ha l'amore puo' amare il prossimo. L'amore si ha attraverso gli amici. Incontri una ragazza, le fai una dichiarazione d'amore, lei ci pensa un po' e poi ti dice ti amo, cosi' ti fidanzi. L'amore e' un sentimento che provi per tutte le persone che conosci. Io ho due cugine che mi amano e mi vogliono bene. Oggi una ragazza e un ragazzo si lasciano per tanti problemi. Poi vai a Stranamore che ti permette di perdonare quello che hai fatto e quando la chiami viene."(Luigi) In classe, con una ragazza nel cuore "Il primo problema che ho avuto alle elementari e' stato quello di immedesimarmi nel gruppo di cui facevo parte. Ero infatti un ragazzo molto chiuso. Quando ricevevo delle provocazioni usavo come mezzo di difesa la violenza. Potra' sembrare strano ma neanche con la maestra andavo molto d'accordo perche' in alcuni momenti mi faceva sentire escluso e nello stesso tempo mi sentivo un essere insignificante. Grazie all'aiuto dei miei genitori ho imparato che si devono usare le mani solo per fare del bene e cosi' facendo potremo ricevere dagli altri del bene. Vorrei che la scuola non fosse basata solo sullo studio delle materie, con i docenti si dovrebbe capire ed affrontare il problema piu' serio: noi giovani. Questo periodo e' stato travagliato per me da molti episodi. Quello che non dimentichero' mai e che portero' nel mio cuore e' stata la storia che ho avuto con una ragazza. Questa storia ha dato una svolta alla mia vita perche' penso di essere cresciuto dentro." (Pasquale) La scuola che vorrei "Mi chiamo Giorgio e ho 15 anni. Tanto per cominciare io odio la scuola, per il semplice motivo che si studia molto." (Giorgio) L'unica cosa buona che c'e' in questa scuola che frequento sono i professori. C'e' il professore di *** che basta che gli fai una domanda che subito risponde, ed io lo ammiro perche' e' sempre aggiornato e sa tutto. Se in questa scuola non ci fossero questi professori la scuola sarebbe un carcere e nessuno ci verrebbe." (Tommaso) "La scuola che vogliamo? Questa e' sicuramente una bella domanda, e' difficile rispondere. Un ragazzo risponderebbe subito dicendo che vorrebbe nella sua scuola un bar, una discoteca, del divertimento, ecc. Ma sicuramente sbaglia perche' ognuno di noi, in fondo, desidera una scuola piena di iniziative. Vorrei un rapporto piu' amichevole e scherzoso con i professori. Farebbe bene sia a noi studenti che ai professori." (Graziano) "Una cosa che mi piacerebbe immensamente togliere di mezzo e' il registro e, soprattutto, la cattedra. A mio parere e' controproducente che tra alunno e professore ci sia una cosi' grande differenza. Il mio professore di Italiano alle medie scendeva dalla cattedra e ci faceva sedere in cerchio attorno a lui, al posto del registro usava un'agenda. Io vorrei che tutti i professori scendessero dalla cattedra e gettassero i registri, vorrei che tutta la classe si mettesse in cerchio con le sedie e che su ogni spiegazione o verifica ci fossero dei commenti, delle opinioni, delle sensazioni provate dall'alunno e dal professore. Durante le ore non si dovrebbe solo parlare delle materie ma anche dei sentimenti e delle sensazioni che si provano. Non basta trasmettere il sapere, a scuola maturiamo una nuova personalita'." (Francesco) "E' difficile descrivere la scuola che voglio perche' subito mi viene in mente di dire tutte le stupidaggini possibili per non fare niente." (Gianni) "Io vorrei una scuola che non si basasse solo su interrogazioni e voti ma vorrei una scuola che desse piu' spazio ed aiuto a risolvere i problemi che ognuno di noi ha. Forse solo cosi' gli alunni di oggi ritorneranno ad amarla." (Gennaro) "Io desidero una scuola che non punti solo alla formazione culturale dei giovani, ma che cerchi piuttosto di risolvere i problemi dei giovani. Io desidero una scuola che punti alla formazione del carattere dell'individuo.Sin dalla scuola elementare ho vissuto un cattivo rapporto con essa, ho fatto sempre di tutto per andare contro di essa, e questo mi sta servendo ad apprezzarla. Credo di essere stato il primo alunno che a 8 anni ha organizzato uno sciopero perche' le maestre alzavano le mani. Sono sempre stato un ribelle nei riguardi della scuola proprio perche' mi e' stata imposta. Gli alunni non hanno mai avuto nessuna voce in capitolo, e credo che sia normalissimo andare contro delle leggi imposte senza aver chiesto il nostro parere. Io credo che oggi come oggi la miglior scuola sia la strada, perche' ci si trova di fronte a milioni di problemi da risolvere, e la 'scuola' dovrebbe aiutare i ragazzi a fare questo. Ci vorrebbe un vero e proprio rinnovamento della scuola senza stupidi professori conformi alle vecchie leggi scolastiche. Il rinnovamento comincia da qui: aver chiesto