10 maggio (16:08) Ti invio un' altra terribile testimonianza di come viviamo, scritta da un autorevole medico belgradese. Me l' ha spedita Richard Walton, il giornalista di cui ti ho parlato, che ha lavorato per il New York Times e per il Washington Post e che è amico di Noam Chomsky. Se puoi, mettila sul sito di Peacelink. Tra parentesi, ho cancellato il messaggio di Saska per te, colpa della mia negligenza... Ti scriverà più tardi, scusa! Alle 15:15 abbiamo sentito un paio di esplosioni, ma non sappiamo ancora che cosa è stato colpito. Il messaggio che mi ha scritto tuo padre dice le stesse cose che penso io. Le osservazioni che ha fatto sull' importazione del modello di vita europeo dagli Stati Uniti sono identiche alle mie. Il problema delle apparenze- le realtà dicotomiche, lo stress della bellezza fisica, la TV, i giochi a premi- è noto a tutti, ma la gente tende a dimenticarsene, rimbambita com'è dall' apparente agiatezza e dal quieto vivere. Tuttavia, l' agiatezza ed il quieto vivere sono solo illusioni, come abbiamo modo di vedere. Con affetto, Djordje ------------------------- il 5 maggio 99 alle 8:48 a.m., Richard Watson scriveva: Ciao. Il messaggio che segue, l' ho trovato oggi sul sito antiwar.com e non ho ragione di metterne in dubbio l' autenticità. Pace. Richard Walton. Pace. Richard. Telegrafo elettronico 7 maggio 1999, Prof. Miroslav Milicevic Il prof Miroslav Milicevic, primario di Chirurgia alla Clinica Universitaria di Belgrado, vive a Belgrado, sotto i bombardamenti. In questi estratti, da una lettera da lui inviata ad un amico con cui ha lavorato per due anni all' Imperial College di Londra, il prof. Milicevic descrive la sua esperienza. Non ha mai sostenuto il Presidente Milosevic e non è iscritto ad alcun partito, sostiene il suo amico londinese. Martedì, 4 maggio. Caro collega, spero che tu ed i bambini stiate bene. Mio padre mi ha detto che hai chiamato e che hai lamentato di aver cercato a lungo di contattarmi, senza riuscirci. Non mi sorprende, è già un miracolo che i telefoni funzionino, figuriamoci la teleselezione. Ringrazio molto entrambi voi per l' interessamento. Che posso dirti di come viviamo? Qualsiasi cosa dica, non sarà mai abbastanza terribile e non ti darà un' immagine fedele della situazione attuale, in tutto quanto il suo orrore. All' inizio dei bombardamenti, Lepa ed i bambini sono stati qui per due giorni. In casa mia c'è un rifugio antiaereo, ed è lì che abbiamo trascorso entrambe le notti. Le sirene, le esplosioni e lo stato d' animo generale hanno turbato molto i bambini (hanno soltanto 5 e 7 anni) e neanche Lepa riusciva ad accettarlo. Era come un incubo. I miei figli hanno sofferto tantissimo, e nel giro di pochi giorni ho dovuto prendere la decisione di farli uscire dal paese, il che non è stato affatto facile. Ma non c'era scelta, perché altrimenti i danni psicologici sarebbero stati irreparabili, per tutta la loro vita. In due ore, ho deciso e ho fatto venire un minibus per portare la mia famiglia e le famiglie di due miei amici a Budapest. Abbiamo seguito il minibus per essere sicuri che superassero i ponti. Riesci ad immaginare come ci si sente a percorrere una strada, mentre 700 metri alla tua sinistra ci sono aerei roboanti pilotati da scellerati che bombardano il campo aereo di Batajnica? Riesci ad immaginare come potevano sentirsi i bambini? Sapevamo che era un' occasione per mettere in salvo le nostre famiglie e che dovevamo approfittarne, senza badare ai rischi. Credimi, Nagy, speravamo solo che se davvero qualcuno doveva morire, toccasse a noi, e non ai nostri figli. Ce l' hanno fatta, sono arrivati a Budapest, grazie a Dio. Da lì, Lepa ed i bambini sono andati a Mosca. Questo