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Il nemico in reteChi è il nemico? Scrive Bertolt Brecht:
Al momento di marciare molti non sanno Il nemico è uno stereotipo collettivo su cui alacremente lavorano i mass media di regime in tempo di guerra affinché divenga senso comune. Durante la prima guerra mondiale le barriere delle frontiere resero incomunicanti i "nemici" ed evitarono che fraternizzassero operai tedeschi e operai francesi. Nonostante ciò è capitato che soldati italiani e soldati austriaci scavassero tunnel sotterraei per superare le trincee e scambiarsi di notte pane e vino (e scoprirsi fratelli) nei gelidi inverni di guerra, sfuggendo al controllo dei comandanti. Come si possono scavalcare oggi le frontiere e le trincee? Come si può scavare questo tunnel di fraternità che separa gli uomini? Usando la telematica e imparando le lingue, ad esempio. Internet può essere il badile digitale per scavare questo tunnel sotterraneo. E possiamo così andare incontro al "nemico" e scoprire che "chi parla del nemico è lui stesso il nemico", per riprendere i versi di Brecht. Non è un caso che durante la guerra del Kossovo e i bombardamenti contro la Jugoslavia sia accaduto proprio questo. E' stato un grande avvenimento di fraternizzazione nel dolore. Ed è nato da lì un libro che in queste settimane vede la diffusione in tutt'Italia: "Cronache da sotto le bombe". Il libro raccoglie i messaggi spediti via Internet a noi italiani dai "nemici" serbi: una giovane donna di Belgrado interprete di inglese e spagnolo (Maja Zurovac), un disegnatore di fumetti di Pancevo (Sasa Zograf) e un docente di linguistica dell'universita' di Nis (Djordje Vidanovic), tutti e tre fieri oppositori di Milosevic. Nel testo compaiono le traduzioni delle telefonate effettuate sotto i bombardamenti e tradotte in tempo reale dall'interprete di PeaceLink, Sabrina Fusari (di Ravenna), che venivano immediatamente inserite sul sito di PeaceLink e inviate anche ai parlamentari. E' un esempio di come questa (in apparenza) tecnologia fredda, l'informatica, possa diventare una tecnologia calda, veicolo di testimonianza, di lotta e di espressione per una nuova letteratura: la posta elettronica di guerra. Questo libro è stata una sfida all'articolo 265 del Codice Penale che recita testualmente: "Chiunque, in tempo di guerra, diffonde o comunica voci o notizie (...) che possano destare pubblico allarme o deprimere lo spirito pubblico o altrimenti menomare la resistenza della nazione di fronte al nemico (...) è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni. (...) La pena è dell'ergastolo se il colpevole ha agito in seguito a intelligenze col nemico". E' il caso di specificare: trattasi del Codice Penale italiano. Alessandro Marescotti Le e-mail del nemico Ho tante cose da dirti ma forse non avrò tempo, perciò ogni volta che finisco di leggere la tua e-mail ti scrivo presto perché potrebbe essere l'ultima volta. E' terribile, terribile dover vivere con il pensiero di poter morire essendo giovane, avendo tanta voglia di vivere, di respirare, di essere... Sono sicura che il dittatore gode di questa situazione. Beato lui! Lui e' senza pensieri. Ha organizzato tutto benissimo! Bravo! Maja Zurovac Conosco il dramma dei rifugiati kossovari... è un vero orrore, una vergogna, e non trovo alcuna giustificazione per le sofferenze di quelle persone! Sono solo uno stupido fumettista. Ma da quello che posso vedere le persone comuni di ogni parte vengono colpite, stanno tutte sanguinando, sono confuse e smarrite. Sasa Zograf Credo che ormai i bombardamenti siano SFUGGITI AD OGNI CONTROLLO, e che siano totalmente irresponsabili e indiscriminati. Questa è la FOLLIA. Se mai c'è stato un grido d'aiuto, lo indirizzo a voi, a te, a PeaceLink, al popolo italiano! AIUTO! Djordje Vidanovic
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