il parere di noi alunni." (Gianni) "Mi piacerebbe cambiare una cosa nella scuola: ridurre il numero degli insegnanti per classe e avere un professore per due o tre materie cosi' da avere un rapporto di amicizia. Accade invece che un professore viene un'ora alla settimana, entra in classe e non conosce neanche il tuo nome. Una cosa che farebbe piacere a molti ragazzi sarebbe un'ora o due ore di educazione musicale alla settimana per imparare a suonare uno strumento musicale. Questa cosa puo' essere organizzata dai ragazzi stessi, mettendo a capo dei corsi i ragazzi che sanno gia' suonare vari strumenti. Penso che questo attirerebbe l'interesse di molti ragazzi." (Fabio) "Nella mia classe delle elementari mi prendevano in giro per il fatto che avevo il viso bruciato. Mi sedevo da solo, all'ultimo banco, per non dare fastidio a nessuno. Dicevano che puzzavo di bruciatura. Quando mi passavano vicino si chiudevano il naso. Io nei primi anni piangevo e quando andavo a casa lo raccontavo a mia madre. Quando non ne poteva piu', veniva a scuola e parlava con la maestra. Lei diceva che non poteva farci niente, perche' anche se lo diceva ai ragazzi quando io non c'ero, loro al mio ritorno iniziavano di nuovo, ma peggiorando la situazione. Verso la fine delle elementari io capivo che se per caso piangevo, i miei amici mi prendevano molto piu' in giro. Il fatto della bruciatura che ho avuto sul mio corpo fini' solo quando fini' la scuola elementare. Iniziai la scuola media e i professori erano di una bravura eccezionale (...) Io credo che la scuola dovrebbe essere piena di felicita' e non di ragazzi che non capiscono l'importanza della vita felice." (Angelo) "La scuola che vorrei e' questa: ci vorrebbe una stazione radio, un bar dove poter fare uno spuntino, un cortile dove riunirsi tutti insieme. Ma in fondo non so se basti una scuola con buone strutture se poi il rapporto che c'e' tra alunno e insegnante e' negativo: a cosa servirebbero? Vorrei uno studio piu' facile e piu' comprensione. E' molto importante il rapporto che si instaura fra studenti e professori e tra compagni di classe. Piu' una persona ci tiene ad andare a scuola piu' sentira' la mancanza quando sara' finita. Penso che la nostra scuola e' un'altra casa, dove poterci riscaldare quando abbiamo freddo. Perche' se si sta male per qualcosa, il primo luogo dove andare a parlare con gli amici e' la scuola, sono i compagni di classe che ci sopportano quando abbiamo il muso per aver litigato con il nostro ragazzo o la nostra ragazza o con i nostri genitori, quando ci sentiamo soli e i nostri sogni sono privi di speranze e le notti senza un bisogno o una pena. Il nostro raduno e' la scuola. Purtroppo a casa bisogna fingere, recitare per non far capire nulla e, ogni giorno che passa diventiamo cosi' bravi a nascondere i nostri sentimenti che potremmo fare gli attori. L'amicizia e' la cosa principale, fondamentale della nostra vita. E' il campo dove i semi sono coltivati con amore e curati con gratitudine. Ci rechiamo da lei quando abbiamo fame ed e' la soavita' della vita dove abbondano ricordi e momenti condivisi. La classe dovrebbe essere il luogo dove parlare senza vergogna e senza indifferenza, un luogo di comprensione ed aiuto. I ragazzi dovrebbero poter colloquiare con i professori se hanno delle difficolta' o dei problemi. La definizione di professore? Per me dovrebbe essere un vero "genitore". Sono i professori che ci possono ascoltare oltre gli amici se abbiamo delle incomprensioni e sono loro che ci fanno le paternali per non aver studiato. E cosi' sono anche i nostri genitori che ci fanno le paternali (rompendoci le scatole) quando si accorgono che qualcosa non fila dritto. Non dobbiamo offenderci se i professori ci riprendono su qualcosa che abbiamo fatto. Bisogna capirli perche' anche loro hanno dei figli e sanno benissimo quanto dolore, ansia e paura provochiamo in loro." (Carla) "Il mio primo anno di superiori lo feci al *****. Non mi dimentichero' mai quell'anno. Quasi tutti i professori che avevo erano talmente cattivi che ti veniva voglia di picchiarli. Se tu non studiavi loro ci godevano e ridevano. (...) Non mi piace tanto venire a scuola, non tutte le materie mi piacciono.Secondo me un ragazzo dovrebbe poter scegliere quali corsi seguire. Non sono bravo a scrivere e quindi mi piacerebbe tantissimo seguire qualche corso da scrittore. In piu' nel pomeriggio si potrebbe fare teatro, musica, sport, corsi di informazione sulla societa' (droga, lavoro, ecc.). (...) Noi possiamo dare molto alla societa' se ci impegnamo e se ci danno la possibilita' di farlo. Solo che il problema - almeno qui a Taranto - e' che per il 70% i ragazzi vogliono essere delinquenti, spacciatori, drogati, ecc. e