è bene, perché ci abita mio fratello, e si prende cura di loro. Quel che è successo da quel giorno è pura follia. Pratichiamo pochissimi interventi chirurgici, lo stretto necessario, e abbiamo svuotato l' ospedale per accogliere le vittime. Abbiamo pochissimi medicinali, e puoi immaginare come si sentono i chirurghi che non operano. Ogni due o tre giorni facciamo turni di 24 ore (alcune équipe dirette da un capo-chirurgo) in Pronto Soccorso. Ovunque ti giri, si respira la depressione, la rabbia. Nessuno può fare alcunché di speciale- si tira avanti. Non riesco a leggere, né a scrivere. Gli amici (quasi tutte le famiglie sono in esilio) si incontrano per passare un po' di tempo insieme. Quando opero, mi sento sollevato, perché mi aiuta a non pensare alla mia famiglia e all' inenarrabile realtà. Ci crederesti? il popolo più ricco e potente del mondo, 500 milioni di persone, ha attaccato 10 milioni di persone già in ginocchio per via delle sanzioni, ed una capitale europea è stata bombardata, alla fine del secondo millennio. La gente non sorride più: la sopravvivenza è l' unica preoccupazione. L' unica cosa importante è che i nostri figli non debbano soffrire. Ho smesso di guardare i telegiornali via satellite. Non posso soffrire la propaganda che mi dice che io appartengo ad una nazione che non merita di vivere. Credimi, quando ti dico che ciò che vedi alla televisione non ha nulla a che fare con la terribile realtà dei fatti. Più dell' 80% dei ponti è stato distrutto, e così anche le ferrovie, anche le strade. Entrambe le raffinerie sono state distrutte, non c'è più neanche una goccia di benzina, e praticamente, non guidiamo più la macchina. Più di 300, fra scuole ed università, sono state danneggiate. Più di un milione di allievi, dagli asili, alle scuole, alle università, non può più frequentare. Il semestre si è concluso un mese fa. Mia figlia non ha avuto il tempo di imparare a leggere correttamente in prima elementare, e già si ritrova in seconda. Tutta questa generazione si ritroverà menomata. Credimi, sto attraversando i giorni più difficili della mia vita, ma sono forte e non mi spezzo, e non mi spezzerò. Praticamente, a Belgrado nessuno dorme più, la notte, perché i bombardamenti più forti sono dalle 22:30 alle 4:30 del mattino. E' già abbastanza sentire gli aerei nemici che volano sulle tue città, i missili da crociera (che volano basso e lentamente), sentire le esplosioni, sentirsele dentro. E quando non ci sono gli aerei, ti sembra lo stesso di sentirli. E' difficile restare sani di mente. Immagina di vedere gli edifici della tua infanzia sgretolarsi e trasformarsi in polvere grigia. E' come se qualcuno cancellasse una parte della tua vita. E' così triste vedere la tua città distrutta. Quando hanno bombardato il Ministero dell' Interno, le mie équipe erano di servizio in clinica. Quel palazzo dista appena 200 metri dal Reparto di Chirurgia Uno. Riesci ad immaginare come ci si sente, e che cosa si sente? Lo scoppio, il tremito dei vetri, le fiamme, il fumo... La contraerea e missili incendiano il cielo. Una piccola nazione non può fare più di così. Giovedì scorso è stato uno dei giorni peggiori. Le mie équipe erano sempre in servizio quando, all' 1:30 circa, hanno bombardato lo stesso edificio per la seconda volta, e il quartier generale militare era a soli 800 metri di distanza. Una cascata di missili pioveva sopra le nostre teste e le esplosioni erano terribili. Quando siamo usciti per soccorrere le vittime, c'era della roba nell' aria, polvere, odore chimico e fiamme tutto intorno. Come in uno squallido film di guerra. Nel giro di quindici minuti, l' attacco è stato reiterato e tutte le squadre di soccorso sul posto sono saltate