Osservatorio permanenete sulla base NATO di San Damiano



From: "Donne in Nero Piacenza" ric992@agonet.it


Carissimi,
come gruppo piacentino delle Donne in Nero e altri pacifisti interessati,
stiamo lavorando per mettere in piedi un osservatorio permanenete sulla
base NATO di San Damiano. Ci piacrebbe prenedere contatti con altre
iniziative analoghe, che sappiamo già esistere in vari parti d'Italia, per
avere suggerimenti, idee, consigli e confrontarci in futuro. Sapete
metterci in contatto con qualcuno che abbia seguito simili progetti?

In allegato vi mandiamo il testo di una poesia che una nostra compagna,
Stefania Cherchi, ha scritto durante questa orribile guerra, e che abbiamo
più volte utilizzato durante le nostre manifestazioni.

Attendiamo notizie, grazie e a presto

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È IL MIO CORPO

È il mio corpo
che giace a terra
straziato dalle bombe
lacerato da schegge di granata
travolto dal crollo della mia casa
abbattuta dagli aerei,
arso dal rogo di una città
che fu la mia.
Sono io che vivo
morendo
la fine di tutto ciò che sono stato.
Sono io
che con gli occhi fissi a questo cielo
azzurro di primavera
ho il tempo di ripensare alla mia vita
cui le bombe hanno messo fine;
l'amore che non conoscerò più,
i miei figli che non rivedrò
e che non diventeranno mai grandi,
la mia terra,
il fiume in cui andavo a pescare,
l'esperienza, gli errori, le gioie
che muoiono con me.
È mio questo corpo di donna,
di uomo, di bambino,
di vecchio,
che muore in mezzo a una strada
perché in qualche paese lontano
o vicino
un aereo si è alzato in volo col suo carico di morte.
Nessuno mi ha chiesto
da che parte stavo,
cosa ne pensavo,
nessuno mi ha processato o condannato,
eppure muoio.
Sono io a morire
in qualunque punto della terra
si muoia di bombe
di fucile, di napalm, di fame.
Ovunque si muoia, sono io che muoio.
Il dolore
mi rende semplicemente un corpo,
corpo che vive,
corpo che muore,
corpo che si oppone alla morte.
Che ne è stato di tutti i miei sogni
che oggi muoiono con me?
Dovrete passare sul mio cadavere!
Si gridava un tempo; vorrei
poterlo dire ai signori della guerra,
vorrei che questo mio corpo disteso, contorto,
con cui simboleggio la morte,
sapesse dire: BASTA!
Basta orrore, basta sangue,
basta morti innocenti
o anche colpevoli, basta!

Chi,
chi ci ha dato il diritto
di seminare ancora morte,
di sommare vittime alle vittime,
di spingere un dittatore sulla via della ragione
con lo sterminio del suo popolo?
Chi ha detto che quando uccidiamo
siamo diversi da lui?
Chi
ha dato a noi
a noi?
questo orribile diritto
di vita e di morte?



Piacenza, aprile 1999