ignoranti. Il 20% vive la vita di ogni giorno fregandosene degli altri. Il 10% siamo noi che vogliamo cambiare ma siamo affogati dall'altro 90% della popolazione. Poi quindi si verificano suicidi che qualche volta sono dovuti proprio a questo problema, perche' e' come combattere contro un male incurabile. Lottando e rimanendo sempre allo stesso punto sei stanco di soffrire, perdi la speranza e preferisci soccombere piuttosto che riprovarci. Noi vogliamo vivere ma voi aiutateci a vivere. Voi non volete cambiare perche' avete paura di finir peggio e allora vi dico SVEGLIATEVI perche' stiamo gia' peggio." (Gianluca) "Non c'e' stato nessun insegnante che sia riuscito a far cambiare il mio comportamento. Ma quest'anno ho conosciuto un professore che esce fuori da ogni schema. Il comportamento della classe quando c'e' lui e' sempre spontaneo ma soprattutto tranquillo. Non adotta metodi severi. E' imprevedibile. Cerca di non darci nessuna risposta perche' ce le dobbiamo cercare noi, dice. Ci da' sempre informazioni con entusiasmo su tutti gli argomenti, soprattutto quelli extrascolastici. Per dare un'idea piu' nitida del suo carattere ecco alcuni degli argomenti svolti: Timor Est e la strage degli studenti e dei civili, il problema droga (ci siamo soffermati soprattutto sulle testimonianze reali), l'omicidio del bambino californiano che ha donato gli organi, chiarimenti su come e' strutturato il Parlamento, il film "Il giudice ragazzino", il libro di Falcone "Cose di Cosa Nostra", ricerca di testi musicali interessanti, le iniziative di Amnesty International. La storia sara' importante e la matematica anche, ma la scuola che voglio io e' questa. Grazie a questo professore non butto piu' carte per terra; penso che tutto cio' sia bellissimo eppure non ci ha mai parlato dei rischi che corre l'ambiente. Penso che per me sia diventato un esempio da prendere durante tutta la giornata: quando mi incavolo con mia madre, quando sto per fare qualcosa che non va e che danneggia solo me stesso oppure quando sto per colpire qualcuno, allora nella mia mente spunta all'improvviso e involontariamente una nuvoletta bianca con dentro la sua faccia, cosi' penso: "Ma ora lui che cosa farebbe?" Oggi, ad esempio, qualsiasi persona normale non sarebbe venuta a scuola dopo aver servito pizze al ristorante fino alle quattro del mattino. Ma c'era il compito in classe e, da quando lo conosco, scrivere mi e' cominciato a piacere. La scuola che voglio e' questa, eccola! La sto vivendo adesso, mi sta piacendo e, nonostante tre o quattro ore di sonno in meno, mi diverto." (Massimo) Un ideale per cui lottare Sulla carta sono passati solo cinquant'anni dal 25 aprile 1945, ma in realta' siamo lontani anni luce da quella data. Una data che ha cambiato il corso della storia e per la quale non si nutre il doveroso amore. Primo Levi lotto' affinche' ci fosse memoria quotidiana. E' questo il valore del 25 aprile. Ognuno deve riflettere su quale scelta avrebbe fatto allora. Bisogna guardare dentro noi stessi e chiedersi: "Io chi sarei stato?" Ad esempio, io, Antonella ********, avrei spulciato divise militari per Mussolini o avrei lottato al fianco dei partigiani? Nella seconda ipotesi mi chiedo - piu' che di esserne all'altezza - se ne avrei avuto il coraggio. Lo stesso coraggio che alimento' Kim, partigiano danese ventunenne, Dimitra, partigiana greca, e tanti altri che piu' o meno convinti hanno perso la vita. Questi citati hanno lasciato una testimonanza anche scritta prima di essere condannati a morte. Un ultimo sacrificio d'amore. Parole dolci, tristi, di una bellezza e di un valore quasi incomprensibili. Un ragazzo rimasto anonimo scrisse: "Dell'amore per l'umanita' fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la pace e la liberta' e ricordate che questo bene dev'essere pagato con continui sacrifici e a volte anche con la vita. Amate la Patria, ma ricordate che la patria vera e' il mondo, e ovunque ci sono i vostri simili, quelli sono i vostri fratelli." Mi chiedo se esistano ancora oggi ragazzi con una sensibilita' di queste proporzioni, che voglia lottare per qualcuno. Mi fa rabbia quando sento alcuni ragazzi dire (parole testuali): "La vita fa schifo. Non vale la pena di viverla. Per chi? Per cosa? E' una societa' di merda. Non abbiamo niente per cui lottare." Falso. Ogni giorno, ogni anno ha le sue lotte, i suoi soprusi. Tutto sta a volersi scomodare per gli altri. Capirlo e' una conquista individuale che non si paga necessariamente perdendo la vita. La liberta', per noi, e' stata riscattata. Facciamo si' che tutti abbiano un 25 aprile da festeggiare. Avere un ideale costa. Ma lottare per qualcosa o qualcuno arricchisce mille volte di piu'. Grazie Resistenza." (Antonella)