via nell' esplosione. In quella sola notte, le nostre équipe hanno amputato tre gambe (due erano dello stesso paziente); una quarta l' abbiamo amputata un' altra notte e una quinta sul luogo del bombardamento. Riesci a credere che tutto ciò sta succedendo nelle vie principali di Belgrado, a poche centinaia di metri dall' ospedale? Nelle ultime settimane, sono molto invecchiato. Poi hanno bombardato la sede della televisione a solo 900 metri dal mio appartamento. In quell' attacco, 17 persone sono morte ed i loro cadaveri sono rimasti schiacciati. Abbiamo dovuto amputare un' altra gamba, sul posto. Pochi giorni fa, hanno usato polvere di carbonio e bombe alla grafite appositamente per disattivare le reti elettriche, e di conseguenza, l' 80% della Serbia è rimasto senza elettricità per una notte intera, e per metà del giorno successivo. Alcuni sono ancora senza corrente. Riesci ad immaginare, in una città di 2 milioni di persone, quanti neonati non possono ricevere cure durante la notte? Tu conosci i nostri ospedali, perciò sai che con i generatori non riusciamo a fare granché. Se questa non è crudeltà oltre ogni paragone, allora sicuramente sono già diventato pazzo. Dev' essere un incubo, sicuramente non sta affatto succedendo davvero. Quando sarà rivelato il bilancio delle vittime, mi persuado sempre più che le generazioni a venire dovranno nascondere il proprio volto dalla vergogna. Vorranno poter saltare questo capitolo nei libri di storia. La parte peggiore viene quando ci si chiede perché sta accadendo tutto questo. Per tutta la vita, ho cercato di essere rispettabile ed onesto, senza far torto a nessuno. La maggior parte dei miei amici potrebbe dire lo stesso. Abbiamo lavorato duro per ottenere qualcosa. Proprio ora che le cose cominciavano a funzionare per me, con la stima dei pazienti, con le operazioni, il reddito, la ricerca ecc., tutto viene infranto e non c'è più futuro. In ogni cosa che faccio, non vedo più alcun senso. Già prima dell' aggressione, avevamo a malapena gli strumenti per le operazioni epatiche più serie, mentre adesso non abbiamo i mezzi per alcuna operazione seria. Ma che cosa ho fatto, io, negli ultimi 50 anni? Solo una cosa so per certo. Se tutto questo non provocherà cambiamenti politici drastici e l' avvento di un futuro, anche indefinito, per i miei bambini, ho chiuso con la chirurgia e questo non sarà il luogo dove vorrò vederli crescere. Posso covare la mia rabbia ed il mio odio, e continuare a lavorare a pieno ritmo anche in un momento come questo, e non mi spezzerò, ma continuo a chiedermi il perché di tanta violenza, di tanto odio e di tanta distruzione. E' così difficile da raggiungere, la normalità? Il problema è che la fine non è in vista e che la gente cambia. I deboli crollano, gli psicopatici peggiorano, i normali soffrono e sono certo che niente sarà mai più come prima. Che possiamo fare noi medici? Non posso certo abbandonare la mia gente nel momento del bisogno più estremo, e del resto, nessuno dei miei amici l' ha fatto. Possiamo soltanto dire la nostra e tenere alti i principi morali, sperando che prevalga il buonsenso. Sfortunatamente, nessuno vuole ascoltare. Se fossimo una specie animale, sono certo che gli animalisti si opporrebbero a quanto ci sta accadendo. Così vivo ora. Farò del mio meglio per sopravvivere e per offrire un futuro ai miei figli. Se lo meritano. Non sono uno che si dà per vinto facilmente, ed accetterò l' avvenire. A questo punto, la chirurgia mi sembra molto lontana da me, perché ormai non si riesce più a capire lo scopo delle cose. Ho la speranza che mi guida. Ho gli amici che rendono questo sfacelo più facile da sopportare. Ti saluto con auguri di ogni bene, Miroslav