Lettera ai vescovi
Ai nostri Vescovi
Coerentemente con l'intuizione originaria di Pax Christi, movimento
suscitato nella comunità cristiana per tenere viva l'attenzione e per far
crescere una cultura di pace, vogliamo rivolgerci ai Pastori, ai Vescovi
delle nostre Chiese ed ai Sacerdoti educatori delle nostre comunità.
Attraversiamo un momento drammatico per le nostre coscienze di uomini di
donne e di cristiani per un conflitto che, come tutte le guerre, è iniziato
con asserite motivazioni di diritto e giustizia e chiara affermazione di
limiti ben precisi e si sta avvitando invece in una spirale di violenza
crescente e di inaudite sofferenze di popoli interi.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti, ma il protrarsi di tale situazione
genera nella nostra società, insieme ad una forte inquietudine, una
progressiva assuefazione e indifferenza, ed ancora più un sentimento di
rassegnazione come di fronte ad una ineluttabilità che accompagna da sempre
la condizione umana.
Di fronte a tante analisi sugli avvenimenti che stiamo vivendo che
pretendono indagare sul perché, sul come, sulle ragioni e sui torti,
avvertiamo un crescente disorientamento ed una erosione progressiva della
speranza e sentiamo l'esigenza di una parola forte, calda che ci aiuti a
leggere la realtà che attraversiamo e restituisca fiducia e speranza in un
futuro possibile.
Abbiamo uno straordinario magistero di Pontefici in questa seconda metà del
secolo, a cominciare da Pio XII per arrivare a Giovanni Paolo II che resta
la voce più alta ed ascoltata nell'orizzonte mondiale, ma sentiamo il
bisogno della voce più vicina dei nostri Pastori. Sono quelli che
incontriamo nelle nostre assemblee liturgiche e nella vita quotidiana e che
da sempre, nella storia delle nostre Chiese e delle nostre Città, sono
stati punti di riferimento e guide, particolarmente nei momenti difficili.
Ricordiamo la parola di un fratello Vescovo che consideriamo un maestro,
"perché se tacciamo noi, eredi della profezia di Cristo, chi si assumerà il
compito di dire alla terra che scivolando sui binari che ha imboccato,
corre inesorabilmente verso la sua distruzione?" (Mons. Tonino Bello).
Osiamo chiedere ai nostri Vescovi di uscire allo scoperto, abbandonando
tante pur comprensibili prudenze e opportune circospezioni, dettate dalle
logiche umane.
Pensiamo che nessuna neutralità è possibile in presenza di una eredità come
quella di Gesù: "vi do la mia pace, vi lascio la mia pace" e della chiara
indicazione della beatitudine per gli operatori di pace.
Anche perché ci sembra riscontrare un ritorno della cultura di guerra, dei
rapporti di forza, della risoluzione in tempi rapidi, una cultura che
induce il ricostruirsi di blocchi contrapposti e privilegia nuovi modelli
di difesa che altro non sono che macchine da guerra, in presenza di
un'informazione spesso addomesticata che non favorisce il confronto e la
ricerca di prospettive e modelli alternativi.
Ogni giorno, nella grande preghiera eucaristica, la liturgia associa nella
comunione dei santi il nome del Santo Padre Pastore della chiesa universale
a quello dei nostri Vescovi.
Chiediamo rispettosamente ed insistentemente che questa comunione e unità
profonda risuoni chiaramente, unendo in un unica voce le sortite audaci del
nostro Padre alla ferma parola dei nostri Vescovi.
Pax Christi Italia
16 aprile 1999
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