27 aprile (ore 17:17) Ti scrivo brevemente per dirti che stiamo bene. Questa mattina, sono stato all' Università ed ho passato un paio d' ore nel bar della facoltà, mentre fuori faceva un tempo magnifico. Ho bevuto un espresso ed ho fatto una chiacchierata con i ragazzi. Gli aerei ci giravano intorno, anche se non li vedevamo, ma comunque nessuno ci badava molto. "Se ci bombardano, amen", sembrava il pensiero di tutti noi. L' Università è chiusa, naturalmente, ma un paio di volte alla settimana ci faccio un salto ugualmente per incontrare qualche studente e discutere un po' con lui sul senso, sulla referenza e sull' opposizione tra razionalismo ed empirismo. C'è pochissima gente, comunque. Oggi è il "loro giorno". Martedì. Verranno quando scenderà la notte, ci bombarderanno, e poi andranno via. Se la spasseranno un po'. Avevo già letto l' appello degli intellettuali serbi prima di riceverlo da te. Il primo firmatario, Stojan Cerovic, è un mio conoscente, direi quasi un amico. Tra i firmatari, ci sono anche altre persone che conosco. L' altroieri sera, Vuk Draskovic, uno dei leader dell' opposizione, ha rilasciato un' intervista mozzafiato a Studio B, l' unico canale d' opposizione rimasto a Belgrado. Io l' ho vista solo ieri sera su NTV Nis (abbiamo un paio di canali di opposizione a Nis, questo è uno) ed è stata anche ritrasmessa stamattina su un altro canale di Nis, TV5. Sembra un presagio favorevole... usa un tono di riconciliazione, opinioni equilibrate, richieste di pace, ed accetta un contingente militare ONU... Spero solo che Vuk, essendo il vice Primo Ministro della Federazione, abbia anche dietro di sé il sostegno dei "falchi" serbi... Sulla censura non so nulla. Certamente una qualche forma di censura ci sarà. Nel senso che in un paese bombardato notte e giorno, non ci si può aspettare granché di diverso. Come reagirebbe un qualsiasi altro paese in una situazione come la nostra? Lascerebbe via libera all' informazione? Temo di no. Comunque anche gli USA censurano un po' tutto e lo fanno da un bel po'. Ti racconto un fatterello: circa vent' anni fa, studiavo in America e volevo guadagnare un po' di soldi d' estate, così feci domanda per un lavoro stagionale in una piccola fabbrica di sedie, insieme ad un mio amico. Entrambi fummo rifiutati. Ma la ragione per cui John (il mio amico) fu rifiutato emerse in un colloquio successivo... non lo volevano perché aveva letto Marx, Gramsci, Lefebvre ed altri, e l' impresa si era procurata dalla biblioteca la lista dei libri che aveva preso, e gli mandò a dire che non gradiva gente di sinistra ! Questo sulla censura negli Stati Uniti. Spero che venga fuori qualche novità. Qualcosa di positivo, che dia spazio all' ottimismo. Con affetto, Djordje